L’eredità di mia madre risiede in una quantità di cose piccolissime eppure importanti e inestimabili. Cose probabilmente mai indispensabili, ma che in fondo sono le sole in grado di fare davvero la differenza. Quel genere di cose superflue e allo stesso tempo necessarie. Non dovute, ma che, quando a un certo punto ti rendi conto di averle perse per sempre, ti mancano con una disperazione che prima non avresti mai saputo immaginare.
Silvana Santo - Una mamma green
Lamentarmi della mia forma fisica, e in particolare del mio peso.
Sfogarmi ad alta voce dopo una incursione sulla bilancia, rammaricarmi per la difficoltà di dimagrire o, viceversa, compiacermi per la perdita di qualche chilo e di qualche centimetro. Eppure sono stata un’adolescente anoressica: dovrei sapere quanto può essere deleterio e pericoloso associare la magrezza alla bellezza, al benessere e alla felicità. Da qualche tempo ne sono però finalmente consapevole: voglio che entrambi i miei figli crescano con una madre che punta alla tutela della propria salute e all’accettazione piena di se stessa, a mangiare cose che le fanno bene e le danno gioia. Perché possano imparare che tutti siamo diversi e unici, e che ciò che conta è avere rispetto per il proprio organismo e mantenersi in buona salute. Non certo essere “magri” o aderire a determinati canoni estetici arbitrari, transitori e talvolta apertamente insalubri.
Quando la malattia entra nella tua vita pur senza toccarti personalmente, rischi di ammalarti a tua volta, anche se da fuori nessuno se ne accorge.
Rischi di ammalarti del senso di colpa, prima di tutto. Non solo e non tanto della “vergogna dei sani” che hanno ancora le mani che funzionano, il cuore che batte a un ritmo sicuro e regolare, la mente e il passo giovani e saldi. Ma soprattutto della vergogna inconfessabile di chi, quella fortuna di essere ancora sano e forte vuole continuare a esercitarla, a onorarla, a goderne come può. Perché quando la malattia irrompe nella tua vita, o vi ritorna di prepotenza, prima o poi ti assale quel dubbio dilaniante: come puoi continuare ad andare al cinema, a laccarti le unghie, a uscire con un’amica, a mangiare sushi e bere vino? Come puoi pensare di ridere coi tuoi figli, di fare una gita fuori porta, di fare l’amore con tuo marito o di comprarti un vestito nuovo, se intanto qualcuno che ami continua a star male?
Pub a tema Harry Potter, locali ispirati a Hogwarts, cene spettacolo e altri eventi che rimandano ai romanzi di JK Rowling: nonostante la saga del brillante mago britannico abbia ormai un quarto di secolo, la passione di grandi e piccoli per Harry e per il mondo magico non accenna a diminuire. Negli ultimi anni, anzi, si sono moltiplicati gli eventi e le iniziative dedicate ai libri, ai film e ai personaggi del celeberrimo franchise. E, ovviamente, i locali a tema. Con grande fortuna dei miei figli e della sottoscritta – potterhed inguaribile e navigata – dei pub a tema Harry Potter aperti in Italia ben tre si trovano in Campania, la mia regione. In questo post vi racconterò qualcosa di ciascuno di essi, con l’aggiunta di un quarto locale a mio parere davvero speciale!
Visitare il Vesuvio con bambini è uno dei tradizionali obiettivi di un viaggio a Napoli con famiglia al seguito. L’iconico vulcano, così archetipico nel suo aspetto e così minaccioso nei suoi trascorsi, esercita un fascino irresistibile sui visitatori piccoli e grandi che approdano nel capoluogo campano ed è meta ideale di escursioni e tour organizzati o fai da te. Visitare il Vesuvio con i bambini, inoltre, è un’esperienza molto istruttiva sia (ovviamente!) in tema di geologia che di storia. Anche il panorama che si può apprezzare dai circa 1200 del cratere vale l’ascesa di per sé: dalla cima, infatti, in una giornata tersa avrete un colpo d’occhio su tutta la città di Napoli, sul Golfo con le sue isole, sulla Penisola Sorrentina e sulla Costiera Amalfitana, nonché sul Golfo di Pozzuoli. La visita può essere abbinata facilmente, anche nello stesso giorno, a quella degli scavi di Pompei o Ercolano, oppure a una degustazione di vini e altri prodotti tipici del fertile territorio vesuviano.
Visitare il cratere del Vesuvio con i bambini è un’esperienza senz’altro possibile e molto soddisfacente, a patto di organizzarsi al meglio e disporre delle giuste informazioni. Che troverete continuando la lettura di questo post.
Chi legge abitualmente i miei post saprà che da alcuni mesi abbiamo accolto in casa due giovani gatti europei. Merlino e Ginevra sono fratelli della stessa cucciolata, adottati col tramite di un’associazione dalla nidiata di una gatta randagia accolta con amore da due ragazzi della mia regione, che tuttora si occupano di lei e delle altre figlie ancora in attesa di adozione. Come avevamo fatto a suo tempo con Artù, abbiamo deciso di sterilizzare i nostri gatti “nuovi di zecca”, col supporto convinto della nostra veterinaria “ufficiale” e di quella putativa che ci segue da sempre (mia cugina, di cui mi fido totalmente).
La sterilizzazione resta ancora una scelta un po’ controversa, per cui vi racconto perché io, senza indugio, ho deciso di sterilizzare i miei gatti.
I pannolini ecologici e i prodotti naturali per neonati sono stati il mio pane quotidiano, quando i miei figli erano molto piccoli. Anche oggi che sono “cresciuti”, però, ci sono cosmetici e detergenti green per bambini che sono ancora presenti nella nostra casa, e che mi piace utilizzare ogni volta che posso.
Avevate mai pensato che i prodotti naturali per neonati possono essere perfetti e molto efficaci anche per gli adulti o bambini più grandicelli, magari per scopi leggermente diversi da quelli per i quali sono stati ideati?
Eccovi dunque i miei suggerimenti sui possibili usi alternativi dei prodotti per neonati. Meglio se naturali ed ecologici!
(Un promemoria per le giornate difficili, per i momenti di stanchezza, per la preadolescenza che incombe)
Dei miei figli, e della loro età, amo il fatto che ormai, quando mi fanno gli scherzi, non devo fare più finta di cascarci, perché il più delle volte mi fregano davvero. Che far loro un regalo, di solito, significa realizzare un sogno della bambina che sono stata, e in molti casi anche dell’adulta che sono diventata. Amo che giocare con loro somiglia sempre di più a quello che avrei fatto con piacere, nel mio tempo libero, anche prima di essere la loro madre: costruire un Lego, fare una sfida a Scarabeo, riguardare per l’ennesima volta “il Signore degli Anelli” o andare a visitare un museo.
Se qualche anno fa mi avessero chiesto cosa vuol dire hygge e come partire proprio dall’hygge per rendere migliore la propria vita, avrei assunto un’espressione interrogativa e confusa. Forse anche vagamente scettica, a pensarci bene. Ma la maternità, il tempo (e diversi viaggi in nord Europa) hanno influenzato molto il mio modo di vivere il quotidiano, e mi hanno avvicinato all’idea di “hygge” e ai piccoli stratagemmi per rendere più hyggelig la mia casa e la mia vita. Da oggi anche con l’aiuto di Kadolis. Ma andiamo con ordine.
Cosa vuol dire hygge?
Il termine hygge è una parola danese – con una pronuncia non proprio scontata per un italofono – ma ormai diffusa anche in molti altri paesi nordici, e che non ha una vera e propria traduzione nella nostra lingua. Potrebbe essere resa, in qualche modo, con “confortevole” (cozy in inglese), ma si tratta di una traduzione imprecisa e di certo parziale. Quello di hygge, infatti, è un concetto assai più ampio, che fa riferimento in un’accezione molto generale al “vivere bene” e in modo sostenibile a 360 gradi. Godendo della propria casa, della natura attorno a noi e della compagnia di amici e familiari.
Adottare due gatti (invece che uno soltanto) è stato per me un pensiero fisso dopo la perdita improvvisa e devastante del nostro primo amatissimo micio Artù. Così, dopo aver sentito il parere della mia veterinaria preferita (mia cugina!) e di alcune amiche gattare, quando ci siamo sentiti pronti dopo quel lutto atroce, non abbiamo avuto dubbi. E da un paio di mesi la nostra casa ha accolto Ginevra e Merlino.
Da quando vivo con loro, non c’è stato giorno in cui io non mi sia detta che adottare due gatti in contemporanea sia stata in effetti la scelta migliore, perlomeno per la mia famiglia, e in questo post voglio raccontarvi il perché. La premessa d’obbligo è che non sono una veterinaria né una comportamentalista, ma mi limito a condividere la mia parziale e opinabile esperienza personale.