Viaggiare all’estero, da quando sono nati Davide e Flavia, è inevitabilmente diventata anche l’occasione per confrontarmi, per quanto possibile, con stili di vita familiare e approcci alla genitorialità più o meno diversi rispetto a quelli a cui sono abituata. Specialmente viaggiando verso nord, mi pare, senza generalizzare, che alcune attitudini cambino, il che offre spesso spunti per interrogarsi o provare a cambiare. Ecco, dunque, le cinque cose che ho imparato dalle mamme straniere. E che tento, con alterne fortune, di applicare anche nel mio quotidiano.
1. Portare i figli al ristorante senza dargli il cellulare è possibile
E più in generale, è possibile intrattenere i bambini senza dover ricorrere in automatico ai dispositivi tecnologici. Non che ci sia in assoluto qualcosa di male, in questo, ma sappiate che, se non vi piace l’idea di intrattenere i vostri figli per forza con cartoni o giochi elettronici (come non piaceva a me quando in passato mi sembrava la sola opzione percorribile), l’alternativa esiste ed è alla portata di tutti. Richiede una certa coerenza e, per alcuni bambini, un impegno durante il pranzo che può essere anche importante – giochi da inventare, fogli e colori da portarsi dietro, storie e magie da tirare fuori dal cilindro – ma si può fare. Altrimenti non si spiega com’è che all’estero non esistano i bambini che pranzano dinanzi al tablet (e se esistono, sono italiani in vacanza).
2. L’intolleranza degli altri è un loro problema
Che ci siano in giro un tot di bambini maleducati, figli di genitori perlomeno disattenti, è una verità ineluttabile. Ma è altrettanto vero che la maleducazione è una cosa, e la “piccolezza”, col suo corredi di vivacità, immaturità e irragionevolezza, ne è un’altra. E se qualche adulto non è in grado di sopportare la risata argentina di un bambino, il pianto improvviso di un neonato o anche un capriccio (gestito poi dai genitori, intendiamoci), beh, è un problema suo. E questo, mi pare che le mamme straniere lo sappiano meglio di me, che tendo a sentirmi in imbarazzo e in colpa quando i miei figli non sono “impeccabili”, a scusarmi anche quando non dovrei, andare subito in tilt e peggiorare la situazione in un loop drammatico di ansia e stress.
3. Morire di fame, nel ricco occidente, è quanto mai improbabile
Anche se sei all’estero e tuo figlio, per una settimana o due, pasteggia con roba non proprio “ortodossa”. Magari non farà bene un gelato per pranzo, ma si può comunque chiudere un occhio, quando si è in vacanza. Senza che nessuno paghi conseguenze definitive.
4. Il freddo e la pioggia non ammazzano i bambini
Oramai lo ripeto spesso: il freddo e la pioggia possono essere semmai fastidiosi, o irritanti, o deprimenti (anche se cìè chi li ama, ovviamente), ma non rappresentano un pericolo mortale né, di per sé, una ragione per restare chiusi in casa. Basta vestirsi in modo adeguato, pensare che dopo ci sarà l’opportunità di ascigarsi, riscaldarsi o cambiarsi d’abito, ricordare che gli ambienti chiusi e surriscaldati mietono più vittime, in termini di salute, del fresco e dell’umidità.
5. Tutti i bambini del mondo fanno i capricci, ma non tutti gli adulti reagiscono allo stesso modo
Ho visto capricci – per ragioni diverse e in contesti e modalità differenti – scoppiare in famiglie di ogni provenienza geografica. Ma ho notato che spesso è la reazione dei genitori a fare la differenza. Senza voler generalizzare, le mamme straniere, perlomeno quelle nordiche (anche i papà, naturalmente), mi sembrano più abituate a mantenere la calma, a gestire i momenti difficili dei figli con serenità e anche con un pizzico di empatia. Su questo confesso che ho ancora molto lavoro da fare, ma confido di migliorarmi pian piano con impegno e pazienza. E almeno altri quattro o cinque viaggi verso nord, mi pare ovvio!