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prevenire le ragadi al seno
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Come evitare le ragadi al seno

by Silvana Santo - Una mamma green 19 Giugno 2019

Come evitare le ragadi al seno? Se lo chiedono molte mamme in attesa, magari preoccupate (per non dire terrorizzate) dai racconti splatter generosamente elargiti da conoscenti più o meno fresche di allattamento al seno. Prima che nascesse il mio primogenito, per esempio, ricordo bene di essere stata spesso intrattenuta con storie più o meno cruente e di essere stata incoraggiata al grido di “tanto le ragadi, all’inizio, sono inevitabili”. La verità però è un’altra, ed è che è possibile allattare senza soffrire. Ed evitare le ragadi si può, seguendo qualche accorgimento.

Le ragadi sono delle lesioni della pelle che si possono manifestare nell’area del capezzolo e dell’areola (la parte scura attorno al capezzolo) durante l’allattamento. La loro gravità può variare, ma in ogni caso si rivelano molto dolorose per la mamma, tanto da rendere talvolta insostenibile il proseguimento dell’allattamento al seno. Premesso che non sono un’addetta ai lavori, ma ho allattato due figli per quasi 4 anni complessivi, ecco alcuni consigli utili per evitare la comparsa di ragadi al seno durante l’allattamento.

Trovare una posizione comoda

Prima della poppata, è importante sistemarsi in una posizione comoda, che consenta di restare a proprio agio per tutto il tempo necessario, senza stancarsi né provare tensione in alcuna parte del corpo. Per evitare le ragadi al seno, è importante, inoltre, che la madre non assuma una postura “chinata” per permettere l’attacco del bambino, ma che, al contrario, avvicini il piccolo al proprio corpo, sostenendolo nel modo migliore. Si può allattare comodamente da straiate, soprattutto di notte, oppure sfruttare il supporto di un cuscino da allattamento, che permetta di mantenere una posizione di comodità e di sicurezza per la mamma e per il bambino. Il mio consiglio è di scegliere un cuscino multifunzione, che possa essere utilizzato non solo per allattare, ma anche come supporto durante la gravidanza e, dopo i primi mesi di vita, come sostegno per il bambino durante il gioco.

evitare le ragadi al seno cuscino allattamento

Come evitare le ragadi al seno: l’attacco corretto

Un’altra cosa fondamentale per evitare le ragadi al seno durante l’allattamento è assicurarsi che il neonato si attacchi in modo corretto. Prima di tutto, il bimbo dovrebbe essere posizionato con la schiena, il collo e la testa allineati, con il mento verso l’alto e il naso che “punta” verso il seno materno. La bocca del poppante, inoltre, deve accogliere l’intera areola o gran parte di essa, in modo che l’attacco sia corretto e la suzione sia efficace. In caso contrario, non solo sarà difficile per lui succhiare la giusta quantità di latte, ma l’allattamento sarà doloroso, il seno potrebbe non essere svuotato a sufficienza (con il rischio di ingorghi e mastite) e potrebbero comparire, appunto, le fastidiose ragadi.

Chiedere aiuto, se necessario

Non sempre è così facile favorire il corretto attacco del bambino al seno, o verificare che effettivamente tutto stia andando per il meglio. Per evitare le ragadi al seno, è utile rivolgersi a una consulente o una ostetrica esperta in tema di allattamento al seno, che potrà appunto monitorare la situazione e verificare che la poppata avvenga nel modo corretto, correggendo l’attacco qualora ce ne fosse bisogno. Anche in assenza di lesioni, se la suzione risulta molto dolorosa è consigliabile rivolgersi a un’esperta, perché in condizioni normali allattare non dovrebbe risultare doloroso per la mamma (può invece essere fisiologico provare un certo fastidio o una specie di tensione nei primi secondi della poppata, specie nelle prime settimane di allattamento).

Allattare a richiesta

Allattare a richiesta permette al seno di tarare la produzione di latte sulle effettive necessità del lattante, che riuscirà di conseguenza a drenare il seno in maniera efficace. In questo modo, si potranno evitare tensioni e ingorghi che possono rendere l’attacco più complicato e favorire la comparsa delle ragadi al seno. Se il seno risulta troppo gonfio o teso al momento della poppata, è bene svuotarlo un poco manualmente prima di porgerlo al bimbo, in modo che possa attaccarsi correttamente.

Prendersi cura della propria pelle

Specialmente in una primipara, le prime settimane di allattamento possono risultare comunque “stressanti” per la pelle delicata del seno, anche quando l’attacco del neonato è corretto e le poppate si succedono senza inconvenienti. Per evitare le ragadi al seno, possono essere utili alcuni accorgimenti quotidiani nella cura del proprio corpo: non lavare il seno con detergenti aggressivi (basta un po’ di acqua tiepida); lasciare se possibile i capezzoli scoperti almeno per qualche minuto dopo ogni poppata; indossare biancheria intima di cotone, morbida e traspirante; applicare sui capezzoli qualche goccia del proprio latte (ha proprietà disinfettanti e cicatrizzanti); utilizzare coppette assorbilatte lavabili, in fibra naturale in silicone, o comunque sostituirle spesso per scongiurare infezioni e ristagno di umidità; indossare, tra una poppata e l’altra, dei paracapezzoli in argento, che vantano proprietà antibatteriche e favoriscono la cicatrizzazione, senza rilasciare sostanze pericolose per il bimbo né odori che possano infastidirlo.

prevenzione ragadi coppette d'argento

Occhio all’anatomia!

Se le poppate risultano frustranti e dolorose anche dopo aver adottato ogni accorgimento possibile, è bene controllare che non sussistano particolari condizioni anatomiche che possono complicare in qualche modo l’allattamento, come il capezzolo piatto o il frenulo linguale corto nel neonato. Anche in questo caso, il consiglio è di rivolgervi a una consulente in allattamento (le trovate sul sito IBCLC o su quello de La Leche League) o a una ostetrica di comprovata esperienza in materia.

Post in collaborazione con Koala Babycare, azienda che produce articoli di puericultura pensati per favorire l’allattamento al seno, come il cuscino da allattamento Koala Hugs (multifunzione, completamente sfoderabile, rivestito in 100% cotone) e i paracapezzoli d’argento, con proprietà antibatteriche e cicatrizzanti.

19 Giugno 2019 2 Commenti
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mare in Campania con i bambini
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Dove andare al mare in Campania

by Silvana Santo - Una mamma green 3 Giugno 2019

L’estate si avvicina, ed è il momento per i ritardatari di organizzare le prossime vacanze estive, che per la maggioranza delle famiglie (e non solo) non possono prescindere dall’esperienza del mare e del sole. In tanti mi avete scritto, in questi anni, per chiedermi dove organizzare una vacanza di mare nella mia regione, ed ecco qui, allora, i miei consigli molto generali su dove andare al mare in Campania.

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3 Giugno 2019 0 Commenti
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Perché scegliere abbigliamento organico per bambini (Botanica Boo)

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Aprile 2019

Da qualche tempo sto cercando di rendere più sostenibile il mio guardaroba, facendo meno acquisti ed evitando il cosiddetto fast fashion. Per Davide e Flavia, la mia strategia si basa sul riciclare il più possibile e comprare il minimo indispensabile, puntando, quando gli acquisti sono inevitabili, all’abbigliamento organico per bambini. Una scelta non sempre facile o economicamente fattibile, vista anche la provenienza quasi sempre straniera dei capi in fibre biologiche. Per questo vi parlo con piacere di un nuovissimo marchio tutto italiano di abbigliamento organico per bambini, che si chiama Botanica Boo e che è stato lanciato da una donna davvero in gamba, che peraltro conosco personalmente (e che è a sua volta una mamma). E approfitto di questa occasione per dirvi quali sono le ragioni per cui secondo me, è una buona idea scegliere abbigliamento organico per bambini.

1. Perché è amico dell’ambiente

L’abbigliamento organico per bambini è prodotto con fibre naturali realizzate a partire da coltivazione biologiche: niente pesticidi né concimi sintetici, ma anche un ridotto consumo idrico e, più in generale, una filiera più attenta all’ambiente, a cominciare dalle tinte usate per colorare la stoffa. Il cotone usato da Botanica Boo, in particolare, è italiano e rigorosamente certificati GOTS (Global Organic Textile Standard), lo standard internazionale per i tessuti biologici.

abbigliamento cotone organico per bambini botanica boo

2. Perché è sicuro (e comodo) per i bambini

Scegliere abbigliamento organico per bambini significa essere certi che la loro pelle verrà a contatto solo con tessuti naturali, privi di qualsiasi residuo sintetico e di tinte nocive. Scegliere il cotone biologico (come la lana, la canapa, il lino, etc) vuol dire inoltre garantire loro tutto il confort delle fibre naturali, morbide, traspiranti, comode in qualsiasi stagione. Il cotone organico di Botanica Boo è particolarmente soffice, ideale fin dalle prime settimane di vita.

3. L’abbigliamento organico per bambini è etico

La filiera dei tessuti biologici è attenta anche ai diritti dei lavoratori. Lo standard GOTS, con cui è certificato l’abbigliamento organico per bambini (inclusi tutti i capi della collezione Botanica Boo) garantisce condizioni rispettose per i lavoratori dell’intera filiera tessile, a cominciare dalla coltivazione e dalla raccolta del cotone e delle altre fibre.

4. Perché Botanica Boo è bello e made in Italy!

La maggior parte dei brand di abbigliamento organico per bambini proviene dal nord Europa o da oltreoceano. Una caratteristica che non incide soltanto sulla difficile reperibilità dei prodotti (e spesso sul loro costo!), ma anche sullo stile e sul gusto generale con cui le collezioni vengono concepite: colori decisi, fantasie grafiche, design no-gender. Personalmente, devo ammettere che non disdegno affatto lo stile nordico, ma non tutti la pensano così. I capi di Botanica Boo, che oltre a essere prodotti in Italia sono anche concepiti e disegnati nel nostro paese, con uno stile che richiama in modo dichiarato il gusto e la sensibilità italiani in fatto di moda. Un gusto noto nel mondo e apprezzato da decenni, che finalmente è disponibile anche nel settore dell’abbigliamento organico per bambini.

cotone organico botanica boo

5. Perché ha un prezzo giusto

Inutile girarci intorno: l’abbigliamento sostenibile per bambini non può costare quanto la moda economica della grande distribuzione. La qualità si paga, si paga l’attenzione alla sostenibilità, si pagano la durevolezza e il rispetto dei diritti di chi lavora nella filiera del tessile. Detto questo, scegliere su capi prodotti in Italia da un marchio giovane significa poter acquistare a costi ragionevoli, che assicurano un ottimo rapporto tra prezzo e qualità. Niente a che fare con le felpe a 9 euro e 99 centesimi, necessariamente, ma neanche cifre proibitive!

E se volete toccare con mano la qualità made in Italy di Botanica Boo, ho un piccolo regalo per voi: un codice sconto esclusivo del 20% UMG20, che potete utilizzare per i vostri acquisti sul sito botanicaboo.com entro il prossimo 30 giugno 2019.

Post in collaborazione con Botanica Boo, azienda italiana di abbigliamento organico e sostenibile per bambini a vocazione artigianale. La collezione Primavera Estate nasce in un giardino immaginario dove la natura e i suoi abitanti diventano l’ispirazione per colori, stampe floreali e dettagli iconici. Info e shop su botanicaboo.com.

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16 Aprile 2019 2 Commenti
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Mamma e papà: diversi, ma uguali

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Gennaio 2019

Mamma e papà non sono identici, ma sono equivalenti. Sono distinti da una intima naturale unicità, eppure sono alla pari. Mamma e papà sono due persone diverse tra loro, non solo e non tanto perché sono una femmina e un maschio, ma perché non esistono, nell’intero universo, due individui che possano essere definiti “uguali”. È questo, il messaggio che cerchiamo di far passare ai nostri figli: non sono mamma e papà a essere identici, sovrapponibili, intercambiabili. Quello che “è uguale” è l’amore che portano verso i propri figli, e l’impegno, condiviso, che spendono ogni giorno per aiutarli a diventare grandi.

Mamma e papà contribuiscono entrambi al bilancio familiare. Ciascuno secondo le proprie attitudini e capacità, e anche in base alle opportunità che la vita gli ha messo dinanzi. Ma entrambi lavorano, cercano una realizzazione anche al di là dei figli e della casa, entrambi guadagnano soldi che, al di là della provenienza, appartengono a tutta la famiglia e verranno spesi per le esigenze di tutta la famiglia.

Mamma e papà si occupano insieme dei loro figli. Non per forza in “dosi” quantitativamente identiche, e non sempre con lo stesso registro e la stessa attitudine, dal momento che sono due persone diverse, con un vissuto e un carattere del tutto personali. Mamma e papà giocano coi loro figli, li accudiscono, leggono per loro, li accompagnano al parco, dal dottore, dai nonni, li aiutano a lavarsi e vestirsi, li portano a scuola e da scuola li riprendono. Li mettono a letto la sera. Con modalità diverse e tempi diversi, ma lo fanno entrambi, insieme, ogni giorno.

Mamma e papà cercano di fare, insieme, le faccende domestiche, di accudire il gatto di casa, di occuparsi delle questioni burocratiche e amministrative che ogni famiglia deve fronteggiare. Ciascuno di loro ha le proprie incombenze, a volte uno dei due vacilla e l’altro cerca di sopperire. Entrambi annaspano, inseguono scadenze in permanente affanno. Cercando di fare fronte comune di fronte alle fatiche della vita adulta.

Mamma e papà organizzano insieme le vacanze, prendono insieme le decisioni che riguardano la famiglia, cercano in qualche modo di rubare del tempo personale per ciascuno dei due. Provano a mettere la propria famiglia sempre davanti a tutto, anche se non sempre ci riescono.

Mamma e papà sanno di non avere ancora raggiunto una suddivisione dei compiti del tutto equa e soddisfacente per entrambi. A volte la mamma si lamenta per le troppe cose che, soprattutto a livello di programmazione e di carico mentale, ancora le sembrano suo appannaggio esclusivo. Altre volte è il papà a sentirsi frustrato, perché sente di fare davvero l’impossibile, e di aver rivoluzionato drasticamente il suo modo di vivere, eppure viene esortato (non sempre gentilmente) a fare ancora di più. Come se i suoi sforzi non bastassero mai.

Mamma e papà sanno che la strada verso la condivisione è ancora lunga, e mai sarà priva di compromessi, passi falsi e strettoie. Ma sanno che i loro figli cresceranno con la certezza che i loro genitori – diversi, unici, non intercambiabili – sono entrambi coinvolti a piene mani nel difficile e meraviglioso compito di accompagnarli nel mondo.

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Post in collaborazione con le mousse intime Claro Soft e Claro Man, prodotte in Italia con il 95% di ingredienti naturali e dermatologicamente testati. Claro Soft, perfetta per l’igiene intima femminile, ha proprietà lenitive, rinfrescanti ed antibatteriche, grazie a Malva e Aloe, nonché idratanti ed emollienti, grazie all’Olio di jojoba (a casa nostra la usa volentieri anche Flavia!). Per l’igiene intima maschile, invece, c’è Claro Man, che a Malva, Aloe e Olio di jojoba unisce l’azione energizzante del ginseng.

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Se volete provare anche voi Claro Soft e Claro Man, trovate sia in farmacia che su Amazon entrambe le versioni.

8 Gennaio 2019 2 Commenti
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Perché tutti dovreste smettere di stirare

by Silvana Santo - Una mamma green 17 Dicembre 2018

Se mi seguite, lo sapete già: io ho smesso di stirare da molti anni e non ne sento in alcun modo la mancanza. So che molti non potrebbero invece mai farne a meno, e rispetto naturalmente un punto di vista così distante dal mio. Ma se invece appartenete alla schiera degli indecisi, di quelli che stirano malvolentieri, ma non riescono a convincersi a mollare finalmente il ferro da stiro, eccomi pronta con le ragioni per cui, secondo me, tutti dovreste smettere di stirare. 🙂

1. Il risparmio energetico

L’ecologia è davvero una gran bella scusa per smettere di stirare. E per dirla tutta non è nemmeno una scusa: mandare in pensione il ferro da stiro è davvero un sistema semplice ed efficace per risparmiare energia.

2. Il risparmio economico

Diretto corollario del punto 1: meno elettricità consumata significa anche una bolletta più leggera. Magari, sul singolo bimestre di consumi, la differenza sarà marginale, ma sommando il risparmio di mese in mese, sul lungo periodo anche questo può fare la differenza. Se poi si riesce a fare anche a meno dell’asciugatrice, utilizzando magari un sistema di stenditura del bucato bello e funzionale come il quadro magico Giotto Magic (che permette di ridurre i tempi di asciugatura e la formazione di pieghe e grinze sui panni) il risparmio economico può diventare davvero notevole.

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3. Il rispetto dei tessuti

Sempre nell’ottica di una maggiore sostenibilità dei consumi, ma anche di un alleggerimento del budget familiare, tenete presente che smettere di stirare permette di ridurre l’usura dei tessuti. I vostri indumenti, in altri termini, dureranno più a lungo, con ripercussioni positive sull’ambiente e anche sul vostro conto in banca.

4. La sicurezza

Non so voi, ma a me stirare ha sempre fatto un po’ paura. La piastra rovente, le nuvole di vapore, le goccioline bollenti: non mi sono mai sentita a mio agio tra l’asse e il ferro da stiro e, soprattutto da quando convivo con un gatto e due bambini, stirare mi è sempre parsa un’operazione non del tutto esente da rischi. Niente di drammatico, sia chiaro, ma tagliare la testa al toro, smettendo semplicemente di stirare, mi ha sollevato per sempre da una preoccupazione.

5. Il tempo libero

La considerazione finale è forse la più importante, almeno a mio parere: avete mai fatto una stima approssimativa del tempo che occorre per stirare? Rinunciare a farlo, o almeno limitarsi a passare sotto il ferro da stiro soltanto le camicie o poco altro, permette di recuperare una quantità considerevole di tempo, nonché di energia, di serenità e di benessere. Su come impiegare il tempo recuperato smettendo di stirare, scommetto che nessuno di voi ha bisogno dei miei suggerimenti.

Se invece avete bisogno di qualche dritta pratica su come fare, in concreto, per smettere di stirare, vi consiglio di leggere questo mio post. E di dare un’occhiata al sito di Giotto Magic, uno stendino bellissimo e personalizzabile che permette di stendere il bucato in modo “studiato”, così da limitare la formazione di pieghe e grinze. Se volete provarlo, è attivo il codice 2018mammagreen, che vale 20 euro di sconto sugli Starter Kit da 145 e 155 euro. Sul sito Giotto Magic, comunque, trovate anche una nuova versione base di colore bianco che costa 80 euro.

come smettere di stirare

Post in collaborazione con Giotto Magic

17 Dicembre 2018 1 Commenti
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pesca sostenibile
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Pesca sostenibile: 5 cose da sapere

by Silvana Santo - Una mamma green 11 Dicembre 2018

Il pesce è un elemento cardine della dieta mediterranea e un protagonista importante nella tradizione alimentare italiana e non solo. Per questo è molto presente sulle tavole delle famiglie e dei ristoranti, ma perché continui a esserlo, e soprattutto continui a essere presente nei mari e negli oceani è indispensabile promuovere la pesca sostenibile e il consumo responsabile dei prodotti ittici.

Per saperne di più sulla pesca sostenibile, potete guardare il video “La bambina e l’Oceano”, nato dal progetto di Rio Mare e WWF “Insieme per gli Oceani”. Nel filmato, una bambina di nome Ondina dialoga con l’oceano che le spiega di essere a rischio e la informa sull’importanza di scegliere prodotti provenienti dalla pesca sostenibile. In questo mio post, invece, potete leggere 5 cose da sapere sulla pesca sostenibile, e cosa possiamo fare come consumatori per promuoverla e favorirla.

1. Qualità e quantità del pesce prelevato

Il mare è immenso, certo. E nell’immaginario comune i pesci hanno un ciclo vitale veloce e un tasso di riproduzione molto alto. Ma non è sempre così, e di certo non è possibile attingere in modo indiscriminato alle riserve ittiche mondiali. La storia umana recente ha già vissuto situazioni in cui la pesca incontrollata ha finito col portare addirittura alcune specie di pesci sull’orlo della definitiva estinzione. È fondamentale, da una parte, differenziare le tipologie di pesce prelevato, evitando di concentrarsi su poche specie ad alto valore commerciale, e dall’altra, prevedere dei limiti precisi all’attività di pesca: catturare una quantità di pesce tale da non impoverire pericolosamente i mari e gli oceani, rispettare eventuali momenti di fermo, evitare la cattura di esemplari troppo giovani, salvaguardare le specie a rischio di estinzione.
Cosa possiamo fare come consumatori? Cercare di variare la tipologia di pesce che mettiamo in tavola, informarci sulla stagionalità delle varie specie e sui rischi di estinzione, evitare categoricamente il consumo di specie ittiche per le quali vige il divieto di pesca e commercializzazione (come il dattero di mare, per esempio), ma che ancora vengono talvolta proposte in mercati e ristoranti.

2. Le tecniche di pesca

Perché la pesca sia un’attività il più possibile rispettosa dell’ambiente, è importante che venga portata avanti con tecniche sostenibili, evitando per esempio le pratiche che danneggiano il fondale marino e le scogliere, oppure minimizzando la cattura di specie ittiche non commercializzabili, che finirebbero inesorabilmente “sprecate”. Cosa possiamo fare come consumatori? Informarci sulle politiche di sostenibilità dei vari marchi e sulla provenienza del pesce che mangiamo e preferire prodotti con certificazione MSC (Marine Stewardship Council) o ASC (Aquaculture Stewardship Council), che garantiscono la sostenibilità della pesca o dell’allevamento.

3. La riduzione degli scarti

La riduzione degli scarti è un aspetto fondamentale non solo nel momento della cattura del pesce, ma in tutta la filiera produttiva. Il tonno, da questo punto di vista, è un animale estremamente prezioso in tutte le sue parti (tanto che con gli occhi si producono capsule di Omega3), ma a prescindere dalla specie è importante che anche le confezioni siano sostenibili e che gli scarti di produzione in genere vengano ridotti al minimo. Cosa possiamo fare come consumatori? Possiamo prima di tutto evitare di sprecare cibo, e poi abbiamo il preciso dovere di gestire al meglio i rifiuti, facendo una scrupolosa raccolta differenziata.

4. Energia rinnovabile

La lavorazione e il confezionamento del pesce comporta inevitabilmente un dispendio energetico, che è di certo più sostenibile se proviene da fonti rinnovabili (energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica etc). Cosa possiamo fare come consumatori? Scegliere aziende che utilizzano energia rinnovabile nei propri siti produttivi.

5. Le condizioni dei lavoratori

Pesca sostenibile significa anche rispetto dei diritti umani e delle condizioni dei lavoratori coinvolti nella filiera, non solo nei luoghi di produzione e confezionamento. Cosa possiamo fare come consumatori? Informarci sulle politiche delle aziende che scegliamo, premiando quelle che si impegnano anche su questo fronte.

–
Post in collaborazione con Rio Mare, che dal 2016 ha avviato “Insieme per gli Oceani”, in partnership col WWF per promuovere la pesca sostenibile e la tutela dell’ecosistema marino. Grazie a questo progetto, Rio Mare ha raggiunto, nel 2017, il 52,4% del tonno proveniente da fonti sostenibili, e si è impegnata ad arrivare al 100% (anche per le altre specie lavorate) entro il 2024. L’impegno di Rio Mare verso una maggiore sostenibilità prevede anche una diversificazione delle specie pescate (l’azienda è passata dal 100% di tonno pinne gialle al 56% grazie all’inserimento del tonnetto striato, fermo restando l’impegno a non commercializzare le specie a rischio di estinzione come il tonno rosso), l’impiego di fonti energetiche rinnovabili, la riduzione dei consumi idrici, il recupero dei rifiuti e la riduzione degli scarti (nel quadriennio 2014-17, l’azienda ha donato al Banco Alimentare 4.000.000 di lattine tra eccedenze di produzione e prodotti non vendibili provenienti dai punti vendita della grande distribuzione). Nell’ambito del progetto Insieme per gli Oceani, tra le altre cose, Rio Mare sta operando per migliorare le condizioni di lavoro dei pescatori lungo tutta la filiera. Inoltre nelle Isole Solomon, ha riqualificato lo stabilimento produttivo.

11 Dicembre 2018 0 Commenti
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la vita di coppia con due figli
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La vita di coppia con due figli

by Silvana Santo - Una mamma green 7 Dicembre 2018

La vita di coppia, con due figli, è l’esperienza più intima che esista. La più naturale, in un certo senso, ma anche la più rischiosa. Intima, perché condividere i figli significa condividere la vita spessa, oltre il proprio corpo e oltre ogni profonda conoscenza di sé. È naturale come l’istinto da cui i figli nascono e che alimenta l’amore che li tiene in vita. È rischiosa, perché richiede a volte di rinunciare a una parte di sé. Per il bene dei figli e della coppia stessa.

La vita di coppia, con due figli, è una vita affollata. Piena di chiasso, di voci argentine, di scoppi di risa e di urla ferali. È piena di un rumore di fondo costante e a volte molesto. È una corsa contro il tempo, la vita di coppia dopo due figli. Tempo da rubare alle priorità assolute, alle responsabilità ineluttabili. Tempo da rubare ai sensi di colpa, alla stanchezza che non ti lascia mai, alla testa che pensa frenetica a tutto quello che ci sarebbe da fare, e a tutto quello che è stato lasciato indietro.

coppia con due figli

La vita di coppia con due figli è un negoziato incessante, un confronto continuo, un compromesso quotidiano. Una condivisione non sempre facile di scelte e responsabilità, una divisione non sempre equa di doveri e incombenze. È parlarsi e non sempre capirsi, anche quando al centro della discussione ci sono i figli che si è fatti insieme. È dover prendere decisioni ogni giorno senza essere d’accordo in automatico, ma avendo alle spalle due vite diverse, due famiglie diverse, due mondi diversi che in qualche maniera devono incontrarsi e coesistere.

La vita di coppia con due figli non è molto facile. È ricca e intensa, ma tanto stancante. E convulsa, e caotica, ogni giorno uguale a se stessa eppure sempre imprevedibilmente diversa.

La vita di coppia, con due figli, è avere due motivi in più per riprovarci sempre. Per insistere, per rinnovare la scelta reciproca di amore e fedeltà. Due motivi giganti e viventi per provarci ancora e ancora, per provare a digerire i rancori, dimenticare i torti, rinfocolare la fiducia e non arrendersi di fronte al tempo, agli errori, alle debolezze di entrambi.

La vita di coppia, con due figli, è un balletto di alleanze e di affinità. Fluide, mutevoli, incostanti.

vita di coppia con due figli

La vita di coppia con due figli è meno corpo ma altrettanta passione. Baci rubati alla fatica quotidiana, abbracci pieni di solidale consapevolezza. Rabbia urlata di cui pentirsi tutte le volte. Lacrime, qualche volta. Quando ti senti solo anche se sei in coppia. Anche se dalla tua coppia sono nati due figli. È l’amore che deve bastare per quattro, e a volte per sé e per l’altro sembrano restare soltanto le briciole. È il cuore che si dilata fino a farsi famiglia, ma che ogni tanto perde un battito, che vacilla, che incespica. È un bicchiere di vino buono sorseggiato sempre troppo in fretta, la vita di coppia dopo due figli.

Post in collaborazione con le mousse intime Claro Soft e Claro Man, prodotte in Italia con il 95% di ingredienti naturali e dermatologicamente testati. Claro Soft, perfetta per l’igiene intima femminile, ha proprietà lenitive, rinfrescanti ed antibatteriche, grazie a Malva e Aloe, nonché idratanti ed emollienti, grazie all’Olio di jojoba (a casa nostra la usa volentieri anche Flavia!). Per l’igiene intima maschile, invece, c’è Claro Man, che a Malva, Aloe e Olio di jojoba unisce l’azione energizzante del ginseng.

Se volete provare anche voi Claro Soft e Claro Man, trovate sia in farmacia che su Amazon entrambe le versioni.

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7 Dicembre 2018 1 Commenti
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progetto riciclo di classe
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Cinque cose che forse non sapete sul riciclo

by Silvana Santo - Una mamma green 28 Novembre 2018

Il riciclo e la raccolta differenziata sono una realtà quotidiana a cui siamo abituati ormai da decenni, ma possiamo sempre migliorarne la qualità facendo attenzione a nuovi dettagli. Lo sa bene il Conai, il Consorzio nazionale che garantisce l’avvio a riciclo e recupero degli imballaggi, che anche quest’anno, in collaborazione con il Corriere della Sera, promuove il progetto Riciclo di Classe, con l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti delle scuole primarie – e di rimando le loro famiglie – alla corretta separazione dei rifiuti di imballaggio.

Il progetto, giunto alla terza edizione, coinvolge decine di migliaia di alunni in tutta Italia, che potranno conoscere tutti i segreti della raccolta differenziata e del riciclo utilizzando con i loro insegnanti dei kit didattici sul tema (che possono essere scaricati dal sito di Riciclo di Classe) e realizzando un elaborato finale da inviare alla giuria entro il 4 aprile 2019. Il lavoro migliore sarà premiato con una giornata di animazione sul tema del riciclo per tutta la scuola e materiali didattici per un valore di 1.000 euro.

E per diffondere ulteriormente informazioni e conoscenza su raccolta differenziata e riciclo, quest’anno Riciclo di Classe si arricchisce di contenuti creativi di eccellenza: una serie di bellissimi flipbook sul riciclo, sviluppati per Conai niente meno che dai maestri di animazione dello Studio Bozzetto. Potete vederli in video a questo link, vi avverto che sono magnetici al limite dell’ipnotismo, non riuscirete più a smettere di guardarli.

riciclo di classe conai

Dal canto mio, partendo da un Decalogo sulla raccolta differenziata predisposto sempre dal Conai, voglio contribuire raccontandovi cinque cose che forse non sapete sul riciclo e sulla raccolta differenziata. (ma che magari vi avranno già detto i vostri figli, se la loro scuola partecipa al progetto Riciclo di Classe).

1. I giocattoli non si riciclano

I giocattoli usurati o rotti non vanno inseriti nella raccolta differenziata della plastica, perché non sono riciclabili. Conferite solo gli imballaggi in plastica (bottiglie, contenitori, taniche) e, se la differenziata del vostro comune di residenza lo prevede, le stoviglie monouso. I giocattoli dismessi potete regalarli ad altre famiglie, oppure scuole, associazioni, enti benefici. Se sono rotti irreparabilmente, dobete portarli al centro di raccolta comunale.

2. Gli scontrini non vanno nella carta

La carta con cui sono fatti gli scontrini ha delle caratteristiche particolari che la rendono inadatta a essere riciclata insieme a quella normale. Per questo dovete gettarli nel secco indifferenziato, e non nella raccolta differenziata della carta.

3. Come schiacciare le bottiglie

Ridurre il volume dei rifiuti riciclabili è di solito un’ottima idea, ma le bottiglie andrebbero schiacciate nel verso della lunghezza e non dall’alto verso il basso. Questa semplice operazione semplifica le operazioni di riciclo, che prevedono tra l’altro la separazione delle plastiche in base alla composizione e al colore.

4. Non è tutto vetro ciò che riluce

La raccolta differenziata del vetro vale, appunto, solo per il vetro: bicchieri e vasi in cristallo, ceramiche e lampadine non vanno conferite con il vetro, ma portate all’isola ecologica.

5. Anche il legno si può riciclare

Ed è in materiale prezioso, rinnovabile ed ecologico. Portate all’isola ecologica i rifiuti in legno come cassette della frutta, pallet e bancali. Saranno recuperati nel modo corretto.

riciclo di classe

Per altre informazioni, chiarimenti e curiosità sul tema della raccolta differenziata e del riciclo, consultate il sito del progetto Riciclo di Classe. E parlate coi bambini, che di solito su questi temi sono molto attenti e più informati di noi.

Ricordate infine che la prevenzione a monte è uno strumento ancora più efficace della raccolta differenziata per ridurre la produzione dei rifiuti. Nelle foto, trovate qualche piccolo spunto per lavoretti di riciclo creativo alla portata di chiunque (alla mia!): il razzo è costruito con un rotolo di carta igienica esaurita e scarti di cartone; il braccialone l’ho realizzato rivestendo con uno scampolo di tessuto una striscia di plastica tagliata via da una bottiglia (imbottitela con un sacchetto biodegradabile prima di rivestirla); l’anello, infine, l’ho creato incollando su una base una pallina di feltro staccatasi da una vecchia borsa.

Post in collaborazione con Conai

28 Novembre 2018 0 Commenti
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8 gesti quotidiani per diventare più green

by Silvana Santo - Una mamma green 23 Novembre 2018

Gli equilibri climatici sono saltati, con conseguenze spesso catastrofiche. l’inquinamento non fa che peggiorare, i rifiuti sono un problema sempre più pressante. La questione ambientale è un fenomeno globale. Eppure, la risposta ai mali della Terra non può venire solo dalle grandi scelte politiche, ma anche e soprattutto dalle buone pratiche quotidiane che tutti possiamo mettere in atto, a cominciare dalla nostra casa. Spesso bastano piccoli gesti, accorgimenti semplici che però possono fare la differenza. Io ne ho individuati 8, ma voi potete continuare la lista!

1. Abbassare il termostato

Il riscaldamento è una fonte importante di inquinamento in ambiente urbano, oltre al fatto di consumare combustibili fossili che contribuiscono al cambiamento climatico su scala globale. Non tutti ne sono al corrente, ma la normativa italiana e quella comunitaria prevedono che la temperatura interna delle case, in inverno, non superi la media di 20 gradi centigradi (con due gradi di tolleranza). Se avvertite “freddo”, perché magari passate molte ore seduti al computer come me, basta indossare un maglione in più, oppure coprirsi con un bel plaid di lana.

2. Smettere di stirare

Un modo semplice per risparmiare energia elettrica, che per giunta permette di guadagnare tempo e risparmiarsi quella che per la maggior parte della gente rappresenta una colossale seccatura. In un altro post vi ho già raccontato quali sono i miei trucchi per smettere di stirare, a cominciare dalla scelta di uno stendino ad hoc come il quadro magico Giotto Magic, che consente di stendere il bucato (dentro o fuori casa) in maniera tale da minimizzare la necessità della stiratura.

giotto magic stendino salvaspazio

3. Usare pile ricaricabili

Tra i giochi dei bambini, le mie candele a Led e i walkie tolkie di Davide, in casa nostra si fa un grande uso di batterie. Ho risolto con un piccolo investimento in pile ricaribili e una comoda stazione di ricarica (io ho scelto quella di Ikea con 12 alloggiamenti). E naturalmente, giunte a fine vita, le batterie finiscono nella differenziata.

4. Usare la coppetta mestruale o gli assorbenti lavabili

Rinunciare per sempre agli assorbenti usa e getta significa non solo evitare di produrre chili e chili di rifiuti non riciclabili, ma anche risparmiare materie prime, acqua, energia e sostanze inquinanti necessarie per la produzione dei prodotti monouso. Oltre a questo, la comodità e la salubrità della coppetta e degli assorbenti lavabili sono insuperabili. Se volete più informazioni sulla coppetta mestruale potete leggere questo post.

 

5. Rinunciare all’asciugatrice

L’asciugatrice è sempre più diffusa nelle case italiane, e mi rendo conto che in determinate condizioni climatiche può risultare davvero una comodità. Però vi garantisco, per esperienza personale, che se ne può fare tranquillamente a meno, se non altro alle latitudini a cui vivo io (Napoli). Un aiuto concreto può venire anche in questo caso da Giotto Magic, lo stendino richiudibile progettato per accelerare i tempi di asciugatura del bucato, anche in casa e anche in notturna. Se ritenete di non poter fare a meno dell’asciugatrice, optate comunque per un modello a basso consumo energetico.

6. Bere acqua di rubinetto

Fate caso alla quantità di bottiglie di plastica che gettate ogni settimana nella differenziata, e moltiplicatela idealmente per tutte le famiglie italiane: una vera e propria montagna di spazzatura, che per quanto sia riciclabile ha comunque un impatto notevole sull’ambiente. Per evitarne a monte la produzione, basta bere acqua di rubinetto, che, salvo situazioni particolari, è potabile e controllata. Se non gradite il sapore, o la trovate troppo calcarea, potete dotarvi di filtri o di caraffe filtranti per renderla più gradevole (e più dolce). E per i bambini, prendete l’abitudine di tenere in borsa una borraccia di alluminio: vedrete quante bottigline di plastica (e quanti soldi!) riuscirete a risparmiare in un anno.

acqua di rubinetto

7. Usare detergenti ecologici

I detersivi ecologici, così come i detergenti per l’igiene personale e i cosmetici ecobio, sono più “gentili” con l’ambiente, sia in fase di produzione che di smaltimento. E sono di norma meno aggressivi per la pelle, per le mucose e più in generale per l’organismo. Con qualche accorgimento – scegliere marchi made in Italy, puntare su confezioni maxi e ridurre le quantità di prodotto usato – rappresentano anche una svolta economica, oltre che ecologica. Se volete qualche consiglio per eliminare l’ammorbidente sintetico, in questo post trovate delle alternative green che, per la mia esperienza, sono anche più “gentili” con il bucato, e permettono di limitare il ricorso al ferro da stiro (specie se per stendere si usa un supporto ad hoc come Giotto Magic).

8. Fare acquisti consapevoli

Le nostre scelte di consumo sono fondamentali per ridurre l’impatto quotidiano della nostra vita sull’ambiente. Ogni volta che scegliete un prodotto da acquistare, interrogatevi sulla sua sostenibilità, provando a privilegiare i prodotti artigianali, quelli durevoli, il biologico, il chilometro zero etc. Ogni passo nella direzione della sostenibilità è un contributo prezioso per il futuro dei nostri figli.

Voi cosa fate per rendere la vostra vita quotidiana più green? Mi date qualche altro spunto?

Post in collaborazione con Giotto Magic, il “quadro magico” bello, funzionale e personalizzabile che permette di stendere il bucato in qualsiasi ambiente della casa. Grazie al suo esclusivo design, Giotto Magic accorcia i tempi di asciugatura ed evita la formazione di pieghe e grinze, permettendo di risparmiare tempo ed energia (no ad asciugatrice e ferro da stiro).

Per voi che mi leggete, è attivo il codice 2018mammagreen, che vale 20 euro di sconto sugli Starter Kit da 145 e 155 euro. Sul sito Giotto Magic, comunque, trovate anche una nuova versione base di colore bianco che costa 80 euro.

23 Novembre 2018 2 Commenti
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stampare le foto con epson ecotank
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Perché stampare le foto (e come fare per risparmiare un sacco)

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Novembre 2018

Amo la tecnologia e amo il digitale. Qualche amico mi definisce nerd, ma secondo me non è proprio vero. Ad ogni modo, sono una che legge in digitale, acquista online, organizza i viaggi sul web. Una che lavora da sempre su internet. Eppure continuo ostinatamente a stampare le foto. O meglio, a stampare una selezione delle migliaia di foto che scatto ogni anno. Anche se stampo pochissimi documenti, per ragioni di sostenibilità ambientale, non riesco a fare a meno di stampare le mie fotografie. Qui è dove vi spiego perché, e soprattutto vi racconto come stampare senza pensieri di natura economica ed ecologica (grazie a una tecnologia, manco a dirlo, che si chiama Epson EcoTank). Ma andiamo con ordine.

Perché stampare le foto: invecchiamento della tecnologia

La tecnologia è fantastica, perché progredisce con una velocità sensazionale. Ma proprio per questo, non è scontato che in futuro sia ancora possibile fruire di tecniche e supporti che potrebbero nel frattempo essere diventati superati. Ricordate le decine di videocassette che guardavamo da piccoli? O le cassette audio che incidevamo per i nostri amici? Preistoria, tecnologicamente parlando. Preistoria che adesso risulta inutilizzabile per la maggioranza delle persone. Lo stesso potrebbe accadere, nel giro di qualche generazione, con i file immagine che ingolfano i nostri dispositivi, gli hard disk e i cloud. La stampa di qualità, invece, può resistere molto più a lungo, e visto che io coltivo il culto dei ricordi, preferisco “mettere in cassaforte” i miei scatti più preziosi. Stampa di qualità come quella di Epson EcoTank, che oltre a garantire fino al 90% di risparmio sui costi di stampa, è sinonimo di colori brillanti e durata nel tempo.

Stampare senza pensieri per condividere davvero

So che può sembrare un paradosso, dal momento che il digitale permette una condivisione istantanea delle foto che scattiamo, attraverso i social, le app di messaggistica, le email e via dicendo. Ma quella non è “vera” condivisione, per me. Per me condividere un ricordo vuol dire sedersi su un divano con un bicchiere tra le dita e un album aperto sulle gambe, per sfogliarlo insieme a qualcuno che amiamo. Insieme a chi c’era, e ha vissuto quelle esperienze con noi, e a chi ancora non era nato, e può coltivare le proprie radici e la propria consapevolezza attraverso la condivisione. Stampare le foto, per come la vedo io, è il solo sistema per condividerle davvero. E con Epson EcoTank si può farlo da sé, senza il rischio di rimanere all’improvviso a corto di inchiostro, perché le stampanti multifunzione EcoTank Epson sono dotate di serbatoi di inchiostro ad alta capacità e non necessitano di cartucce.

perché stampare le foto

Stampare le foto per evitare di perderle

Dell’archivio delle mie foto digitali custodisco almeno due copie (oltre alle più belle, che tengo anche in online). Ma questo non esclude del tutto il rischio che i file vadano perduti. Virus, hacker, rotture fisiche e chi più ne ha più ne metta: stampare le foto vuol dire preservarle dalle insidie del mondo digitale.

Stampare le foto per arredare la casa

Amo le case che “parlano” con la voce di chi le abita. Quelle in cui, semplicemente entrandoci, si capisce qualcosa degli inquilini: i loro interessi, i gusti, le passioni. La loro storia. Per questo la mia casa contiene pochissimi soprammobili e oggetti decorativi, ma trabocca di libri, dischi, cimeli di viaggio e soprattutto di fotografie. Preferisco che le pareti entro le quali trascorro il mio tempo raccontino la mia storia personale, e quella della mia famiglia. Per questo stampo le mie foto più belle, le incornicio e le appendo ai muri. Un quadro impressionista o una stampa della Tour Eiffel posso trovarle dappertutto, ma i miei ricordi sono affissi solo a casa mia.

E voi? Stampate ancora le foto, oppure vi accontentate del digitale?

Post in collaborazione con Epson EcoTank, la linea di stampanti multifunzione dotate di serbatoi di inchiostro che sostituiscono le cartucce e che permettono di stampare senza pensieri migliaia di documenti (fino a 14.000 pagine in bianco e nero e 11.000 pagine a colori). Con una sola ricarica di inchiostro è possibile utilizzare la propria stampante anche per anni, risparmiando fino al 90% sui costi di stampa e minimizzando la produzione di rifiuti non riciclabili. Grazie al prolungamento della garanzia, inoltre, con Epson EcoTank è possibile stampare le foto e non solo senza doversi preoccupare di nulla.

16 Novembre 2018 2 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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