Lettera a un bambino rifugiato #azzeraladistanza

Il tuo primo rifugio è stato il ventre di tua madre. Una tana tiepida e soffice, in cui la luce filtrava rosea e lattescente, come una promessa di paradiso. Eri solo, ma non credo che avessi paura. C’era, a farti compagnia, un suono che immagino simile al canto del mare: lo sciacquio regolare del liquido intorno a te, il rombo ritmico e sicuro del cuore di tua mamma, le voci, flautate e cantanti, dei tuoi genitori e fratelli, come echi di sirene che ti chiamavano alla vita. Non sono sicura che conoscerai mai una casa altrettanto accogliente.

Quando sei nato hai pianto, ma è stato un attimo. Hai trovato rifugio, subito, tra le braccia di tua madre, tremanti eppure fortissime, madide di sudore ma calde e profumate. E ancora nella mano di tuo padre, incerta all’inizio, quasi timida, e poi via via più solida e sicura. Nello sguardo dei tuoi antenati, nelle voci dei tuoi fratelli, degli amici, della tua gente. Tra le pareti della tua casa.

Ma non è durata. Quella casa, quella terra, le tue: d’un tratto inospitali, ingenerose, fragili. Hai conosciuto la miseria e la malnutrizione. La fatica di chi ha imparato a camminare scalzo e scalzo deve continuare ad attraversare la vita. La furia incolpevole degli elementi, la minaccia della violenza. Lo spettro lungo dell’analfabetismo. Hai cercato riparo nell’amore della tua famiglia, ma non è bastato.

E così tutti insieme avete cercato un rifugio altrove.

Lo hai trovato in una terra vicina, eppure tanto diversa dalla tua. Un’altra lingua, un colore differente sulla pelle della gente. Un mondo nuovo. Non è stato facile, all’inizio, e per certi versi non lo sarà mai. Lo hai trovato nella generosità di tanti, nel loro sorriso senza prezzo, nell’aiuto di una mamma e un papà lontani, che sostenendo te hanno adottato in qualche modo tutta la tua famiglia. In una scuola in cui giocare, studiare, edificare un futuro libero e consapevole.

Hai trovato rifugio su un suolo straniero. Che è un po’ quello che succede a tutti i bambini quando approdano a quell’esilio extrauterino che chiamiamo vita.

Hai trovato rifugio nell’amore. Che è l’origine e la destinazione di tutti gli esseri umani.

Hai trovato rifugio. E insieme a te lo ha trovato ognuno di noi. Perché per ogni bambino che non deve più temere per la sua vita, l’umanità si riposa e prende fiato.

(Dedicata idealmente ai piccoli rifugiati haitiani in Repubblica Dominicana, che godono di istruzione e assistenza nel centro finanziato dalla Fondazione Mission Bambini. Trentacinque di loro aspettano ancora un’adozione a distanza per poter continuare a studiare e ricevere supporto. Nei prossimi giorni visiterò il centro con la mia famiglia, seguite il nostro viaggio sul web. #azzeraladistanza).

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5 Commenti

Mammachestorie 2 Marzo 2016 - 14:32

Quanta dolcezza in questo post!

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Silvana - Una mamma green 2 Marzo 2016 - 22:21

Grazie… ❤

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OminoUovo 2 Marzo 2016 - 16:10

Come scrivi tu…nessuno. Arrivi drittta al cuore. Siamo tutti con te Silvana. Buon viaggio! (Salutami Eliceo..dico davvero!!!)

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Silvana - Una mamma green 2 Marzo 2016 - 22:21

Contaci! E grazie infinite :*

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Di Post, Post E Altri Post | Io E Flower 14 Marzo 2016 - 20:31

[…] che diosolosaperché le altre mamme non ti hanno detto prima di diventare mamma. – “#azzeraladistanza”  di Una mamma green, post che sancisce l’inizio di un importantissimo viaggio in […]

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