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Categoria:

pannolini ecologici

prodotti naturali per bambini 7 usi alternativi
cosmetici biologicipannolini ecologicipost sponsorizzati

7 prodotti naturali per neonati che uso anche ora che i miei figli sono cresciuti

by Silvana Santo - Una mamma green 2 Dicembre 2021

I pannolini ecologici e i prodotti naturali per neonati sono stati il mio pane quotidiano, quando i miei figli erano molto piccoli. Anche oggi che sono “cresciuti”, però, ci sono cosmetici e detergenti green per bambini che sono ancora presenti nella nostra casa, e che mi piace utilizzare ogni volta che posso.

Avevate mai pensato che i prodotti naturali per neonati possono essere perfetti e molto efficaci anche per gli adulti o bambini più grandicelli, magari per scopi leggermente diversi da quelli per i quali sono stati ideati?

Eccovi dunque i miei suggerimenti sui possibili usi alternativi dei prodotti per neonati. Meglio se naturali ed ecologici!

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2 Dicembre 2021 0 Commenti
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riciclare i pannolini e gli assorbenti
pannolini ecologicipost sponsorizzati

Riciclare i pannolini (e gli assorbenti): ora si può!

by Silvana Santo - Una mamma green 6 Novembre 2019

Sapevate che finalmente è possibile riciclare i pannolini e gli assorbenti usa e getta? La tecnologia per ridare vita a questi rifiuti che in passato non erano riciclabili esiste ed è italiana: è stata messa a punto da FaterSMART e viene già utilizzata nel primo impianto di riciclo di pannolini e pannoloni del mondo, operativo in provincia di Treviso, presso il sito di Contarina SpA. Per estendere questa opportunità a tutto il territorio nazionale, e cominciare così a riciclare i pannolini su larga scala, non resta dunque che “chiudere il cerchio” e chiedere alle autorità locali di realizzare nuovi impianti di riciclo ad hoc. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione, in grado di avere un ruolo fondamentale nella protezione dell’ambiente e nella prevenzione dell’inquinamento. I rifiuti da prodotti assorbenti per la persona rappresentano infatti circa il 4% del totale dei rifiuti urbani che ogni anno vengono prodotti in Italia (fonte: Ispra, Rapporto Rifiuti Urbani, 2017). Parliamo, in pratica, di circa un milione di tonnellate di pannolini che ogni anno finisce in discarica o negli inceneritori, e che invece ora potrà finalmente essere riciclato.

Come si possono riciclare i pannolini

riciclo dei pannolini usati

La tecnologia messa a punto da FaterSMART permette di riciclare i pannolini, gli assorbenti femminili e i pannoloni per l’incontinenza, trasformandoli in arredi urbani e in molti altri oggetti di uso quotidiano, come appendiabiti e mollette, cartoni per imballaggi industriali o nuovi prodotti assorbenti. Il sito in provincia di Treviso rappresenta il primo impianto industriale al mondo in grado di riciclare il 100% dei prodotti assorbenti usati: pannolini per bambini, pannoloni per incontinenza e assorbenti femminili. I rifiuti vengono per prima cosa sottoposti a un processo di sterilizzazione, dopodiché vengono “aperti” tramite vapore a pressione e separati nella varie componenti, come plastiche, cellulosa e polimeri assorbenti. In questo modo, da una tonnellata di rifiuti è possibile ottenere fino a 150 kg di cellulosa, 75 kg di plastica e 75 kg di polimero super assorbente. Riciclare pannolini e assorbenti permetterebbe di evitare il consumo di 10 ettari di terreno ogni anno (quanto 13 campi da calcio) ed evitare emissioni di gas climalteranti pari a quelle assorbite ogni anno da oltre 30.000 alberi.

Riciclare i pannolini: la soluzione per tuttiriciclare i pannolini usati

Chi mi segue da un po’ di tempo, sa che quando i miei figli erano piccoli ho usato molto i pannolini lavabili, ma visto l’impegno extra che era richiesto e la frenesia delle nostre vite (considerando anche il fatto che Davide e Flavia sono nati in meno di due anni), ogni giorno mi ritrovavo comunque a dover smaltire anche dei pannolini usa e getta. Sarebbe stato davvero fantastico poter contare su un sistema di gestione che ne permettesse il riciclo. Un sistema che ora esiste e che potrebbe, se applicato su larga scala, fare una grande differenza in termini di impatto ambientale, senza stravolgere le abitudini quotidiane della maggior parte delle famiglie. A questo scopo, FaterSMART ha ideato anche uno speciale contenitore per la raccolta differenziata di pannolini, assorbenti e pannoloni usati. Si chiama SMARTbin ed è progettato appositamente per gli ambienti esterni, alimentato da un pannello solare e dotato di un sistema che permette di pesare i rifiuti, in modo da assegnare premi e incentivi alle famiglie più attente all’ambiente.

Cosa possiamo fare per promuovere il riciclo dei pannolini

come riciclare i pannoliniQuello che possiamo fare come cittadini, per fare in modo che sempre più pannolini (e assorbenti) vengano riciclati, è chiedere alle amministrazioni locali di adottare questa tecnologia e promuovere la creazione di nuovi impianti che possano riciclare i pannolini. D’altra parte, la raccolta differenziata di rifiuti da prodotti assorbenti è già stata introdotta in circa 900 comuni italiani e 14 milioni di italiani sono già raggiunti da questo servizio. Quello che servirebbe, dunque, è la realizzazione di nuovi impianti di riciclo dei pannolini e dei prodotti assorbenti per la persona in generale.

Il riciclo dei pannolini a Ecomondo

Per promuovere la sua tecnologia per il riciclo dei pannolini e degli assorbenti, FaterSMART è presente in questi giorni a Ecomondo 2019, la fiera di riferimento in Europa per l’innovazione industriale e tecnologica dell’economia circolare, con uno stand dedicato alla sua innovativa tecnologia per riciclare i pannolini e gli altri prodotti assorbenti per la persona. . Nel corso di questo secondo appuntamento sarà anche presentato lo Smart Bin, un contenitore intelligente per la raccolta differenziata dei pannolini.

Cosa ne pensate? Vi piacerebbe, o vi sarebbe piaciuto, poter riciclare i pannolini e gli assorbenti?

riciclare i pannolini usati

 

Post in collaborazione con faterSMART

6 Novembre 2019 6 Commenti
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pannolini lavabili culla di teby
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Fare il genitore è un lavoro sporco

by Silvana Santo - Una mamma green 3 Maggio 2017

Fare il genitore è uno sporco lavoro. In tutti i sensi. È uno sporco lavoro, pannolini lavabili o monouso a parte. Perché a volte ti costringe al compromesso tra quello che vorresti e quello che senti essere più giusto. Perché ti fa stancare e preoccupare. Perché ti toglie il sonno in tanti modi diversi. È uno sporco lavoro perché, a volte, ti obbliga a mentire. Per proteggere tuo figlio dalla tua tristezza, o dalla tua rabbia, o da un rimpianto che non vuole andare via. Perché a volte ti impone delle rinunce, delle scelte difficili, dei compiti ingrati. Degli strappi con te, con tuo figlio stesso o con il resto del mondo.

Ma fare la madre – e il padre – è uno sporco lavoro anche in senso letterale. Ti schizza di sangue quando tutto comincia, e di latte qualche mese dopo, che sia il tuo o meno non ha davvero importanza. Ti bagna di lacrime, quando sei esausto e spaventato o felice in un modo che prima non sapevi neanche immaginare. Ti imbratta di cibo preparato con amore, e scagliato dappertutto per gioco o per un rifiuto che fa male appena un po’. Ti fa starnutire, e tossire. Ti fa ammalare insieme a tuo figlio. Come non ti capitava da decenni. Senza impedirti di restare in piedi, perché un genitore resta tale anche quando non è in forma.

culla di teby pannolini lavabili

Perché ti regala la possibilità meravigliosa di sporcarti le mani di terra, di colori e di cioccolato. Senza vergogna e senza ritegno. Di impastare nella farina insieme alle manine dei tuoi figli, di costruire castelli di sabbia e scavare tunnel nel fango. Di insozzarti di vita e d’amore. Di natura, di libertà, di passione. Fare i genitori è un lavoro sporco e bellissimo, certe volte. Un lavoro che sa di istinto e di verità.

Fare il genitore è uno sporco lavoro quando tuo figlio sta male e vomita in piena notte nelle lenzuola pulite. E tu arrivi a fare cose che non avresti creduto possibili, che, nella vita “di prima”, ti facevano tremare di ribrezzo al solo pensiero. È un lavoro sporco perché per anni devi cambiare pannolini puzzolenti. È un lavoro sporco perché quei pannolini inquinano il mondo e pesano sul mondo in cui tuo figlio vivrà e crescerà. È un lavoro che può diventare più pulito – anche se sembra un paradosso – se almeno ogni tanto i pannolini li lavi e li rilavi, invece di buttarli via. Perché ti sporcherai le mani molto meno di quanto sembri a chi non ci ha mai provato, ma avrai risparmiato alla Terra un sacco di schifezze evitabili, e non solo in discarica. Perché la pelle di tuo figlio respirerà linda e sana – pulita per davvero, che poi è quello che conta, perché la parte peggiore finirà via con lo sciacquone, invece che appestare l’aria della tua casa in attesa di gettare via l’immondizia. È un lavoro che, se usi i pannolini lavabili, ti insegnerà a riconoscere “a naso” eventuali piccoli malanni, o a prevedere la comparsa di un nuovo dentino. È un lavoro sporco che per fortuna sarà comunque la lavatrice a sobbarcarsi. E grazie alla tecnologia tessile più moderna, non sarà, in fondo, davvero così “sporco”, a pensarci bene.

Fare il genitore è uno sporco lavoro, ma in qualche modo ti fa sentire più pulito. Perché l’amore che ti restituisce profuma come un balsamo, e ti fa brillare gli occhi di una luce nuova.

Post in collaborazione con Culla di Teby, i pannolini lavabili progettati e realizzati completamente in Italia, facili da usare e da pulire, ecologici ed economici. Perfetti anche per la piscina e, nelle situazioni in cui non si dispone di una lavatrice, utilizzabili in modalità ibrida con gli appositi inserti usa e getta.

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3 Maggio 2017 0 Commenti
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Il posto più strano dove ho cambiato un pannolino (biodegradabile)

by Silvana Santo - Una mamma green 18 Luglio 2016

C’è stata quella volta, in montagna. Mio figlio era minuscolo e l’ho cambiato in equilibrio su una lamina di dolomia rosa luccicante. Magari non è stato il posto più strano dove ho cambiato un pannolino, ma di certo il più suggestivo. Ricordo che il panno usato è poi finito arrotolato stretto in un sacchetto per essere riportato a valle con noi, perché al rifugio non si potevano lasciare rifiuti di alcun genere.

E poi quell’altra, chi se la dimentica. Era il nostro anniversario ed eravamo appena arrivati nell’albergo prenotato in fretta e furia su internet. Non costava poi tanto, ma era molto più elegante di quanto mi era parso sul sito. Senz’altro di più rispetto alla media dei posti che frequentiamo di solito. Peccato che lui, sempre il primogenito, abbia deciso di mollarla di soppiatto nella hall, nel mezzo delle operazioni di check in, e che il pannolino che indossava gli era stato sistemato malissimo. Risultato: una fuoriuscita immonda sul pavimento lustro dell’albergo, io che cercavo di rimediare con le salviette umide mentre suo padre teneva impegnato il portiere e un cambio rocambolesco nel bagno del ristorante. In piedi, praticamente al volo, per non sporcare nulla.

Altro anniversario, altro albergo. A Ravello, in Costiera Amalfitana. Davide aveva pochi mesi, avevo sistemato un cuscino particolarmente rigido su un supporto per valigie di quelli pieghevoli, che entrava perfettamente nel bagno della nostra camera. Un telo da doccia e via: il perfetto fasciatoio da viaggio improvvisato.

Però il posto più strano dove ho cambiato un pannolino è stato forse il pavimento dell’aereo che ci portava dall’Italia alla Repubblica Dominicana, nel nostro primo viaggio intercontinentale coi figli. In quell’occasione, a cosce all’aria c’era Flavia, che non aveva voluto saperne di restare buona sul microscopico fasciatoio a ribalta del bagno dell’aereo (e come darle torto?), per cui avevamo dovuto arrangiarci in un altro modo, cercando di mantenere il massimo aplomb e tutta la discrezione che le circostanze consentivano.

E ancora: cambi volanti a quattro mani nei bagni microscopici dei ristoranti, pannolini infilati pericolosamente su lettini da mare, rocambolesche operazioni di toeletta all’ombra di alberi secolari e siepi in fiore. E chissà quante altre mirabolanti avventure ci attendono fino a quando anche Flavia non inizierà finalmente a usare il vasino.

I cambi più estremi li ho fatti quasi sempre coi pannolini usa e getta ecologici, perché in viaggio e in vacanza li preferiamo di solito ai lavabili. In questo periodo abbiamo avuto occasione di provare i pannolini Nappynat, biodegradabili e compostabili, anallergici e made in Italy. Prodotti con materie prime di origine vegetale, non contengono profumi e sono privi di ftalati e additivi chimici. Sottili ed esteticamente del tutto simili ai classici pannolini “di plastica”, si chiudono con velcro riposizionabile e hanno superato alla grande la prova della maxipipì notturna di Flavia. Hanno ricevuto diverse certificazioni di qualità, dal marchio Vegan Ok al bollino internazionale Allergy certified, e costano meno dei marchi di usa e getta più blasonati. Se volete provarli, approfittate degli sconti e delle promozioni del momento, oppure sottoscrivete un abbonamento.

Questo post è offerto da Nappynat Natural Care

18 Luglio 2016 4 Commenti
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pannolini lavabili difetti
pannolini ecologici

I lati negativi dei pannolini lavabili

by Silvana Santo - Una mamma green 24 Giugno 2016

In casa nostra si usano pannolini lavabili da ormai tre anni circa, prima con Davide, in un regime al 50 e 50 con gli usa e getta ecologici, e ora con Flavia, che li indossa sempre, a parte la notte. Non mi considero una grande esperta (anche perché non sono mai entrata nel tunnel degli acquisti compulsivi), ma lavo e stendo panni di stoffa da anni, e nel tempo ho avuto modo di provare diversi modelli e vari marchi.

Ecco perché mi sento in dovere di elencare quelli che per me sono i (pochi) lati negativi dei pannolini lavabili, non già per denigrare una strada che io stessa ho scelto di percorrere con convinzione e successo, ma perché credo che chi si limiti ad esaltarne gli aspetti positivi non renda davvero un buon servizio alla “causa”. Anzi, sono sicura che essere realmente consapevoli delle possibili difficoltà permetta ai genitori che pensano di provare o di passare ai lavabili di avere aspettative più realistiche e, di conseguenza maggiori possibilità di riuscita.

La scelta dei pannolini lavabili

Per qualcuno si tratta di un aspetto divertente, più che di uno dei lati negativi dei pannolini lavabili, ma sappiate che per individuare il prodotto adatto alle proprie esigenze occorrono tempo, pazienza e buona volontà. Nonché un piccolo budget, che si può comunque in gran parte recuperare rivendendo gli acquisti iniziali che si dovessero rivelare inadeguati. Sul mercato, infatti, esiste una grande varietà di modelli di pannolini lavabili, oltre a una infinità di marche diverse, e, nonostante l’efficacia dei consigli altrui, l’unico modo per capire cosa possa fare al caso proprio è fare delle prove “sul campo”. Alcuni bambini, ad esempio, tollerano bene i materiali naturali a contatto con la pelle, mentre altri si irritano e si arrossano, trovandosi decisamente meglio con tessuti sintetici come il pile. A seconda poi della struttura fisica del bambino (longilineo o paffuto, con le cosce esili o tornite) alcuni tipi di pannolini lavabili si riveleranno più adatti di altri, e addirittura pannolini dello stesso modello ma di marche diverse riveleranno una vestibilità completamente differente.
Ogni genitore, inoltre, deve capire se si trova meglio coi pocket, con gli all in one, coi fitted o con gli altri modelli, se preferisce la chiusura con il velcro o con i bottoni, le taglie uniche o quelle diversificate, etc etc. E man mano che il bambino cresce è possibile che si debbano fare delle modifiche o integrazioni al “parco pannolini” iniziale, eventualmente rivendendo i pezzi che non vanno più bene. Chi ha una pannolinoteca vicino potrà sicuramente risparmiare tempo ed energia facendo delle prove e toccando con mano i vari modelli, ma in ogni caso un po’ di tempo per “studiare” e provare andrebbe sempre messo in conto.

Imparare a lavare i pannolini lavabili

Tra i lati negativi dei pannolini lavabili c’è poi la necessità di imparare a lavarli per bene, cambiando a volte radicalmente la routine a cui si era abituati. Non basta infatti scegliere un detersivo ecologico senza enzimi, bandire ammorbidenti, smacchiatori e altri additivi industriali per garantirsi il lavaggio perfetto. Bisogna individuare il programma di lavaggio giusto, la quantità di detersivo adeguata (che varia anche in base alla durezza dell’acqua e al carico della lavatrice), la centrifuga che non fa danni, la quantità di acqua sufficiente. A volte è necessario aggiungere forzatamente acqua alla lavatrice per risciacquare bene i pannolini, rimuovendo dal tessuto residui di detersivo che possono causare cattivi odori e irritazioni. Anche una procedura di lavaggio acquisita e rodata può smettere di “funzionare” in periodi particolari, come la dentizione o la somministrazione di certi farmaci.

In caso di infezione

Ogni genitore spera naturalmente che i propri figli siano sempre in perfetta salute, ma purtroppo a tutti i bambini capita di ammalarsi. In alcuni casi – candida o altre infezioni cutanee, gastroenterite virale, infezioni delle vie urinarie – i pannolini lavabili devono ovviamente essere sanificati prima di poter essere utilizzati di nuovo, per evitare il rischio di recidive. Basta aumentare la temperatura di lavaggio e aggiungere un cucchiaio di percarbonato, ma occorre comunque un minimo di attenzione in più, soprattutto per evitare di danneggiare le fibre usando acqua troppo calda.

Lati negativi dei pannolini lavabili: il nido

Un altro dei lati negativi dei pannolini lavabili è che purtroppo non sono ancora accettati da tutti i nidi d’Italia. Nell’attesa che la mentalità cambi (e possiamo adoperarci tutti insieme perché questo accada il più velocemente possibile), esiste il rischio effettivo di dover tenere i lavabili nel cassetto per molte ore della giornata, e di affrontare una seconda spesa per acquistare i pannolini usa e getta da portare al nido. Un compromesso, da questo punto di vista, possono essere i lavabili con inserti usa e getta, ma non è detto che il nido li accetti e che – torniamo al primo punto – si rivelino adatti alle esigenze di tutti i bimbi e di tutti i genitori.

Per la nostra famiglia, questi inconvenienti non sono mai stati una ragione valida per pensare di desistere, e sono convinta che i lati positivi dei pannolini lavabili, per l’ambiente, per la salute e per il portafogli, prevalgano di gran lunga. Ma è giusto che chi si approccia a questa esperienza per la prima volta sia consapevole di quello a cui va incontro, nel bene e anche, ma solo un po’, nel male.

Voi cosa ne pensate?

24 Giugno 2016 11 Commenti
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essere madrepannolini ecologici

Togliere il pannolino: la ricetta della fiducia

by Silvana Santo - Una mamma green 26 Aprile 2016

Da quando sono madre non faccio che sbagliare. Mi capita di fare anche cose giuste, certo, ma gli errori fioccano come popcorn in una padella scoperta. Spesso, sento di poter dire dopo oltre tre anni di esperienza, sono sbagli fatti per mancanza di fiducia. In me stessa, nel mio istinto, nel mio quinto senso e mezzo, ma anche nei miei figli (soprattutto nel primogenito, che in quanto tale paga lo scotto di essere il primo a vivere le mie “prime volte” da madre). A volte basta, o sarebbe bastata, un pizzico di fiducia in più per evitare tensioni, inconvenienti o crisi vere e proprie.

Prendi, ad esempio, la faccenda del togliere il pannolino. L’estate scorsa Davide aveva due anni e pochi mesi. Non parlava, non mostrava fastidio quando si sporcava, si bagnava ancora moltissimo durante il sonno. Ma l’anagrafe imponeva di tentare, e molte mamme, d’altro canto, erano riuscite nell’impresa con figli anche parecchio più piccoli. Il tentativo, non troppo convinto e inquinato da una certa dose d’ansia, è stato un fiasco completo. Non solo lui non mostrava di voler collaborare in alcun modo, ma si percepiva proprio il suo disagio. Non voleva spogliarsi, odiava farsi lavare e cambiare, non sopportava di doversi sedere sul vasino o sul water. Era irascibile, nervoso. Addirittura dormiva male e mangiava malvolentieri.

Nonostante i più ci consigliassero di insistere (“Non tornare indietro, se no lo confondi”), in accordo col papà abbiamo deciso di lasciar perdere, arrivando al terzo compleanno ancora di pannolino muniti. Nel frattempo abbiamo continuato ad affrontare l’argomento, anche attraverso dei libri a tema, aspettando che l’inverno passasse e che Davide fosse finalmente disponibile a gettarsi alle spalle la sua vita da bimbo pannolinato.

E questo momento, alla fine, è arrivato. Sorprendente, apparentemente senza ragioni precise. Un venerdì mattina, alla bella età di tre anni e due mesi, mio figlio si è alzato dal letto dicendo: “Vuolo la mutandina (dei Minions, ndmamma), il pannolino è per i piccoli come Plaia”.

Da allora sono passati dieci giorni, nel mezzo c’è stato un impegnativo viaggio all’estero, con tanti trasferimenti, giornate fuori casa e infiniti percorsi su mezzi pubblici, e gli “incidenti” si contano sulle dita di una sola mano. Noi grandi di casa non abbiamo fatto niente di particolare, se non assecondare nostro figlio e provare a fidarci di lui (anche quando in molti ci sconsigliavano di affrontare il lungo viaggio senza pannolino). Nessuna ricetta infallibile, nessuna routine vincente. Ha fatto tutto da solo, perché evidentemente era pronto e consapevole. Ci è arrivato tardi? Pazienza. Ci è arrivato felice, ed è tutto quello che conta.

26 Aprile 2016 23 Commenti
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pannolini lavabili pocket
pannolini ecologiciuna mamma per due

Un pannolino (lavabile) per due

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Novembre 2015

Uno era alto e massiccio, l’altra è piccola e tonda. Uno ha sempre divorato i suoi pasti solidi, l’altra – a pochi giorni dal primo compleanno – continua a preferire di gran lunga il latte di mamma. Uno, soprattutto, è maschio, mentre l’altra, evidentemente, non lo è. Inevitabile allora che i pannolini lavabili che Davide ha usato (e usa marginalmente tuttora) con successo per tanto tempo si stiano rivelando meno efficaci con Flavia, con qualche tracimazione più o meno copiosa (soprattutto, mi pare di aver concluso, quando uso inserti assorbenti in microfibra al posto di quelli in bambù).

Può succedere, mi dicono altre mamme plurime avvezze ai lavabili.

E allora noi cerchiamo una soluzione, che possibilmente non preveda la sostituzione dell’intero parco pannolini, acquistato quasi tre anni fa pensando, per ragioni di sostenibilità e convenienza, di sfruttarlo anche per un eventuale fratellino (o sorellina, come poi è stato). Per ora, scartati i pochissimi inserti in microfibra che avevo, sto cercando di fare più attenzione nel regolare i pannolini (usiamo dei pocket taglia unica) e aggiungo uno strato assorbente quando prevedo pisolini o uscite lunghe. Mi pare che stia aiutando anche una cura particolare nel lavaggio: ho fatto qualche risciacquo extra, che ha eliminato residui di detersivo e migliorato l’assorbenza degli inserti.

Comunque non escludo, nell’immediato futuro, di comprare qualche booster aggiuntivo che offra un’assorbenza maggiore (a questo proposito: si accettano consigli su marche con ottimo rapporto qualità/prezzo, materiali, etc).

Tutto questo per dire: se avete amato, o odiato, un certo pannolino lavabile con il vostro primo figlio, non vi aspettate per forza la stessa esperienza con eventuali fratelli. Ogni bambino è diverso dall’altro, e anche ogni vescica lo è! 😉

4 Novembre 2015 6 Commenti
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mamma greenpannolini ecologici

Bambini usa e getta

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Maggio 2015

Non solo pannolini. Un bambino occidentale “tipo” utilizza ogni giorno decine di prodotti usa e getta, spesso non riciclabili e più o meno inquinanti. In pratica, si porta dietro, suo malgrado, una personale e nauseabonda discarica. Eppure è quasi sempre possibile trovare un semplice compromesso tra la praticità del monouso e il rispetto dell’ambiente. Risparmiando anche un sacco di soldi.

Salviettine imbevute
Basta limitarne l’uso il più possibile (ad esempio solo quando si è fuori casa, o per situazioni particolarmente…zozze). In alternativa si puó usare un po’ di carta igienica inumidita o sciacquare direttamente con acqua tiepida. In ogni caso esistono sul mercato salviettine biodegradabili e con formulazione ecobio.

Fialette per lavaggi nasali
Si possono sostituire tranquillamente con un flacone grande di soluzione fisiologica da spruzzare con una siringa senz’ago (che può essere lavata e riutilizzata) nelle narici del bambino. Le fiale monodose rimangono una soluzione pratica per quando si viaggia.

Aspiratore nasale
Ne esistono modelli lavabili e riutilizzabili (a bocca o elettrici). Io devo confessare di avere finora preferito i ricambi monouso per ragioni igieniche, ma ne ho appena comprato un nuovo tipo che si può riutilizzare. Comunque, un lavaggio nasale ben eseguito, con la fisiologica che foriesce dall’altra narice, riduce notevolmente la necessità di ricorrere all’aspiratore.

Fazzoletti di carta
Meglio optare, almeno dentro casa, per quelli “sfusi”, contenuti nelle box di cartone: meno plastica, meno rifiuti da imballaggio.

Quadrotti di ovatta
In fondo se ne può fare tranquillamente a meno, lavando il bebè sotto un po’ di acqua corrente. Quando proprio servono, meglio scegliere quelli in cotone organico e non trattato.

Coppette assorbilatte 
Con quelle lavabili, in cotone o bambù, si risparmiano un sacco di soldi, oltre che ridurre la produzione di rifiuti non riciclabili. Assorbono tanto, si lavano in lavatrice e sono molto delicate sulla pelle (parlo per esperienza personale).

Pannolini
Ovviamente ci sono i lavabili. Ne esistono tantissime varianti, in modelli e materiali molto diversi. Non è così difficile trovare una soluzione adatta alle proprie esigenze. Anche adottare un regime misto (usa e getta e lavabili), oppure usare quelli riutilizzabili solo per un periodo di tempo limitato, è un contributo importante alla riduzione dei rifiuti. In alternativa o in associazione ai pannolini lavabili è possibile scegliere usa e getta a basso impatto ambientale, biodegradabili, privi di sostanze tossiche e con ridotte quantità di gel assorbenti.

Confezioni di  baby food
L’autosvezzamento e le pappe fatte in casa permettono di eliminare alla radice il problema dei rifiuti. Ma anche chi preferisce gli alimenti industriali può fare molto: preferire confezioni in vetro a quelle di plastica, riutilizzare il più possibile i vasetti (ad esempio per conserve o progetti di artigianato), fare sempre la raccolta differenziata.

Traverse assorbenti
Molto utili nella fase di spannolinamento, per evitare “incidenti” a carico dei materassi, esistono anche in versione riutilizzabile, facili da lavare e ad asciugatura rapida.

Bavaglini e tovagliette monouso
Un’alternativa altrettanto allettante ai classici prodotti di stoffa è rappresentata da tovagliette e bavaglie in plastica rigida e impermeabile: basta un colpo di spugna e tornano puliti.

Cotton fioc
Pratici e igienici, forse insostituibili (ma se vi viene in mente qualcosa, scrivetelo nei commenti), ma è utile scegliere quelli 100% biodegradabili, evitando i bastoncini in plastica.

 

8 Maggio 2015 8 Commenti
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intervistemamma greenpannolini ecologici

Elimination Communication: intervista a una mamma che ha rinunciato ai pannolini

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Dicembre 2014

Photo ©Cora Simone

Photo ©Cora Simone

Devo ammetterlo. La prima volta che ne ho scritto, io stessa non sono riuscita a nascondere un certo scetticismo. Abituare un neonato al vasino, attraverso la cosiddetta EC (Elimination Communication), mi è sempre parsa un’impresa davvero troppo ardua, riservata a poche coppie di genitori volenterosi e, in un certo senso, privilegiati. Adesso mi è capitata l’occasione per saperne di più, attraverso l’incontro virtuale con Cecilia, una madre che ci ha provato con successo, tanto da mettersi a studiare per insegnare questo “sistema” anche ad altri genitori.

Penso che la sua testimonianza possa essere interessante per tutti, a prescindere dalle scelte che poi ciascun genitore fa per la propria famiglia.

In cosa consiste la “tecnica” dell’EC? Quali sono i suoi vantaggi?
La EC (Elimination Communication, o comunicazione dell’evacuazione in italiano) è una modalità di interazione con i bambini piccoli che, volendo fin dalla nascita, supporta la loro consapevolezza innata rispetto ai propri bisogni fisiologici e alla pulizia propria e di chi li cura, e che evita quindi la dipendenza dal pannolino. Ci sono delle tecniche che favoriscono questa comunicazione, basate sull’osservazione del bambino, sul buon senso e a volte anche sull’istinto dei genitori. I vantaggi maggiori, dal punto di vista personale, sono una interazione col bambino più profonda e consapevole, il rispetto per le capacità innate del bambino e il supporto che ricevono, il rinforzo delle intuizioni dei genitori, tutte aree che nella nostra cultura sono un po’ svalutate.

E sul piano “materiale?
Dal punto di vista pratico, si conquista una facilità incredibile nel pulire i bambini anche dopo la cacca più impensabile (basta un po’ d’acqua o una salvietta); una minore incidenza dell’eritema da pannolino, se non la sua totale assenza; una ridotta dipendenza dal pannolino stesso, che porta quindi a poter effettuare lo spannolinamento prima e con modalità diverse rispetto a quelle predominanti; e per chi usa i pannolini lavabili certamente un carico ridotto di pannolini da pulire. Dal punto di vista della salvaguardia ambientale, poi, c’è una enorme riduzione della quantità di pannolini gettati nella spazzatura. Questo ha ovviamente anche un impatto notevolmente positivo sulle finanze familiari. Infine, quando si è trattato di portare campioni al dottore, raccoglierli è stato relativamente facile: un dettaglio che non avrei apprezzato se non mi fosse servito di farlo, ma che si è rivelato utilissimo.

Messa così, sembra la panacea di tutti i mali… Ci saranno anche delle difficoltà?
Le difficoltà maggiori per noi sono stati la stanchezza che vince su tutto, anche su idee e ideali, sfidare i pregiudizi nostri e di chi ci circonda nell’imparare a fidarci davvero di nostro figlio, nel credere che un essere così piccolo possa davvero essere in grado di avere una comunicazione tanto precisa dei suoi bisogni, e infine i periodi in cui l’EC non sembrava funzionare, per cui la tentazione di ricorrere al pannolino e dimenticarsi tutto era fortissima.

Tu quando hai iniziato? Ci racconti la tua esperienza?
Io ho cominciato quando mio figlio aveva circa 6 settimane. Non conoscevo l’EC prima, ma durante l’allattamento avevo cominciato a ricercare la marca e tipologia migliore di pannolini lavabili e, dopo aver trovato vari riferimenti all’EC, mi sono documentata meglio e mi sono entusiasmata (tanto che ora sto seguendo un corso per diventarne insegnante sia per gruppi che per singole famiglie). Pur non avendo esclusivamente usato l’EC e in particolare avendo scelto di non usarla di notte, sia io che mio marito l’abbiamo incorporata nella nostra consapevolezza e nella nostra routine di accudimento del bambino, con percentuali di successo e di costanza variabili (a volte, appunto, la stanchezza vince su tutto!), ma comunque con buoni risultati almeno per le cacche (le pipì sono state molto più difficili). Io sono potuta restare a casa fino agli otto mesi del pargolo, quindi sono riuscita a creare una buona base. Poi, fra andare dai nonni e dover tornare al lavoro, sicuramente l’EC ha sofferto, ma non abbiamo smesso di usarla quando potevamo, la sera, al weekend, in vacanza. Devo dire che siamo cosi’ riusciti a creare una consapevolezza condivisa dei bisogni fisiologici del bambino e che per lui e’ stato molto facile, una volta cominciato a “parlare”, chiedere di usare il vasino. Ci sono stati anche periodi in cui l’EC sembrava andare a rotoli, con pipì un po’ ovunque, ma sono stati brevi (una settimana il più lungo) e sempre seguiti da una maggiore abilità di gestirsi e comunicare. Adesso, a 19 mesi, non usiamo più il pannolino di giorno da circa 8 settimane, la sua consapevolezza rispetto alla cacca è totale e sta diventando pressoché completa anche rispetto alla pipì, per cui ha avuto bisogno di più tempo (anche per motivi fisiologici, è uno stimolo più difficile da riconoscere in anticipo e trattenere). E noi, anche quando sospettiamo che voglia semplicemente giocare sul wc, se ci chiede di andare abbiamo imparato ad ascoltarlo!

Ma non è un approccio un po’ troppo drastico, non si opera una forzatura eccessiva dei tempi naturali di sviluppo del bambino?
Non è un atteggiamento radicale da ambientalisti convinti, anzi fino agli anni ‘30 e ‘40 era assolutamente normale anche nel mondo occidentale (molto più a lungo in Europa orientale e ovviamente si usa senza drammi anche oggi in culture e paesi diversi dai nostri), poiché non esistevano i pannolini usa e getta. E non è un’educazione precoce, nel senso di troppo anticipata, al vasino, poiché lo scopo primario è rispondere alle necessità di base del bambino, non forzarne lo sviluppo.

Pensi che sia una strada percorribile anche per le mamme che lavorano o che hanno più di un figlio?
Assolutamente sì! Penso che sia grande la tentazione del “tutto o niente” quando si parla di EC (come anche di altre aree quando si tratta di crescere figli!), ma in realtà, e la mia esperienza lo prova, un atteggiamento più rilassato e una pratica part-time, cioè fare quel che si può quando si può, darà comunque dei risultati per noi stupefacenti. L’importante, come in molte altre aree dell’essere genitori, è mantenere accesa la consapevolezza e la fiducia che le necessità primarie sono innate nei bambini e cosi’ la loro capacita’ di riconoscerle e comunicarle. E poi prenderla con filosofia, accettare che ci siamo momenti in cui genitori o bambino non riusciranno a mantenere o usare la consapevolezza, o che magari ci siano fasi in cui il bambino non vuole usare il vasino. Dopotutto, non è una gara a chi prende più pipì o spannolina prima, ma un modo di creare comunicazione con i nostri bambini: nessuno si stupisce che una madre e un padre sappiano quando i figli hanno fame e diano loro da mangiare, e allo stesso tempo è importante non farsi prendere dal “mio figlio mangia più e meglio del tuo”, o anche “mio figlio a 10 mesi non usa ancora il cucchiaio e il tuo sì: sara’ anormale?”. Per chi ha altri figli, a volte addirittura i figli più grandi, se gia’ spannolinati, riescono a cogliere i segnali dei fratellini e sorelline, oppure beneficiano dall’atteggiamento dei genitori rispetto alla comunicazione e imparano velocemente a conoscere le proprie sensazioni fisiche.

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4 Dicembre 2014 18 Commenti
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pannolini ecologici

La Legge di Murphy applicata ai pannolini

by Silvana Santo - Una mamma green 15 Maggio 2014

 

  1. La probabilità che le linguette del pannolino si rompano, obbligandoti e ripetere le operazioni di cambio, è direttamente proporzionale alla fretta che hai e inversamente proporzionale al numero di pannolini di cui disponi.
  2. Se durante un pit-stop rocambolesco il pannolino usato ti sfugge dalle mani, cadrà al suolo atterrando sul lato interno. Che ovviamente non è spalmato di burro e marmellata.
  3. Quando pensi che tuo figlio abbia fatto tutta la cacca, fidati: non ha ancora finito.
    Corollario: non c’è stitichezza che tenga al richiamo irresistibile di un pannolino appena indossato.
  4. Se adotti un regime misto di usa & getta e lavabili, è matematicamente certo che le deiezioni più impegnative saranno depositate nel pannolino di stoffa.
  5. Il grado di gravità di un’evacuazione infantile è direttamente proporzionale al livello di candore degli abiti indossati dal bambino e dai suoi genitori (abbigliamento total white = tsunami di cacca).
  6. Aeroplani strettissimi, tute da neve, rifugi alpini, stazioni di servizio senza toilette, treni, autobus e mezzi di trasporto acquatici sul mare agitato favoriscono inesorabilmente la peristalsi neonatale.
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15 Maggio 2014 7 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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