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Categoria:

abbigliamento sostenibile

come risparmiare acqua in modo non scontato
abbigliamento sostenibilemamma green

5 MODI (NON TROPPO SCONTATI) PER RISPARMIARE ACQUA

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Luglio 2022

In questa torrida estate la carenza di acqua è spesso al centro delle cronache e delle preoccupazioni di tutti. Vista la gravità e probabilmente l’irreversibilità della situazione – siccità, impoverimento delle falde, dei ghiacciai e dei bacini di superficie – ognuno di noi è chiamato a prestare la massima attenzione per evitare sprechi e contenere il più possibile i consumi idrici. Non si tratta più “semplicemente” di chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti o di usare la lavatrice a pieno carico, ma di provare ad adottare uno stile di vita più sostenibile e più attento al consumo di acqua. Riflettendo anche sugli sprechi “nascosti” a cui magari non pensiamo facilmente.

Condivido volentieri, dunque, 5 modi per risparmiare acqua in modo spesso indiretto e non scontato.

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4 Luglio 2022 0 Commenti
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regali di natale online senza amazon
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Guida green ai regali di Natale online (senza Amazon)

by Silvana Santo - Una mamma green 11 Novembre 2020

Quest’anno, ci scommetto, anche molti irriducibili dovranno ripiegare sui regali di Natale online. Niente code e lunghe attese, niente assembramenti, niente mascherine, autocertificazioni o problemi di sorta (io confesso di essermi convertita già da molti anni!). Ma se non volete fare i vostri acquisti natalizi su Amazon o altri colossi del mercato online, e preferite invece premiare attività di respiro artigianale, vi consiglio 8 siti tutti al femminile, perfetti per i vostri regali di Natale online “Amazon free”. Tra giocattoli, abbigliamento, grafica, candele e accessori, troverete davvero spunti perfetti per tutti. Ricordatevi solo di ordinare le vostre strenne con un congruo anticipo, perché le creazioni artigianali, ovviamente, richiedono tempi diversi e consentono volumi produttivi inferiori rispetto alle filiere industriali.

Ecco, allora, i miei suggerimenti per i vostri regali di Natale online, ma senza Amazon.

1. Un ritratto o un disegno personalizzato di Minoma

regali di natale online

Elisabetta può trasformare una vostra foto in un ritratto, in un disegno o una caricatura, con il suo stile inconfondibile, contemporaneo e graffiante. Opere da incorniciare, da regalare, da condividere o semplicemente appendere alle pareti di casa. Ma può anche realizzare bomboniere personalizzate, lavori di grafica e mille altre piccole grandi meraviglie.

Per vedere i suoi lavori e farvi catturare dal suo talento, seguite il suo profilo Instagram.

2. Candele artigianali ed essenze naturali di Ceraunabolla

regali di natale online senza amazon

Quelle realizzate a mano da Sara e Marika non sono delle semplici “candele profumate”. Sono delle vere e proprie esperienze sensoriali, viaggi olfattivi che rimandano a luoghi speciali ed evocativi. E sono super green, realizzate con cera di soia biologica ed essenze completamente naturali. Oltre alle candele, proposte in diverse collezioni e taglie, sul loro shop trovate, per i vostri regali di Natale online, profumatori per ambienti e tessuti, incensi, saponi e tarte per i bruciatori.

Questo è il loro shop, ma cercatele anche su Instagram, hanno un profilo semplicemente pazzesco.

3. Una borraccia personalizzata di Elegrafica

regali di natale online green

Sono ecosostenibili, sono pratiche e sono soprattutto bellissime. Le borracce personalizzate da Elena di Elegrafica sono perfetti regali di Natale online. Potete scegliere il vostro design preferito, richiedere l’aggiunta del nome, oppure optare per il modello termico, perfetto per le calde bevande invernali, ma anche per le scampagnate estive che, si spera, potremo fare finalmente in libertà nei prossimi mesi.

Per scegliere la vostra borraccia, date un’occhiata al profilo Etsy di Elena. E seguitela anche su Instagram!

4. Un gioiello sostenibile di Vivere a piedi nudi

regali online alternative ad amazon

Materiali di recupero, carte coloratissime, ispirazioni esotiche e una sensibilità artistica davvero unica. Ho conosciuto virtualmente Laura di Vivere a Piedi Nudi durante il lockdown di primavera, quando ho acquistato una sua creazione nell’ambito di un progetto di solidarietà a sostegno della Protezione Civile. Sono rimasta completamente conquistata dal suo gusto, dal suo talento e dalla filosofia alle spalle dei suoi piccoli capolavori.

La trovate (anche) su Etsy.

5. Regali di Natale online: calendario di Burabacio

regali di natale alternativi online

Scommetto che tutti siamo ansiosi di gettarci alle spalle questo 2020 infernale. Un calendario del prossimo anno, oppure una fantastica agenda 2021, mi sembra un ottimo regalo di Natale da acquistare online, di buon auspicio per chi lo fa e per chi lo riceve. Se poi è una delle coloratissime creazioni di Sabrina, in arte Burabacio, il successo è garantito, speriamo anche in senso apotropaico! Nel suo shop online, che molti di voi conosceranno già, trovate anche irresistibili quaderni attività per grandi e piccini, e molto altro ancora.

Ecco il link alla Burabottega.

6. Un giocattolo green di Atomic Baby

regali online per natale

Non è un’artigiana, ma di giocattoli sostenibili e altri articoli di qualità è una vera autorità! Per i più piccini, il perfetto regalo di Natale online lo trovate da Atomic Baby, l’atomico e-commerce di Sara, che sceglie personalmente giochi green educativi, stimolanti e originali, realizzati con criteri etici e artigianali da tante aziende diverse. Sul suo sito trovate anche abbigliamento organico, cosmesi bio e tante idee innovative e di sicuro successo per i vostri regali online (natalizi e non solo).

Qui trovate il link ad Atomic Baby, ma vi consiglio di seguire Sara anche su Instagram! 

7. Una borsa in gomma riciclata fatta a mano da Manufabrika

regali di natale online ecologici

Il regalo di Natale perfetto, secondo me, è green e allo stesso tempo fichissimo! Manufabrika non è una semplice artigiana, ma un’artista che recupera camere d’aria usate e altri materiali di recupero trasformandoli in borse, sacche e pochette di un gusto contemporaneo che personalmente trovo irresistibile. Sul suo profilo trovate anche gioielli e altri accessori realizzati con il stesso approccio green e non convenzionale: regali di Natale online di sicuro successo.

Seguitela su Instagram! 

8. Un abito artigianale di La Bottega Blu

regali di natale acquistati online

Non si resiste alle creazioni di Daniela. Semplicemente. Tessuti di qualità, una sapiente lavorazione artigianale, la ricerca del dettaglio e uno stile delicato e di carattere, senza tempo. Tra maglie e camicie, gonne, abiti e accessori delle diverse collezioni, troverete il perfetto regalo di Natale online per amiche, mamme, sorelle etc. O magari per voi stesse!

Questo è il sito di La Bottega Blu, rifatevi gli occhi! 

 

Foto di copertina © Monika Stawowy

11 Novembre 2020 3 Commenti
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tenere i bambini all'aperto quando fa freddo
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Perché è sano tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo

by Silvana Santo - Una mamma green 3 Novembre 2020

Tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo: sì o no? È il classico dibattito autunnale che si ripete tra i genitori (e non solo) italiani, forse perché avvezzi a climi particolarmente miti e poco in confidenza con condizioni meteo più “nordiche”. Nei paesi più freddi, infatti, il problema non si pone nemmeno: i bambini giocano all’aperto, frequentano boschi e parchi, vanno a scuola a piedi, escono normalmente anche se le temperature esterne sono rigide. E lo fanno equipaggiati al meglio, con abiti adeguati e scarpe adatte.

Non so di quale avviso siate voi, ma io sono convinta che tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo sia un’abitudine salutare, ancora di più in questo momento di apprensione generale per la pandemia di Coronavirus. Ovviamente, e lo scrivo a chiare lettere, nel rispetto del distanziamento fisico e dei vari decreti, limitazioni e restrizioni del caso.

all'aperto quando fa freddo

Il freddo non fa ammalare

La prima e fondamentale cosa che giustifica la scelta di tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo: raffreddori, mal di gola, influenze e simili sono causate da virus e batteri, non dalle basse temperature ambientali. Se non si viene a contatto con un agente patogeno non ci si ammala, anche se fuori ci sono due gradi sotto zero o se soffia un vento forte e gelido. È vero che la parola stessa (“raffreddore”) lascerebbe intendere il contrario, come è vero che a volte ci cola il naso quando fa molto freddo – ma quello è un fenomeno temporaneo legato alla differenza di temperatura tra l’aria che inaliamo e l’interno caldo e umido delle nostre narici – ma sono specifici microrganismi a causare i tanto temuti mali di stagione. Il fatto, per esempio, di aver “preso freddo” ed essersi ritrovati, ventiquattr’ore dopo, con un bel raffreddore, dovrebbe essere considerato come una mera coincidenza, anche perché raffreddori e influenze hanno comunque un tempo di incubazione che di norma supera le poche ore.

Una concausa relativa e superabile

Quello che gli studiosi sospettano da tempo, invece, è che il freddo potrebbe in qualche modo abbassare le difese immunitarie dell’organismo, favorendo di conseguenza le infezioni. Ma non esistono ancora studi definitivi e verificati sull’argomento, e comunque anche in questo caso un equipaggiamento adeguato (abbigliamento, scarpe e accessori) può contribuire in modo sostanziale a risolvere il problema. Senza dubbio, determinati virus temono il caldo, o comunque circolano per lo più nei mesi più freddi, e questo spiega in parte la stagionalità di influenze e altre affezioni, ma è soprattutto la persistenza in ambienti chiusi a favorire il contagio. E qui veniamo difatti al punto successivo, che rende ancora più valido il consiglio di tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo.

Stare al chiuso è il vero rischio

In autunno e in inverno, specie alle nostre latitudini, si tende a trascorrere molto tempo in ambienti chiusi, magari anche con le finestre serrate e quindi con ricambio d’aria limitato. In realtà, le precauzioni di “restare al caldo”, o di “evitare gli spifferi” possono paradossalmente aumentare la concentrazione di virus e batteri in una stanza e favorire la diffusione dei vari malanni. Non a caso, nei mesi invernali il pediatra dei miei figli si ostina con grande pazienza a spalancare le finestre della sala d’attesa tra una visita e l’altra, sapendo che puntualmente arriverà tutte le volte a richiuderle qualche mamma o nonna solerte – e in ottima fede – preoccupata per il freddo. I luoghi con scarso ricambio d’aria e magari molto affollati (penso per esempio a mezzi di trasporto, centri commerciali, piccole ludoteche e simili), per quanto “caldi e asciutti” rappresentano di fatto quelli in cui è forse più facile beccarsi un virus invernale. Sarebbe invece più salubre tenere i bambini all’aperto, e farli camminare a piedi, anche quando fa freddo, specie se si ha la possibilità di portarli in luoghi relativamente incontaminati e con poco inquinamento. Servono, questo è ovvio, indumenti termici, comodi e impermeabili, cappelli e guanti adeguati e anche delle scarpe che tengano il piede al caldo e all’asciutto, oltre a essere confortevoli e rispettose della fisiologia dei piccoli piedi in crescita. E pure, perché no, di quelli già cresciuti.

bambini all'aperto d'inverno

Attenzione agli sbalzi termici

Più che il freddo in sé, quello a cui fare attenzione sono in realtà i repentini sbalzi termici, che rendono difficile l’adattamento da parte dell’organismo (senza contare che, spesso, nei filtri dell’aria condizionata si annidano muffe, germi e altre schifezze). Quello che va evitato, dunque, non è uscire con i bambini anche quando fa freddo, ma surriscaldare gli ambienti nei mesi autunnali e invernali.

Tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo: ma come?

Il fatto che non sia il freddo a farci venire l’influenza non vuol dire però che i climi rigidi possano essere sottovalutati. Se non si è attrezzati, le temperature molto basse sono difficili da tollerare, specie per i bambini molto piccoli, e causare addirittura dolore o problemi anche permanenti, soprattutto a carico delle estremità del corpo. Per questo i nordici dicono che “non esiste il cattivo tempo, ma solo il cattivo equipaggiamento”. Per tenere i bambini all’aperto anche quando fa freddo occorre che indossino abiti caldi ma pratici, meglio se idrorepellenti e antivento (vestirli a strati può essere una buona strategia per migliorare il confort). La massima attenzione va sempre dedicata alla testa, alle mani e ai piedi, che sono le parti del corpo che risentono maggiormente delle temperature rigide. Le scarpe, in particolare, dovrebbero essere calde ma comode e flessibili, rispettose della fisiologia del piede. Per le giornate non troppo rigide io vi consiglio le calzature Wildling Shoes, realizzate con materiali naturali e concepite in modo da lasciare il più possibile liberi i piedi di bambini e adulti. “Come se si camminasse scalzi”, ma con il confort e l’isolamento extra di specifiche solette aggiuntive. La collezione autunno/inverno include modelli più o meno pesanti, con o senza membrana impermeabile. La soluzione perfetta per non rinunciare a uscire e giocare all’aperto anche con un clima fresco e umido (mentre sono consigliabili stivaletti in gomma o sovrascarpe impermeabili quando piove forte).

uscire coi bambini quando fa freddo

Post realizzato con l’assistenza di Widling Shoes

3 Novembre 2020 0 Commenti
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Perché scegliere abbigliamento organico per bambini (Botanica Boo)

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Aprile 2019

Da qualche tempo sto cercando di rendere più sostenibile il mio guardaroba, facendo meno acquisti ed evitando il cosiddetto fast fashion. Per Davide e Flavia, la mia strategia si basa sul riciclare il più possibile e comprare il minimo indispensabile, puntando, quando gli acquisti sono inevitabili, all’abbigliamento organico per bambini. Una scelta non sempre facile o economicamente fattibile, vista anche la provenienza quasi sempre straniera dei capi in fibre biologiche. Per questo vi parlo con piacere di un nuovissimo marchio tutto italiano di abbigliamento organico per bambini, che si chiama Botanica Boo e che è stato lanciato da una donna davvero in gamba, che peraltro conosco personalmente (e che è a sua volta una mamma). E approfitto di questa occasione per dirvi quali sono le ragioni per cui secondo me, è una buona idea scegliere abbigliamento organico per bambini.

1. Perché è amico dell’ambiente

L’abbigliamento organico per bambini è prodotto con fibre naturali realizzate a partire da coltivazione biologiche: niente pesticidi né concimi sintetici, ma anche un ridotto consumo idrico e, più in generale, una filiera più attenta all’ambiente, a cominciare dalle tinte usate per colorare la stoffa. Il cotone usato da Botanica Boo, in particolare, è italiano e rigorosamente certificati GOTS (Global Organic Textile Standard), lo standard internazionale per i tessuti biologici.

abbigliamento cotone organico per bambini botanica boo

2. Perché è sicuro (e comodo) per i bambini

Scegliere abbigliamento organico per bambini significa essere certi che la loro pelle verrà a contatto solo con tessuti naturali, privi di qualsiasi residuo sintetico e di tinte nocive. Scegliere il cotone biologico (come la lana, la canapa, il lino, etc) vuol dire inoltre garantire loro tutto il confort delle fibre naturali, morbide, traspiranti, comode in qualsiasi stagione. Il cotone organico di Botanica Boo è particolarmente soffice, ideale fin dalle prime settimane di vita.

3. L’abbigliamento organico per bambini è etico

La filiera dei tessuti biologici è attenta anche ai diritti dei lavoratori. Lo standard GOTS, con cui è certificato l’abbigliamento organico per bambini (inclusi tutti i capi della collezione Botanica Boo) garantisce condizioni rispettose per i lavoratori dell’intera filiera tessile, a cominciare dalla coltivazione e dalla raccolta del cotone e delle altre fibre.

4. Perché Botanica Boo è bello e made in Italy!

La maggior parte dei brand di abbigliamento organico per bambini proviene dal nord Europa o da oltreoceano. Una caratteristica che non incide soltanto sulla difficile reperibilità dei prodotti (e spesso sul loro costo!), ma anche sullo stile e sul gusto generale con cui le collezioni vengono concepite: colori decisi, fantasie grafiche, design no-gender. Personalmente, devo ammettere che non disdegno affatto lo stile nordico, ma non tutti la pensano così. I capi di Botanica Boo, che oltre a essere prodotti in Italia sono anche concepiti e disegnati nel nostro paese, con uno stile che richiama in modo dichiarato il gusto e la sensibilità italiani in fatto di moda. Un gusto noto nel mondo e apprezzato da decenni, che finalmente è disponibile anche nel settore dell’abbigliamento organico per bambini.

cotone organico botanica boo

5. Perché ha un prezzo giusto

Inutile girarci intorno: l’abbigliamento sostenibile per bambini non può costare quanto la moda economica della grande distribuzione. La qualità si paga, si paga l’attenzione alla sostenibilità, si pagano la durevolezza e il rispetto dei diritti di chi lavora nella filiera del tessile. Detto questo, scegliere su capi prodotti in Italia da un marchio giovane significa poter acquistare a costi ragionevoli, che assicurano un ottimo rapporto tra prezzo e qualità. Niente a che fare con le felpe a 9 euro e 99 centesimi, necessariamente, ma neanche cifre proibitive!

E se volete toccare con mano la qualità made in Italy di Botanica Boo, ho un piccolo regalo per voi: un codice sconto esclusivo del 20% UMG20, che potete utilizzare per i vostri acquisti sul sito botanicaboo.com entro il prossimo 30 giugno 2019.

Post in collaborazione con Botanica Boo, azienda italiana di abbigliamento organico e sostenibile per bambini a vocazione artigianale. La collezione Primavera Estate nasce in un giardino immaginario dove la natura e i suoi abitanti diventano l’ispirazione per colori, stampe floreali e dettagli iconici. Info e shop su botanicaboo.com.

abbigliamento organico per bambini

16 Aprile 2019 2 Commenti
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abbigliamento sostenibile low cost
abbigliamento sostenibile

Abbigliamento sostenibile, la mia strategia low cost in 10 punti

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Dicembre 2018

La moda non è mai stata una mia passione, e ho sempre cercato di limitare i miei acquisti al necessario. In fatto di abbigliamento sostenibile, però, non sono sempre stata molto attenta. Negli ultimi mesi, complice un cambio di taglia e la necessità di rimpiazzare abiti logorati da gravidanze e lunghi allattamenti, ho deciso di rendere più consapevole il mio guardaroba, cercando però delle soluzioni low cost. Ecco, in 10 punti , la mia strategia per un abbigliamento sostenibile low cost.

1. Prima strategia: pochi acquisti mirati

La cosa fondamentale, nella transizione verso un abbigliamento sostenibile, consiste nell’abituarsi ad acquistare poco, e solo quando è davvero necessario. Entrare nell’ottica che non occorre avere due paia di stivali neri nell’armadio, o cinque maglioni nelle tonalità del grigio. Che prima di comprare un cappotto o l’ennesimo jeans, sia importante chiedersi: mi serve davvero? Non è semplice, anche perché le lusinghe del fast fashion, coi suoi capi accattivanti in vendita per pochi spiccioli, sono davvero irresistibili. Ma una maggiore morigeratezza è la soluzione principale per una maggiore sostenibilità. Comprare meno, inoltre, permette di comprare “meglio”, concendendosi acquisti di maggiore qualità. Meglio un solo maglione di pura lana destinato a essere indossato per dieci o vent’anni, che cinque capi sintetici che finiranno nella spazzatura nel giro di un paio di stagioni.

2. Studiare il guardaroba

Acquistare meno significa anche studiare bene il proprio guardaroba, rendendolo essenziale e versatile. Io non sono affatto esperta di moda e abbinamenti, ma la mia strategia low cost per un abbigliamento più sostenibile è partita, specie per la stagione invernale, dalla definizione di un guardaroba minimal con pezzi tutti abbinabili tra loro. Partendo dai colori base di pantaloni e gonne (denim e blu, nero, grigio, marrone, vinaccia/bordeaux) ho selezionato poche maglie e cardigan di colori utilizzabili con la maggior parte dei “sotto”: rosa polvere, verde smeraldo, cammello, nero, bianco sporco, blu, viola. La consapevolezza di poter abbinare facilmente i miei vestiti sarà il discrimine fondamentale per tutti i miei prossimi acquisti.

3. Abbigliamento per bambini: riciclare a tutta forza

Per i bambini, che crescono a vista d’occhio, cambiando taglia dopo appena una stagione, e che devono potersi sporcare, correre e arrampicarsi senza l’ansia di rovinare i vestiti, trovo che la soluzione più efficace per un abbigliamento sostenibile consista nel riciclo spietato. Noi siamo molto fortunati, perché Flavia e Davide ereditano a ogni cambio di stagione il guardaroba delle cugine più grandi e del figlio di amici. A mia volta, quando è il momento di dismettere i vestiti dei bambini, li passo ad amiche con figli più piccoli dei miei, oppure a un centro di raccolta della mia zona. Quando si tratta di fare acquisti, confesso di rivolgermi comunque alla grande distribuzione, ma cerco di scegliere le linee low cost più “sostenibili” (tipo H&M conscious o ), prodotte in particolare con cotone organico.

cora happywear abbigliamento naturale

4. Abbigliamento sostenibile: materie prime naturali

Per quanto riguarda l’abbigliamento estivo, avevo già progressivamente abbandonato le fibre sintetiche, che trovo del tutto inutilizzabili: sudore, cattivi odori (che magari ricompaiono subito dopo il lavaggio), pruriti e via. In estate solo cotone e lino (questo con moderazione, dal momento che a casa mia non si stira!), meglio se provenienti dalla filiera biologica. Capita ancora di acquistare qualche abito sintetico, magari realizzato con fibre riciclate, ma solo se mi sembra che siano capi relativamente traspiranti, e comunque destinati a un uso non intensivo e nemmeno quotidiano. Per quanto riguarda la maglieria autunnale e invernale, la mia strategia per un abbigliamento sostenibile consiste nell’abbandono del sintetico, che fa sudare ma non scalda a sufficienza, che ha una durata relativa e una scarsa resistenza ai lavaggi. La lana, per quanto mi riguarda, è la risposta. Una lana che possibilmente sia cruelty free (mulesing free, ovvero ottenuta senza la pratica molto dolorosa dello scuoiamento perianale delle pecore) e ancora meglio se organica. Una scelta costosa, certo, ma che può diventare low cost grazie agli accorgimenti che vi racconto più avanti.

5. Intimo biologico

Per quanto riguarda la biancheria intima (slip, reggiseni, maglie intime), oltre che acquistare solo capi in 100% cotone, mi sono orientata da tempo sul biologico. Da quest’anno, ho puntato sul bio anche per le calzamaglie di Flavia, che in estate, a causa dei collant, ha sofferto di dermatite nella zona dietro le ginocchia. Da quando sono passata al cotone organico la situazione è drasticamente migliorata.

abbigliamento intimo sostenibile

6. Abbigliamento sostenibile low cost: usato e vintage

Per la prima volta, nei giorni scorsi, ho acquistato dei capi usati su Depop, scoperto grazie alla dritta della mia amica Sabina di The Swinging Mom. Si tratta di un’app (ma c’è anche il sito web) nato proprio per lo swap e la compravendita di capi usati, di buona qualità ma anche della grande distribuzione. Grazie alle recensioni per venditori e acquirenti, è possibile stare abbastanza tranquilli, la mia prima esperienza è stata davvero positiva. Il mio consiglio è quello di fare ricerche mirate, utilizzando i filtri che l’app consente di applicare. Naturalmente, vale anche la regola di saccheggiare gli armadi di mamme, zie e nonne, oltre che mercatini e negozietti vintage. Il mio guardaroba, già da qualche anno, include una giacca di montone appartenuta a mia madre negli anni ’80, un paio di piccole borse di cuoio sempre sue e una di cui sono particolarmente orgogliosa, acquistata su una bancarella di Portobello Road tanto tempo fa.

7. Scarpe, borse e giacche: no all’usa e getta

Uno dei limiti più importanti del mio vecchio guardaroba low cost era la scarsa durevolezza degli indumenti e degli accessori. Da qualche anno mi sto sforzando di resistere agli acquisti impulsivi e a basso costo, puntando a pochi pezzi che siano però di buona qualità, a prescindere dal brand più o meno blasonato. Per le calzature, in particolare, non essendo vegana, non ho problemi ad acquistare scarpe e stivali in pelle, che riesco poi a sfruttare per molti anni. La filosofia si basa sempre sull’evitare il più possibile il superfluo: non mi servono tre borse nere, se ho già un paio di sandali flat marroni nella scarpiera, non sto a comprarne degli altri.

ABBIGLIAMENTO SOSTENIBILE SCARPE

8. Moda sostenibile: come risparmiare

Diciamo che per acquistare abbigliamento sostenibile senza spendere troppo, bisogna investire un po’ di tempo e di pazienza alla ricerca di affari e sconti. Vale naturalmente il consiglio di approfittare di saldi e promozioni particolari, tipo Black Friday. Se avete vicino un outlet multimarca vale la pena provare a cercare qualcosa lì, soprattutto se vestite una taglia non molto richieste. Anche su Amazon, se non siete tra quelli che lo boicottano, è possibile trovare offerte a tempo particolarmente convenienti (io ho comprato di recente una blusa del marchio sostenibile svedese Filippa K pagandola meno di 30 euro). Infine, se avete le necessarie competenze tecniche potete puntare senza dubbio sull’autoproduzione: niente è più sostenibile del fai da te.

9. Abbigliamento sostenibile: marchi e siti

La premessa è che io non sono certo una fashion addict e che pertanto non sono esperta in fatto di marchi e siti in cui fare acquisti. Però sono felice di condividere con voi l’esito delle ricerche che ho fatto nelle ultime settimane. Per quanto riguarda l’abbigliamento sostenibile ed etico (materiali naturali, filiera organica, cruelty free etc) potete dare un’occhiata a Twothirds (coi saldi e col preordine si possono fare buoni affari, e la spedizione è gratuita), Altramoda (consigliato in particolare per intimo e lana merinos, anche qui ci sono offerte periodiche molto interessanti), Altromercato (io sono riuscita a prendere dei vestiti nella sezione outlet per pochi spiccioli), Zalando sostenibile, Cora Happywear, Filippa K, People Tree, Komodo, Dale of Norway e molto altro ancora. Anche i marchi Patagonia e Fjallraven, specializzati in abbigliamento outdoor, hanno politiche di sostenibilità molto apprezzabili (guardate su Snowinn e su SportOkay potete fare buoni affari). Vi segnalo inoltre il brand svedese Happy Socks, che produce calzini colorati, intimo e costumi, e che di solito propone sconti interessanti per il black friday. Per i bambini, esistono molti marchi, specie nord europei, che producono abbigliamento in cotone organico e lana merinos. Non sempre è facile trovarli a prezzi abbordabili, specie considerando la spedizione in Italia, ma con un po’ di impegno si possono fare buoni affari: io vi consiglio di seguire il sito Atomic Baby per abbigliamento per bambini piccoli (Frugi, Maxomorra, Duns e molto altro) e quello di Bimbiallaria per lana merinos e capi outdoor. Per le calzature sono meno ferrata, ma ho appena scoperto, grazie a una collaborazione professionale, il marchio Wildling Shoes, che mi ha sinceramente colpito per la comodità delle scarpe e la qualità altissima dei materiali. Per quanto riguarda l’usato per i bimbi, vi consiglio i negozi Baby Bazar (in passato ho utilizzato anche il sito Armadio Verde).

lana sostenibile

Naturalmente, questo post non è neanche lontanamente da considerarsi esaustivo. Anzi, vi chiedo di condividere dritte, siti, marchi e soluzioni in tema di moda etica e sostenibile, soprattutto se low cost!

10 Dicembre 2018 7 Commenti
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scarpe ecosostenibili
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Nelle mie scarpe

by Silvana Santo - Una mamma green 15 Novembre 2018

Cammina nelle mie scarpe* per qualche miglio almeno, prima di giudicarmi. Prima di giudicare il mio operato di madre e di donna. Vesti i miei panni, calza le mie scarpe, indossa la mia pelle prima di mettere in fila i miei errori e di stabilire la mia colpa. Calpesta la strada con i miei piedi, percorri il mio cammino dentro le mie scarpe. E se non puoi farlo, per favore, sospendi il tuo giudizio. Astieniti dai commenti, dalle insinuazioni, dai consigli non richiesti.

Cammina nelle mie scarpe morbide, cammina nelle mie scarpe sottili e flessibili per qualche miglio almeno. Calza le mie scarpe, o se vuoi procedi a piedi nudi, ma segui esattamente il tracciato della mia personale esistenza, senti sotto di te tutte le asperità naturali del mio terreno, che magari sono assai diverse da quelle che complicano e ravvivano il tuo. Schiva gli ostacoli che sarebbero toccati a me, salta i miei fossi e guada i ruscelli che solcano il percorso della mia vita. E se non sei in grado di farlo, ti prego, risparmiami le tue conclusioni giudicanti, le tue sentenze senza appello, la tua convinzione di sapere cosa dovrei fare e cosa dovrei evitare.

scarpe ecosostenibili bambini

Cammina piano dentro le mie scarpe, come se andassi a piedi nudi sulla polvere del mio stesso sentiero. Cammina a ritroso, per assistere allo spettacolo agrodolce del mio passato. Dei resti fumanti delle battaglie che ho combattuto, quelle che ho vinto e quelle che ho perso. Delle vette che ho dovuto scalare, degli antri in cui ho dovuto nascondermi e degli abissi dai quali sono dovuta riemergere. Lasciati inseguire dai fantasmi che assediano me, prova a seminarli come faccio io da tutta la vita. Nasconditi dai miei mostri privati, affacciati dalle stanze luminose della mia felicità. Solo allora, forse, potrai comprendere le mie ragioni e le scelte, quelle libere e quelle obbligate. Solo allora potrai capire la natura di quelli che non esiti a definire i miei sbagli. E se non puoi farlo, se non puoi vestire i miei panni e vivere il mio passato, per favore, non giudicarmi.

Abita nelle mie scarpe e dentro la mia casa. Nasci dai miei genitori, innamorati del mio compagno, frequenta le scuole che ho frequentato io, abbraccia i miei amici, piangi i miei lutti, dividi il letto col mio gatto, mangia il mio pane e brinda con la mia stessa birra. Partorisci i miei figli e crescili ogni giorno come faccio io, se vuoi sentirti in diritto di dirmi come dovrei tirarli su. Altrimenti, per favore, astieniti dal giudicare le mie decisioni, le mie opinioni, la rotta che cerco di seguire con fatica ogni giorno. Non giudicare nemmeno i miei sbagli, perché sono i miei, e di nessun altro.

scarpe morbide bambini

*Le mie scarpe, e quelle dei miei figli, sono di Wildling Shoes, un marchio che propone calzature realizzate con materiali sostenibili e naturali (cotone, lino, canapa, lana), con una speciale suola flessibile che garantisce al piede dei bambini (e non solo) l’adeguata protezione ma anche il massimo confort e una totale libertà. Con queste scarpe, in pratica, è come se si camminasse a piedi nudi, ma senza il rischio di traumi o problemi di alcun genere. La condizione ideale perché i piedi dei più piccoli crescano in maniera fisiologica e armonica, e perché le stanche appendici dei più grandi ritrovino il loro benessere. Le scarpe Wildling Shoes sono realizzate in UE a partire da materie prime ecosostenibili (cotone organico e lana non trattata) o da materiali riciclati come gomma e microfibra, e nello store online sono disponibili anche modelli vegani. Il design, che personalmente trovo davvero pazzesco, è ispirato a calzature tradizionali giapponesi, con una grande scelta di colorazioni e particolari lacci elastici comodissimi per i bambini e non solo, tanto che li ho voluti anche per me.

 

Noi stiamo provando le nostre Wilding Shoes nel mite autunno napoletano e ce le stiamo godendo davvero alla grande su ogni tracciato (abbiamo optato per dei modelli senza imbottitura con delle comodissime solette in canapa, ma potete trovare anche scarpe più pesanti, imbottite con lana non trattata o con poliestere). La sensazione iniziale è davvero di grande impatto: come se il piede, avvezzo alla costrizione nelle scarpe convenzionali, ritrovasse all’improvviso la sua naturale libertà. Un’esperienza davvero particolare anche per chi, come me, era comunque abituato a indossare scarpe comode con suole flessibili. E per chi teme di non si trovarsi a suo agio a così “poca distanza” dal suolo, sono disponibili solette in diversi materiali da inserire all’interno delle calzature.

Post in collaborazione con Wildling Shoesscarpe sostenibili wildling shoes

15 Novembre 2018 3 Commenti
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Come smettere di stirare per sempre (senza asciugatrice): i miei consigli

by Silvana Santo - Una mamma green 2 Novembre 2018

Se mi seguite da un po’ di tempo, forse lo avrete già scoperto: da anni ho scelto di smettere di stirare. Ci ho provato, per un po’. Attrezzando improbabili tavole da stiro negli appartamenti in cui vivevo da studentessa e poi lavoratrice fuori sede, oppure cimentandomi nei primissimi mesi del mio matrimonio. Ma ben presto ho deciso di dire basta. E non sono mai tornata indietro, pur non avendo mai acquistato un’asciugatrice. Adesso ho trovato anche un nuovo alleato in questo processo di liberazione ed emancipazione dal ferro da stiro: il quadro magico Giotto Magic. In questo post vi spiego di che si tratta, ma soprattutto condivido con voi le mie strategie e i consigli su come smettere di stirare. Per sempre.

giotto magic stendino salvaspazio

1. Come smettere di stirare: i vestiti giusti

Se vuoi smettere di stirare, è importante ragionare in quest’ottica fin dalla scelta dei tessuti e dei modelli che dovrai indossare. Se, come me, non hai un particolare dress code da seguire al lavoro, puoi per esempio ridurre il più possibile l’uso di camicie e polo, e sceglierle solo in tessuti che non si stropicciano troppo. Importante anche la scelta dei modelli di pantaloni, perché non tutti si prestano allo stesso modo alla rinuncia al ferro da stiro: vanno bene anche quelli ampi, ma dipende dal tessuto. A proposito di materiali strategici, il lino e il raso sono sono “nemici” di chi punta a smettere di stirare, mentre velluto, denim, cotone e filati (di buona qualità) si prestano di norma ad essere gestiti senza l’uso del ferro da stiro. Scegliere pantaloni, treggings e jeans con una minima percentuale di elastane aiuta a “stirarseli” addosso, facendo sparire le grinze all’istante. Se non potete, o non riuscite, a rinunciare a camicia e tailleur, potete comunque adottare degli accorgimenti per evitare di stirare il resto del bucato. E magari quello che vi serve è proprio Giotto Magic.

2. Come smettere di stirare: fare il bucato

La fase del lavaggio è importantissima per capire come smettere di stirare per sempre. I miei consigli prevedono innanzitutto la scelta di un detersivo non particolarmente aggressivo (io mi trovo bene con prodotti ad alta biodegradabilità e a basso impatto ambientale) e poi ridurre l’intensità della centrifuga, non superando i 600/800 giri al minuto. Questo naturalmente allungherebbe i tempi di asciugatura, ma con alcuni accorgimenti, e con lo stendino giusto, si può ovviare anche a questo inconveniente. L’ammorbidente non è affatto indispensabile, e parlo per esperienza personale: da molti anni l’ho sostituito con una soluzione di acido citrico che preparo io stessa, aggiungendo qualche goccia di olio essenziale per avere un po’ di profumo “di natura” e riesco comunque a non stirare praticamente più niente. L’ambiente, il portafogli e i tessuti stessi ringraziano. Chi ne ha la possibilità, infine, dovrebbe evitare di fare il bucato solo nel weekend, perché lasciare per troppo tempo il bucato ammucchiato nella cesta rende le grinze più ostinate (cercate comunque di non far partire la lavatrice troppo vuota, per evitare sprechi).

3. Come smettere di stirare: stendere i panni

La fase più cruciale, nella gestione del bucato, è probabilmente la stenditura. Intanto, è importante procedere il prima possibile, dopo che la lavatrice ha completato il suo lavoro. Anche di sera. Per quanto riguarda le tecniche di stenditura per smettere di stirare, non c’è bisogno di perdere troppo tempo, né fare fatica “extra”, si tratta solo di usare alcuni semplici accorgimenti per fare in modo che i panni si asciughino nel miglior modo possibile. Intanto, è utile non “ammassare” i panni sullo stendino, e dare una energica scrollata a ogni capo per distendere il tessuto prima di appenderlo (attenzione ai delicati, però). Per maglie e capispalla è preferibile utilizzare le grucce appendiabiti, o in ogni caso mollette e pinze che non lascino segni esagerati sulle fibre. Personalmente, faccio anche attenzione a dove “pinzare”, preferendo punti strategici come i passanti dei pantaloni o, per maglioni e t-shirt, in corrispondenza delle ascelle. L’uso di uno stendino ad hoc come Giotto Magic può risolvere i problemi di asciugatura del bucato, e ridurre la formazione di pieghe e grinze. Oltre a permettere di risparmiare spazio in casa ed essere molto bello da vedere, Giotto Magic è infatti concepito per consentire di stendere i panni nel migliore dei modi. Del tutto simile a un quadro quando è chiuso (personalizzabile con le proprie foto – io ho scelto uno scatto del nostro viaggio in Lapponia – e installabile sia negli ambienti interni che in balcone o terrazzo), una volta aperto diventa uno stendino salvaspazio che sfrutta la naturale ventilazione presente in casa e aiuta a stendere efficientemente i panni in qualsiasi ambiente della casa, riducendo i tempi di asciugatura rispetto a uno stendino tradizionale. E, soprattutto, di smettere di stirare.

giotto magic come smettere di stirare

4. Cambiare mentalità per smettere di stirare

I consigli pratici sono a mio parere molto importanti per capire come smettere di stirare per sempre. La scelta degli abiti, la potenza della centrifuga, lo stendino giusto possono fare davvero la differenza in termini di resa finale di un capo di abbigliamento e di riduzione delle pieghe. Ma quello che serve, in definitiva, per riuscire a smettere di stirare, è un cambiamento radicale della propria mentalità. Convincersi che non ci sia proprio niente di inappropriato, sgradevole o sconveniente nell’indossare una maglia pulita, comoda, di nostro gusto ma che non magari non è maniacalmente liscia. Sdoganare le pieghe residue. E ricordare a noi stessi in quanti modi fantastici possiamo impiegare il prezioso tempo risparmiato decidendo di smettere di stirare. Per sempre.

Post in collaborazione con Giotto Magic

Per voi che mi leggete, è attivo il codice 2018mammagreen, che vale 20 euro di sconto sugli Starter Kit da 145 e 155 euro. Sul sito Giotto Magic, comunque, trovate anche una nuova versione base di colore bianco che costa 80 euro.

2 Novembre 2018 3 Commenti
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Usato per bambini: 3 consigli per non correre rischi

by Silvana Santo - Una mamma green 20 Luglio 2018

L’usato per bambini sicuro e controllato è una strategia eccellente per risparmiare o, viceversa, ricavare qualche soldino da oggetti che non ci servono più. È il modo migliore per liberare spazio in casa e per allungare la vita di indumenti, giocattoli e altro, facendo tra l’altro un grande favore all’ambiente. (In questo post avevo raccontato quali sono secondo me le 5 ragioni per cui amare l’usato per bambini). Per non correre rischi ed evitare brutte sorprese, però, è raccomandabile adottare qualche accorgimento per fare in modo che la scelta dell’usato per bambini si riveli sicura e soddisfacente per chi acquista ma anche per chi vende.

Alla luce della mia recente esperienza con i negozi di usato per bambini Baby Bazar, ecco i miei tre consigli per non correre rischi.

1. Usato per bambini sicuro: scegliere un intermediario affidabile

La rete pullula di vetrine più o meno regolamentate per la vendita e l’acquisto di usato per bambini. Ma non sempre le regole sono chiare. Di solito, inoltre, non esiste alcuna garanzia imparziale sulla qualità e sulla sicurezza dei prodotti in vendita, né è possibile valutare la merce prima dell’acquisto. L’incontro tra domanda e offerta, inoltre, può essere difficile al punto da compromettere la riuscita dell’affare. Scegliere un intermediario di esperienza e affidabilità può essere la soluzione per evitare qualsiasi tipo di problema. Nei punti vendita Baby Bazar, per esempio, si può sempre contare su personale qualificato che passa al vaglio la merce con grande rigore, ne verifica integrità, funzionalità, pulizia e rispetto degli standard di sicurezza, e stabilisce un prezzo in linea con il mercato. In questo modo, chi acquista ha la certezza di scegliere un prodotto sicuro e funzionante, e di pagarlo il giusto. Chi vende, d’altro canto, ha la certezza di offrire i propri articoli a un prezzo adeguato e nella stagione ideale, garantendosi quindi luna maggiore possibilità di concludere la compravendita.

usato per bambini sicuro

2. Fare attenzione alla privacy

Aprirsi al mercato dell’usato per bambini significa in qualche modo aprire anche la propria casa ai potenziali acquirenti, che di norma sono degli sconosciuti. Oppure mettere i propri dati personali (indirizzo fisico e mail, numero di telefono etc) sul web, alla mercé di chiunque. Poter contare su un luogo “neutrale” per la vendita, che funzioni in qualche modo da filtro tra venditore e compratore permette di evitare qualsiasi preoccupazione da questo punto di vista. I negozi Baby Bazar rappresentano una soluzione molto comoda e sicura per tutti: gli oggetti da vendere vengono portati in negozio ed esposti in bella mostra, e i potenziali acquirenti hanno la possibilità di visionarli e selezionarli come in un qualsiasi negozio di articoli per l’infanzia. Lo shop online rappresenta una ulteriore opportunità per riuscire a fare incontrare domanda e offerta. Senza stress e senza rischi per nessuno.

usato per bambini sicuro come sceglierlo

3. Evitare sprechi di tempo

Seguire la vendita di usato per bambini può diventare un grande impegno in termini di tempo e di energie. Scattare fotografie, preparare le eventuali inserzioni online, gestire le telefonate e gli appuntamenti dei potenziali acquirenti. Affidare il lavoro a intermediari esperti e affidabili, come gli addetti dei punti vendita Baby Bazar, permette di affrontare la questione con la massima semplicità e senza alcuno sforzo, risparmiando tempo e risorse. Avere a disposizione il proprio “consulente di vendita”, con la possibilità aggiuntiva di seguire le vendite online in qualsiasi momento direttamente da casa, grazie all’area personale del sito che permette appunto di monitorare la vendita dei propri articoli e il credito maturato.

usato per bambini sicuro baby bazar

Usato per bambini sicuro Baby Bazar

Io sono molto soddisfatta di come stanno procedendo i miei affari al negozio Baby Bazar di Santa Maria Capua Vetere (CE). Da quando mi sono recata presso il punto vendita per consegnare i miei oggetti usati, non ho più avuto bisogno di tornarci fisicamente, seguendo invece l’esito delle vendite nella mia area personale del sito Baby Bazar (accessibile grazie alla scheda che ho ricevuto in negozio). Ho già maturato un po’ di credito, che presto andrò a riscuotere, approfittando magari per lasciare in vendita qualche altro articolo. Provateci anche voi, e fatemi sapere come va!

Post in collaborazione con Baby Bazar

20 Luglio 2018 0 Commenti
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negozi di usato per bambini
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Usato per bambini: cinque ragioni per amarlo

by Silvana Santo - Una mamma green 27 Giugno 2018

Comprare usato per bambini, oppure vendere ad altre famiglie quello che ai propri figli non serve più, può essere una soluzione davvero vantaggiosa per tanti motivi. Io, che sono reduce da un’esperienza di vendita (e di acquisto!) presso uno dei punti vendita Baby Bazar – la più grande realtà italiana nel settore dei negozi di usato per bambini -, ne ho trovati ben cinque.

1. L’usato per bambini è conveniente

E lo è sia per chi compra che per chi decide di vendere. Nei loro primi anni di vita, i nostri figli si lasciano dietro una quantità di oggetti – indumenti, giocattoli, libri, puericultura leggera e pesante – quasi o del tutto nuovi, per un valore complessivo di molte centinaia di euro (a voler fare una stima decisamente ottimistica). Risparmiare, acquistando usato per bambini sicuro e controllato, è un’idea molto saggia, così come lo è quella di racimolare qualche soldino rivendendo le cose che sono ancora in perfetto stato. L’importante, però, è affidarsi a canali sicuri e affidabili come la rete di negozi di usato per bambini Baby Bazar.

usato per bambini baby bazar

2. L’usato per bambini è sostenibile

Costruire giocattoli, carrozzine, seggiolini auto, sdraiette e tricicli ha un impatto sull’ambiente. Tessere pagliaccetti, body e completini ha un impatto sull’ambiente. Gettarli via, per giunta usati magari per un pugno di settimane, ha un impatto sull’ambiente. Allungare il ciclo di vita degli oggetti appartenuti ai nostri figli è un modo perfetto per ridurre l’impatto ambientale. Una scelta ecologica e sostenibile. Una scelta intelligente.

3. L’usato per bambini è divertente

Avete mai provato a vendere le cose che non servono più a vostro figlio e racimolare qualche soldino? Oppure a fare affari d’oro in un negozio di usato per bambini, risparmiando un sacco e comprando un prodotto di qualità, sicuro e perfettamente funzionante? In entrambi i casi, la soddisfazione è assicurata, ed è davvero enorme. Per evitare brutte sorprese, però, è importante rivolgersi a intermediari esperti e affidabili, che diano garanzie e supporto a chi compra e a chi vende. Come i negozi Baby Bazar, in cui tutti gli articoli vengono sottoposti a un rigoroso processo di selezione, perché arrivino sugli scaffali solo se sono perfettamente funzionanti, puliti e come nuovi (o davvero nuovi, col cartellino originale ancora attaccato!).

baby bazar usato per bambini

4. L’usato per bambini è etico

Perché dà la possibilità a tante famiglie di scegliere quello che desiderano per il loro bambino a costi accessibili. Nei punti vendita Baby Bazar, l’usato per bambini è etico due volte, perché gli oggetti rimasti invenduti per un certo tempo vengono, col consenso del proprietario, donati ad associazioni di beneficenza presenti sul territorio.

5. L’usato per bambini è a km zero

In tempi di shopping online e globalizzazione spinta, è rivoluzionario fare acquisti a chilometri zero, dando una nuova vita a oggetti che sono appartenuti a una famiglia del nostro stesso territorio. Il senso di Baby Bazar, con tanti punti vendita dislocati sul territorio nazionale, è anche questo.

usato per bambini

Come funziona la vendita di usato per bambini con Baby Bazar

Vendere qualcosa in un negozio di usato Baby Bazar è molto semplice: basta selezionare gli oggetti e verificare che siano in perfetto stato, funzionanti e puliti, portarli in negozio e sottoporli al vaglio degli addetti alle vendite, che con occhio esperto ne controlleranno le condizioni, ne valuteranno la corretta stagionalità (le vendite seguono appunto una logica stagionale, per favorire l’incontro tra domanda e offerta) e ne stabiliranno il prezzo di vendita adeguato, di solito pari a circa la metà del valore dell’articolo nuovo. A questo punto, si riceve una card personale con un pin che permette, attraverso l’area registrata sul sito di Baby Bazar, di seguire da casa il destino degli oggetti in vendita. Gli articoli restano esposti sugli scaffali per un periodo di due mesi, oltre il quale il loro prezzo viene scontato ulteriormente. Quello che resta invenduto anche dopo il terzo mese, viene infine dato in beneficenza (solo l’abbigliamento viene devoluto direttamente dopo 60 giorni). Il venditore ha diritto alla metà del ricavato, da ritirare in negozio, in contanti, a partire da 15 giorni dopo la vendita ed entro un anno dalla stessa.

Io ho messo in vendita diversi oggetti appartenuti a Davide e Flavia, nel giro di un paio di giorni c’è già stata la prima vendita e ora sono in trepida attesa delle successive, che sto monitorando da casa con la mia card personale.

E per gli acquisti?

L’esperienza di acquisto che ho fatto nel Baby Bazar di Santa Maria Capua Vetere (CE) è stata davvero piacevole e del tutto simile – in fatto di qualità della merce, spazi espositivi, cortesia e competenza degli addetti – a quella di un classico negozio di prodotti per bambini. L’unica differenza? Il prezzo! Io ho comprato dei libri come nuovi, esposti in uno scaffale ordinato e di facile consultazione. Li ho pagati pochi spiccioli, che per una famiglia di lettori seriali come la mia, è davvero una ottima notizia. La cosa che ho gradito di più è stata la disponibilità del personale, che con la sua esperienza e scrupolosità rappresenta una garanzia per tutti i clienti. E per chi preferisse fare acquisti da casa, è sempre disponibile il negozio online di Baby Bazar. Nei punti vendita si trovano anche detergenti, creme solari (rigorosamente nuovi) abbigliamento premaman e articoli per il puerperio.

Vi aggiornerò presto sui miei affari d’oro, voi magari, intanto, provate!

Post in collaborazione con Baby Bazar

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27 Giugno 2018 2 Commenti
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Una mamma blu

by Silvana Santo - Una mamma green 20 Giugno 2018

Il mio colore preferito è il blu, con buona pace della mia piccola principessa innamorata del rosa. Il mio colore preferito è il blu, in tutte le sue infinite e cangianti sfumature. Lo è fin da quando ero piccola, è una delle rare cose che per me non sono mai cambiate nel corso degli anni. Sono sempre stati blu i miei vestiti preferiti, era blu l’unica cameretta che abbia avuto da ragazza. Blu (con grande disappunto di mio padre) l’inchiostro delle mie penne, blu i gioielli e gli accessori più amati, blu i primi, imbranatissimi, esperimenti col trucco, che ormai risalgono a oltre vent’anni fa. E il blu è il colore che ho sempre scelto di preferenza, lo sapete, anche per gli abiti dei miei figli. Inclusa la femmina, perlomeno finché lei me lo ha permesso.

È strano, per me, dichiarare nero su bianco una cosa del genere, con tanta sicurezza. Non ho mai saputo indicare una “canzone preferita”, il libro tra i libri, il piatto più amato. Scegliere il più memorabile tra i tanti viaggi che ho fatto mi risulterebbe semplicemente impossibile, e ho fatto sempre fatica a decidere quale fosse la mia amica del cuore. Eppure, quando i miei figli mi chiedono “Mamma, qual è il tuo colore preferito?” rispondo senza esitazione, come ai test del Cioè di 25 anni fa: il blu (e l’azzurro, e il celeste).

Forse è che il blu è il colore del mare, che mi risuona dentro anche quando ne sono lontana. È il colore del sonno, della pace e della libertà. È il colore del cielo terso, della profondità, della notte prima che si abbandoni alle tenebre. Il colore dello spazio e dei sogni. Compensa in qualche modo l’ardore dei miei sentimenti e il caos che spesso mi si agita dentro. Riesce nell’impresa difficilissima di infondermi serenità, di placare momentaneamente la frenesia dei miei pensieri. Mi risolve, mi pacifica, mi distende. Almeno per un po’, è chiaro. Per questo, probabilmente, lo amo così tanto.

E lo indosso, ogni volta che mi è possibile, sulla pelle e sui vestiti, anche se forse non è proprio il colore che mi sta meglio. Turchese, acquamarina, blu notte, petrolio, denim: ogni tonalità incontra il mio gusto, cattura la mia attenzione, mi mette di buonumore. Soprattutto in estate, e non soltanto in spiaggia, mi vesto spesso e volentieri di blu. Le gonne e gli abiti lunghi, le fantasie floreali, le sfumature e le righe: tutto questo, per me, se declinato in una qualsiasi nuance di blu ha il sapore inconfondibile della bella stagione, del vento fresco, del tempo lento e della libertà. Dei tramonti in riva al mare e dei decolli verso una destinazione sconosciuta. Il sapore, azzarderei, della giovinezza. E se poi i capi blu sono anche in cotone organico o in lyocell (che forse avrete sentito chiamare anche tencel, una fibra biodegradabile e sostenibile estratta dall’eucalipto), come quelli bellissimi della collezione estiva di Esprit, ancora meglio. Il blu, forse anche più del verde, va d’accordo con le fibre naturali e con la moda sostenibile, secondo me. Perché rimanda alla purezza dell’acqua e alla limpidezza del cielo. Evoca istintivamente la pulizia, il rispetto, la freschezza.

abbigliamento donna esprit

Ritrovare il mio colore preferito tra le tendenze moda delle ultime stagioni è stata una sorpresa e una forte tentazione, per me che non sono abituata a seguire i trend modaioli né a farmi molte concessioni in tema di shopping personale. Il richiamo dell’adorato blu, dei quadretti Vichi, dei ricami tono su tono, del jeans proposto in tutte le salse e per tutte le stagioni, si è fatto sentire forte, per una volta, anche da me. Cerco sempre di non esagerare con gli acquisti personali e con quelli per Davide e Flavia, in un’ottica duplice di economia ed ecologia, ma confesso che una vetrina blu, una gonna turchese o una t-shirt stampata nei toni del celeste fanno ogni volta vacillare la mia proverbiale sobrietà in fatto di shopping.

Eppure so che dovrei puntare su altri colori, visto l’incarnato che mi ritrovo, il colore dei miei occhi e quello dei miei capelli. Ne sono consapevole, e in effetti mi sforzo di farlo. Ma il blu, nei vestiti, nel make-up e non solo, sarà per sempre il mio grande amore.

 

Post in collaborazione con Esprit

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20 Giugno 2018 0 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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