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natura

mamma green

Come mamma li ha fatti

by Silvana Santo - Una mamma green 13 Febbraio 2015

Il mio figlio più grande ha l’età in cui sembra iniziare ad accorgersi dell’altrui nudità (e della mia in particolare). Senza imbarazzo, naturalmente, perché il pudore non è un sentimento innato negli uomini – e neanche nelle donne, meglio specificarlo. Quando si rende conto che suo padre o io siamo senza vestiti, si diverte per la stranezza, e di solito ne approfitta per abbracciarmi la pancia. Gli anni delle domande e della curiosità sono ancora lontani. Ma nell’attesa che arrivino mi sono già chesta che madre sarò rispetto a questa faccenda del girare spogliati per casa davanti ai figli (e gestire la loro acerba nudità). Dandomi quella che secondo me è la sola risposta possibile.

Io sono cresciuta in una famiglia in cui il senso del pudore era una cosa importante. Riuscire a mostrare con disinvoltura porzioni del mio corpo è stata una conquista della maturità, per quanto non ne abbia mai fatto una questione “morale” ma di semplice privacy. La porta del bagno, insomma, l’ho sempre chiusa alle mie spalle. Vivere da sola ha indebolito i miei steccati, diventare madre ha fatto il resto: impossibile tapparsi in bagno quando hai un marmocchio caracollante per casa.

Così, io che all’inizio mi sentivo strana pure sotto lo sguardo del gatto, mi sono abituata a non nascondere il mio corpo. Che è una cosa molto diversa dal mostrarlo, tra l’altro. E ora che mio figlio sta crescendo, mi dico che vorrei insegnare a lui e a sua sorella a rispettare la bella scatola che ho costruito per loro, a difenderla dal pericolo e a trattarla con dignità. Vorrei che vivessero serenamente la propria nudità, ma senza mai abusarne, ostentarla o strumentalizzarla. Che le riconoscessero una certa sacralità naturale, senza per questo innalzarla a dogma, o costringerla in un tabù.

Un’alchimia perfetta fatta di nessuna morbosità, un pizzico di leggerezza e una certa dose di consapevolezza. Ma siccome la perfezione non è di questo mondo – e soprattutto non è della mia vita – mi sono detta, d’accordo col padre dei miei figli, che ci limiteremo a mantenere la massima spontaneità possibile. Non intendo “impormi” di celare il mio corpo nudo agli occhi dei miei figli che crescono, ma nemmeno sforzarmi di mostrarlo, se la cosa mi metterà a disagio. Non pretenderò dai miei figli che si coprano, ma nessuno li prenderà in giro se dovessero sentire il bisogno di farlo.

Naturalezza e libertà. Suona bene, speriamo che funzioni. Perché tra i tanti guasti che inevitabilmente causerò, vorrei evitarmi almeno dei figli esibizionisti o complessati.

13 Febbraio 2015 12 Commenti
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Marcovaldo

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Gennaio 2015

Quando ero piccola, a primavera, qualche volta raccoglievo i nidiacei che restavano vivi dopo una caduta, tentando di salvarli beffando la selezione naturale. Passeri e rondoni, per lo più. In pochissimi ce la facevano. Per un certo periodo, invece, coi miei amici del quartiere abbiamo messo su un allevamento di chiocciole. Sapevamo tutto del loro ciclo vitale, e ognuno di noi era in grado di riconoscere ogni singolo esemplare della nostra piccola popolazione.

Una sera di primavera di tanti anni fa, poi, ho raccolto con mio padre un giovane pipistrello sperduto. Aiutarlo a riprendersi e guardarlo spiccare il volo nel crepuscolo è stata un’esperienza indimenticabile. Come la prima volta che ho sentito l’odore della morte, proveniente da uno dei gatti randagi della colonia che vive sotto casa. Un olezzo dolciastro e  penetrante, che non avrei più dimenticato.

Le lucertole e i gechi li difendevo dagli assalti dei bambini più spietati, mentre con le formiche l’infame, qualche volta, ero io. Merli e piccioni, durante la mia infanzia, erano comparse quotidiane. Tanto da lasciarmi indifferente. Funghi e topolini, bacche e calabroni. Non così i pettirossi, che più raramente facevano capolino zampettando.

Quello che voglio dire è che quando ero piccola l’esperienza della natura era per me un fatto ordinario, assodato. Un fatto normale. In una cittadina di 40mila abitanti, nel mezzo di uno dei territori più urbanizzati d’Europa.

Mi chiedo se adesso, dopo 30 anni e in un mondo diverso, basterà uno sforzo da parte nostra per ricordare ai nostri figli che la natura è sotto i loro occhi, sempre e comunque. In un ciuffo d’ortica e in un nido di vespe. Nella tela di un ragno e in un fungo solitario. Sogno una generazione di piccoli Marcovaldo alla ricerca della natura di città.

Altrimenti, non so proprio come potremo salvarci.

8 Gennaio 2015 2 Commenti
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viaggi

Austria: consigli per un weekend in Carinzia con i bambini

by Silvana Santo - Una mamma green 3 Ottobre 2014

Chi pensa che la montagna sia noiosa, evidentemente, non ci è mai stato. E ve lo dice una donna “di mare”, cresciuta a pochi chilometri dalle sponde del Tirreno, in un posto dove la neve cade forse una volta ogni 50 anni. Ci sono poche destinazioni, a parere mio, che offrano tante opportunità – sport, escursionismo, natura, divertimento, cultura, arte, gastronomia, etc – come le località di montagna, e questo vale per i grandi e per i piccoli. La definitiva conferma è arrivata nel corso del nostro weekend settembrino a Nassfeld, in Carinzia (Austria) ospiti del family hotel Falkensteiner Sonnenalpe (la descrizione della struttura la trovate qui).

cabinovia

Carinzia con i bambini: emozioni in quota

Nonostante il poco tempo a disposizione (due giorni e mezzo) e il meteo autunnale non proprio incoraggiante, io, Davide e suo padre abbiamo avuto un gustoso assaggio delle numerose attrattive che il territorio della Carinzia offre a chi viaggia con i bambini. Prima di tutto, loro: le Alpi Carniche. Memorabili nella loro maestà, accattivanti nelle loro molteplici “facce”. La nostra esplorazione ha avuto luogo nei limiti oggettivi delle nostre possibilità: un tipetto di 19 mesi al seguito e la sua mamma con un pancione di sette. Per questo abbiamo optato per la cabinovia Millennium Express, che in pochi minuti ci ha condotto (passeggino incluso) dai circa 1500 metri dell’albergo (passo Pramollo-Nassfeld) ai 1919 del Madritsche, per passeggiare tra le vette e godere di una vista indimenticabile e di un’aria già frizzante a metà settembre (oltre che di una ricca porzione di sacher torte servita da un delizioso caffè in stile alpino. Inutile dire che la sto ancora smaltendo).

Dalla stessa stazione della cabinovia, volendo, è possibile raggiungere un piccolo lago navigabile o seguire un percorso avventura che si snoda lungo un corso d’acqua. Oppure, naturalmente avventurarsi lungo i numerosi sentieri di varia difficoltà. In inverno, la stessa area si trasforma in un paradiso per gli sciatori.

pendolino

Sempre dal Madritsche, inoltre, parte il Pendolino, la pista di slittino estivo più lunga dell’intera Carinzia. Un richiamo irresistibile per la mia metà, che si è lanciato ben due volte sulla ripida rotaia che conduce in pochi vertiginosi minuti fino alla stazione più bassa della cabinovia. Divertimento assicurato, anche per i più piccoli (che possono salire sullo slittino accompagnati da un adulto), dal momento che i freni in dotazione consentono di modulare la velocità a piacimento.

caffè

Carinzia con i bambini: sconti e gratuità

Per entrambe le attività abbiamo sfruttato la Nassfeld Plus Card, valida da giugno a settembre, che viene consegnata gratuitamente a tutti gli ospiti degli alberghi convenzionati, tra cui il Falkensteiner Sonnenalpe (la tessera è comunque acquistabile da tutti i viaggiatori che alloggiano nella zona). La carta offre una serie di sconti e gratuità su numerose attività e mezzi di trasporto, come il trenino turistico o, appunto, il Millennium Express. Dalle fattorie didattiche ai parchi avventura, dal rafting alle passeggiate a cavallo, dai percorsi in mountain bike alle escursioni su laghi e fiumi, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.

villachSegnalo in particolare il Pressegger Sea, un lago balneabile che dista pochi chilometri dal passo Pramollo, che noi abbiamo rinunciato a visitare a causa della mancanza di tempo. Lo stesso albergo, inoltre, propone ogni giorno un programma di escursioni e attività a misura di famiglia.

Villach con i bambini

Per quelli come me che amano le passeggiate in città, poi, non può mancare una visita ai principali centri della Carinzia. Noi abbiamo avuto la possibilità di visitare Villach (Villaco in italiano), una deliziosa cittadina montana bagnata dalle acque del fiume Drava, a circa 50 chilometri da Nassfeld. Crocevia di tre paesi (Austria, Italia e Slovenia) Villach vanta una bella cattedrale, diversi musei e una zona pedonale che invita a passeggiare con calma e a godersi una pausa rilassante in uno dei numerosi caffè in stile mitteleuropeo. Tra bretzel, strudel di mele e gustosi wiener schnitzel, la cucina austriaca soddisferà facilmente i palati più esigenti. Gli appassionati di terme, infine, non rimarranno delusi, dal momento che Villach è anche una rinomata stazione termale.

Passeggiate, sport, adrenalina, cultura, cibo, terme e tanta, tantissima natura. Che altro aggiungere? Mi manca già…

bretzel

WebFotoPoint Nassfeld Madritsche

 

3 Ottobre 2014 0 Commenti
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post sponsorizzativiaggi

Austria con bambini, Carinzia in family hotel

by Silvana Santo - Una mamma green 23 Settembre 2014

Immaginate di essere, insieme alla vostra famiglia, un’appassionata viaggiatrice, che amiate raccontare le vostre avventure e che vi venga offerto all’improvviso un weekend in Austria con tutta la famiglia. Un piccolo prolungamento delle tanto agognate vacanze estive, in un contesto che amate (l’alta montagna), in un paese che conoscete ancora poco (l’Austria, appunto) e in una struttura ricettiva pensata appositamente per le famiglie con bambini (e dotata di SPA).

Capirete facilmente il mio entusiasmo all’idea di andare in Austria col mio bambino, accettando l’invito della catena alberghiera Falkensteiner, specializzata nella ricettività per famiglie, che mi ha chiesto di raccontare, con la complicità di Davide e di suo padre, la nostra esperienza nel suo family hotel Sonnenalpe, in Carinzia. Detto, fatto: biglietto preso e valigie fatte, dal 12 al 15 settembre siamo stati tutti ospiti (grazie mille, davvero!) di questo albergo di montagna. Ecco come è andata.

terrazzino

Austria con bambini: dove siamo stati

vistaIl comprensorio sciistico di Nassfeld-Pramollo, a 1.500 metri di altitudine, si trova a pochi chilometri dal confine con l’Italia, nella cornice fatata delle Alpi Carniche. Qui gli amanti degli sport invernali potranno trovare “neve per i loro sci”, ma anche in estate il territorio offre una miriade di opportunità per tutte le tipologie di viaggiatori: piccoli e grandi, pigri e atletici, allenati e fuori forma (ma di questo parleremo in un post dedicato). Di certo si tratta di una zona tranquilla, in cui godersi una pausa di totale relax al cospetto di incantati boschi di conifere e alpeggi che ospitano placide mandrie al pascolo. Vi sveglierete dolcemente al suono dei campanacci delle vacche e potrete, se vi va, far vagare lo sguardo per ore sulle idilliache cime alpine che incorniciano l’area.

Austria con bambini in family hotel

La catena di strutture ricettive Falkensteiner comprende – ma non solo – diversi family hotel, pensati in modo specifico per rispondere alle esigenze delle famiglie con bambini di tutte le età. Il Falkensteiner Sonnenalpe di Nassfeld, dove ho alloggiato con la mia famiglia, era ovviamente uno di questi.

palline

Questo significa non solo avere a disposizione tutto l’occorrente per la permanenza dei più piccoli (seggioloni, fasciatoi, bavaglini, stoviglie, giochi, etc), ma essere ospitati in una struttura in cui l’approccio generale è “famiglia-centrico”. Tutto è concepito per accogliere anche gli ospiti più giovani, dagli arredi delle camere (interruttori ad altezza bambino, lavabo aggiuntivo più basso, doppia maniglia per le porte, etc) all’offerta gastronomica (menu dedicati, con diverse possibilità di scelta, buffet per i bambini ai pasti, pappe per i bimbi in fase di svezzamento, disponibilità di scaldabiberon, scovolini etc), alle attività proposte (escursioni per famiglie e un programma quotidiano di attività indoor e outdoor per i bambini dai 3 anni di età). E poi, volete mettere, il personale e la stessa clientela – noi abbiamo trovato quasi esclusivamente famiglie austriache e tedesche – sono perfettamente abituati ad avere a che fare con i bambini piccoli. Se vostro figlio dovesse essere colto da una terribile crisi di pianto, saprete che nessuno storcerà il naso, semplicemente perché vive la medesima cosa con la sua stessa prole, o perché lavora quotidianamente con quegli adorabili mostriciattoli sotto il metro di altezza.

hallA mio parere – e lo avevamo già sperimentato in Trentino lo scorso anno – si tratta del compromesso ideale tra il villaggio (che personalmente trovo una soluzione troppo “chiusa” e asettica, quasi ghettizzante, spesso collocata in contesti isolati e organizzata in modo da tenere gli ospiti quasi esclusivamente al suo interno), il classico albergo (che non sempre va incontro alle esigenze dei viaggiatori minuscoli, anche perché c’è il rischio di suscitare il malumore di chi viaggia senza figli) e l’appartamento/residence (sicuramente il massimo in termini di autonomia e flessibilità, ma anche l’opzione più faticosa nella gestione: tocca cucinare, pulire, riordinare, etc).

A parte la connotazione “family”, il Falkensteiner Sonnenalpe è un grande albergo che coniuga lo stile alpino tradizionale con il design più moderno, dotato di un’area SPA di 1.700 metri quadri (vedi oltre), ristorante, piscine, bar, area gioco per i bambini e una hall immensa. La nostra stanza era un bellissimo appartamento per famiglie, circa 40 metri quadri organizzati in diversi “angoli” (il salottino, la camera da letto, la cameretta, il terrazzino, etc), ma esistono soluzioni diverse a seconda delle esigenze – e delle disponibilità economiche – degli ospiti. Decisamente confortevole pure per i “grandi”, insomma, anche se per quanto mi riguarda rimane una soluzione ideale soprattutto per chi ha con sé dei bambini, se non altro perché i mini-viaggiatori costituiscono una discreta percentuale degli ospiti dell’albergo e sono, di conseguenza, quasi dappertutto.

La SPA in Austria con i bambini

spaPiscina interna ed esterna (leggermente riscaldate), baby pool, piccolo acquascivolo interno, innumerevoli zone relax e un’area SPA con biosauna, bagno di vapore, vasca idromassaggio esterna, sauna finlandese, fonte del ghiaccio, vasca di acqua fredda, angolo tisane e palestra. Devo aggiungere altro? La zona piscina è sempre accessibile anche ai bambini, mentre la SPA è di norma preclusa a chi non ha ancora compiuto 14 anni, anche se sono previsti orari dedicati in cui l’accesso è consentito a tutta la famiglia. È possibile inoltre prenotare massaggi e trattamenti di ogni tipo (il listino include anche trattamenti per i bambini e massaggi per mamme in attesa) o acquistare cosmetici e prodotti per l’igiene personale (anche organici).

Che dire? Questa per me è la chicca della struttura, in grado di assicurare preziosi momenti di relax anche al più stremato dei genitori! Io di solito facevo a turno con mio marito: uno dei due si divertiva in piscina o all’area gioco con Davide, mentre l’altro si godeva la tranquillità della SPA (per poi ricongiungerci tutti per un’ultima sessione di tuffi e nuotate). Nonostante il mio avanzato stato di gravidanza ho potuto beneficiare della biosauna (una sauna “dolce”, a temperatura non superiore ai 60 gradi) e dell’idromassaggio (immaginate una grande vasca fumante e spumeggiante all’aperto, con vista sulle Alpi…). Insomma. Difficile da dimenticare.

La tutela dell’ambiente

Per quanto la SPA sia di certo un servizio ad alto impatto ambientale, sia per quanto riguarda il consumo idrico che energetico (visto che la adoro, dovrei aggiungerla alla lista dei miei peccati “non green”, sic!), direi che l’attenzione alla sostenibilità non manca. Il larghissimo uso del legno, tipico degli ambienti di montagna, rende la struttura molto bene isolata termicamente (e acusticamente), anche in virtù degli ottimi infissi isolanti. Nei bagni e nella SPA non è previsto l’utilizzo di detergenti e altri prodotti monouso, ma di dispenser che vengono via via ricaricati o sostituiti. Anche al ristorante l’uso di monoporzioni è ridotto ai minimi termini, mentre le stoviglie per i bambini sono tutte lavabili. Molti prodotti alimentari sono a km zero, e non mancano gli alimenti biologici. Il buffet è corredato da informazioni sulle pietanze vegetariane, vegane, adatte ai celiaci e a chi è affetto da varie altre intolleranze alimentari. L’acqua e le bevande vengono distribuite mediante spillatori, utilizzando caraffe o bicchieri di vetro.

Conclusioni sulla vacanza in  Austria con bambini

albergoSe vi ispira l’idea di una vacanza che consenta di coniugare alla perfezione il relax totale con attività di ogni genere, se amate la SPA e siete in cerca di servizi che vi consentano di “gestire” dei bambini piccoli senza stress né fatica, ma l’idea di chiudervi in un villaggio con braccialetto al polso e spettacoli serali vi fa venire l’orticaria, questa è sicuramente un’opzione da considerare. I prezzi non sono da ostello (si tratta di un hotel a 4 stelle), ma sul sito dell’albergo sono spesso disponibili offerte speciali e pacchetti scontati che, soprattutto evitando l’altissima stagione, mi sembrano tutto sommato accessibili. Sono previste tra l’altro gratuità per bambini e sconti per ragazzi. Quanto a me, spero di avere presto l’occasione di tornarci, magari con più calma (e la prossima volta saremo in 4!).

——-> Leggi anche il post con le attività che consiglio con i bambini in Carinzia.

23 Settembre 2014 10 Commenti
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essere madre

Contagio

by Silvana Santo - Una mamma green 19 Settembre 2014

contagioLe malattie sono naturali. Anzi. Necessarie, oserei dire. E il sistema immunitario è una delle trovate più geniali che l’evoluzione si sia mai inventata.

Ma che razza di sforzo di razionalità ci vuole per mandare volontariamente tuo figlio (pagando soldi buoni, per di più) in un covo di virus, batteri e chissà quali altri misteriosi agenti patogeni, che tendono tra l’altro a manifestarsi inesorabilmente nel fine settimana?

Dicendoti per giunta che “stai facendo il suo bene”?

(E sorvolo volutamente, in questa sede, sullo strazio di lasciare il tuo bambino urlante tra le braccia di una sconosciuta, e ritrovarlo altrettanto disperato dopo un’ora).

Sai che è inevitabile, sai che non puoi – e se anche potessi, non sarebbe per niente sano – tenere tuo figlio in una camera sterile, sai che in fondo non è niente di grave e che passerà.

Ma intanto, quanto polso ci vuole per esporlo (e con lui tutta la famiglia) consapevolmente al contagio? E poi dicono che le mamme hanno il cuore tenero…

ps. qui siamo ancora relativamente immuni dopo tre giorni di esposizione ai piccoli untori. Ma il weekend incombe, sono pessimista.

 

 

19 Settembre 2014 16 Commenti
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mamma green

La vita che sogno

by Silvana Santo - Una mamma green 15 Luglio 2014
la vita che sogno

© Unamammagreen

Che poi cos’è che ce lo impedisce davvero?
Il buon senso, la paura dell’ignoto, i legami familiari?
Cosa ci vieta di cancellare con un colpo di spugna la vita che conosciamo e ricominciare da capo, lontano, senza le abitudini che ci imbrigliano (ma che ci rassicurano, anche!)? Oltre i confini che conosciamo così bene, al di fuori dei punti di riferimento cui siamo del tutto assuefatti?

Se è vero che quella in cui viviamo è l’era delle possibilità, che il mondo è più piccolo di uno di quei sassi levigati che sulle spiagge cozzano con altri mille simili a loro: perché allora è così difficile anche solo pensare di mollare tutto – casa, lavoro, relazioni sociali – e scegliere per sé e per la propria famiglia una vita più semplice, più naturale, più libera?

Quando mi capita di fantasticare su un’ipotetica “nuova esistenza”, su un cambiamento radicale di quelli complicati anche solo da sognare, non penso mai a città moderne e “vivibili”, o a carriere di successo. Non mi scopro a desiderare infrastrutture all’avanguardia, servizi di eccellenza, cultura e design. Teatri e centri d’arte, ristoranti fusion e negozi alternativi. Non sogno ludoteche e parchi attrezzati, scuole montessoriane e insegnanti madrelingua d’inglese, palestre per bambini, musei didattici e, in prospettiva, quelle che la gente chiama “ottime università” (per quanto chi mi conosce sa quanto mi interessi questo genere di cose).

Tutt’altro. Penso a luoghi incontaminati e semplici, in cui la vita possa scorrere placida ai ritmi della natura. Penso, ad esempio, a un piccolo chiosco su una spiaggia lontana, col mare che lambisce le sdraio e una musica esotica che si diffonde piano nell’aria umida. Penso a tempi che scorrono lenti, a capelli arruffati dalla salsedine e a piedi calzati solo da ciabatte infradito. Tutto l’anno, tutta la vita.

Penso a piccole scuole per i miei figli, animali come compagni di gioco, canne da pesca e aquiloni improvvisati, canoe con cui solcare le acque calme, tramonti e temporali per accendere la fantasia. Libri pieni di storie di pirati, viaggiatori stranieri da ascoltare, storie – vere o inventate – con cui nutrirsi e diventare grandi.

Mi dico che, in fondo, basterebbero solo un po’ di coraggio e un piccolo investimento per liberarsi. Per spezzare catene e consuetudini, per offrire a tutta la famiglia una possibilità alternativa.

La mia idea di felicità somiglia sempre di più a un’assenza. All’assenza di falsi bisogni, di necessità artificiali. Di convenzioni forzate e di obblighi autoimposti. Di orologi, scadenze, bilanci e scartoffie. All’assenza di corse, di fretta, di desideri finti.

Sogno una vita arcaica ed elementare, primitiva, per certi versi. Arretrata, forse. Ma più naturale. In cui la fatica sia soprattutto una questione di muscoli e sudore, e non di stress, di ansia e di paura. In cui il tempo sia un alleato sornione, e non una preda da inseguire. In cui il benessere non si misuri coi soldi in banca, e il successo prescinda da quello che c’è scritto sul proprio biglietto da visita.

In cui bastino, per sentirsi a posto, la pancia piena, un letto soffice e gli abbracci della tua famiglia a conciliare il sonno più dolce.

Sogno la vita che ancora non ho, ma che forse esiste, da qualche parte, anche per me. Aspettando solo di trovare il coraggio per andare a prendermela.

 

15 Luglio 2014 12 Commenti
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Contro natura

by Silvana Santo - Una mamma green 9 Luglio 2014

Nota bene: questo post è fatto di sole domande

Foto Wikipedia (licenza CC)

Foto Wikipedia (licenza CC)

Ultimamente mi stupisco di quanto la “natura” stia a cuore alla gente. Mi meraviglio che tanta accorata attenzione non abbia prodotto un mondo meno inquinato, zozzo, sovrasfruttato e ingiusto di quello in cui vago a tentoni da 33 anni. Ma tant’è. Sembra che proclamare che una cosa sia o meno “contro natura” sia diventato il secondo sport nazionale (dopo il giudicare le scelte altrui).

Beati coloro che hanno tante certezze, dico io. Io che invece ho solo una quantità imbarazzante di domande.

Ad esempio. Mangiare carne tutti i santi giorni è contro natura? E mangiarla una volta ogni tanto? E mangiare alimenti iperproteici a base di glutine lo è? Dover prendere integratori alimentari per completare una dieta vegana è contro natura?

Usare i contraccettivi è contro natura? La castità è contro natura? E la monogamia?

Operarsi col laser per guarire dalla miopia: non è che forse è contro natura?

Depilarsi. Tingersi i capelli. Tagliarseli, i capelli! Farsi un tatuaggio. Contro natura?

Sottoporsi a delle cure ormonali per riuscire a concepire un figlio: contro natura? E ricorrere alla fecondazione assistita? Adottare un bambino (oppure darlo in adozione) è una cosa contro natura? Decidere di non averne mai, di figli. Interrompere una gravidanza. Rinunciare alla patria potestà. Sono scelte contro natura?

Ammazzare una persona è contro natura? E un altro mammifero? Una zanzara, un moscerino, uno scarafaggio? E appiccare un incendio in una foresta? E raccogliere dei fiori di campo, un’insalata un carciofo? Strappare le “erbacce” è contro natura? E piazzare uno spaventapasseri in mezzo all’orto?

Adottare un gatto (o un cane), castrarlo, alimentarlo con cibi industriali di prima scelta, abituarlo a fare i bisogni in una cassetta piena di sabbia (o a passeggiare al guinzaglio) sono azioni contro natura?

I bonsai sono contro natura?

E detestare i propri genitori è contro natura?

L’aria condizionata. Le vaccinazioni. L’anestesia. Il dentista. Le protesi al seno. La chemioterapia. L’energia elettrica. I figli unici. Il poliestere. Gli aerei. Il cibo liofilizzato. L’acqua in bottiglia. Lo zoo. Il sesso anale. La biancheria intima. I materassi ortopedici. Le radiografie. Il cinema. La realtà virtuale. Le monache di clausura. La guerra. I denti d’oro. I cappottini per cani. Il parto cesareo. I campetti in erba sintetica. Il viagra. Le bare zincate. La meditazione. Il formaggio sopra la pasta con le vongole. La pasta con le vongole. Gli acrobati che camminano a testa in giù. Le giostre che vanno a testa in giù. Le scarpe di cuoio. Le scarpe di cuoio indossate dai vegetariani. I nonni che crescono i nipoti. Le baby-sitter che crescono i figli dei clienti. Gli asili nido che crescono i figli dei clienti. I parti quadrigemini. Il latte artificiale. Le rose multicolori. Le angurie mignon senza semi.

Cosa è davvero contro natura? Quante cose che 300 o 30 anni fa sarebbero state considerate innaturali ora fanno parte della nostra monotona quotidianità? Cosa è, in ultima analisi, la Natura di cui tanti parlano a (s)proposito?

Se avete risposte…

9 Luglio 2014 11 Commenti
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mamma green

La voce dell’estate

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Giugno 2014

Le finestre della piccola casa in cui vivo con Davide, Artù e il loro papà (edit: e con Flavia!) affacciano su una zona di orti urbani (quasi tutti ci hanno abusivamente costruito degli orridi box auto, ma questa è un’altra faccenda). Poche auto che passano lente, qualche venditore ambulante a richiamare potenziali acquirenti con molesti megafoni. Per il resto, in questo periodo dell’anno, il suono che entra nelle stanze di casa mia è un miscuglio meridionale di vento e cinguettii, trilli, frusci e gracidii. Il canto dello scirocco, spesso, la fa da padrone. Agita le fronde degli agrumi e quelle più alte del lauro e dei pini. Si insinua umido attraverso le persiane socchiuse, mi accarezza la fronte sudata, sussurra di Maghreb e deserti lontani.

Uno scoppio improvviso ogni tanto scuote la sera. I gatti che si contendono il diritto all’amore. Litigano – unghie e denti, zampe e occhi – per assicurare a se stessi un pezzo di eternità. Una progenie numerosa e, possibilmente, feconda. E alta si leva anche la voce dei merli, più dolce la melodia dei passeri e, solo se si ha fortuna, le grida temporanee delle rondini. Il pigolio dei nidiacei non si ode da anni. È un suono del tempo che fu. Come il passaggio dei pipistrelli, che un paio di decenni fa era tangibile, appena uno sfarfallio nel crepuscolo. Una presenza familiare e beneaugurante, misteriosa e consueta insieme. Adesso, il fruscio accennato delle loro ali membranose è soltanto un ricordo. Il fantasma delle estati passate ha la forma sagomata di un chirottero in volo.

Restano le cicale, almeno quelle. Ostinate nelle sere più calde, all’unisono. A volte sono fastidiose, ma la verità è che mi fanno compagnia. Ricordo rare civette, nella mia infanzia lunga e lenta. E pettirossi minuscoli, di cui ho dimenticato il verso. Qualche corvo. Ora non restano che cornacchie passeggere e, una volta ogni tanto, il canto di un’upupa solitaria. In compenso, la pioggia pomeridiana che batte violenta sui vetri e sulle mura di tufo giallo ha aggiunto una nota nuova a questa primavera troppo matura. Una nota afosa, umida, bigia. Una nota tropicale. Il fantasma delle estati presenti ha l’odore ancestrale della terra bagnata. Quando ero piccola io, l’acqua ai giardini bisognava darla ogni sera, per tentare di fare arretrare il caldo torrido e implacabile della parte centrale dell’anno.

In questo tripudio di voci già estive e sempre meno mediterranee, il respiro di un figlio è la vera novità. Regolare e rotondo, piccolo e ancora inodore. Il fantasma delle estati future ha la voce argentina di un bambino ancora piccolo. Che cerca nel cielo – è quello che spero – le ultime rondini in ritardo dall’Africa mentre ripete il nome nuovo che mi ha regalato. Sono tua madre, sì. Anche se a volte non ci credo ancora.

16 Giugno 2014 4 Commenti
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essere madregravidanza e parto

L’età giusta per un figlio

by Silvana Santo - Una mamma green 28 Maggio 2014

Quando ero piccola pensavo che avrei avuto il mio primo figlio (allora vagheggiavo una famiglia molto numerosa, beata ingenuità…) entro i 25 anni. Sono stata concepita da genitori alle soglie dei 40, che per i nati nei primi anni ’80 come me era un fatto abbastanza inconsueto, per lo meno dalle mie parti. Per quanto molti coetanei avrebbero volentieri scambiato con i miei le proprie mamme e i propri papà (e a ragione, in certi casi), io non ero sempre entusiasta di questa condizione atipica, per così dire. Di qui gli infantili propositi di maternità giovanile.

Quando ho compiuto 25 anni vivevo a Roma. Ero laureata già da un po’, reduce dalle prime esperienze di lavoro (precarie e sottopagate), da una breve parentesi all’estero e alle prese con il master che mi avrebbe condotto alla mia attuale professione. Fare un figlio, ovviamente, era l’ultimo dei miei pensieri.

Quando è nato Davide mancavano pochi mesi al mio 32imo compleanno. Tra le mie amiche che pensano di avere dei figli, “prima o poi”, sono stata una delle prime a diventare madre. Non ero particolarmente giovane – in Italia l’età media del primo parto è di 32 anni e mezzo – ma di certo avrei potuto rimandare la mia decisione per qualche anno ancora. Col papà di BigD eravamo sposati da poco, la nostra convivenza andava a gonfie vele, viaggiavamo spesso, uscivamo, frequentavamo amici vecchi e nuovi. Nessuna particolare mondanità, ma ci godevamo la nostra agognata indipendenza.

Perché, allora, non rimandare un pochino una decisione così impegnativa? Perché non prolungare ancora di qualche anno la nostra giovinezza (o per lo meno la sensazione di essere ancora dei ragazzi)? Cercare una gravidanza proprio in quel momento, per me, è stato il risultato di un processo razionale, più che di una scelta istintiva. Non posso dire, onestamente, di aver sentito ardere in me il desiderio di maternità. Non registravo alcun tuffo al cuore alla vista di ventri prominenti e carrozzine imbottite. Non mi intenerivo di fronte alle vetrine dei negozi per neonati.

Sapevo con ragionevole certezza, però, che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Ero sicura di volere una vita con dei figli, e allora ho deciso di non rimandare. Perché?

Primo: la statistica. Quando vai in caccia di un bebè non sei mai in grado di prevedere il tempo che impiegherai per fare centro, anche se hai già dei figli. Più aspetti, poi, e più è probabile che sia necessaria un’attesa maggiore. E se poi dovessero insorgere dei problemi, potrebbero volerci anche degli anni per risolverli. (Che poi a noi sia bastato un solo mese uno per dare origine allo zigote che adesso si chiama Davide, è stata solo una fortuita casualità).

Secondo: la natura. Non che riprodursi da giovani metta al sicuro da gravidanze a rischio, aborti, malattie genetiche, etc. Per carità. Ma – e non lo dico certo io – con l’età aumenta anche la probabilità di andare incontro a problemi più o meno gravi. Potendo ridurre i rischi, perché non farlo?

Terzo: l’energia. Uno degli aspetti più sottovalutati della genitorialità, secondo me, è la fatica fisica che si fa per crescere un figlio. So che ci sono genitori attempati che sprizzano vitalità da tutti i pori, che il mondo è pieno di nonni-sprint che corrono, saltano e si arrampicano, ma io so di essere ogni anno più stanca. E il pensiero di dover fare tra 5 o 10 anni quello che sto facendo adesso, semplicemente mi annienta.

Quarto: tempi tecnici per il secondogenito. Per quanto abbia ragionevolmente rivisto i miei progetti di famiglia king size, una delle poche certezze che ho sempre avuto nella vita è il fatto che non avrei mai (non per mia scelta, almeno) generato un figlio unico. Un motivo in più per avviarsi per tempo.

Quinto: la seconda giovinezza. Con mio marito abbiamo fatto un ragionamento molto utilitaristico (ci perdonerete): quando i nostri figli avranno 15 anni e una vita propria, noi saremo ancora abbastanza giovani da avere presumibilmente voglia e forza di uscire, viaggiare, goderci la nostra relazione.

Sesto: la mente. L’anagrafe non è tutto, d’accordo (per certi versi, io sono più vecchia del 94enne che vive al piano di sotto), ma penso che essere stati piccoli non tantissimo tempo fa aiuti in qualche modo a capire chi è piccolo adesso. O almeno, per me pare che funzioni così.

Prevenire il più possibile gli inconvenienti, togliersi il pensiero, non aspettare di essere troppo provati dalla vita: mettetela come volete. Questo, in ogni caso, è stato il mio ragionamento, sostenuto poi dalla fortuna in fase di attuazione (perché si sa, i calcoli in queste faccende possono saltare con facilità estrema). Anticipare ulteriormente i tempi, oltre che essere impossibile per ragioni logistiche – il lavoro, la casa, i soldi e blablabla –  dal mio punto di vista avrebbe castrato in modo irreparabile la mia gioventù.

Ma capisco benissimo chi gioca d’anticipo (anzi, un po’ invidio quelle mamme giovanissime…) e chi, al contrario, si gode ancora un po’ la vita a due prima di lanciarsi (come si dice: intanto mi prendo il buono che c’è…).

A proposito, ditemi: voi come la pensate?

28 Maggio 2014 38 Commenti
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mamma greensvezzamento

Un tempo per ogni cosa

by Silvana Santo - Una mamma green 26 Maggio 2014

i tempi della n aturaNon sono un’esperta di nutrizione, tanto meno pediatrica. Mi guardo bene dal proporre modelli o diffondere consigli: lo lascio fare a chi ha studiato l’argomento e possiede competenze ed esperienza necessarie per parlarne.

Però questa domanda io la devo fare.

Che bisogno c’è di mangiare le fragole a Natale e la parmigiana di melanzane a Pasqua? Da quando è diventato indispensabile servire in tavola pomodori freschi tutto l’anno? È così faticoso sopportare un intero inverno senza peperoni?

La frutta e la verdura fuori stagione vengono prodotte in serre, spesso riscaldate e illuminate artificialmente, con maggiori quantità di pesticidi e concimi di sintesi rispetto alle colture che assecondano i tempi naturali dei vari prodotti. Oppure provengono da luoghi di coltivazione molto lontani da quelli di consumo, con un importante dispendio di carburante e di antiparassitari per sopportare il lungo viaggio. In altre parole, inquinano di più e sono potenzialmente più inquinate.

Non solo. Comprare prodotti ortofrutticoli fuori tempo significa spendere (molto) di più, consumare un prodotto che di norma somiglia solo vagamente – per sapore e altre caratteristiche organolettiche – a quello “originale” e, soprattutto, non garantisce le stesse proprietà nutrizionali della frutta e verdura di stagione.

La natura è generosa e piena di fantasia. In ogni stagione ci regala una varietà di colori e sapori in grado di soddisfare i palati più esigenti e di assicurarci un pieno di acqua, fibre, vitamine, minerali e altri elementi fondamentali per il nostro benessere. Le conserve fatte in casa e la congelazione domestica possono aiutarci a prolungare il piacere di certi sapori, a regalarci qualche ricetta fuori stagione senza dover utilizzare materie prime che forzano i tempi della natura.

E poi, quanto è bello aspettare che le ciliegie tornino puntuali ogni primavera? Ritrovare il loro colore così vivo dopo un anno di attesa, non rende il loro gusto ancora più dolce?
Io penso proprio di sì.

PS. in rete sono disponibili tantissimi calendari per la scelta di frutta e verdura di stagione. Io mi limito a segnalarne uno dei tanti, chi fosse interessato può trovare un mare di informazioni nel web.

26 Maggio 2014 10 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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