Le olimpiadi delle madri

olimpiadi mamme

Non c’è preparazione atletica che tenga, nessun coach potrà mai rivelarti il segreto vincente. Per quanto ti impegni, non arriverai mai alla finale davvero preparata. Soprattutto, non dovrebbero esserci vinti e vincitori, nessun podio, niente arbitri o medaglie luccicanti, e invece sembra spesso una gara, con record da eguagliare e prestazioni da migliorare e migliorare ancora e ancora. Con giudici severissimi appostati a bordo campo, sempre pronti a penalizzarti, ammonirti, squalificarti. Essere madri (e padri, ça va sans dire) è un miscuglio strano di fatica e adrenalina, di crampi e marce trionfali, di cadute e volate. Di lacrime e di endorfine. Somiglia a uno sport, anzi, a un’intera Olimpiade disputata in solitaria, senza inno nazionale e senza sesso atletico negli appartamenti del villaggio olimpico. E pure senza doping, purtroppo o per fortuna.

Sollevamento pesi

Passeggiare per ore con un bambino di 10 chili in collo, cantando ininterrottamente ninne nanne inventate per farlo addormentare. Portare la prole in spiaggia facendosi carico di uno zaino contenente diciotto asciugamani, un flacone da mezzo litro di crema solare, salvagente, braccioli, secchiello grande, secchiello piccolo, paletta, rastrello, vanga, aratro, trebbiatrice, quattro paperelle, sette tartarughe, due coccodrilli e un orangotango, oltre naturalmente alla borsa frigo con dentro viveri sufficienti per la cena del Ringraziamento, il cenone della Vigilia e il pranzo di Hannukah. Ritrovarsi sotto casa con la carrozzina del trio fichissimo (quella che pesa dodici tonnellate vuota), il bambino mollemente addormentato e la spesa per l’intera settimana e scoprire che il tizio del quarto piano ha di nuovo lasciato la porta dell’ascensore socchiusa.

Nuoto

Di fondo. In mare aperto. Nell’acqua ghiacciata e controcorrente. Con le onde che ti sbattono a destra e sinistra, il sole negli occhi e i gabbiani che ti cagano in testa.

Decathlon

Infermiera, cuoca, assistente sociale, impresaria, motivatrice, creativa, insegnante, clown, autista, ragioniera, educatrice, lettrice. E ovviamente anche figlia, sorella, amica, moglie, nuora, cognata, vicina di casa e lavoratrice. Il tutto contemporaneamente, ventiquattro ore al giorno, sette giorni a settimana. Chiamarlo multitasking è riduttivo assai.

Lotta greco-romana

I figli giocano pacifici in cameretta/giardino/spiaggia/parco giochi. Ma tu sai che non può durare. È come il mare che arretra prima dello tsunami. E così, inevitabilmente, un attimo dopo scoppia un’apocalisse di urla ferine, insulti in vernacolo, mazzate alla cieca. E a te non resta che gettarti in quel groviglio di corpi per sedare il tafferuglio, sperando di uscirne relativamente illesa.

Ciclismo

Il grande classico per tutte le stagioni. Mai lamentarsi della propria stanchezza devastante. Mai mostrare cedimento, sconforto, paura. Mai vacillare pensando “chi me lo ha fatto fare”. Perché la risposta sarà sempre la stessa: hai voluto la bicicletta? E ora pedala.

Canoa kayak

La giornata che non basta mai. Le scadenze continue, le spese insostenibili, i ritardi cronici. I figli che si contendono le tue attenzioni, che non dormono mai contemporaneamente, che non sono mai stanchi quando tu sei sfinita. La conciliazione difficile tra famiglia e lavoro. Il termometro che si impenna sempre di venerdì. La pressione sociale che ti schiaccia, il confronto inevitabile con le altre madri, i consigli non richiesti della gente. Praticamente una corsa ininterrotta tra le rapide, uno slalom quotidiano tra massi e canyon.

Vela

Ovvero navigare a vista, in balia del vento e delle correnti. Certe volte è meraviglioso, con la brezza fresca che ti sfiora il viso, il sole che ti scalda le ossa e il profumo del mare che ti accende i sensi. Altre volte è un inferno. La burrasca che ti urla nelle orecchie, oppure la bonaccia stagnante che ti esaspera. L’arsura e il riverbero implacabile, gli squali e le sirene. E tutti gli altri giorni, quelli normali, nodi da sciogliere e rifare di continuo, cime da tendere, vele da rattoppare.

Scherma

Parata e risposta, affondo e stoccata. Cosce tese, occhi spalancati e sensi all’erta. Saltellare. Sempre.

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2 Commenti

IsaQ 10 Agosto 2016 - 11:28

sottoscrivo tutto!

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mammaalcubo 10 Agosto 2016 - 11:57

Troppo vero! Il sollevamento pesi quando i bimbi crescono si attenua un po’, ma il Decathlon rimane la disciplina più longeva e universale per le mamme 🙂

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