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Tag:

Meno plastica

mamma greenpannolini ecologici

Bambini usa e getta

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Maggio 2015

Non solo pannolini. Un bambino occidentale “tipo” utilizza ogni giorno decine di prodotti usa e getta, spesso non riciclabili e più o meno inquinanti. In pratica, si porta dietro, suo malgrado, una personale e nauseabonda discarica. Eppure è quasi sempre possibile trovare un semplice compromesso tra la praticità del monouso e il rispetto dell’ambiente. Risparmiando anche un sacco di soldi.

Salviettine imbevute
Basta limitarne l’uso il più possibile (ad esempio solo quando si è fuori casa, o per situazioni particolarmente…zozze). In alternativa si puó usare un po’ di carta igienica inumidita o sciacquare direttamente con acqua tiepida. In ogni caso esistono sul mercato salviettine biodegradabili e con formulazione ecobio.

Fialette per lavaggi nasali
Si possono sostituire tranquillamente con un flacone grande di soluzione fisiologica da spruzzare con una siringa senz’ago (che può essere lavata e riutilizzata) nelle narici del bambino. Le fiale monodose rimangono una soluzione pratica per quando si viaggia.

Aspiratore nasale
Ne esistono modelli lavabili e riutilizzabili (a bocca o elettrici). Io devo confessare di avere finora preferito i ricambi monouso per ragioni igieniche, ma ne ho appena comprato un nuovo tipo che si può riutilizzare. Comunque, un lavaggio nasale ben eseguito, con la fisiologica che foriesce dall’altra narice, riduce notevolmente la necessità di ricorrere all’aspiratore.

Fazzoletti di carta
Meglio optare, almeno dentro casa, per quelli “sfusi”, contenuti nelle box di cartone: meno plastica, meno rifiuti da imballaggio.

Quadrotti di ovatta
In fondo se ne può fare tranquillamente a meno, lavando il bebè sotto un po’ di acqua corrente. Quando proprio servono, meglio scegliere quelli in cotone organico e non trattato.

Coppette assorbilatte 
Con quelle lavabili, in cotone o bambù, si risparmiano un sacco di soldi, oltre che ridurre la produzione di rifiuti non riciclabili. Assorbono tanto, si lavano in lavatrice e sono molto delicate sulla pelle (parlo per esperienza personale).

Pannolini
Ovviamente ci sono i lavabili. Ne esistono tantissime varianti, in modelli e materiali molto diversi. Non è così difficile trovare una soluzione adatta alle proprie esigenze. Anche adottare un regime misto (usa e getta e lavabili), oppure usare quelli riutilizzabili solo per un periodo di tempo limitato, è un contributo importante alla riduzione dei rifiuti. In alternativa o in associazione ai pannolini lavabili è possibile scegliere usa e getta a basso impatto ambientale, biodegradabili, privi di sostanze tossiche e con ridotte quantità di gel assorbenti.

Confezioni di  baby food
L’autosvezzamento e le pappe fatte in casa permettono di eliminare alla radice il problema dei rifiuti. Ma anche chi preferisce gli alimenti industriali può fare molto: preferire confezioni in vetro a quelle di plastica, riutilizzare il più possibile i vasetti (ad esempio per conserve o progetti di artigianato), fare sempre la raccolta differenziata.

Traverse assorbenti
Molto utili nella fase di spannolinamento, per evitare “incidenti” a carico dei materassi, esistono anche in versione riutilizzabile, facili da lavare e ad asciugatura rapida.

Bavaglini e tovagliette monouso
Un’alternativa altrettanto allettante ai classici prodotti di stoffa è rappresentata da tovagliette e bavaglie in plastica rigida e impermeabile: basta un colpo di spugna e tornano puliti.

Cotton fioc
Pratici e igienici, forse insostituibili (ma se vi viene in mente qualcosa, scrivetelo nei commenti), ma è utile scegliere quelli 100% biodegradabili, evitando i bastoncini in plastica.

 

8 Maggio 2015 8 Commenti
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intervistemamma greenpannolini ecologici

Elimination Communication: intervista a una mamma che ha rinunciato ai pannolini

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Dicembre 2014
Photo ©Cora Simone

Photo ©Cora Simone

Devo ammetterlo. La prima volta che ne ho scritto, io stessa non sono riuscita a nascondere un certo scetticismo. Abituare un neonato al vasino, attraverso la cosiddetta EC (Elimination Communication), mi è sempre parsa un’impresa davvero troppo ardua, riservata a poche coppie di genitori volenterosi e, in un certo senso, privilegiati. Adesso mi è capitata l’occasione per saperne di più, attraverso l’incontro virtuale con Cecilia, una madre che ci ha provato con successo, tanto da mettersi a studiare per insegnare questo “sistema” anche ad altri genitori.

Penso che la sua testimonianza possa essere interessante per tutti, a prescindere dalle scelte che poi ciascun genitore fa per la propria famiglia.

In cosa consiste la “tecnica” dell’EC? Quali sono i suoi vantaggi?
La EC (Elimination Communication, o comunicazione dell’evacuazione in italiano) è una modalità di interazione con i bambini piccoli che, volendo fin dalla nascita, supporta la loro consapevolezza innata rispetto ai propri bisogni fisiologici e alla pulizia propria e di chi li cura, e che evita quindi la dipendenza dal pannolino. Ci sono delle tecniche che favoriscono questa comunicazione, basate sull’osservazione del bambino, sul buon senso e a volte anche sull’istinto dei genitori. I vantaggi maggiori, dal punto di vista personale, sono una interazione col bambino più profonda e consapevole, il rispetto per le capacità innate del bambino e il supporto che ricevono, il rinforzo delle intuizioni dei genitori, tutte aree che nella nostra cultura sono un po’ svalutate.

E sul piano “materiale?
Dal punto di vista pratico, si conquista una facilità incredibile nel pulire i bambini anche dopo la cacca più impensabile (basta un po’ d’acqua o una salvietta); una minore incidenza dell’eritema da pannolino, se non la sua totale assenza; una ridotta dipendenza dal pannolino stesso, che porta quindi a poter effettuare lo spannolinamento prima e con modalità diverse rispetto a quelle predominanti; e per chi usa i pannolini lavabili certamente un carico ridotto di pannolini da pulire. Dal punto di vista della salvaguardia ambientale, poi, c’è una enorme riduzione della quantità di pannolini gettati nella spazzatura. Questo ha ovviamente anche un impatto notevolmente positivo sulle finanze familiari. Infine, quando si è trattato di portare campioni al dottore, raccoglierli è stato relativamente facile: un dettaglio che non avrei apprezzato se non mi fosse servito di farlo, ma che si è rivelato utilissimo.

Messa così, sembra la panacea di tutti i mali… Ci saranno anche delle difficoltà?
Le difficoltà maggiori per noi sono stati la stanchezza che vince su tutto, anche su idee e ideali, sfidare i pregiudizi nostri e di chi ci circonda nell’imparare a fidarci davvero di nostro figlio, nel credere che un essere così piccolo possa davvero essere in grado di avere una comunicazione tanto precisa dei suoi bisogni, e infine i periodi in cui l’EC non sembrava funzionare, per cui la tentazione di ricorrere al pannolino e dimenticarsi tutto era fortissima.

Tu quando hai iniziato? Ci racconti la tua esperienza?
Io ho cominciato quando mio figlio aveva circa 6 settimane. Non conoscevo l’EC prima, ma durante l’allattamento avevo cominciato a ricercare la marca e tipologia migliore di pannolini lavabili e, dopo aver trovato vari riferimenti all’EC, mi sono documentata meglio e mi sono entusiasmata (tanto che ora sto seguendo un corso per diventarne insegnante sia per gruppi che per singole famiglie). Pur non avendo esclusivamente usato l’EC e in particolare avendo scelto di non usarla di notte, sia io che mio marito l’abbiamo incorporata nella nostra consapevolezza e nella nostra routine di accudimento del bambino, con percentuali di successo e di costanza variabili (a volte, appunto, la stanchezza vince su tutto!), ma comunque con buoni risultati almeno per le cacche (le pipì sono state molto più difficili). Io sono potuta restare a casa fino agli otto mesi del pargolo, quindi sono riuscita a creare una buona base. Poi, fra andare dai nonni e dover tornare al lavoro, sicuramente l’EC ha sofferto, ma non abbiamo smesso di usarla quando potevamo, la sera, al weekend, in vacanza. Devo dire che siamo cosi’ riusciti a creare una consapevolezza condivisa dei bisogni fisiologici del bambino e che per lui e’ stato molto facile, una volta cominciato a “parlare”, chiedere di usare il vasino. Ci sono stati anche periodi in cui l’EC sembrava andare a rotoli, con pipì un po’ ovunque, ma sono stati brevi (una settimana il più lungo) e sempre seguiti da una maggiore abilità di gestirsi e comunicare. Adesso, a 19 mesi, non usiamo più il pannolino di giorno da circa 8 settimane, la sua consapevolezza rispetto alla cacca è totale e sta diventando pressoché completa anche rispetto alla pipì, per cui ha avuto bisogno di più tempo (anche per motivi fisiologici, è uno stimolo più difficile da riconoscere in anticipo e trattenere). E noi, anche quando sospettiamo che voglia semplicemente giocare sul wc, se ci chiede di andare abbiamo imparato ad ascoltarlo!

Ma non è un approccio un po’ troppo drastico, non si opera una forzatura eccessiva dei tempi naturali di sviluppo del bambino?
Non è un atteggiamento radicale da ambientalisti convinti, anzi fino agli anni ‘30 e ‘40 era assolutamente normale anche nel mondo occidentale (molto più a lungo in Europa orientale e ovviamente si usa senza drammi anche oggi in culture e paesi diversi dai nostri), poiché non esistevano i pannolini usa e getta. E non è un’educazione precoce, nel senso di troppo anticipata, al vasino, poiché lo scopo primario è rispondere alle necessità di base del bambino, non forzarne lo sviluppo.

Pensi che sia una strada percorribile anche per le mamme che lavorano o che hanno più di un figlio?
Assolutamente sì! Penso che sia grande la tentazione del “tutto o niente” quando si parla di EC (come anche di altre aree quando si tratta di crescere figli!), ma in realtà, e la mia esperienza lo prova, un atteggiamento più rilassato e una pratica part-time, cioè fare quel che si può quando si può, darà comunque dei risultati per noi stupefacenti. L’importante, come in molte altre aree dell’essere genitori, è mantenere accesa la consapevolezza e la fiducia che le necessità primarie sono innate nei bambini e cosi’ la loro capacita’ di riconoscerle e comunicarle. E poi prenderla con filosofia, accettare che ci siamo momenti in cui genitori o bambino non riusciranno a mantenere o usare la consapevolezza, o che magari ci siano fasi in cui il bambino non vuole usare il vasino. Dopotutto, non è una gara a chi prende più pipì o spannolina prima, ma un modo di creare comunicazione con i nostri bambini: nessuno si stupisce che una madre e un padre sappiano quando i figli hanno fame e diano loro da mangiare, e allo stesso tempo è importante non farsi prendere dal “mio figlio mangia più e meglio del tuo”, o anche “mio figlio a 10 mesi non usa ancora il cucchiaio e il tuo sì: sara’ anormale?”. Per chi ha altri figli, a volte addirittura i figli più grandi, se gia’ spannolinati, riescono a cogliere i segnali dei fratellini e sorelline, oppure beneficiano dall’atteggiamento dei genitori rispetto alla comunicazione e imparano velocemente a conoscere le proprie sensazioni fisiche.

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4 Dicembre 2014 18 Commenti
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gravidanza e partomamma green

Post partum: tre idee green per semplificarsi la vita

by Silvana Santo - Una mamma green 6 Novembre 2014

Ogni madre lo sa bene: le prime settimane dopo il parto possono essere un vero incub un periodo molto impegnativo anche per le più organizzate. I postumi del parto da smaltire, le poppate che si susseguono a ritmi incalzanti, pannolini da cambiare di continuo, panni che si sporcano come per magia (nera), visite di parenti, amici e conoscenti alla lontana, che lungi dal dare una gradita mano nelle pulizie di casa, si piazzano in salotto a qualunque ora del giorno dispensando commenti superflui mentre tu sfoderi le tette e preghi che tolgano il disturbo il prima possibile.

Se poi quello che arriva è il secondo figlio, gli impegni sono evidentemente moltiplicati. Ecco allora tre idee per migliorare almeno un po’ la situazione, senza gravare troppo sull’ambiente, sulla propria salute e sul bilancio familiare.

Primo: riempi il congelatore di piatti pronti fatti in casa
Con un neonato per casa, mangiare può smettere davvero di essere una delle esigenze primarie dell’organismo della mamma (e del papà). Ingurgitare tramezzini, crackers e banane, però, non è esattamente il comportamento alimentare migliore per una donna che ha appena partorito e che, magari, allatta anche. Ecco perché può rivelarsi molto utile tenere in congelatore una scorta di piatti fatti in casa già pronti da riscaldare, o di pietanze semi-lavorate rapide da cuocere, già suddivise in porzioni e opportunamente etichettate. Questo eviterà anche di ricorrere troppo spesso a cibi confezionati o da asporto, che di solito sono molto costosi e troppo calorici, oltre che decisamente più inquinanti (imballaggio, emissioni causate al trasporto, ingredienti di dubbia provenienza o fuori stagione, etc). Io, ad esempio, ho passato le ultime settimane di gravidanza a preparare sughi pronti, brodo vegetale, passati di legumi e verdure, parmigiane light, pasta al forno, bastoncini di pesce, polpette e fettine panate da infornare. Una fatica che spero si rivelerà utile dopo il parto.

kit-party

©Minimo Impatto

Secondo: fai scorta di stoviglie usa e getta compostabili
Con i ritmi serrati di una neomamma, ogni momento possibile dovrebbe essere dedicato al riposo. Per cui, specie se, come nel mio caso, non si possiede una lavastoviglie, il tempo impiegato per lavare piatti e bicchieri può risultare davvero prezioso. Per i primi tempi, pertanto, si può scegliere di concedersi delle stoviglie monouso, cercando però di limitare il più possibile l’impatto sull’ambiente. In che modo? Optando per prodotti biodegradabili e compostabili, che possono essere gettati tranquillamente nel secchio dell’organico. A questo proposito, io devo ringraziare con tutto il cuore l’eco-store online Minimo Impatto, che ha pensato benissimo di regalarmi un kit party da 100 coperti di stoviglie compostabili: 100 piatti piani in polpa di cellulosa del diametro di 22 cm; 100 piatti fondi in polpa di cellulosa del diametro di 16 cm; 100 bicchieri in pla; 100 forchette in legno; 100 tovaglioli in carta riciclata e anche 2 sacchi 70 x 110 in Mater Bi per la raccolta dell’umido. Un’idea perfetta per chi deve organizzare una festa o un pranzo con molti invitati, ma anche per le mamme sfinite dal puerperio, che hanno bisogno di ridurre per qualche tempo il carico di lavoro in casa, ma non vogliono per questo sentirsi troppo in colpa per la mole di spazzatura prodotta. Per inciso, ho già avuto modo di provare le stoviglie in occasione di un recente guasto all’acquedotto, e la tenuta meccanica e termica è ottima. Le “scodelline”, tra l’altro, sono ideali per le pappe!

Terzo: prova a spannolinare il primogenito
Lo suggeriva anche Silvia Gianatti nel suo libro “Guarda che sono due”: se il figlio maggiore sarà libero dal pannolino, i neo genitori bis potranno risparmiarsi un po’ di fatica. Partite per tempo e non forzate i tempi. Io con Davide onestamente non ci ho neanche provato: lui non dice ancora una parola e non mi sembrava affatto pronto a un passo del genere. Pazienza. Speriamo di cavarcela ugualmente…

6 Novembre 2014 9 Commenti
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gravidanza e partomamma green

Parto: 8 prodotti green da mettere nella valigia per l’ospedale

by Silvana Santo - Una mamma green 20 Ottobre 2014

La valigia per l’ospedale: un vero e proprio must per le mamme che si avvicinano al momento del parto. Per qualcuna, a dire il vero, qualcosa di molto simile a un’ossessione, che spesso finisce per somigliare più alla borsa di Mary Poppins che al bagaglio necessario per un ricovero di pochi giorni.

Se volete provare a rendere il vostro parto più “leggero” e naturale (anche se avrete un cesareo…), ecco qualche suggerimento utile sui prodotti green per la mamma e per il bambino da inserire nella valigia per l’ospedale.

Assorbenti post partum in 100% cotone organico
Che si faccia un parto naturale o si subisca un cesareo, diciamo che la “zona interessata” è già messa a dura prova dalle vicende del parto. Meglio, allora, evitarle il contatto con materiali plastici, sbiancanti chimici e profumi aggressivi. Io utilizzerò gli assorbenti post partum Organyc Maternity, in cotone biologico 100% (lo strato impermeabile a contatto con gli slip è in MaterBi, un materiale biodegradabile e compostabile), ipoallergenici e traspiranti.

coppette lavabili

Coppette assorbilatte lavabili
Sono pratiche (si lavano in lavatrice e assorbono più di quelle usa e getta), sicure (non si appiccicano alla pelle, non irritano e non infiammano) ed economiche. Io ho scelto un modello in bambù color naturale di diametro piuttosto ampio. Acquistate su Amazon (15 euro per 12 coppette). Il retro è in tessuto impermeabile.

Sapone intimo ecologico
Non sono certo io a dovervi dire quanto sia importante l’igiene intima in un momento particolare come il post partum (non che di solito non lo sia, eh!). Evitare detergenti troppo aggressivi o profumati può essere una buona idea, specie per chi ha la pelle molto delicata. Io ho optato per il detergente intimo Equilibra a base di Aloe, che ha una formulazione accettabile (anche se non tutta verde) e che ho già provato in passato con buoni risultati. Chi ha subito un’episiotomia dovrebbe comunque affidarsi ai consigli delle ostetriche per la detersione intima nel periodo che segue il parto.

body bioBody neonato in cotone organico
L’ideale per la pelle delicatissima del neonato, che non ha mai sperimentato il contatto con alcun tipo di tessuto o sostanza chimica. Zero residui tossici, niente pesticidi, nessun colorante potenzialmente allergenico. Io avevo già i body di Davide della linea crescendo Coop, che ovviamente riutilizzerò con suo fratello/sorella.

Olio ecologico per il seno
Che sia o meno la vostra prima gravidanza, è sempre meglio procurarsi un prodotto che aiuti a lenire i fastidi iniziali dell’allattamento. L’importante è che sia una formulazione il più possibile naturale, che non finisca col disidratare ulteriormente la pelle e che soprattutto non nuoccia al neonato. Forte della prima esperienza con Davide, io ho optato per l’Olio Vea, a base di vitamina E al 100% (utile anche in caso di pelle screpolata per mamma o bebè).

Pannolini, salviette e pomata ecologici
La maggioranza degli ospedali, anche se c’è il rooming-in, fornisce l’occorrente per il cambio del neonato. È andata così anche quando è nato Davide, peccato che il giorno delle dimissioni me lo abbiano restituito con un forte arrossamento sul sederino (l’unico della sua vita, per fortuna!). Per questo, stavolta, conto di utilizzare fin da subito i miei prodotti, sperando che la pelle del mio secondogenito/a reagisca alla grande come quella di suo fratello.

fascia

Integratore naturale per l’allattamento
Non è indispensabile, ma può aiutare, anche dal punto di vista psicologico, avere con sé un prodotto che favorisca naturalmente la lattazione. Sul mercato ne esistono di diversi tipi e in diverse formulazioni (capsule, tisane, etc). Di solito, i componenti sono estratti vegetali noti per le loro proprietà galattogoghe, come finocchio, cardo mariano, la galega e il fieno greco. In attesa della montata lattea, per me è incoraggiante sapere di poter contare su un piccolo aiuto da parte della natura.

Fascia portabimbo in cotone organico
Portare i bambini fin dalla loro nascita è un modo molto naturale di “proseguire” la gestazione anche dopo il parto, aiutando il neonato ad abituarsi con gradualità alla vita extrauterina. Io ho preso per il mio secondogenito/a una fascia elastica Tricot Slen in cotone bio, adatta proprio per i neonati (nei mesi successivi conto di utilizzare il marsupio ergonomico tanto amato da Davide). Ora non mi resta che imparare a usarla 😉

20 Ottobre 2014 23 Commenti
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Otto acquisti inutili per un neonato in arrivo

by Silvana Santo - Una mamma green 7 Ottobre 2014


Possediamo troppe cose
. Nessuno riuscirà a togliermelo dalla testa. Siamo pieni di oggetti di cui potremmo fare serenamente a meno, che ci mangiano spazio, energia mentale e denaro (oltre a richiedere tonnellate di materie prime e un sacco di energia per essere prodotti, trasportati e smaltiti a fine vita).

Il guaio più grave, per come la vedo io, è che tendiamo a “imporre” questo schema anche ai nostri figli, da prima ancora che nascano. Anzi. Niente scatena l’istinto agli acquisti compulsivi come un neonato in arrivo. C’entra di sicuro il comprensibile (e legittimo!) desiderio di non far mancare nulla al proprio bambino. Ed è naturale che amici e parenti vogliano in qualche modo celebrare il nuovo arrivo con qualcosa di tangibile. Ma il rischio di riempirsi la casa di roba inutile, secondo me, è concreto.

Ecco perché ho stilato la mia personale lista di acquisti inutili per un neonato in arrivo (trovate il post integrale sul sito Instamamme.net), che comprende:

La cesta di vimini:
destinata a un uso davvero limitato nel tempo. Per me è meglio puntare subito a un lettino, a un side-bed o, se siete favorevoli, sistemare direttamente il neonato nel lettone.

Il riduttore per il lettino:
si può tranquillamente evitare l’acquisto di un apposito riduttore utilizzando ad esempio un cuscino da gravidanza e allattamento (di quelli a ferro di cavallo, per intenderci) sistemato a U sul materasso. Stesso oggetto, doppio utilizzo: i classici due piccioni con una fava.

Giocattoli:
un neonato non sa neanche dov’è il suo naso, figuriamoci se gli interessano sonagli, pupazzetti e gingilli colorati. La prima fase di scoperta del mondo, poi, può avvenire tranquillamente usando oggetti di uso comune normalmente presenti in tutte le case (utensili da cucina, contenitori, etc).

Lo sterilizzatore:
Se doveste decidere di allattare al seno in modo esclusivo, il biberon non vi servirà affatto (e per disinfettare un eventuale ciucciotto bastano cinque minuti in acqua bollente). Se optate per l’allattamento artificiale, allora il discorso cambia.

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7 Ottobre 2014 19 Commenti
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Spazzatura virtuale

by Silvana Santo - Una mamma green 7 Maggio 2014

I primi sono stati i messaggi intitolati “Enlarge your penis”. Erano gli anni del modem a 56k e dell’indimenticabile ti-ti-ti-titititi che risuonava allegro – e un po’ molesto – ad ogni connessione. Anni in cui capitava di frequentare, di tanto in tanto, internet cafe dai nomi anglofoni e stereotipati. Anni in cui andavano di moda chat che si chiamavano C6 e ICQ. Ogni volta che controllavo la posta elettronica, qualcuno tentava di spiegarmi come raddoppiare la lunghezza del mio impianto idraulico. Senza rischi per la salute né traumi fisici, ma solo investendo una congrua somma di denaro (indicata sempre in valuta estera). Se solo avessi avuto un pene, chissà, forse ci sarei anche cascata.

Con la diffusione rapida di internet e le prime connessioni veloci, è iniziata l’era delle catene di sant’Antonio virtuali. Credo che tutti i miei coetanei, senza alcuna eccezione, abbiano ricevuto almeno uno di questi messaggi. Lo schema era sempre lo stesso: la mail raccontava le storie di quattro o cinque personaggi, che tendevano di solito a chiamarsi Mildred o Frank o Jennifer, investiti da una fortuna gastoniana per il solo fatto di avere inoltrato il messaggio elettronico ad amici e parenti. Subito dopo, il racconto si estendeva agli ingenui che avevano superficialmente cestinato la mail, ignari delle sventure inenarrabili che li attendevano. La conclusione era una specie di anatema virtuale in cui si intimava di proseguire la catena. Pena sciagure come l’irsutismo, l’intasamento del wc o l’assegnazione dell’incarico di amministratore di condominio.

Dopo sono arrivati gli anni delle lotterie e dei premi. La prima volta che ho letto di aver vinto centomila miliardi di dollari alla lotteria nazionale di Singapore ho pensato che finalmente avrei potuto acquistare quell’isolotto caraibico che tanto desideravo quando ero piccola. Poi ho guardato meglio, e ho pensato che refusi come “loteria” e “Sigapore” – e soprattutto il fatto che io non avessi mai acquistato un biglietto della orientale riffa né messo piede nel Sud Est asiatico – fossero segnali inequivocabili della scarsa affidabilità della mail.

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7 Maggio 2014 12 Commenti
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Coppetta mestruale: cinque ottime ragioni per usarla

by Silvana Santo - Una mamma green 25 Febbraio 2014

Se il termine coppetta mestruale vi fa pensare a una tazza di cioccolata o a un flûte di champagne da sorbire per contenere i vostri sbalzi d’umore periodici, allora leggete prima di tutto questo post sulle mestruazioni sostenibili. Se volete saperne di più su come si usa, invece, potete consultare il mio articolo sul sito Instamamme.net.

Intanto, eccovi cinque buone ragioni per dire addio per sempre agli assorbenti e passare alla coppetta mestruale.

1. La coppetta è ecologica
Pensate a quanti assorbenti consumate in media ogni mese, dal giorno in cui avete avuto per la prima volta le rosse. Pensate a quanti ne userete fino alla sopraggiunta menopausa e moltiplicate il risultato per tutte le donne – passate, presenti e future – in età fertile del mondo, o almeno di quello industrializzato. Verrà fuori senz’altro una quantità di spazzatura colossale. Non riciclabile e piena di plastica, sbiancanti a base di cloro e gel assorbenti. La coppetta mestruale, invece, è un singolo oggetto di pochi grammi che, se usato correttamente, può essere riutilizzato anche per 10 anni. Una bella differenza.

2. È economica
Una menstrual cup ha un costo che varia, grossomodo, tra i 15 e 35 euro. Un solo acquisto è sufficiente per “gestire” senza ulteriori spese diversi anni di mestruazioni, e può essere usata anche da ragazze molto giovani (non è indicata, invece, per le lochiazioni post partum, bisogna attendere il capoparto per ricominciare a utilizzarla). La convenienza è facile da stimare.

3. È pratica
Anche se forse starete pensando “si, come no!”. Dopo i primi tentativi, necessari per prendere confidenza con l’oggetto misterioso, bastano pochi istanti per inserire o estrarre la coppetta. E una volta posizionata non si avverte minimamente. L’operazione di svuotamento può essere di norma effettuata meno frequentemente di quanto si cambia un assorbente, e la coppetta è perfetta per lo sport, le nuotate, i viaggi, i concerti, la notte, etc.

4. È igienica
Le coppette in commercio sono realizzate in materiali inerti come silicone chirurgico, gomma o lattici speciali: sostanze igieniche e non irritanti (verificate sempre l’assenza di allergie). A differenza degli assorbenti interni, finora non sono state individuate correlazioni tra l’uso della coppetta mestruale e la TSS, la Sindrome da shock tossico (naturalmente è fondamentale seguire scrupolosamente le norme igieniche del caso: sterilizzare la coppetta all’inizio di ogni mestruazione, lavarla accuratamente ad ogni “cambio”, maneggiarla sempre con le mani ben pulite). Dal momento che il sangue mestruale non viene a contatto con l’aria, tra l’altro, la cup evita a monte la formazione di cattivi odori. Se la “taglia” della coppetta è giusta e l’inserimento avviene correttamente, infine, il rischio di fuoriuscite è inesistente.

5. È discreta
A differenza di assorbenti e tamponi, una volta introdotta là dove tutto ha origine, la coppetta mestruale è completamente invisibile. Anche rimanendo completamente nude 😉

25 Febbraio 2014 27 Commenti
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mamma greenviaggi

I peccati di una mamma (quasi) green

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Gennaio 2014
spazzolino elettrico

© Unamammagreen

La strada verso la sostenibilità è lastricata di sacchetti di plastica e vaschette di alluminio. Nonostante il titolo perentorio di questo blog, in effetti, la mia greenitudine è in continuo divenire, piena di crepe e di incoerenze grandi e piccole, che prima o poi dovrò guardare negli occhi e decidere se e come affrontare. La lista delle mie mancanze è lunga e articolata e comprende peccati veniali ed eco-colpe davvero mortali.

Lo spazzolino elettrico
Ora, io sono una che non va dall’estetista, si trucca pochissimo e si mangia le unghie. Ma coi denti sono davvero un po’ fissata. Mi piace sentirli sempre puliti, non sopporto di passarci sopra la lingua e non trovarli perfettamente lisci. E poi sugli spazzolini manuali mi accanisco con ferocia assassina: li mastico, li deformo, ne appiattisco le setole. Una volta ne ho perfino spezzato uno mentre mi lavavo i denti (in un’altra vita, secondo me, sono stata un batterio della carie). Allora via di spazzolino elettrico, che consuma energia, certo, ma magari ne fa risparmiare un po’ al mio dentista quando vado a fare la mia brava pulizia semestrale. A mia discolpa posso dire che spremiagrumi, grattugia e altre amenità del genere, in casa nostra, sono tutte rigorosamente manuali. Non mi sognerei mai, per dire, di comprare un levapelucchi a batteria.

Le pappe di Artù
Il micio di casa pesa sette chili e mezzo (tutti big, in questa famiglia…). È grande come una Panda e famelico come un panda, e fin qui non ci sarebbe niente di male. Il fatto è che Artù è pure mordace come un piranha, soprattutto quando è affamato. Ed è di palato fine, anche. Quindi – mea culpa, mea maxima culpa – viene nutrito quotidianamente con succulente monodosi di pappe umide dagli olezzi improbabili, ma che lui trova quanto mai appetitose. Ne è dipendente, si può dire, e visto che l’unica alternativa che ammette sono i miei polpacci, ne sono ormai drogata anche io. Una volta ha anche vinto una fornitura di bustine al tonno che lui avrebbe volentieri ingollato con tutta la plastica. Tutta roba naturale e priva di additivi, comunque, ma pur sempre confezionata in bustine di plastica o lattine di alluminio minuscole. Per espiare, giuro solennemente che i rifiuti vengono rigorosamente differenziati, e che i croccantini, almeno, li acquistiamo in confezioni giganti da oltre un chilo.

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16 Gennaio 2014 7 Commenti
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pannolini lavabili pocket
pannolini ecologici

Pannolini lavabili: kit di prova in arrivo

by Silvana Santo - Una mamma green 11 Settembre 2013


Stavolta ci siamo
. Dopo mesi di buoni propositi, compromessi e ripensamenti, mi sono decisa: ho ordinato online il mio primo trial kit di pannolini lavabili. Mio, poi… Di Davide (io, per fortuna, sono ancora in grado di espletare autonomamente le principali funzioni corporali)! Ci vorrà un po’ di tempo perché i nappies arrivino, un altro po’ per lavarli due o tre volte, permettendo loro di raggiungere un grado di assorbenza decente e poi saremo finalmente pronti (io e Bambino, il papà un po’ meno, secondo me… ) a collaudarli. E in attesa di raccontarvi la nostra esperienza con i pannolini lavabili, ecco qualche informazione sul kit di prova che ho acquistato (per 46 euro spese escluse, ndme).

Tre pannolini taglia 9-17 kg del tipo “fitted” o “sagomato”: si tratta di modelli che si indossano sostanzialmente come gli usa e getta, costituiti da un pannolino assorbente in diversi materiali (io ne ho preso uno in bambù, uno in cotone e il terzo in microfibra) e da una mutandina impermeabile da mettere sopra. Il mio intento è di impiegarli, eventualmente con l’aggiunta di un inserto assorbente, soprattutto di notte o in lunghe situazioni di “mobilità limitata”, come nei viaggi in auto.

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11 Settembre 2013 2 Commenti
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viaggi

Vacanze ecosostenibili: evviva il Trentino Alto Adige

by Silvana Santo - Una mamma green 2 Agosto 2013

Un altro mondo, o, più semplicemente, un’altra Italia. Ammetterlo non è indolore, ma la mia recente vacanza in Trentino Alto Adige mi ha restituito (o forse sarebbe più corretto dire confermato) la sensazione che il resto della Penisola abbia da colmare un abisso, in quanto a sensibilità ambientale, rispetto a questa terra di fiumi, abetaie e rocce rosa strappate al mare. Prendersi cura della natura, evitare gli sprechi e insegnare ai bambini l’educazione alla sostenibilità, da quelle parti, è semplicemente un fatto normale. Non è questione di premi o di concorsi a tema, ma un aspetto irrinunciabile e naturale – perdonerete il gioco di parole – del senso civico che accomuna cittadini, amministrazioni e imprese.

Tanto per cominciare, per la prima volta nei miei non pochi viaggi, ho avuto la possibilità di fare la raccolta differenziata in albergo (l’hotel Olimpionico di Castello di Fiemme, ndr):

raccolta differenziata albergo

Restando in tema di rifiuti, nella centralissima – e molto glamour – Via dei Portici di Bolzano, tra un negozio di abiti alla moda e una fornita libreria per bambini c’era questa vetrina:

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Per la serie: “Oggi ho fatto un po’ di shopping, ho preso i sacchetti per la plastica, un paio di detergenti ecologici e un nuovo secchio per l’umido”.

In tema di mobilità, invece, vi basti sapere che sulla salita per il mitico Passo Pordoi c’era una stazione di ricarica per auto elettriche. E che i numerosi ciclisti urbani di Bolzano possono contare su un compressore pubblico per gonfiare le gomme delle biciclette. Gratis, ovviamente.

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Sarà anche per questo, oltre che per le onnipresenti piste ciclabili – bellissima quella sul lungolago di Riva del Garda -, le “Zone 30” (aree urbane in cui il limite di velocità è fissato a 30 chilometri orari) e le innumerevoli proposte di cicloturismo per grandi e piccini, che di gente in bicicletta, sia in Trentino che in Alto Adige, se ne vede davvero tanta. E non è che le strade siano esattamente pianeggianti, lassù!

Per finire, ma potrei andare avanti ancora a lungo, qualche esempio dell’attenzione alla sostenibilità in tema di alimentazione. Questo era l’angolo biologico della colazione servita ogni giorno dal nostro albergo (che presenta in tavola, come quasi tutti i ristoranti che ho frequentato, acqua di rubinetto):

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Le ultime foto, che non ho scattato io ma mia cugina, in vacanza nella stessa zona, si riferiscono a un ristorante di Predazzo che ha fatto dell’ecosostenibilità il proprio marchio di fabbrica.

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Dell’attenzione riservata ai bambini in vacanza, invece, neanche vi parlo. Perché lo farò in un altro post.

2 Agosto 2013 2 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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