Meteo

by Silvana Santo - Una mamma green

Quando piove, sono molto meno green del solito. Mi piacciono i cambi di stagione, e lo so che la pioggia fa bene alla campagna, è indispensabile per il mantenimento dei cicli biogeochimici, ricarica gli acquiferi e blablabla. Lo so da molto prima di studiare Idrologia che per riempire i fiumi, i laghi e i mari è proprio necessario che le nubi si gonfino piano piano, si inseguano sulle montagne mentre da bianche diventano grigie e poi nere, e tutto a un tratto si svuotino (in scrosci violenti o in lacrime impalpabili). Ne sono perfettamente consapevole e, con rispetto parlando, me ne infischio. Quando piove, io faccio il tifo per il riscaldamento globale, per la desertificazione, per i fenomeni erosivi e la siccità estrema. D’accordo, forse adesso sto esagerando, ma è chiaro che al primo rovescio persistente la mia sensibilità naturalista si annacqua come un Tavernello scaduto.

È che la pioggia peggiora i miei difetti. Amplifica la mia pigrizia, mi rende lenta e goffa come se l’aria umida mi ingolfasse le giunture e arrugginisse le mie sinapsi già cigolanti. Trasforma in una Caporetto al cioccolato fondente la mia guerra permanente contro la golosità, fa sì che mi risulti assolutamente insopportabile indossare qualcosa che non sia informe e accogliente come l’utero di una madre. Quando il cielo si mette a frignare, cedo quasi sempre alla tentazione di singhiozzare un poco anche io. Di piangere su me stessa e sulla mia vita (sulla vita che non ho avuto, soprattutto), ascoltando a ripetizione quelle canzoni tristi che piacciono tanto agli innamorati delusi e quindicenni. Quando piove, diciamola tutta, divento davvero insopportabile. Altro che premestruo.

Sotto il cielo grigio di questa mattina, però, mentre mio figlio trafficava con la carcassa di una vecchia macchina fotografica che mi era appartenuta una vita fa, ho pensato che in fondo sono proprio queste le giornate in cui mi sento più “madre”. Quelle passate in casa al caldo ascoltando gli ululati sommessi del vento che soffia implacabile là fuori. Quelli in cui la luce artificiale dà una lunghezza diversa alle ombre e in cui un’ora, specie al mattino, sembra durare almeno il doppio del normale. Giorni che un tempo sarebbero stati silenziosi, e che ora sono pieni di suoni e di risate. Nonostante il cielo tumido. Nonostante la pioggia.

La verità è che, prima, quando pioveva, mi sentivo sempre sola. In un modo inaccettabile e disperato. E se ora questo non succede più, o non succede tutte le volte, non è perché trovi la pioggia più tollerabile, ma semplicemente, banalmente, perché non sono più sola. E questo è vero, per la prima volta in vita mia, anche quando non c’è nessuno accanto a me.

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