Il vizio dei vizi

Prima di avere figli, l’idea che un genitore dividesse il letto con la prole mi faceva davvero orrore. Il cosleeping (o più semplicemente “piazzare i figli nel lettone”) mi sembrava una scelta funesta, per le ragioni più disparate. Fine delle dormite comode. Morte dell’intimità di coppia. Inibizione totale della maturazione del bambino. La quintessenza della pigrizia materna, una specie di resa di fronte a quello che mi sembrava il caposaldo fondamentale dell’educazione di un bambino piccolo. Il vizio dei vizi. Come non esitavo a sottolineare alle povere mamme che mi capitavano a tiro. Ho dunque passato i primi mesi di vita del mio primo figlio a tentare di convincerlo, dopo ogni poppata, che il lettino fosse il posto migliore per lui. O perlomeno l’unico consentito. Lo facevo con una ostinazione sorda e cieca. Nonostante la stanchezza, il mal di schiena, il freddo delle notti invernali. Nonostante, soprattutto, l’evidenza del fatto che per mio figlio restare solo durante il sonno fosse una sofferenza evidente. Una specie di piccolo abbandono. È stato questo, alla fine, che mi ha fatto cambiare idea. Che ha vinto le mie resistenze in fatto di “vizi” e buona educazione. Non già la stanchezza, non già il mal di schiena, con buona pace di quello che avranno pensato gli altri. La disperazione con cui mio figlio cercava di comunicarmi quella che per lui, a pochi mesi di vita, era evidentemente una necessità primaria. Accettare mio figlio nel nostro letto è stato per me un gesto profondamente simbolico. Uno spartiacque tra la madre che pensavo di dover essere e quella che in realtà sentivo di essere. Un passo fondamentale nella direzione dell’accettazione di me, di mio figlio e del nostro diritto all’autodeterminazione. Condiviso naturalmente con suo padre che, piuttosto che essere sfrattato dal talamo nuziale (come spesso accade dopo la nascita dei figli) mi ha aiutato a sistemare, accanto al nostro matrimoniale, un letto singolo che ci permettesse di dormire tutti insieme, comodi e al sicuro. Il nostro super letto a tre piazze ha poi accolto la secondogenita (e il gatto di casa, che prima dei figli veniva confinato in cucina), che non ha mai dormito in una culla. A distanza di tanto tempo, posso dire che dormire accanto ai miei figli è una delle esperienze più dolci e più gratificanti che abbia fatto in tutta la mia vita. Risponde a un richiamo primitivo, ancestrale, che ho invano cercato di soffocare per tanto tempo. Rappresenta una piccola liturgia quotidiana che appartiene a noi 4 (anzi, 5!) e a nessun altro. Il momento di andare a letto come un appuntamento sereno e naturale. Senza stress, senza discussioni. Senza implorazioni. Davide che si addormenta dicendomi “Ti voglio benissimo”. Flavia che ci chiede di tenerle la mano mentre le raccontiamo una storia. I loro respiri, il loro odore, le loro espressioni nell’innocenza del sonno, sono la mia casa. Non esiste, forse, un altro momento in cui io senta più forte di appartenere a una famiglia. Non durerà a lungo, naturalmente. Ma il ricordo di aver dormito tante notti in quella tana calda e affollata che è il nostro letto mi accompagnerà per tutta la vita. Non ringrazierò mai abbastanza mio figlio per avermi convinto a cambiare idea. Per avermi avvicinato un po’ di più alla madre che sono e che voglio essere. (E, per la cronaca, la vita privata della coppia di cui faccio parte va benissimo. Forse, stando alle confessioni che spesso raccolgo mio malgrado, anche meglio di quella di tante persone che non dividono il letto coi figli, o che figli non ne hanno affatto).

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5 Commenti

chiara 26 Aprile 2018 - 11:09

” It is not the strongest of the species that survives, nor the most intelligent that survives. It is the one that is most adaptable to change” cit. Charles DARWIN.
Che poi a dirla tutta, in realta’ basta seguire l’ istinto in questi casi e la specie umana prosegue secondo quanto dettato da leggi naturlai. Infatti in natura, nessun cucciolo di mammifero appena nato dorme da solo. Ecco spiegata la loro necessita’ di starci accanto.
Io non mi sono mai impuntata nel cercare di farli dormire da soli o nella loro stanza (ora sono piu’ grandi e ci stiamo lavorando ma comunque la messa a letto non e’ ancora autonoma) e non me ne sono mai pentita.
La camera, e il letto, di mamma e papa’ sono sempre aperti e loro due sanno che un brutto sogno, un temporale, la febbre o anche solo la voglia di coccole sono motivi sufficienti per mischiare le carte e dormire tutti insieme o andare noi nei loro letti. Ah! ci tengo a precisare che, nel momento in cui abbiamo deciso di comprare al piu’ piccolo il letto regolare a una piazza, lo abbiamo fatto pensando di poterlo avvicinare a quello della sorella e dormire cosi’ vicini l’ uno all’ altra. almeno finche’ ne avranno voglia o le loro esigenze cambieranno in base all’ eta’.
La vita di coppia non solo non ha subito flessioni con le loro nascite, ma e’ piu’ che soddisfacente e l’ amore per I figli e la voglia di crescerli insieme secondo le ” leggi del cuore” non ha fatto altro unirci ancora di piu’.

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Ce 26 Aprile 2018 - 15:20

Grazie! Stessa identica esperienza e stesso identico percorso fra il “dover essere” e l'”essere” semplicemente <3

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Paola 26 Aprile 2018 - 23:30

È quanto penso io tutte le sere quando spegniamo la luce. Il tuo post mette nero su bianco le mie idee. E dimostra che se ci fermiamo e ascoltiamo i bebè, loro sanno già dirci tutto. Sanno cosa li rende sereni e appagati. Brava come sempre.

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Claudia 30 Aprile 2018 - 15:57

E come spesso accade mi hai letto nel pensiero

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Ludovica 6 Giugno 2018 - 19:08

Pura poesia !!! Le tue parole mi hanno commossa. Anche noi abbiamo scelto di accogliere subito nel lettone mostra figlia ed è uno degli aspetti più soddisfacenti della nostra vita di famiglia. Poi per il papà, che lavora tante ore al giorno, è il momento di riavvicinamento a nostra figlia.

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