Smart working: promosso o bocciato?

by Silvana Santo - Una mamma green
promosso o bocciato il telelavoro

Come vi è andata, nei mesi passati, con lo smart working? E come sta andando ora? Siete tra quelli che lavorano da casa, dopo lo scoppio della pandemia? Questo telelavoro è promosso o bocciato, secondo voi? E soprattutto, è davvero smart?

Uno smart working… poco smart

In quest’anno pazzo e ineffabile, non tutti hanno avuto la possibilità di sperimentare un vero e proprio “smart working”. Molti si sono trovati a dover fare per la prima volta esperienza di un telelavoro improvvisato, imbastito “in qualche modo” a emergenza ormai in corso, senza gli strumenti, la formazione e la flessibilità necessari. Molti hanno continuato pedissequamente a fare quello che facevano sul posto di lavoro, con gli stessi orari, le stesse riunioni, le medesime scadenze. E hanno dovuto utilizzare, magari, piattaforme, programmi e tecnologie messi a punto in fretta e furia, oppure mutuati da altre esperienze e da altre professioni. Una realtà, in effetti, che di smart non ha poi così tanto.

smart working pareri

La mia (positiva) esperienza

Ma per fortuna non è stato così per tutti. Non è stato così per me, ad esempio. Che avevo già una lunga esperienza di telelavoro e che da due anni collaboro con un’agenzia digitale estremamente “smart”, appunto, concepita proprio per lavorare da remoto e con grande flessibilità, con dipendenti e collaboratori delocalizzati in luoghi diversi e avvezzi a lavorare per obiettivi, utilizzando piattaforme ad hoc. Tutte le fasi del mio lavoro avvengono senza problemi online: l’assegnazione delle consegne con le relative scadenze, le comunicazioni con colleghi e responsabili, la verifica di quanto effettuato, le riunioni etc. Per il resto, potrei fare il mio lavoro a qualsiasi orario e in qualsiasi luogo dotato di connessione a internet. Condizioni che non sono applicabili ad ogni attività o professione, certo, ma che secondo me potrebbero essere estese a tante categorie.

Wildling Shoes: virtuosi dello smart working

È il caso, per esempio, di Wildling Shoes, un’azienda tedesca di scarpe sostenibili ed etiche (ve l’ho presentata qualche giorno fa in questo post) che già da anni lavora in modo decentralizzato e offre a quasi tutti i suoi 160 dipendenti la possibilità di lavorare in modo agile, nei luoghi e negli orari che preferiscono. Nata appena nel 2015 da una coppia di genitori, l’azienda Wildling Shoes, che nel frattempo è molto cresciuta, si fonda proprio su un sistema di lavoro flessibile e intelligente, con dipendenti che si incontrano dal vivo solo di tanto in tanto e, sulla base di un progetto condiviso, portano avanti i propri compiti in autonomia. Una formula incentrata sulla fiducia reciproca, ma anche su competenze specifiche e strumenti adeguati – dal cloud per la condivisione dei documenti alle chat aziendali, passando per software che consentono la suddivisione e il controllo dei processi di lavoro – e che ha permesso un migliore adattamento in questo periodo di crisi globale.

Il futuro è smart?

Che ne direste, dunque, dello smart working, se questo significasse poter contare su tecnologie ad hoc, dispositivi adeguati e una flessibilità maggiore? Se voi, i vostri colleghi e i vostri superiori veniste formati al lavoro agile e messi in condizione di portare avanti i vostri compiti con una certa flessibilità oraria? Per me il lavoro agile, a prescindere dal Coronavirus, è il futuro. E anche se purtroppo penalizza fortemente alcune categorie economiche – penso a bar, ristoranti, gastronomie etc – credo che possa dare un contributo significativo anche in termini di sostenibilità ambientale e di conciliazione con la famiglia. Purché, però, sia davvero smart.

telelavoro opinioni

Voi cosa ne pensate? Quanto è stato faticoso riconvertire la vostra routine lavorativa, ammesso che abbiate potuto farlo? Vi piacerebbe lavorare da casa in pianta stabile? Lo smart working è promosso o bocciato?

Post in cooperazione con Wildling Shoes

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3 Commenti

mamma avvocato 18 Novembre 2020 - 15:28

Io lavoro da sola nel mio ufficio, che è proprio sotto casa. Da mamma è comodissimo pero’ rimpiango tanto molti aspetti di quando lavoravo in uno studio più grande: l’assenza di confronto quotidiano o quasi con i colleghi, la mancanza di socialità, di pause caffè con due chiacchere – a casa se stacco è solo per incombenze domestiche e comunque da sola -. Certo, incontro i clienti e vado in Tribunale ma in questo periodo, in cui si è ridotto anche questo e spesso facciamo le udienza on line, è veramente pesante e tutto più difficile perchè l’espressività e la gestualità spesso parlano più delle parole e manca l’aspetto “umano” del lavoro ed il confronto. Insomma, finchè i bimbi sono piccoli, per me andrebbe bene ma se ci fossero incontri in studio con altri colleghi una volta a settimana o anche solo i nostri pomeriggi di formazione in presenza una volta ogni 15 giorni. E poi, diminuite le esigenze di cura dei bambini, preferire lavorare con altri in ufficio. Nel caso in cui, pero’, per raggiungere i luoghi di lavoro siano previsti lunghi spostamenti, immagino che lo smart working sia di gran lunga preferibile. Il contro secondo me è lo svuotarsi delle città. Non tanto quelle turistiche, ma tutte le altre.

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Silvana - Una mamma green 19 Novembre 2020 - 11:03

Hai ragione, probabilmente l’ideale (ferme restando le tutele per i genitori di bimbi molto piccoli) sarebbe una giusta via di mezzo. Con una dose variabile di flessibilità. Ma chiedo troppo, ne sono consapevole!

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Persa 20 Novembre 2020 - 11:32

Che sogno mamma avvocato! Vorrei lavorare anche io da sola! Non sopporto la mia collega e ultimamente vorrei scappare su un’isola deserta

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