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prodotti naturali per bambini 7 usi alternativi
cosmetici biologicipannolini ecologicipost sponsorizzati

7 prodotti naturali per neonati che uso anche ora che i miei figli sono cresciuti

by Silvana Santo - Una mamma green 2 Dicembre 2021

I pannolini ecologici e i prodotti naturali per neonati sono stati il mio pane quotidiano, quando i miei figli erano molto piccoli. Anche oggi che sono “cresciuti”, però, ci sono cosmetici e detergenti green per bambini che sono ancora presenti nella nostra casa, e che mi piace utilizzare ogni volta che posso.

Avevate mai pensato che i prodotti naturali per neonati possono essere perfetti e molto efficaci anche per gli adulti o bambini più grandicelli, magari per scopi leggermente diversi da quelli per i quali sono stati ideati?

Eccovi dunque i miei suggerimenti sui possibili usi alternativi dei prodotti per neonati. Meglio se naturali ed ecologici!

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2 Dicembre 2021 0 Commenti
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cosa vuol dire hygge kadolis
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Cosa vuol dire hygge e come vivere meglio in casa e fuori

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Novembre 2021

Se qualche anno fa mi avessero chiesto cosa vuol dire hygge e come partire proprio dall’hygge per rendere migliore la propria vita, avrei assunto un’espressione interrogativa e confusa. Forse anche vagamente scettica, a pensarci bene. Ma la maternità, il tempo (e diversi viaggi in nord Europa) hanno influenzato molto il mio modo di vivere il quotidiano, e mi hanno avvicinato all’idea di “hygge” e ai piccoli stratagemmi per rendere più hyggelig la mia casa e la mia vita. Da oggi anche con l’aiuto di Kadolis. Ma andiamo con ordine.

Cosa vuol dire hygge?

Il termine hygge è una parola danese – con una pronuncia non proprio scontata per un italofono – ma ormai diffusa anche in molti altri paesi nordici, e che non ha una vera e propria traduzione nella nostra lingua. Potrebbe essere resa, in qualche modo, con “confortevole” (cozy in inglese), ma si tratta di una traduzione imprecisa e di certo parziale. Quello di hygge, infatti, è un concetto assai più ampio, che fa riferimento in un’accezione molto generale al “vivere bene” e in modo sostenibile a 360 gradi. Godendo della propria casa, della natura attorno a noi e della compagnia di amici e familiari.

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16 Novembre 2021 0 Commenti
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chiama angeli
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Sette cose che mi mancano della gravidanza

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Marzo 2021

Non sono stata una di quelle future madri che amano ciecamente essere incinte, che con un figlio in pancia si sentono “miracolate” o in stato di grazia. Ma di certo non ho odiato le mie gestazioni, fortunatamente entrambe serene e fisiologiche. Ho vissuto il mio stato come una fase eccezionale eppure “normalissima” del mio percorso di vita, come una condizione naturale e un’esperienza molto intensa. Non ci ripenso molto spesso, e non prevedo di avere altri bambini in futuro. Eppure, a distanza di anni, ammetto che esistono alcune cose che mi mancano della gravidanza.

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16 Marzo 2021 2 Commenti
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come far mangiare le verdure invernali ai bambini
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Verdure invernali: come far mangiare gli ortaggi di stagione ai bambini

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Marzo 2021

I miei figli (soprattutto il primogenito) non sono esattamente dei fan degli ortaggi. Le verdure invernali e quelle primaverili, in particolare, incontrano raramente il loro consenso per cui, se in estate non faccio troppa fatica a proporre dei contorni di stagione graditi e sani, nei mesi più freddi, proprio quando sarebbe ancora più utile fare il pieno di vitamine, mi trovo spesso in difficoltà da questo punto di vista. Il mio obiettivo resta quello di portare in tavola prodotti di stagione, salvo rarissime eccezioni che cerco davvero di centellinare il più possibile, preferibilmente bio. Ma se con la frutta ce la caviamo abbastanza bene (in questo post realizzato nell’ambito del progetto europeo Made in Nature sul biologico europeo, vi avevo raccontato perché e come scegliere la frutta di stagione biologica), con gli ortaggi facciamo più fatica.

Per riuscire a proporli con successo, allora, cerco di ricorrere a una serie di piccoli trucchi!

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4 Marzo 2021 6 Commenti
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come rendere più sostenibile la didattica a distanza sostenibile
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7 spunti per rendere la Didattica a distanza più sostenibile (in ogni senso)

by Silvana Santo - Una mamma green 21 Dicembre 2020

Il 2020, nella mia memoria, resterà per sempre anche l’anno della Didattica a distanza. Con due figli in età scolare (Flavia ha cominciato la scuola primaria proprio nel mezzo della pandemia) e un’esperienza particolarmente intensa di lezioni a distanza (abitiamo nella regione italiana che ha fatto più ricorso alla Dad, dall’inizio dell’emergenza sanitaria), ho avvertito l’esigenza di rendere questa singolare avventura un po’ più sostenibile. Per l’ambiente, per il bilancio familiare e soprattutto per i miei piccoli studenti smart.

Ecco dunque, a valle di lunghi mesi di “scuola da casa”, i miei spunti per una Didattica a distanza più sostenibile:

1. Una stampante che rispetti l’ambiente

stampante sostenibile

Era dai tempi dell’università che non mi ritrovavo a stampare così tanto, ogni giorno. Schede che le maestre inviano ai bambini, poesie da imparare a memoria, disegni da colorare, ma anche ricette da preparare assieme ai miei figli o istruzioni per lavoretti e “attacchi d’arte” (le consegne della DaD possono essere davvero molto fantasiose!). Un’esigenza spesso imprescindibile, a cui si può far fronte utilizzando un dispositivo concepito per ridurre l’impatto ambientale, la produzione di rifiuti e lo spreco di inchiostro e materiali. Come le stampanti della gamma EcoTank di Epson, che al posto delle classiche cartucce di inchiostro impiegano serbatoi ricaricabili ad alta capacità. Una tecnologia che permette di ridurre la quantità di rifiuti, di risparmiare tempo, di stampare in modo particolarmente efficiente (una ricarica di inchiostro è equivalente a 72 cartucce) e anche di ridurre i costi di stampa fino al 90%. Per una sostenibilità che sia davvero a tutto tondo.

2. Una postazione “di lavoro” ergonomica

Il lungo lockdown di primavera aveva evidenziato tutti i limiti organizzativi del nostro piccolo appartamento. Mio figlio Davide si era ritrovato a seguire le sue video-lezioni dalla nostra camera da letto, sistemato alla buona su un comò. Per questo, a giugno, il mio primo pensiero e quello di suo padre è stato di rivoluzionare la cameretta, in modo da garantire sia a lui che a sua sorella una postazione di studio confortevole e salubre con una scrivania ampia e seduta ergonomica. Per ovviare alla carenza di spazio, abbiamo sfruttato l’altezza, acquistando due letti a soppalco con scrivanie sottostanti.

3. Soluzioni smart e veloci

Accompagnare dei bambini ancora piccoli nell’esperienza della Dad può essere davvero molto impegnativo. Per quello mi sembra importante semplificarsi il più possibile la vita con soluzioni smart e di utilizzo immediato da parte di tutti, inclusi i diretti interessati. Un esempio? Collocare la stampante in uno spazio “neutro” o in un ambiente comune consente a tutti i membri della famiglia di utilizzarla senza disturbare o interrompere le attività degli altri. Anche una buona qualità della rete e dei dispositivi utilizzati può rappresentare un aiuto decisivo per rendere più fluide e sostenibili le varie operazioni: per quanto riguarda la stampante, trovo che siano una svolta irrinunciabile i modelli con connettività wi-fi, come le stampanti a ridotto impatto ambientale EcoTank di Epson. Nella gestione della Didattica a distanza capita ogni giorno di ricevere materiali, liste, schede e altri documenti direttamente via WhatsApp o sul registro elettronico. Poter lanciare la stampa direttamente dallo smartphone significa semplificare la routine quotidiana e rendere più autonomi i bambini nello svolgimento delle attività didattiche.

come rendere la dad più accettabile

4. Un ambiente salubre e confortevole

Per una Didattica a distanza sostenibile nel lungo periodo (sigh!) sono importanti diversi parametri di confortevolezza e abitabilità dell’ambiente. A cominciare dall’acustica, che a casa nostra è sempre accettabile grazie a infissi e doppi vetri isolanti. La silenziosità della stampante, garantita da prodotti come le inkjet EcoTank di Epson, è un altro dei parametri da tenere in considerazione, specie se, come in casa nostra, viene attivata più volte al giorno da tutti i membri della famiglia. Godere di un minimo di privacy, inoltre, è a mio parere un aspetto fondamentale, anche per un piccolo “smart worker”. Io ho deciso di aggiungere una tenda oscurante in un punto strategico del nostro appartamento: pochi euro di investimento e installazione super veloce! L’illuminazione, per fortuna, non è mai stato un problema, dal momento che la nostra casa, al primo piano, è esposta a sud ovest e gode di un considerevole spazio libero dinanzi. Piuttosto, in alcune ore del giorno diventa indispensabile schermare la luce naturale con le tende, per evitare riflessi fastidiosi sul monitor e consentire una migliore visione delle lezioni online (io preferisco le tendine a rullo, che consentono anche di modulare l’effetto schermante). Per quanto riguarda infine la temperatura, la mia raccomandazione è di non surriscaldare l’ambiente, ricordando che sull’uso dei termosifoni esistono precisi parametri da rispettare (la temperatura interna della casa, per esempio, non dovrebbe superare i 20-22 gradi di media).

5. Didattica a distanza sostenibile: no agli sprechi

Rendere più sostenibile la didattica a distanza significa anche fare attenzione a evitare gli sprechi a qualsiasi livello, per ridurre l’impatto sull’ambiente ma anche le spese a carico della famiglia: carta, materiali di cancelleria, inchiostro e simili dovrebbero essere utilizzati con consapevolezza e attenzione, anche se con i bambini piccoli ci può stare un po’ di indulgenza in più. Davide e Flavia, per esempio, utilizzano penne cancellabili (come richiesto dalle loro maestre) con cartucce intercambiabili, in modo da poterle sostituire ogni volta che si esauriscono. Anche una stampante con serbatoio di inchiostro ricaricabile, come le inkjet EcoTank di Epson, permette di evitare sprechi di inchiostro e ridurre la produzione di rifiuti (4 flaconi valgono come 72 cartucce!). Per quanto riguarda invece i consumi di carta, piuttosto che fare stampe fronte/retro preferiamo utilizzare il lato posteriore dei fogli per disegnare, prendere appunti o scrivere bozze.

6. Occhio ai consumi elettrici

Una Epson EcoTank rappresenta anche una garanzia di risparmio energetico. A differenza delle stampanti laser, infatti, le stampanti inkjet della gamma EcoTank funzionano “a freddo” e non richiedono il riscaldamento del toner, permettendo appunto di ridurre il dispendio di energia. Per la scrivania, inoltre, è importante l’uso di lampadine a Led orientabili e con con temperature indicate per lo studio. E, come Davide non perde occasione di ricordarci, ricordarsi di spegnere il computer e la luce quando le lezioni online sono terminate.

7. Una routine sana

come rendere più accettabile la dad

Cercare di rendere accettabile un’esperienza come la Dad prolungata – che per bambini piccoli resta a mio parere una forzatura – significa anche sforzarsi di mantenere una serie di sane abitudini, indispensabili, come sanno tutti i lavoratori “smart” di lungo corso, per preservare salute mentale, concentrazione e tono dell’umore. Il mio consiglio è di cercare di riprodurre il più possibile la routine che si manterrebbe con la normale frequenza scolastica: svegliare i bambini alla stessa ora, fare una regolare colazione prima di cominciare le video-lezioni, non derogare alle pratiche quotidiane di igiene personale, non consentire ai bambini di seguire le lezioni in pigiama.

Non sarà mai come andare a scuola, ma con questi accorgimenti la Didattica a distanza diventerà forse più sostenibile. Voi quali accorgimenti state adottando? Vi sembra che la scuola a distanza stia aumentando o riducendo l’impronta ambientale della vostra famiglia?

Post in collaborazione con Epson EcoTank

 

21 Dicembre 2020 4 Commenti
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scarpe ecologiche wildling shoes
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5 cose che spero di tornare a usare nel 2021

by Silvana Santo - Una mamma green 14 Dicembre 2020

Le mie amate scarpe ecologiche, il mio rossetto preferito, il Claddagh Ring che ho comprato a Galway un’estate (e una vita) fa. E soprattutto il mio amato zaino da viaggio. Ci sono un sacco di oggetti che ho smesso di utilizzare, o quasi, da quando ci troviamo nel mezzo della seconda ondata di questa interminabile pandemia. Ma che – bando alla scaramanzia! – confido con tutto il mio cuore di riprendere a usare intensamente nel corso del 2021. Più intensamente di prima, se possibile.

Che sia di buon auspicio per noi tutti, allora, questo piccolo ma accorato elenco delle 5 cose che spero di ricominciare a usare nel 2021.

1. Il rossetto

cose che spero di tornare a usare nel 2021

Chi mi conosce di persona sa quanto poco sia avvezza a truccarmi. Non mi piace “perdere tempo” a farlo e non sempre mi sento a mio agio col viso ornato dal make up. Eppure, negli ultimi tempi, avevo preso l’abitudine di mettere il rossetto, prassi che ho del tutto abbandonato da quando il mio sorriso si apre per lo più dietro una mascherina. Ma conto davvero di riprendere a usarlo, se non altro per stampare dei segni colorati sulle guance ancora così paffute (ma fino a quando, sigh?) di Davide e Flavia.

2. Gli anelli

Gli anelli sono stati tra i compagni più fedeli del mio ultimo decennio, al punto che uscire con le dita sguarnite mi faceva sentire quasi “meno vestita”. Sfoggiare i miei anelli preferiti, spesso acquistati come souvenir di un viaggio, mi rendeva orgogliosa dei progressi compiuti, anno dopo anno, in termini di autostima, perché per decenni, in passato, mi negavo di indossarli a causa delle mie mani tozze e delle mie unghie rosicchiate. Nell’ultimo anno, ahimè, il migliore amico delle mie ore fuori casa è diventato il gel disinfettante, per cui preferisco fare a meno degli anelli. Con grande rammarico, devo dire: ed è per questo che sono tra le cose che spero di tornare a usare nel 2021. Ma sul serio!

3. Le scarpe

scarpe minimaliste wildling shoes

Credits: Nora Tabel

Per quanto io adori restarmene in pantofole, e per quanto sia abituata a togliere le scarpe non appena varco la soglia di casa, confesso che avrei voglia, finalmente, di consumare un po’ le suole delle mie nuovissime Wildling Shoes, le scarpe minimaliste che fanno sentire i miei piedi liberi e a proprio agio (decisamente più di quanto non abbia potuto sentirmi libera e a mio agio io in questo folle 2020). Spero di tornare ben presto a calpestare l’erba secca dell’inverno e l’asfalto ribollente dell’estate. I ciottoli lucidi della Costiera Amalfitana, i lapilli polverosi del Vesuvio, gli antichi basoli di Pompei. Ma anche, proprio per strafare, i sampietrini dell’Appia Antica, le strisce pedonali di Abbey Road e, perché no, la Hollywood Walk of Fame di Los Angeles, che pure è una destinazione che non ho mai desiderato visitare (ma la verità è che dopo questo interminabile anno senza viaggi, le mie scarpe minimaliste e sostenibili le porterei a sgranchirsi pure sulla luna!).

4. Il passaporto

cose che non uso più nel 2020

Questa è facile, e anche un pochino scontata. Ho già scritto, a cuore aperto e senza vergogna, quanto disperatamente mi manchi viaggiare, e quanto sia cambiata in peggio la mia vita quotidiana da quando non posso più trascorrere il mio tempo libero organizzando e ideando i nostri viaggi di famiglia. Mi consolo pensando all’emozione pazzesca che proverò quando finalmente rimetterò piede su un aereo. Quando respirerò – e mai metafora è stata più calzante – l’aria di un posto completamente nuovo. E quando, per mettere di nuovo il naso fuori dall’Europa, dovrò tirare fuori il mio passaporto.

5. Le ciotoline di arachidi dell’aperitivo

Io amo gli stuzzichini. Da sempre. Da prima che diventassero popolari gli aperitivi, le apericene, gli aperitutto. Quando avevo vent’anni facevo pressione sui miei amici perché il sabato sera scegliessimo locali in cui servivano le cosiddette “stuzzicherie” di accompagnamento alla birra. Eppure, da quando conviviamo nostro malgrado col Covid, non riesco più ad attingere con leggerezza alle ciotole di salatini, arachidi e patatine (non è bastato questo a farmi dimagrire, anzi!) che ti portano con lo Spritz. Per quello mi auguro per me, e per tutti noi, un anno di noccioline mangiate a piene mani. Col sorriso, senza paura.

 

Post in collaborazione con Wildling Shoes, scarpe ecologiche e minimaliste per adulti e bambini

14 Dicembre 2020 1 Commenti
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promosso o bocciato il telelavoro
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Smart working: promosso o bocciato?

by Silvana Santo - Una mamma green 18 Novembre 2020

Come vi è andata, nei mesi passati, con lo smart working? E come sta andando ora? Siete tra quelli che lavorano da casa, dopo lo scoppio della pandemia? Questo telelavoro è promosso o bocciato, secondo voi? E soprattutto, è davvero smart?

Uno smart working… poco smart

In quest’anno pazzo e ineffabile, non tutti hanno avuto la possibilità di sperimentare un vero e proprio “smart working”. Molti si sono trovati a dover fare per la prima volta esperienza di un telelavoro improvvisato, imbastito “in qualche modo” a emergenza ormai in corso, senza gli strumenti, la formazione e la flessibilità necessari. Molti hanno continuato pedissequamente a fare quello che facevano sul posto di lavoro, con gli stessi orari, le stesse riunioni, le medesime scadenze. E hanno dovuto utilizzare, magari, piattaforme, programmi e tecnologie messi a punto in fretta e furia, oppure mutuati da altre esperienze e da altre professioni. Una realtà, in effetti, che di smart non ha poi così tanto.

smart working pareri

La mia (positiva) esperienza

Ma per fortuna non è stato così per tutti. Non è stato così per me, ad esempio. Che avevo già una lunga esperienza di telelavoro e che da due anni collaboro con un’agenzia digitale estremamente “smart”, appunto, concepita proprio per lavorare da remoto e con grande flessibilità, con dipendenti e collaboratori delocalizzati in luoghi diversi e avvezzi a lavorare per obiettivi, utilizzando piattaforme ad hoc. Tutte le fasi del mio lavoro avvengono senza problemi online: l’assegnazione delle consegne con le relative scadenze, le comunicazioni con colleghi e responsabili, la verifica di quanto effettuato, le riunioni etc. Per il resto, potrei fare il mio lavoro a qualsiasi orario e in qualsiasi luogo dotato di connessione a internet. Condizioni che non sono applicabili ad ogni attività o professione, certo, ma che secondo me potrebbero essere estese a tante categorie.

Wildling Shoes: virtuosi dello smart working

È il caso, per esempio, di Wildling Shoes, un’azienda tedesca di scarpe sostenibili ed etiche (ve l’ho presentata qualche giorno fa in questo post) che già da anni lavora in modo decentralizzato e offre a quasi tutti i suoi 160 dipendenti la possibilità di lavorare in modo agile, nei luoghi e negli orari che preferiscono. Nata appena nel 2015 da una coppia di genitori, l’azienda Wildling Shoes, che nel frattempo è molto cresciuta, si fonda proprio su un sistema di lavoro flessibile e intelligente, con dipendenti che si incontrano dal vivo solo di tanto in tanto e, sulla base di un progetto condiviso, portano avanti i propri compiti in autonomia. Una formula incentrata sulla fiducia reciproca, ma anche su competenze specifiche e strumenti adeguati – dal cloud per la condivisione dei documenti alle chat aziendali, passando per software che consentono la suddivisione e il controllo dei processi di lavoro – e che ha permesso un migliore adattamento in questo periodo di crisi globale.

Il futuro è smart?

Che ne direste, dunque, dello smart working, se questo significasse poter contare su tecnologie ad hoc, dispositivi adeguati e una flessibilità maggiore? Se voi, i vostri colleghi e i vostri superiori veniste formati al lavoro agile e messi in condizione di portare avanti i vostri compiti con una certa flessibilità oraria? Per me il lavoro agile, a prescindere dal Coronavirus, è il futuro. E anche se purtroppo penalizza fortemente alcune categorie economiche – penso a bar, ristoranti, gastronomie etc – credo che possa dare un contributo significativo anche in termini di sostenibilità ambientale e di conciliazione con la famiglia. Purché, però, sia davvero smart.

telelavoro opinioni

Voi cosa ne pensate? Quanto è stato faticoso riconvertire la vostra routine lavorativa, ammesso che abbiate potuto farlo? Vi piacerebbe lavorare da casa in pianta stabile? Lo smart working è promosso o bocciato?

Post in cooperazione con Wildling Shoes

18 Novembre 2020 3 Commenti
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tenere i bambini all'aperto quando fa freddo
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Perché è sano tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo

by Silvana Santo - Una mamma green 3 Novembre 2020

Tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo: sì o no? È il classico dibattito autunnale che si ripete tra i genitori (e non solo) italiani, forse perché avvezzi a climi particolarmente miti e poco in confidenza con condizioni meteo più “nordiche”. Nei paesi più freddi, infatti, il problema non si pone nemmeno: i bambini giocano all’aperto, frequentano boschi e parchi, vanno a scuola a piedi, escono normalmente anche se le temperature esterne sono rigide. E lo fanno equipaggiati al meglio, con abiti adeguati e scarpe adatte.

Non so di quale avviso siate voi, ma io sono convinta che tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo sia un’abitudine salutare, ancora di più in questo momento di apprensione generale per la pandemia di Coronavirus. Ovviamente, e lo scrivo a chiare lettere, nel rispetto del distanziamento fisico e dei vari decreti, limitazioni e restrizioni del caso.

all'aperto quando fa freddo

Il freddo non fa ammalare

La prima e fondamentale cosa che giustifica la scelta di tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo: raffreddori, mal di gola, influenze e simili sono causate da virus e batteri, non dalle basse temperature ambientali. Se non si viene a contatto con un agente patogeno non ci si ammala, anche se fuori ci sono due gradi sotto zero o se soffia un vento forte e gelido. È vero che la parola stessa (“raffreddore”) lascerebbe intendere il contrario, come è vero che a volte ci cola il naso quando fa molto freddo – ma quello è un fenomeno temporaneo legato alla differenza di temperatura tra l’aria che inaliamo e l’interno caldo e umido delle nostre narici – ma sono specifici microrganismi a causare i tanto temuti mali di stagione. Il fatto, per esempio, di aver “preso freddo” ed essersi ritrovati, ventiquattr’ore dopo, con un bel raffreddore, dovrebbe essere considerato come una mera coincidenza, anche perché raffreddori e influenze hanno comunque un tempo di incubazione che di norma supera le poche ore.

Una concausa relativa e superabile

Quello che gli studiosi sospettano da tempo, invece, è che il freddo potrebbe in qualche modo abbassare le difese immunitarie dell’organismo, favorendo di conseguenza le infezioni. Ma non esistono ancora studi definitivi e verificati sull’argomento, e comunque anche in questo caso un equipaggiamento adeguato (abbigliamento, scarpe e accessori) può contribuire in modo sostanziale a risolvere il problema. Senza dubbio, determinati virus temono il caldo, o comunque circolano per lo più nei mesi più freddi, e questo spiega in parte la stagionalità di influenze e altre affezioni, ma è soprattutto la persistenza in ambienti chiusi a favorire il contagio. E qui veniamo difatti al punto successivo, che rende ancora più valido il consiglio di tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo.

Stare al chiuso è il vero rischio

In autunno e in inverno, specie alle nostre latitudini, si tende a trascorrere molto tempo in ambienti chiusi, magari anche con le finestre serrate e quindi con ricambio d’aria limitato. In realtà, le precauzioni di “restare al caldo”, o di “evitare gli spifferi” possono paradossalmente aumentare la concentrazione di virus e batteri in una stanza e favorire la diffusione dei vari malanni. Non a caso, nei mesi invernali il pediatra dei miei figli si ostina con grande pazienza a spalancare le finestre della sala d’attesa tra una visita e l’altra, sapendo che puntualmente arriverà tutte le volte a richiuderle qualche mamma o nonna solerte – e in ottima fede – preoccupata per il freddo. I luoghi con scarso ricambio d’aria e magari molto affollati (penso per esempio a mezzi di trasporto, centri commerciali, piccole ludoteche e simili), per quanto “caldi e asciutti” rappresentano di fatto quelli in cui è forse più facile beccarsi un virus invernale. Sarebbe invece più salubre tenere i bambini all’aperto, e farli camminare a piedi, anche quando fa freddo, specie se si ha la possibilità di portarli in luoghi relativamente incontaminati e con poco inquinamento. Servono, questo è ovvio, indumenti termici, comodi e impermeabili, cappelli e guanti adeguati e anche delle scarpe che tengano il piede al caldo e all’asciutto, oltre a essere confortevoli e rispettose della fisiologia dei piccoli piedi in crescita. E pure, perché no, di quelli già cresciuti.

bambini all'aperto d'inverno

Attenzione agli sbalzi termici

Più che il freddo in sé, quello a cui fare attenzione sono in realtà i repentini sbalzi termici, che rendono difficile l’adattamento da parte dell’organismo (senza contare che, spesso, nei filtri dell’aria condizionata si annidano muffe, germi e altre schifezze). Quello che va evitato, dunque, non è uscire con i bambini anche quando fa freddo, ma surriscaldare gli ambienti nei mesi autunnali e invernali.

Tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo: ma come?

Il fatto che non sia il freddo a farci venire l’influenza non vuol dire però che i climi rigidi possano essere sottovalutati. Se non si è attrezzati, le temperature molto basse sono difficili da tollerare, specie per i bambini molto piccoli, e causare addirittura dolore o problemi anche permanenti, soprattutto a carico delle estremità del corpo. Per questo i nordici dicono che “non esiste il cattivo tempo, ma solo il cattivo equipaggiamento”. Per tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo occorre che indossino abiti caldi ma pratici, meglio se idrorepellenti e antivento (vestirli a strati può essere una buona strategia per migliorare il confort). La massima attenzione va sempre dedicata alla testa, alle mani e ai piedi, che sono le parti del corpo che risentono maggiormente delle temperature rigide. Le scarpe, in particolare, dovrebbero essere calde ma comode e flessibili, rispettose della fisiologia del piede. Per le giornate non troppo rigide io vi consiglio le calzature Wildling Shoes, realizzate con materiali naturali e concepite in modo da lasciare il più possibile liberi i piedi di bambini e adulti. “Come se si camminasse scalzi”, ma con il confort e l’isolamento extra di specifiche solette aggiuntive. La collezione autunno/inverno include modelli più o meno pesanti, con o senza membrana impermeabile. La soluzione perfetta per non rinunciare a uscire e giocare all’aperto anche con un clima fresco e umido (mentre sono consigliabili stivaletti in gomma o sovrascarpe impermeabili quando piove forte).

uscire coi bambini quando fa freddo

Post realizzato con l’assistenza di Widling Shoes

3 Novembre 2020 0 Commenti
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integratore vitamina C vegetale
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Alle madri che non hanno i superpoteri

by Silvana Santo - Una mamma green 27 Ottobre 2020

Alle madri che ogni giorno corrono, pensano, fanno, inventano e si reinventano. Alle madri che a volte hanno la sensazione di non farcela, ma che alla fine vanno avanti con risorse che nemmeno pensavano di avere. Alle madri che non hanno paura di sbagliare, perché sono semplicemente umane. Alle madri che danno il massimo in ogni momento, ma che non si sentono delle supereroine, io dico soltanto: non siete sole. Tutte noi ogni tanto abbiamo bisogno di qualcosa in più. Di qualche ora di tempo extra, un po’ più di equità, un po’ di silenzio in più. Di pazienza. Di empatia. E tutte le madri, ogni tanto, hanno bisogno di una batteria di riserva, di un piccolo surplus di energia, di forza, di protezione. A volte per affrontare la vita frenetica e i mille impegni quotidiani può servire ogni tanto una integrazione di Vitamina C. E la stessa esigenza può presentarsi per i loro figli, soprattutto in periodi di particolare stress o fatica. La Vitamina C è una sostanza fondamentale per il benessere dell’organismo, coinvolta ad esempio nella produzione del collagene e nella riparazione dei tessuti, costituendo inoltre un sostegno delle difese immunitarie. Non proprio un superpotere, insomma, ma un aiuto prezioso, in grado di esercitare un’azione tonificante e antiossidante sull’organismo.

vitamina c per bambini

Quando è necessario integrare l’apporto di Vitamina C nell’organismo, si può scegliere un prodotto completamente naturale, in grado di essere assorbito più in fretta dall’organismo ed eliminato più lentamente, garantendo una maggiore biodisponibilità (fino al 48% in più) rispetto alla Vitamina C di sintesi. I laboratori farmaceutici Arkopharma hanno creato un integratore di vitamina C di origine 100% vegetale, privo di qualsiasi ingrediente di sintesi. La fonte di vitamina C di Arkovital Acerola 1000 è l’Acerola (Malpighia glabra), una pianta originaria del centro e sud America che produce frutti simili alle ciliegie, con una concentrazione di vitamina C fino a 50 volte superiore a quella contenuta nell’arancia.

integratore vitamina c acerola

Arkovital Acerola 1000 può essere utile per ritrovare energia e ridurre la stanchezza, per sostenere le difese immunitarie e contrastare la carenza di Vitamina C, anche nei soggetti fumatori. Può essere utilizzata da adulti e adolescenti (a partire dai 15 anni la dose consigliata è di una compressa al giorno), ma anche dai bambini a partire dai 6 anni (mezza compressa masticabile al giorno, anche se ha un sapore così gradevole che Davide vorrebbe volentieri prenderne di più!). Perché le mamme non possono avere i superpoteri, ma a volte possono contare su un aiuto in più.

Voi avete mai utilizzato un integratore di Vitamina C? Vi è stato di aiuto? Avete optato per un prodotto di origine sintetica o vegetale? Raccontatemi la vostra esperienza, se vi va, nei commenti o sulla mia pagina Facebook.

Post in collaborazione con Arkopharma

27 Ottobre 2020 3 Commenti
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perché usare i cosmetici solidi
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Cosmetici solidi: 6 ragioni per cui usarli

by Silvana Santo - Una mamma green 23 Settembre 2020

Da qualche mese, ormai, ho trovato diverse valide ragioni per cui passare ai cosmetici solidi. Nel mio tentativo di ridurre il più possibile la plastica in casa, infatti, ho progressivamente sostituito i miei abituali shampoo, balsamo e bagnoschiuma con dei prodotti con formulazioni solide. Non è stata una transizione difficile, anche perché ero già abitata a usare detergenti ecobio a base di ingredienti di origine vegetale, ma ho dovuto comunque superare qualche perplessità iniziale.
Sperando dunque di aiutare altre persone un po’ scettiche, in questo post vi racconto quelle che sono per me le ragioni per cui usare i cosmetici solidi e vi presento i prodotti di Naiadi Cosmetics, un nuovo marchio italiano di detergenti etici e naturali che ha adottato la filosofia “rifiuti zero”.

1. I cosmetici solidi sono plastic free

Una delle ragioni principali per cui passare ai cosmetici solidi è la possibilità di ridurre i rifiuti in plastica. Usare detergenti, shampoo e balsamo solidi significa dire addio a flaconi, bottiglie e contenitori, alleggerendo in modo significativo la produzione di rifiuti. Dei prodotti Naiadi Cosmetics ho apprezzato in modo particolare la filosofia “zero waste”, basata sulla riduzione complessiva degli imballaggi, inclusi quelli esterni, che sono ridotti al minimo e realizzati in carta (in parte riciclata o grezza) e spago.

shampoo e cosmetici solidi

2. I cosmetici solidi sono convenienti

Anche se il prezzo in valore assoluto di shampoo, detergenti e cosmetici solidi in generale può sembrare a prima vista un po’ alto, in realtà questo tipo di prodotti ha di solito un’ottima resa (per la mia esperienza, perlomeno, è così), il che rende il rapporto qualità/prezzo più vantaggioso di quanto potrebbe sembrare a una prima analisi. La durata dei cosmetici solidi dipende anche da alcuni semplici accorgimenti che si possono adottare per preservare i panetti di balsamo, bagnoschiuma o shampoo. Per esempio, lasciandoli asciugare all’aria – alcuni prodotti, come i cosmetici solidi Naiadi Cosmetics, sono dotati di cordoncini per appenderli, che personalmente trovo assai comodi – ed evitando di tenerli in condizioni di particolare umidità. Un’alternativa valida è quella di conservarli in recipienti asciutti e aperti, in modo da permettere la circolazione dell’aria (potreste per esempio riciclare dei contenitori di alimenti o simili).

3. I cosmetici solidi sono efficaci

Spesso, dietro il progetto di una linea di cosmetici solidi, c’è una filiera di tipo artigianale e ci sono persone particolarmente motivate e consapevoli. Le ricette di cosmetici solidi come lo shampoo, il balsamo e il detergente Naiadi Cosmetics sono il frutto di una ricerca meticolosa e attenta sugli ingredienti e sui principi attivi, che garantisce una composizione di pregio e un’efficacia superiore alla media. Non parliamo, insomma, di semplice “sapone”, ma di una gamma variegata di prodotti concepiti per usi specifici e con pH ad hoc.

opinioni cosmetici solidi

4. I cosmetici solidi sono naturali

Se amate i principi attivi di origine vegetale, usare detergenti solidi sarà per voi un’esperienza molto appagante. I panetti di shampoo, bagnoschiuma e balsamo solido contengono infatti materie prime naturali concentrate, che rendono il loro impiego molto confortevole e gradevole per la vista, il tatto e l’olfatto. I prodotti Naiadi Cosmetics, in particolare, sono realizzati con tensioattivi e altre materie prime provenienti da agricoltura biologica e a basso impatto sugli ecosistemi acquatici. E vi stregheranno completamente, credetemi, con il loro profumo intenso e naturale, che vi investirà come una carezza inaspettata non appena aprirete la confezione.

5. I cosmetici solidi sono pratici

In viaggio, in palestra, in gita: i cosmetici solidi sono, per loro stessa natura, pratici e leggeri, perfetti da portare con sé anche in aereo nel bagaglio a mano. L’unico accorgimento da adottare consiste nel ricordarsi di farli asciugare all’aria dopo l’uso.

naiadi cosmetics shampoo solido

6. I cosmetici solidi sono etici

I cosmetici solidi sono etici non soltanto perché non vengono sperimentati su cavie da laboratorio (nell’Unione Europea la sperimentazione sugli animali di tutti i tipi di cosmetici è vietata da diversi anni), ma anche perché vengono prodotti, di solito, con un approccio artigianale: filiera corta, impatto contenuto, attenzione alle condizioni di lavoro.

 

Insomma, i cosmetici solidi mi piacciono molto, e penso che non potrei proprio più farne a meno.
Voi li avete mai provati? Come vi siete trovati? Raccontatemi, se vi va, la vostra esperienza nei commenti o sulla mia pagina Facebook.

opinioni shampoo solido naiadi

Post realizzato con il contributo di Naiadi Cosmetics

23 Settembre 2020 5 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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