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Lapponia fai da te a Natale: l’abbigliamento termico per i bambini

by Silvana Santo - Una mamma green 15 Novembre 2017

Due figli piccoli, qualche giorno di ferie tra Natale e Capodanno e un salvadanaio riempito con impegno, giorno dopo giorno, per oltre sei anni. Mettici anche una spolverata abbondante di voglia di grande Nord (per me del tutto inedita, tra l’altro) ed ecco pronti gli ingredienti del nostro prossimo e ormai imminente viaggio: la Lapponia finlandese a Natale. Con Davide e Flavia, come è ovvio, e rigorosamente in fai da te, perché a noi i viaggi organizzati non piacciono, e soprattutto perché l’autonomia ci permette di risparmiare un poco su un viaggio che di per sé molto costoso. L’itinerario prevede Rovaniemi, Ranua e Levi, oltre a un paio di giorni a Helsinki. Ma come vestire due bambini per un viaggio in Lapponia auto-organizzato? Dei bambini napoletani, per giunta, che al freddo e al gelo non sono certo avvezzi, figuriamoci reggere a temperature che possono scendere fino a trenta gradi sotto lo zero? Un scoglio organizzativo (e psicologico) non da poco.

+++ Leggi anche: Lapponia fai da te con bambini: tutto quello che dovete sapere +++

Bambini in Lapponia: quale abbigliamento termico occorre?

La rete, come spesso accade, è venuta brillantemente in mio aiuto. Ho letto dozzine di articoli e ho sfruttato per mesi la consulenza di chi ha scelto di specializzarsi nella vendita di abbigliamento tecnico outdoor per bambini, come Francesca del sito Bimbiallaria, di chi al Polo ci vive, come Flavia di Mum in the Arctic, e di chi questo viaggio lo ha concepito e affrontato prima di me, come Letizia di Incinqueconlavaligia e Simona di Globetrotting Kids, (grazie, grazie e ancora grazie, amiche!). Così ho acquisito una vera e propria competenza specialistica in fatto di abbigliamento termico per bambini adatto a climi estremi come quello della Lapponia a Natale. Anche questo è il bello di chi organizza viaggi in fai da te! Ma andiamo con ordine.

natale rovaniemi abbigliamento termico

1. Lana (o tecnico) sulla pelle

La maggior parte delle persone che vive in climi artici o ne ha esperienza, consiglia di scegliere, per vestire i bambini in Lapponia, un intimo termico lungo – maglietta o body e calzamaglia o leggings – in lana merinos: un materiale isolante e caldo, ma che permette al sudore e all’umidità, entro certi limiti, di evaporare. Ovviamente, ed è tanto più vero per i bambini piccoli, bisogna optare per indumenti termici particolarmente morbidi e confortevoli, visto che devono essere indossati direttamente a contatto con la pelle (dimenticate le maglie intime pruriginose di una volta!). Chi proprio non riesce a sentirsi a suo agio con l’intimo in lana, oppure prevede di fare sport e sudare molto, dovrebbe scegliere materiali tecnici con grado di resistenza al freddo molto elevato. Sconsigliato, invece, il cotone, perché tende a impregnarsi di sudore e rendere la permanenza al freddo molto spiacevole.

2. Strati tecnici a gogo

Al di sopra dell’intimo termico in lana merinos o tecnico, conviene prevedere un abbigliamento a strati, in lana o pile. Noi contiamo di usarne, tra l’intimo e la giacca, almeno due per la parte alta del corpo: maglia termica in misto lana e pile pesante con la zip, ma per i bambini vorrei avere a disposizione anche uno strato ulteriore in caso di bisogno (l’ho già detto che non siamo abituati al freddo?). Gli indumenti “apribili” come giacche invernali, pile etc, sono molto pratici quando c’è la necessità di sfilarli o rimetterli velocemente. Per la parte sottostante del corpo, potrebbe essere necessario un pantalone tecnico tra la calzamaglia e il pantalone impermeabile.abbigliamento bambini lapponia natale

3. Impermeabilità assoluta

Il freddo invernale finlandese, nonostante le temperature estreme, può risultare in realtà più tollerabile di quello delle nostre montagne, dove l’umidità e il vento possono acuire la sensazione di disagio. Ma a quelle latitudini bisogna assicurarsi che i bambini indossino, come ultimo strato, abbigliamento impermeabile e antivento. Queste caratteristiche, per certi versi, sono anche più importanti del “calore” degli indumenti, per cui conviene prevedere un investimento per una giacca impermeabile e una salopette o pantalone impermeabile. La cosa più comoda, per i bimbi, è l’abbigliamento da neve, che permetta loro di giocare e muoversi in totale sicurezza e praticità. Noi abbiamo puntato su set spezzati (giacca e pantalone salopette, appunto), per essere più comodi in vista delle varie vestizioni/svestizioni e per rendere più agevole le soste per la pipì. Detto questo, soprattutto per i più piccoli la tuta per bambini può rivelarsi la soluzione più calda e “sicura”.

4. Occhio alle estremità

Mani, piedi e testa sono le parti del corpo che disperdono il calore più rapidamente. Potete avere la giacca invernale e il pantalone antivento più isolante del mondo, ma finirete col sentire freddo se le estremità non saranno coperte a dovere. Ecco perché, preparando l’abbigliamento termico per un viaggio in Lapponia a Natale con i bambini, è indispensabile prevedere:

– calze termiche spesse, meglio se in lana (ne occorrono diverse paia, per sovrapporle in caso di necessità e soprattuto per avere sempre disponibile un cambio asciutto).
– scarponi da neve impermeabili e imbottiti, certificati per temperature bassissime. Meglio prenderli di uno o due numeri più grandi, perché ci sia la possibilità di aggiungere una calza extra e perché con un po’ di spazio tra piede e calzatura il freddo si avverte di meno.
– guanti a muffola impermeabili (con le dita separate il calore si disperde più rapidamente), adatti a temperature molto rigide e magari lunghi fino al gomito. Non pensate di cavarvela con guanti e calzature economiche.
– passamontagna in lana o pile e berretto invernale pesante.

Io ho deciso di procurarmi anche degli scaldini chimici per guanti e scarponi: piccole compresse che si attivano quando vengono schiacciate e rilasciano calore per diverse ore (si trovano anche da Decathlon, grazie a Noi con le valigie per la dritta!).

cappelli invernali bambino Lapponia

Lapponia fai da te con i bambini: dove comprare l’abbigliamento termico

Nei negozi fisici italiani è difficile trovare prodotti adatti a condizioni così estreme, e quando si trova qualcosa i prezzi sono spesso proibitivi. Io ho comprato tutto su internet, un po’ per volta, sfruttando sempre i saldi e le offerte fuori stagione. Alcune cose le ha comprate per me (o me le ha prestate) la mia amica Flavia in Norvegia. Molte altre le ho trovate su Bimbiallaria, un fantastico e-commerce gestito da Francesca, una mamma assai green che ha fatto della quotidianità dei bambini all’aria aperta, in tutte le condizioni meteo, la sua filosofia di vita e di lavoro. Io, in particolare, ho scelto per Davide e Flavia l’abbigliamento tecnico del marchio svedese Didriksons, che con un rapporto qualità/prezzo eccellente offre tute da sci, giacche e pantaloni impermeabili, berretti invernali e molti altri prodotti per vivere la natura in ogni stagione. Io l’ho amato da subito anche per la sua anima green: i capi sono PVC-free e sia le giacche che i pantaloni possono essere allungati con il sistema Extend-size, che permette dunque di sfruttarli per diversi anni. Bimbiallaria è l’unico rivenditore italiano Didriksons e offre una gamma di prodotti perfetta non solo per un viaggio a Rovaniemi e in Lapponia, ma per tutte le esigenze invernali dei bimbi all’aria aperta.

abbigliamento termico lapponia didriksons

Un’alternativa consiste nel fare acquisti direttamente in loco, ma personalmente ho preferito equipaggiarmi di tutto punto fin da prima della partenza, anche per riutilizzare poi l’attrezzatura in altri viaggi o vacanze sulla neve. Tenete conto, infine, che durante le escursioni organizzate (safari in slitta, ciaspolate, visite a fattorie artiche etc) i tour operator mettono a disposizione dei clienti alcuni indumenti: informatevi bene, anche sulle taglie disponibili, prima della partenza.

A questo punto, non ci resta che partire e testare sul campo il nostro abbigliamento termico a prova di Polo Nord. Naturalmente vi racconterò tutto! Sempre se non decido di restare a lavorare come aiutante di Babbo Natale.

E se volete provare anche voi il marchio Didriksons, Bimbiallaria offre, fino al 29 novembre, un regalo speciale per i lettori di Una mamma green: uno sconto speciale del 10% su tutti i prodotti del brand. Per usufruirne, potete usare (una sola volta) il codice UNAMAMMAGREENALLARIA. Buono shopping!

Post in collaborazione con Bimbiallaria, negozio online di abbigliamento tecnico invernale ed estivo per bambini, esclusivista per l’Italia di marchi sostenibili e cruelty free di alta qualità. Bimbiallaria è specializzato anche nella fornitura di abbigliamento outdoor e stivali per asili nel bosco.

come vestire bambini rovaniemi

15 Novembre 2017 12 Commenti
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mamma green

7 cose facili per educare i nostri figli alla natura

by Silvana Santo - Una mamma green 24 Ottobre 2017

Le città non sono esattamente il contesto ideale per aiutare i bambini a crescere in familiarità con la natura e abituarsi a rispettarla. Ma ci sono molte cose che possiamo fare, a prescindere da dove viviamo. E sono davvero semplici e alla portata di tutti!

1. Viva la borraccia

I bambini chiedono di bere nei momenti più inopportuni, e difficilmente sono disposti ad aspettare per vedere soddisfatto il loro bisogno. Invece di risolvere comprando ogni volta una bottiglia d’acqua al bar, ammesso di avere un bar a portata di mano, si può optare per una borraccia da tenere sempre piena in borsa, e da riempire in giro da fontanelle e simili. La scelta migliore è prendere un modello in alluminio (o eventualmente in vetro con guaina protettiva) e si trovano soluzioni per tutte le tasche.

2. La merenda? Meglio artigianale

Non so se siete di quelle che ai figli danno per merenda una mela o delle gallette integrali. In questo caso vi ammiro, perché io non riesco a non concedere ai miei qualcosa di dolce e di calorico. Però cerco di puntare su cose semplici (un panino al latte con la marmellata, per esempio) o di comprarla in un panificio artigianale: meno imballi, meno rifiuti, costo più basso.

3. Rispetto per i cani al guinzaglio

La tentazione di accarezzare un cane portato al guinzaglio è per molti bambini irresistibile. Un gesto istintivo, che però andrebbe sempre mediato dal proprietario dell’animale. Sempre chiedere il permesso prima di avvicinarci a una bestiola che non conosciamo.

4. Fiori di campo

Non so i vostri figli, ma i miei – specie la più piccola – adorano raccogliere soffioni, margherite e cimeli vegetali di varia natura. La mia difficoltà sta nel porre dei limiti ragionevoli alla sua predazione, senza però frustrare il suo desiderio. A casa nostra vige dunque la regola che si possono raccogliere solo (pochi) fiori “di campo”, ovvero quelli che crescono spontaneamente ai margini delle strade o dei fossi. Vietato, invece, toccare le aiuole. Per quanto riguarda le foglie, si prendono o si staccano da alberi e siepi solo se sono secche. Mi raccomando di supervisionare sempre le operazioni di raccolta, per evitare incidenti di qualsiasi tipo.

5. Felini affamati

Una colonia felina rappresenta un’esperienza straordinaria per un bambino: oltre a regalargli l’amicizia eterna con i gatti, gli insegna ad accudire qualcuno nel rispetto del senso civico e del bene comune. Quando si porta del cibo a un micio o a una colonia felina, infatti, è importante fare attenzione a non sporcare in giro: usate sempre un contenitore per somministrare le vostre leccornie feline e non dimenticate di portarlo via una volta che il banchetto è terminato.

6. Pesci, germani e dove trovarli

Ricordate sempre che anche le città offrono molte esperienze “naturali”, accessibili e a buon mercato. Basta una fontana piena di pesci, una piazza infestata dai colombi o un laghetto urbano con anatre e uccelli migratori. A cui, ahimè, non si dovrebbe mai offrire cibo, anche se io stessa, a volte, non riesco a resistere a questa tentazione.

7. La magia delle stagioni

Non occorre prenotare un viaggio dedicato per ammirare il foliage o godersi l’autunno, per esempio. Basta camminare a occhi bassi in qualsiasi parco di città per trovare tanti piccoli tesori: foglie multicolori, ma anche castagne matte, ghiande, funghi (non toccateli, mi raccomando!), pigne e chi più ne ha più ne metta. E lo stesso vale naturalmente in tutte le stagioni.

24 Ottobre 2017 0 Commenti
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viaggi

Viaggio in Austria con i bambini: 6 cose che ho imparato sul Katschberg

by Silvana Santo - Una mamma green 12 Luglio 2017

Viaggiare con i bambini – ma anche senza – rappresenta sempre una occasione di crescita e di confronto. Apre la mente a nuovi orizzonti, consente di fare esperienze inedite e di conoscersi meglio. Superando in qualche caso i propri limiti. Un esempio: le 6 cose che ho imparato nel nostro recente viaggio in Austria sul Katschberg, in Carinzia.

I bambini sopravvivono anche senza la canottiera

Anche a 1.600 metri di altezza. Ve lo giuro. Io non ci credevo, all’inizio. Sentivo l’eco delle voci delle mie antenate che mi ammoniva sulle sciagure cui avrei condannato i miei figli innocenti, privandoli dell’armatura invincibile di ogni pargoletto. E invece, nonostante l’escursione termica cui ci ha sottoposto il nostro viaggio in Austria con i bambini – siamo partiti con oltre 35 gradi e uno scirocco bollente, lì c’erano tra i 10 e i 22 gradi nell’arco della giornata – , siamo sopravvissuti tutti senza conseguenze. Vi dirò di più: anche l’asciugacapelli sembrerebbe uno strumento alquanto sopravvalutato. Ma mi riservo di approfondire la questione.

La natura è sempre una buona idea

A volte i bambini piccoli non sono entusiasti, all’idea di una bella scarpinata in montagna o di una esplorazione in natura. Eppure, credetemi: l’importante è partire. Nel momento in cui si troveranno di fronte l’incanto dei boschi, la magia degli animali, i torrenti e i pascoli in fiore, impazziranno di felicità. Se poi li portate a giocare in uno dei parchi gioco di montagna di cui l’Austria è piena, come il Katschhausen  – con casette di legno nascoste tra i boschi, giochi d’acqua, carrucole, corde e scale per arrampicarsi e altre meraviglie del genere – il successo dell’escursione è assicurato. E a voi resterà solo il problema di come convincerli a tornare indietro.

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In montagna preferisco l’albergo

Di solito, in vacanza, noi alloggiamo sempre in appartamento, per tante ragioni diverse: si risparmia, ci sono più spazio e una maggiore privacy, la gestione dei pasti può avvenire in totale autonomia. La montagna, per la mia esperienza, fa eccezione. In questo caso, infatti, preferiamo poter contare su un alloggio che ci offra intrattenimento e spazi al coperto per le lunghe ore pomeridiane dopo le escursioni. Anche perché in montagna il tempo è spesso imprevedibile, le località molto distanti tra loro e le attività giornaliere possono essere stancanti, per i bambini e non solo. Ottimo dunque poter contare su spazi comuni pensati per le famiglie, come una piscina, un’area giochi al coperto o una family Spa. Stavolta, durante il nostro viaggio in Austria con i bambini, siamo stati ospiti del Club Funimation Katschberg della catena Falkensteiner, che da questo punto di vista è risultata una sistemazione perfetta, con tre diverse piscine coperte e riscaldate, una splendida area family per giocare tutti insieme e una ristorazione attenta alle esigenze di grandi e piccoli, tutte cose di cui vi parlerò in un post dedicato. L’importante, a mio parere, è non “seppellirsi” dentro l’albergo, dedicando ogni giorno del tempo alla scoperta del territorio e alla vita all’aria aperta.

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Mangiare al ristorante senza il cellulare è possibile

L’ho raccontato anche sulla mia pagina Facebook: il viaggio in Austria con i bambini mi ha insegnato che liberarsi dalla dipendenza dai vari dispositivi elettronici – e salvare di conseguenza i nostri figli dalla medesima schiavitù – non è impossibile. Lo fanno quotidianamente migliaia di famiglie che hanno forse un diverso approccio all’uso della tecnologia, o semplicemente abitudini un po’ diverse dalle nostre. Il buon senso, e il buon esempio, sono tutto quello che abbiamo per provare a cambiare quello che non ci piace o non ci sembra sano.

La cucina mitteleuropea mi piace da impazzire

Salsicce alla brace, insalata di patate, crauti freschi, spatzle, zuppe calde, bretzel, torta Sacher, canederli e strudel. Il tutto annaffiato da birra bionda appena spillata e litri di succo di mela. Adoro perdutamente la cucina dell’Europa centrale. Ma questo, ora che ci penso, lo sapevo già.

dav

La Spa per i genitori dovrebbe essere obbligatoria per legge

Scommetto che un decreto sull’obbligatorietà della Spa per i papà e le mamme non susciterebbe alcuna reazione polemica. Anche se si tratta di mostrarsi completamente nudi ad una utenza promiscua e variegata (per me non era la prima volta, per cui è stato relativamente facile). Sauna, bagno turco, vasca di acqua fredda e idromassaggio vista monti, mentre l’altro genitore si diverte coi figli in piscina, sono la cura di quasi tutti i mali del mondo. E per tutto il resto, c’è sempre la Sacher avanzata dal punto precedente.

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12 Luglio 2017 4 Commenti
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Le mamme, la pappa e il thermos

by Silvana Santo - Una mamma green 6 Luglio 2017

Figli mangioni, figli inappetenti, figli golosi, figli viziati. Ce n’è per tutti i gusti, e lo stesso vale per le mamme e il loro rapporto col cibo. Che, per tante ragioni diverse, è spesso mediato da un thermos per la pappa.

C’è la mamma FAO. La sua unica missione consiste nello sfamare non solo suo figlio, ma tutta la sua generazione. Prepara merende in dosi da cavallo, per poi offrirle a tutto il parco giochi, sforna torte a un ritmo tale da fare impallidire Banderas e pure la gallina, riempie thermos e doggy bag da lasciare ai compagni del figlio che vengono a giocare a casa il pomeriggio. In realtà è una nonna, solo che ancora non lo sa.

C’è la mamma esterofila. Ha fatto l’Erasmus in Germania, e questo ha rivoluzionato per sempre la sua idea di alimentazione. La sua filosofia di vita è: tanto nessun bambino si lascia morire di fame, e nel thermos, già che c’è, ci sta benissimo il purè di patate. Un pasto al giorno basta e avanza, per il resto ci sono le riserve adipose accumulate dal pargolo nei periodi di grassa. Altrimenti, a cosa dovrebbero servire quelle adorabili guance paffute?

thermos miniland baby

La mamma svezzante è un essere mitologico metà thermos e metà borsa frigo. Riesce finanche a sovvertire le leggi elementari della fisica, cuocendo la pastina in acqua che non bolle e impedendo la cementificazione rapida della farina di riso. Un supereroe armato di cucchiaino di silicone.

La mamma autosvezzante, invece, punta tutto sulla fiducia e sulle manovre di disostruzione. Preferisce la Fiorentina all’omogeneizzato e i rigatoni alla crema di mais. Ma il thermos per la pappa lo usa pure lei, eccome se lo usa. Altrimenti, come fare a tenere in caldo il suo mezzo litro di caffè?

La mamma salutista usa il thermos “al negativo”: le serve per conservare i cibi freschi e le bevande crudiste che propone leggiadra a suo figlio, e che finisce quasi sempre col mangiare lei, mentre il pupo ruba le patatine al primo che passa. Ma a volte, tra uno stick di carota e un bastoncino di sedano, sniffa con lussuria l’aroma del brodo di pollo proveniente dal thermos vicino.

La mamma ansiosa, di thermos per la pappa, ne usa almeno tre. Uno per il primo piatto, uno per il secondo e uno per il lattuccio bello, ché “coi bambini non si sa mai”. Conta con apprensione i cucchiai che suo figlio ingerisce, che, inesorabilmente, le sembrano sempre pochi. Lei ci prova anche, a essere più disinvolta, ma nel suo cervello risuona l’eco delle sue antenate che sentenziano serie: “Come sta sciupato, questo bambino”.

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E poi, naturalmente, c’è la mamma green. Per la quale il thermos non è un oggetto, ma uno stile di vita. Perché significa passeggiate in natura e pic nic, escursioni in montagna e giornate al mare. Più che un contenitore, un vessillo di libertà e greenitudine. Un alleato insostituibile per vivere la natura in tutte le stagioni, anche nelle stagioni in cui le mamme meno green non ci pensano neanche lontanamente, a uscire con la prole per una gita fuori porta. Un alleato che permette di gestire i pasti fuori casa con poca spesa, senza sprechi né rifiuti. Rispettando l’ambiente. Un thermos per amico, in pratica. Purché sia fatto con materiali sicuri e di qualità, sia durevole, privo di Bisfenolo A e funzioni davvero. Un thermos un po’ green come lei, insomma. Anche se fuori è blu o è rosa.

Post in collaborazione con Miniland Baby, che oltre a tantissimi altri prodotti per bambini (baby monitor, umidificatori, termometri, giocattoli e tanto altro), propone la gamma di thermos Soft Thermo, in due diverse capacità (0,33 e 0,5 litri) e due colorazioni (rosa e blu). I thermos di Miniland Baby garantiscono un’alta resistenza ed efficienza grazie alla loro doppia parete in acciaio con esclusivo strato in rame, la loro intercapedine a vuoto e il sistema a doppio coperchio. Sono realizzati in acciaio 18/8 all’interno e dotati di una valvola antisgocciolo che dispone di un sistema di chiusura a pulsante. Sia il coperchio del thermos, che può essere utilizzato come bicchiere, sia la valvola, sono svitabili, per facilitare la pulitura di tutti i componenti. I prodotti della gamma Soft Thermo sono privi di Bisfenolo A (BPA). E per chi avesse bisogno di riscaldare il latte o la pappa in casa o fuori, c’è Warmy Twin, che riscalda fino a due biberon o vasetti in contemporanea, rappresentando quindi una soluzione molto pratica anche per i genitori di gemelli. Ideale per il latte materno, perché grazie a un riscaldamento dolce e uniforme vengono preservati nutrienti e vitamine, raggiungendo una temperatura simile a quella del corpo materno.

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6 Luglio 2017 1 Commenti
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Storie di lana e di microfibra. E di scaldamuscoli che fermano il sangue

by Silvana Santo - Una mamma green 18 Aprile 2017

In principio sono stati gli anni ’80, Flashdance e Saranno Famosi. Con l’abbigliamento tecnico naturale molto al di là da venire, erano gli anni dei body sgambatissimi (se provassi a indossarli io, sembrerei un ex lottatore sovietico di greco-romana) e gli scaldamuscoli ai polpacci. Che poi mi sono sempre chiesta il senso di essere mezze nude, ma con le caviglie belle calde. Avevo anche una Barbie, con gli scaldamuscoli: nel mio immaginario di bambina facevano tanto atleta olimpionica, ma nella realtà non sono mai riuscita a indossarli. Mi facevano prurito, si attorcigliavano senza eleganza, mi facevano sembrare più goffa e più bassa, e ce ne vuole. Mi fermavano il sangue, per citare De André.

I ’90 sono stati gli anni dei completini stretch molto colorati, portati con le scarpe da tennis. Erano i tempi di Non è la Rai, che hanno sdoganato nel quotidiano indumenti che prima sarebbero stati sfoggiati solo in palestra, o al massimo in spiaggia. Elastane a profusione, abbinamenti tono su tono, e molte, moltissime discussioni in famiglia.

Il nuovo millennio è cominciato all’insegna dei talent televisivi e di una rinnovata popolarità per lo sport in senso lato. Danza in tutte le salse (ve lo ricordate Paso Adelante? E i miliardi di film sul ballo?), ma anche fitness, escursionismo, sport invernali e molto altro. Vestirsi “per la palestra” ha smesso di significare “metto su la maglietta più scolorita che possiedo” ed è diventata un’occasione come un’altra per sfoggiare capi alla moda e di buona fattura. Una scelta di stile importante e rigorosa, cui dedicare sempre una grande attenzione. Tranne per me, che una volta, quando abitavo a Roma, ho persino dimenticato di mettere il cambio in borsa, e ho dovuto comprare una tuta improponibile a una bancarella lì vicino.

Gli anni più recenti sono stati il tripudio del sintetico e del fluo. Materiali tecnici e colori al neon, la microfibra come filosofia di vita e panacea di tutti i mali, le sudate e le puzze di umidità. Eppure, sarà che sono strana, la roba sintetica su di me ha un effetto devastante: mi fa maleodorare, inibisce la traspirazione, mi fa sentire sporca e a disagio. E secca la mia pelle come il deserto del Gobi. Niente fibre sintetiche a contatto con la pelle, per la sottoscritta. Né in palestra, né altrove.

Quale sarà il futuro, allora? Ci scommetto: un ritorno graduale alle fibre naturali, la tradizione a braccetto della modernità. Il recupero di tecniche di tessitura e materiali biodegradabili, ecologici, traspiranti. Magari riciclati e riciclabili. Il cotone, il lino, la seta. E la lana, anche per fare sport.

È la filosofia di Reda Rewoolution, che realizza abbigliamento tecnico naturale in lana merino, traspirante, termoregolante ed elastico. Perfetto per tutte le attività sportive outdoor, dal trekking alla corsa, dalla vela al golf. Un tessuto che, grazie all’unicità e alla finezza della sua fibra, garantisce una speciale setosità e un alto potere assorbente (> del 35% del suo peso) e che permette di farsi una passeggiata in montagna, aggiungo io, senza puzzare di petrolio e di piedi.

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Post in collaborazione con Reda Rewoolution.

18 Aprile 2017 0 Commenti
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6 cose che irritano la pelle dei bambini (e un rimedio naturale)

by Silvana Santo - Una mamma green 5 Aprile 2017

La pelle dei bambini, non è solo un luogo comune, è delicata e sensibile. Una crisalide quasi trasparente, che per dei piccoli esploratori sempre animati da intrepida curiosità, deve filtrare di continuo stimoli di ogni genere e affrontare quotidiani fattori di stress. Ecco, sulla base della mia esperienza, quali sono le 6 cose che irritano la pelle dei bambini, e come prevenirle e neutralizzarle con un approccio naturale.

1. Il pannolino

La madre di tutti i problemi di epidermide infantile. Provateci voi, in effetti, a vivere per due o tre anni con un pannolino sempre indosso, a contatto con le vostre stesse deiezioni. Arrossamenti, irritazioni e prurito sono all’ordine del giorno, e sulle pelli più delicate possono trasformarsi in problemi più seri come vescicole e vere e proprie ulcerazioni. Usare i pannolini lavabili o gli usa e getta ecologici, fare cambi frequenti, sciacquare il più possibile con acqua tiepida (evitando al minimo il ricorso alle salviette imbevute) e usare prodotti fitoterapici e detergenti delicati può aiutare a prevenire il problema. A casa nostra, perlomeno, questi accorgimenti hanno sempre funzionato, risparmiandoci del tutto inconvenienti importanti e permettendoci di gestire con un approccio soft e naturale i piccoli fastidi che si sono a volte presentati. Altro discorso, ovviamente, per le infezioni da candida, che vanno diagnosticate dal pediatra e curate seguendo le sue indicazioni.

2. Il freddo intenso

Non so se valga solo per i miei figli, che sono poco avvezzi a temperature rigide e vento gelido, ma la delicata pelle dei bambini può subire le conseguenze del freddo intenso, screpolandosi e arrossandosi. A noi, per esempio, è successo di recente durante un fine settimana sulla neve. In questo caso è importante trattare le parti colpite, ma anche prevenire il problema con indumenti adatti e una buona idratazione di fondo.

3. Insetti e piante urticanti

Se amate la vita all’aria aperta come noi, e vi piace che i vostri figli “si sporchino le mani” a contatto con la natura, qualche esperienza pungente è inevitabile. Usare repellenti, magari a base vegetale, è una buona misura di prudenza, ma non sempre è possibile evitare punture di insetti o irritazioni causate da piante urticanti. Anche in questi casi, comunque, di solito non è necessario un vero e proprio trattamento farmacologico (correte subito in pronto soccorso in caso di difficoltà respiratorie, vomito o rush cutaneo molto violento), ma basta, per smettere di grattarsi, una crema a base di ingredienti naturali.

4. Il sole

Quando si espone al sole la pelle dei bambini bisogna sempre usare la massima cautela: creme solari specifiche, indumenti protettivi, attenzione agli orari in cui l’insolazione è più intensa. Ma anche utilizzando questo tipo di accorgimenti, è possibile che a sera la pelle sia secca o leggermente arrossata. In questo caso, anche per prevenire prurito o pizzicore, è importante reidratarla, nutrirla e calmarla con un prodotto che sia sicuro per i piccoli, e magari anche rispettoso dell’ambiente. Quanto a noi, per fortuna in famiglia tendiamo tutti a diventare color bronzo già dopo le prime passeggiate primaverili. Quasi brown, più che green!

pelle bambini irritazioni

5. Il cibo

Il cibo è forse la più delicata delle cose che irritano la pelle dei bambini. La comparsa di arrossamenti, prurito o bollicine dopo mangiato, specie nell’aria della bocca e delle mani, può indicare infatti una vera e propria reazione allergica da affrontare col sostegno del pediatra. Ma in molti casi si tratta di una semplice irritazione causata da determinati alimenti (ai miei figli, per esempio, succede ogni tanto col cioccolato o con i pomodori). In questo caso, basta di norma applicare una crema con estratti vegetali dalle proprietà calmanti e lenitive.

6. Il sudore

Il sudore, si sa, è lo spauracchio di molte mamme italiane, che spesso lo temono in maniera del tutto irrazionale e ingiustificata. È vero, però, che può causare irritazione, bollicine, bruciore e arrossamenti, specie nelle pieghe cutanee o se associato allo sfregamento da parte degli indumenti. A casa nostra, ogni tanto, succede anche a noi adulti, specie dopo una bella passeggiata all’aperto o una giornata in spiaggia. Per risolvere questi piccoli fastidi, sui bambini preferisco evitare il ricorso a prodotti in polvere, che potrebbero essere inalati oppure occludere i pori, preferendo creme o gel.

I rimedi naturali efficaci per gli arrossamenti della pelle (dei bambini e non solo) sono diversi: io amo tanto, per esempio, il burro di karité, ma trovo di grande efficacia anche la vitamina E, che ho usato anche per trattare il seno all’inizio del mio lungo allattamento. E poi la camomilla, le cui proprietà lenitive e calmanti, non solo sulla pelle, sono universalmente note. Nelle ultime settimane mi è stato chiesto di provare per voi una preparazione dell’azienda italiana Cristalfarma, che le contiene entrambe, in associazione con un altro principio attivo vegetale di comprovata sicurezza. Si chiama Cutamir, ed è una crema che contiene fitoestratti ad azione protettiva e lenitiva. Utilizzabile più volte al giorno, contiene estratti di Cardiospermum halicacabum e, per l’appunto, camomilla e vitamina E. Si può usare, oltre che sulle epidermidi adulte, per la prevenzione e il trattamento di arrossamenti, irritazioni e prurito causati nei bambini da sudore, pannolini, punture di insetti, disidratazione cutanea e lievi eritemi dovuti all’esposizione al sole. L’estratto vegetale di Cardiospermum halicacabum, in particolare, ha proprietà antiallergiche ed antinfiammatorie ed è indicato, anche per un uso protratto nel tempo, sia sui grandi che sui piccini. Un’alternativa versatile, naturale e sostenibile.

E voi? Come gestite le irritazioni della pelle a carico dei vostri bambini?

Post in collaborazione con Cristalfarma.

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5 Aprile 2017 3 Commenti
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Breve storia dei miei capelli

by Silvana Santo - Una mamma green 31 Marzo 2017

Sono nata con una chioma folta e nerissima, l’incarnato itterico e gli occhi a mandorla. Tanto che mia madre, che a causa del cesareo mi ha visto solo dopo molte ore, si straniva sentendosi dire dalle ostetriche “Sua figlia sembra una cinesina”. Negli anni, i miei capelli sono rimasti folti e scuri, ma non più così scuri. Hanno acquisito quel castano anonimo che quando sei molto giovane ti sembra un marchio indelebile di mediocrità. Per qualche anno, da piccola, me li hanno tagliati sempre cortissimi. Non ricordo di averne mai sofferto, ma quando mi capita di guardare delle vecchie foto mi sembra di somigliare a una specie di fungo atomico con le vertigini. All’asilo ho preso i pidocchi, in famiglia si narrano ancora le storie sinistre di questo brulichio incessante sulla mia testa, e di mia zia che mi spidocchiava per ore alla luce del sole dopo essersi tolta i suoi occhiali da miope. Io, per fortuna, non ho alcuna memoria di questa ripugnante infestazione, ma solo al pensiero mi gratto subito come una forsennata. Qualche anno dopo è cominciata la breve fase dei codini, seguita da quella, ben più importante, del frontino. Se mi concentro con attenzione, sento ancora adesso la sensazione del cerchietto rivestito di stoffa che mi stringe leggermente alle tempie, e il sapore un po’ salato che aveva quando ne succhiavo una punta mentre facevo i compiti. In quegli anni mia nonna mi districava i capelli dopo lo shampoo del sabato pomeriggio. Senza troppi complimenti, col solo modo che conoscesse di affrontare la vita e l’amore. Mi faceva sedere su una delle sedie del soggiorno – quelle vecchie, di legno, il cui aspetto preciso oggi non riesco più a ricordare – e si metteva alle mie spalle per “spiccicarmi i capelli” con un pettine stretto.

capelliAl liceo ero nota per la mia messa in piega improbabile. Le amiche mi chiamavano affettuosamente medusina, e io, sinceramente, non me la sono mai presa. Quando il mio amore di gioventù mi ha lasciato dicendomi “non so più cosa provo”, mi sono tinta di viola, ma senza avere il coraggio di decolorarmi preventivamente. Per cui, alla fine, avevo dei riflessi color mogano che manco Alda D’Eusanio nei giorni peggiori. Durante le gravidanze, da copione, ho avuto capelli lucidi e forti, ma il primo post partum è stata una tragedia tricologica in grande stile. Mi passavo le dita tra i capelli e mi ritrovavo in mano uno scalpo arruffato. Tre mesi dopo ero stempiata come Dylan di Beverly Hills. La verità è che nel tempo ho maturato con i miei capelli un rapporto simile a quello di certe vecchie coppie un po’ burbere. Quell’affetto solido ma senza fronzoli, che dai quasi per scontato e che nella pratica quotidiana tendi a trascurare troppo. Ho sempre voluto bene alla mia chioma, ma negli anni ho finito quasi col rassegnarmi ai suoi difetti. Neanche mi sforzo più, di renderli davvero lisci o definitivamente mossi. Mi limito a lavarli con dei prodotti che mi piacciano da tutti i punti di vista, e spesso li porto legati. Per igiene e per praticità.

Il passaggio ai prodotti per capelli naturali (vegetali, ecologici, organici) non è stato facile né privo di errori e difficoltà. Ho impiegato anni per capire quali prodotti usare, quanto diluirli, quanto spesso lavare i capelli. Ho dovuto resettare le abitudini radicate in 30 anni di lavaggi con detergenti convenzionali, e fare pace con il balsamo dopo una vita di amore-odio. Qualche volta mi è sembrato di uscire dalla doccia con la testa più sporca di quando ci ero entrata. Ho resistito alla tentazione di entrare in quei gruppi Facebook in cui novelle Pocahontas si scambiano consigli sui rimedi naturali più efficaci, e ho messo a punto la mia ricetta personale: una parte di shampoo vegetale e una e mezzo di acqua, agitare bene, e via. Evito i prodotti per capelli secchi e lavaggi troppo frequenti, e mi sembra di aver raggiunto un relativo equilibrio

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Al momento sto usando shampoo e balsamo della linea Uplift di Biolage R.A.W., senza solfati, siliconi e petrolati, con altissime percentuali di componenti naturali (dal 71 al 97%), biodegradabilità prossima al 100% e contenitori in plastica riciclata – c’è anche l’olio, sempre a base vegetale, ma lo conservo per quando andrò al mare. Lavano bene, si sciacquano in fretta (io li sto usando in palestra) e hanno un profumo bellissimo, che per dei prodotti naturali, secondo me, non è un fatto scontato. Se volete provarli anche voi (ci sono anche altre linee specifiche), li trovate in esclusiva sul sito www.hairstymarket.com. Il mio consiglio è di diluirli tanto, e di massaggiare molto la testa per favorire l’azione lavante.

E se poi qualcuno dovesse chiamarvi medusa, potete sempre pietrificarlo con lo sguardo.

 

Post in collaborazione con Hair Style Market.

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Perché portare i bambini in agriturismo

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Febbraio 2017

La campagna, per gli italiani, rischia sempre di essere la cenerentola delle vacanze, schiacciata dalla maestà delle montagne e dalla potenza del mare. Ma sottovalutarla è davvero un errore marchiano, per tutti ma in modo particolare per chi ha famiglia. Non mi credete? Ecco allora i miei cinque motivi per portare i bambini in agriturismo.

1. Viva la lentezza

L’agriturismo è il contesto ideale per recuperare ritmi di vita sostenibili e in totale armonia con la natura. Per rallentare e respirare, liberandosi dalla frenesia e dallo stress che attanaglia ogni giorno anche i bambini piccoli.

2. Mangiare sano

Prodotti a chilometro zero, ortaggi freschi, dolci fatti in casa, conserve deliziose e leccornie biologiche. Portare i bambini in agriturismo significa dare loro l’opportunità di mangiare cibi sani e di stagione, scoprendo sapori nuovi e superando pregiudizi e ritrosie. Spesso, inoltre, una vacanza in agriturismo diventa l’occasione perfetta per cimentarsi di persona in attività come la cura dell’orto, la raccolta dei prodotti e magari la preparazione di squisiti manicaretti. Un’esperienza che diverte, insegna e cura.

3. Gli animali

Gli animali sono, per molti versi, la parte migliore di noi. Sono in grado di rimetterci in connessione con le nostre radici, di riportarci in qualche modo alla terra di cui siamo figli. Sono maestri indiscussi di verità. Per questo portare i bambini in agriturismo significa fare loro un regalo straordinario: la possibilità di specchiarsi con sentimenti che in parte gli umani hanno perduto. La fierezza senza spocchia di un cavallo, la tenerezza dignitosa di un gregge, la fedeltà granitica di un cane.

4. La natura

Difficoltà di concentrazione, iperattività, insicurezza e ansia: sintomi sempre più diffusi tra i bambini di città, e che potrebbero essere legati anche al progressivo allontanamento dall’ambiente naturale. Soprattutto in tenera età, la mancanza (o la scarsità) di contatto con alberi, fiori, terriccio, animali e pozze d’acqua potrebbe favorire la comparsa o il peggioramento di questi fenomeni. Una vacanza in agriturismo con i bambini rappresenta il modo migliore per fare incetta di natura, recuperando almeno temporaneamente questo deficit.

5. Detox tecnologico

Saranno anche nativi digitali, ma i nostri figli passano in media troppo tempo a contatto con dispositivi tecnologici di tutti i tipi. Tablet, cellulari, computer, videogiochi e televisori rimandano ai piccoli stimoli sensoriali non sempre facili da decodificare e metabolizzare. Nei casi peggiori, i bambini finiscono col dipendere letteralmente dai supporti tecnologici, o col relegare loro una fetta preponderante della loro stessa vita sociale. Un agriturismo, con le sue tante opportunità di intrattenimento attivo all’aria aperta, sport e avventura, regala spontaneamente una salutare dieta tecnologica a tutta la famiglia.

agriturismo con bambini

Post in collaborazione con l’agriturismo Ca’ de Figo di Varzi, in provincia di Pavia. Una struttura perfetta per le famiglie con bambini, grazie al maneggio, alla fattoria didattica e sociale riconosciuta, alla possibilità di alloggiare in appartamenti autonomi e di tuffarsi, in estate, nella splendida piscina scoperta. Ideale anche per coppie e ragazzi, che potranno godersi la Spa e le attività sportive, e per eventi, meeting e attività di team building, grazie alla disponibilità della sala conferenze di 80 posti. Nei mesi estivi, l’agriturismo organizza anche campus per bambini e ragazzi.

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Cos’è un biolago e perché è perfetto per una vacanza in famiglia

by Silvana Santo - Una mamma green 21 Ottobre 2016

Socchiudi gli occhi, e immagina. Una polla d’acqua fresca e trasparente, appena increspata dal vento. Bagliori verde smeraldo si diffondono dalle sue profondità. Gradini in pietra sotto la superficie, per immergerti lentamente, un passo dopo l’altro, come una divinità greca che si bagna in un piccolo lago incantato. Tutto intorno, canne sottili che frusciano al vento, fiori profumati, ciuffi di erbe aromatiche seccati dal sole. Una libellula iridescente che ogni tanto si avvicina a curiosare. A completare il panorama, un prato verde che ondeggia piano nella brezza, una valle silenziosa e il cielo azzurro a perdita d’occhio.

Hai appena vissuto idealmente l’esperienza di un biolago.

biolago

Un biolago è un piccolo specchio d’acqua artificiale, balneabile, perfettamente integrato nell’ecosistema circostante e in grado di purificarsi in modo del tutto naturale, grazie a piante acquatiche filtranti. Il che significa impatto minimo sull’ambiente, niente cloro o altre sostanze chimiche, niente filtri rumorosi o odori penetranti. Niente occhi che bruciano, pelle che si secca, capelli che si sfibrano. Colori tenui e naturali, una vegetazione rigogliosa, la sensazione di fondersi completamente con l’ambiente circostante, in armonia e relax.

biolago-acqua

Un’esperienza che io ho avuto il privilegio di vivere davvero, insieme alla mia famiglia, ospite dell’associazione Biolaghetto Italia, che promuove questa realtà attraverso il portale Biolaghi e Giardini, e del Podere del Buongustaio, uno spettacolare casale nelle campagne di Montegabbione, a circa quarantacinque minuti di auto da Orvieto. Prima di visitare il Podere del Buongustaio e il suo biolaghetto, avevo in mente solo le classiche piscine scoperte, col loro azzurro quasi fluo e l’odore del disinfettante. Oppure le vasche ornamentali un po’ limacciose e piene di moscerini e pesci rossi. O ancora i laghi veri, col fondale melmoso e l’acqua dolciastra.

biolago-piedi

Quello che ho trovato è invece una cosa completamente diversa, cristallina come una piscina, ma naturale come un lago vero. Limpida, ma perfettamente integrata nel paesaggio bucolico circostante. Invitante e magnetica. Anche se noi non abbiamo fatto il bagno, perché la temperatura era troppo fresca, sedersi sulle sponde in silenzio, coi piedi a mollo, il fruscio delle canne nelle orecchie e le vacche al pascolo in lontananza, è stata un’esperienza di assoluto benessere (completata per me da un massaggio rilassante di cui avevo – le mamme mi capiranno alla perfezione – molto ma molto bisogno).

biolago-massaggio

In Italia ci sono ormai numerose strutture – soprattutto agriturismi o ville rurali – che ospitano un biolago o una biopiscina, perfette in tutte le stagioni per una fuga romantica o per una vacanza in famiglia. Il Podere del Buongustaio rappresenta una “base” ideale per visitare il verdissimo e ospitale territorio dell’Umbria: Orvieto, Narni, la Cascata delle Marmore (di cui parlerò in un post dedicato), e naturalmente Perugia e i suoi preziosi dintorni. Ma anche chi preferisce non spostarsi affatto potrà godere di un soggiorno molto appagante, grazie all’ospitalità della signora Adje, la deliziosa titolare della struttura, alle mani esperte della massaggiatrice (che poi è anche sua figlia!), alle numerose attività proposte, come i corsi di cucina gourmet, e soprattutto all’incantato biolago. E i bambini? Rimarranno entusiasti dei prati verdissimi, dei tre simpatici bassotti che vivono con Adje, delle mucche che pascolano lente poco lontano e degli spaziosi e caldi interni del Podere.

podere-buongustaio-bambini

La primavera e l’autunno appena iniziato sono forse il periodo ideale per godere appieno di un biolago. Ma l’esperienza può essere appagante e intensa in qualsiasi stagione. Personalmente ho amato molto godere del fresco in riva al laghetto per poi rifugiarmi in casa al caldo del camino. Una parentesi rigenerante di lentezza, relax e pace.

biolago-agriturismo

podere-del-buongustaio

mucche-al-pascolo

podere-del-buongustaio-bambini

 

Info: www.biolaghiegiardini.it

21 Ottobre 2016 2 Commenti
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life

Tutto il bello di questo settembre

by Silvana Santo - Una mamma green 28 Settembre 2016

Questo settembre l’ho aspettato per mesi, come una specie di Natale pagano pieno di luce e di regali. L’asilo che avrebbe dato respiro alle mie giornate, un allattamento che sembrava destinato a interrompersi, permettendomi forse di dormire finalmente più di un paio di ore di fila. L’imperativo di occuparmi del mio corpo, maltrattato da 4 anni di gravidanze, latte, cicatrici e fatica. Tante cose da ricominciare, altre da inventare da zero. L’ocra della terra e l’oro delle foglie, la nostra casa piena di luce al tramonto. Alla fine è stato un tempo faticoso, come sempre quando ci sono dei cambiamenti da digerire. Allatto ancora, più che ad agosto, e chissà per quanto continuerò, si vede che adesso va ancora bene così. Dormo meno di prima, e la sveglia mi sorprende ogni volta svuotata e quasi assente, come se la mia mente si facesse liquida dentro la sua scatola cranica. L’asilo ha portato con sé una nuova solitudine, importante ma impegnativa da gestire. Non ancora così fertile come spero che diventi. Mangio ancora male, i pesi prendono polvere su una mensola, le scarpe da corsa sono rimaste seppellite dentro la scarpiera. C’è ancora tempo, l’autunno è appena iniziato. È stato un mese intenso e altalenante, ma pieno di bellezza. E la voglio scrivere tutta, per non dimenticarla mai.

Artù che di nuovo si addormenta sulla mia scrivania mentre scrivo, sotto la lampada alogena che consuma troppo ma lo scalda come faceva sua madre quando era un cucciolo di quattrocento grammi. Mi respira vicino come quando eravamo soli per intere giornate, lui era il mio unico figlio e mi salvava ogni giorno dall’alienazione di un lavoro a tempo pieno portato avanti dentro le mura di casa. Allungo una mano, affondo le dita nella sua pelliccia e sento la sua gola che vibra di fusa e di pace.

Gli amici. Gli amici vecchi che sembravano scomparsi, perduti, andati. Per stanchezza, per dolore, per mancanze reciproche che a lungo mi erano parse irrecuperabili, definitive, senza redenzione. Quegli amici che, in qualche modo, in un modo diverso e nuovo, sono ancora qui, tutti. Legati da un amore che resiste ed esiste nonostante tutto e nonostante noi. E gli amici nuovi, scelti con la consapevolezza dell’età, eletti per affinità di sentire e di vivere. Amici virtuali che diventano reali, e che non voglio perdere, mai e poi mai.

Mio figlio che un giorno mi guarda e mi dice: “Stasera posso dormire senza ciuccio?”. E io penso che abbiamo fatto bene a fidarci di lui, ad aspettarlo, a rispettarlo. Che almeno questa volta non abbiamo nulla da rimproverarci. Sua sorella che si commuove ogni volta che vado a riprenderla a scuola, e che cantilena a ripetizione la stessa filastrocca che mia nonna e mia madre recitavano a me quando avevo la sua età.

Gli acquazzoni del pomeriggio, dirompenti e molesti, che rompono gli schemi e le scatole, che ci impongono di fermarci e cambiare programma. Ma che ci fanno restare muti a bocca socchiusa, incantati dinanzi al fragore, alla potenza, all’energia della natura.

L’uva fragola e i fichi. Dolci come un appuntamento d’amore con un vecchio amante che non delude mai.

Un compagno coi capelli sempre più grigi, che resta a tenermi la mano anche dopo che abbiamo strillato, sbagliato, frainteso. Dopo esserci detti che quelle mani, forse, non aveva più senso intrecciarle. Che resta anche quando siamo stanchi e lontani, quando non sappiamo cosa dirci, quando io stessa, con una voce che non è la mia, gli chiedo di andare. Quando occuparci dei figli che abbiamo fatto è talmente faticoso che non avanza niente per occuparci l’uno dell’altra. Ma lo abbiamo promesso e lo faremo, cascasse il mondo sotto i nostri piedi, ma noi lo faremo.

Libri vecchi e nuovi, che mi liberano, mi consolano, mi salvano e mi ricordano che smettere di sognare è come morire mentre si è ancora vivi.

Bimbi appena nati, che posso amare con la leggerezza con cui ami soltanto i figli non tuoi.

E un divano più comodo, su cui stringerci fortissimo nell’inverno che verrà.

28 Settembre 2016 2 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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