Santa pazienza

Vivere con dei bambini piccoli è una esperienza di quotidiana frenesia. Cominci a correre nel sonno, o almeno a me capita spesso: i sogni si inseguono e ti inseguono, mescolano i ricordi nuovi con quelli del passato, rotolano l’uno dopo l’altro come sassi sospinti e trascinati dalla risacca dopo una mareggiata. Ti alzi dal letto e sei già in ritardo. Sulle cose che dovresti fare, su quelle che avresti dovuto concludere il giorno precedente, sul vortice di sogni che hai dovuto interrompere, comprimere, spezzare a metà. Sei in ritardo, soprattutto, sulle cose che vorresti per te, e sai che difficilmente riuscirai a prenderti, a meno di correre ancora più a precipizio, tagliare altro, perdere pezzi.

Da quel momento in poi, sai che la frenesia ti accompagnerà fino a sera, senza interruzione. Che spesso farai più di una cosa contemporaneamente, che soprattutto ti ritroverai a pensarne cento all’unisono, e dovrai importi un minimo di calma, di logica, di lucidità. Per non farti sopraffare. Eppure dovrai trovare, in mezzo al turbine degli impegni quotidiani, delle normali incombenze, delle scadenze che non puoi procrastinare, una dose di pazienza che mai, prima di diventare un genitore, avresti pensato di avere.

Santa pazienza. Continuamente. Quando senti chiamare “mamma” (o papà) in tutti i possibili toni esistenti – entusiasta, terrorizzato, struggente, perentorio, tronfio, lamentoso, colpevole, rabbioso, spaventato – cinquanta, cento, settecento volte al giorno. Quando sai che è giusto che tuo figlio faccia da solo, ma l’orologio corre e tu devi importi uno sforzo immane per non strappargli di mano la felpa, le scarpe, il grembiule, il cucchiaio e sostituirti a lui, guadagnando tempo. Quando lui vuole leggere ogni insegna lungo il vostro cammino, quando vuole procedere saltando su un piede solo, quando desidera raccontarti un sogno, una storia, un aneddoto. E impiega lunghi minuti alla ricerca delle parole, si corregge, ricomincia. E tu senti la fretta e la frenesia che ti divorano dall’interno. Santa pazienza per la vescica che raggiunge il troppo pieno sempre quando è già terribilmente tardi, quando la sete brucia puntuale nell’attimo esatto in cui avete finito di allacciare cinture, fissare seggiolini, chiudere sportelli e il motore finalmente scalpita. Santa pazienza quando stai chiudendo un lavoro che avresti dovuto consegnare due ore prima, ma tuo figlio ti chiama, ti chiede, ti invoca, ti convoca per questioni che una parte di te giudica risibili, ma che in fondo al cuore sai essere importanti, anche quando proprio avresti altre priorità.

Santa pazienza quando muori di sonno, quando fuori fa freddo, quando sei entrato nel tuo letto da troppo poco e dall’altra stanza ti arriva un richiamo che non puoi lasciare inascoltato. Quando non ti senti in forma ma tuo figlio sta peggio di te, o magari scoppia di salute e vuole giocare, fare, essere. In tua compagnia, col tuo supporto e la tua complicità. Santa pazienza quando incasina la casa appena rimessa a posto, quando rompe incolpevolmente qualcosa a cui tenevi. Santa pazienza quando altri gli mancano di rispetto, quando lo prevaricano, quando lo offendono o lo deridono. E tu vorresti applicare la giustizia sommaria del genitore incazzato, ma sai che non servirebbe a niente. Allora aspetti il momento giusto per parlarne, per dargli supporto, per esercitare il suo ruolo educativo nel migliore dei modi che puoi. Santa pazienza quando vorresti sbraitare, minacciare, vomitare rabbia e bile, e in qualche modo ti limiti a sospirare, parlare e ancora parlare.

E, dall’altra parte, santa pazienza nell’aspettarci, sempre e comunque. Nel sopportare i vuoti e le assenze, nel condividerci con una vita che di pazienza, lei, non ne ha poi così tanta. Santa pazienza verso la nostra fretta, verso la nostra distrazione, verso la stanchezza che ci rende lontani, distratti, che ci induce a minimizzare, trascurare, fraintendere. Santa pazienza a perdonare – anzi, a dimenticare – le volte in cui la bile e la rabbia, alla fine, non riusciamo a fare a meno di vomitarla.

Essere genitori, più ancora che essere adulti, è un esercizio sovrumano di pazienza, elargita, inventata, improvvisata. Ma anche pretesa e data a volte per scontata. Pazienza da distillare in mezzo alla frenesia quotidiana, come barche sbattute che riescono, chissà come, a godersi il profumo della salsedine e il tepore del sole.

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7 Commenti

CHIARA GUIDI 14 Marzo 2019 - 15:10

bellissimo post, romantico e al tempo stesso crudo

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Silvana - Una mamma green 19 Marzo 2019 - 12:04

Grazie!

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Claudia 15 Marzo 2019 - 10:50

Santa pazienza ….sono due parole che come a te escono fisse dalla bocca

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Claudia 15 Marzo 2019 - 10:51

Scusa….e che santa pazienza sia x tutti x noi x loro z i nostri compagni di vita

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Silvana - Una mamma green 19 Marzo 2019 - 12:05

Amen!

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Carla 16 Marzo 2019 - 22:57

Sei unica! Riesci a scrivere come mi sento…io, ma credo milioni di mamme, nelle varie fasi di crescita dei nostri figli, e nostre come genitori! Bravissima, grazie

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Silvana - Una mamma green 19 Marzo 2019 - 12:04

Grazie davvero, Carla!

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