I bambini, il premestruo e il signor Hyde

Soffrite della sindrome premestruale più devastante che la storia dell’evoluzione dei mammiferi ricordi? Durante l’adolescenza passavate dall’estasi post-orgasmica all’istinto suicida nell’arco di un cambio di brano nella programmazione di MTV? In gravidanza vi chiamavano dottor Jeckyll? Siete in menopausa e vi sembra di vivere costantemente su un metaforico ottovolante ormonale?

Niente di tutto questo è neanche lontanamente paragonabile all’instabilità emotiva di un bambino piccolo.

Chiunque conviva con uno o più esseri umani in età prescolare lo sa perfettamente: l’eventuale condizione di tranquillità, magari faticosamente raggiunta al termine di una crisi apocalittica, è assai più labile delle convinzioni politiche di Clemente Mastella. L’avvenimento apparentemente più insignificante può trasformare in un attimo una creatura amabile in uno psicopatico, un figlio devoto in un Pietro Maso, un fratello affezionato in un Caino senza le pecore. Basta un commento buttato lì per caso, lo spostamento distratto di un oggetto, la caduta di un giocattolo o un improvviso cambiamento delle condizioni meteorologiche.

Basta la parola, per dare il via a eventi di gran lunga più catastrofici di una auspicata peristalsi intestinale.

Ogni genitore lo impara presto sulla propria pelle. Non bastano le abilità diplomatiche più fini, passo felpato e tocco da chirurgo. Mantenere un basso profilo non garantisce assolutamente l’incolumità. L’imprevisto, subdolo e spietato, è sempre in agguato.

E così, una armoniosa colazione in famiglia si trasforma in un incubo, solo perché “il biscotto mi si è rotto tra i denti“. Una passeggiata autunnale involve in una crisi a cielo aperto perché “quella foglia gialla è caduta dal ramo!“. L’ignaro passante scatena l’isterismo perché “quel signore mi ha detto ciao, e mi ha pure sorriso!!“. La desiderata gita fuori porta con gli amici diventa un inferno perché “il panino è troppo grande, la torta ha troppe fragole, mia sorella ha rubato il mio tovagliolo sporco, l’erba è troppo alta/umida/verde“. La pace familiare si dissolve tra le urla perché “la fetta di pizza che hai dato a mio fratello è a forma di coccodrillo, mentre la mia somiglia a una giraffa!!!”.

Una giornata apparentemente tranquilla può finire in tragedia per la scomparsa improvvisa di un vasetto di yogurt vuoto, perché il pigiama preferito è ancora in lavatrice, o perché c’è luna nuova e il cielo è troppo buio. 

L’unica cosa da fare, ve lo dice una povera donna con due figli sotto i tre anni e mezzo, è mettersi l’animo in pace. Godersi i momenti di tregua con la consapevolezza di un condannato a morte, sapendo che quella pace gloriosa è anche inesorabilmente effimera. E dare la colpa a qualcun altro quando scoppia il casino.

 

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4 Commenti

Francesca 13 Maggio 2016 - 15:04

Ceeee che bello allora la mia primogenita non è affetta da qualche malattia nevrotica. È tutto nella norma!!!! evviva
sei fortissima e condivido in pieno moltissime tue situazioni. Scrivi benissimo complimenti.
mamma di Eleonora tre anni fra due giorni e Fabrizio quattro mesi

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Silvana - Una mamma green 13 Maggio 2016 - 15:11

Grazie Francesca! 🙂 E in bocca al lupo. Ricorda sempre che siamo tutte sulla stessa barca!

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OminoUovo 13 Maggio 2016 - 22:30

Applausi!! Poldino si trasforma se “per sbaglio” gli pulisci il cucchiaio che era caduto. Ogni status quo, se cambiato, lo fa arrabbiare.

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Silvana - Una mamma green 16 Maggio 2016 - 11:02

Ma secondo te qual è la spiegazione evolutiva di questa reticenza ai cambiamenti? Altro che resilienza!

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