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Del perché non sono (ancora) vegetariana

by Silvana Santo - Una mamma green 5 Marzo 2014

Avviso: questo post è semplicemente la risposta alla domanda di un’amica (lettrice). Non ho nessuna ricetta – è proprio il caso di dirlo – da proporre.

melaQualcuno me lo chiede, quando accenno ai miei studi ambientalisti e al mio interesse per l’ecologia. Qualcuno, comprensibilmente, si stupisce della mia risposta, mi taccia di incoerenza e di ipocrisia. Non sono vegetariana, anche se cerco di mangiare carne e pesce senza abusi. Il perché non è semplice da spiegare, è un impasto strano di principi e debolezze, di convinzioni più o meno profonde e di abitudine mista a paura. Mi sta a cuore ribadire, comunque, che quelli che seguono sono soltanto i miei pensieri, non li sto proponendo come verità scientifiche o informazioni giornalistiche. Non ci sono numeri né certezze, solo opinioni – per definizione opinabili – e personalissimi “sentimenti”.

Forse è più semplice partire dal perché, molte volte, ho pensato di diventare vegetariana (e perché, probabilmente, prima o poi lo farò). Se smettessi di mangiare carne non sarebbe per compassione nei confronti dei singoli animali uccisi. Per quanto trovi indecente il modo in cui vengono gestiti gli allevamenti intensivi, le mie scelte “ecologiste”, se così vogliamo definirle, non dipendono mai da ragioni umanitarie, ma dal desiderio di pesare di meno sulla Terra. Mi dispiace senza dubbio per la mucca che soffre e muore, ma non è per risparmiarle quella sofferenza se a pranzo mangio una zuppa di legumi. Se lo faccio, è per gravare meno sul pianeta in cui vivo.

E posto che la zootecnia, la pesca intensiva e l’abuso di alimenti di origine animale sono, per tante ragioni diverse, pratiche estremamente dannose per l’ambiente; assodato che se tutti gli umani mangiassero carne quanto gli occidentali non basterebbero dieci Terre per sfamarci tutti; premesso che sono assolutamente sicura che cibarsi in prevalenza di alimenti di origine vegetale sia la sola strada sensata che possiamo percorrere e che abbuffarsi di arrosti ed hamburger non è ne sostenibile né salutare, non sono neanche convinta che mangiare veg ci metta automaticamente al sicuro dai possibili “eco-guasti” alimentari. Sappiamo che il mondo non può sostenere un’umanità fatta di carnivori ingordi, ma ignoro cosa accadrebbe se dovessimo coltivare cereali, legumi e verdure in quantità tali da sfamarci tutti. Sarebbe ragionevole? E sostenibile? Confesso di non conoscere la risposta, ma a volte penso che quella vegetariana non rappresenti per forza, in senso lato, la dieta più ecologica a prescindere. Forse ci sono – e sono loro il mio modello ancora irraggiungibile – onnivori molto attenti che riescono a impattare meno sull’ambiente di tanti vegetariani (ma magari mi sbaglio, e anzi: se chi mi legge potesse fornirmi dati e notizie al riguardo, sarei felice di cambiare opinione immediatamente). È ovvio poi che esistono, e probabilmente sono la maggioranza, i vegetariani molto oculati, ambientalisti oltre che animalisti, e a loro vanno tutto il mio rispetto e la mia stima.

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5 Marzo 2014 19 Commenti
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gravidanza e partointervistesvezzamento

Gravidanza e svezzamento vegetariano: intervista doppia

by Silvana Santo - Una mamma green 24 Settembre 2013

vegetali3Portare avanti una gravidanza seguendo una dieta vegetariana: una opzione come un’altra o una imperdonabile imprudenza? E svezzare un bambino senza fargli mangiare derivati animali rappresenta una follia o un atto d’amore? Un tema quanto mai delicato, che, ancora di più di quello dell’acqua del rubinetto per i neonati, si presta ad interpretazioni in (aspro) contrasto tra loro.

Io, per salute e per greenità, seguo da anni un’alimentazione a ridotto contenuto di proteine animali, ma non mi sono mai decisa a fare il salto verso il vegetarianesimo (per ragioni di varia natura di cui prima o poi scriverò), anche se non escludo di completare la conversione, prima o poi. Anche per BigD, allora, ho deciso di procedere con uno svezzamento tradizionale, proponendogli, nelle pappe che preparo personalmente per lui, tutti gli alimenti, ma cercando di non abusare nel consumo di carne e latticini (per quanto riguarda il latte, invece, viene allattato al seno da quando è nato).

In questa sede non voglio raccogliere pareri medici, confrontare ipotesi scientifiche o suggerire presunte verità. Ho deciso però di raccontarvi l’esperienza di due famiglie diverse, intervistando due amiche, Alessia e Marzia, la prima di Torino e la seconda di Roma. Entrambe mamme, ed entrambe approdate all’alimentazione vegana dopo anni di vegetarianesimo. Noterete molti tratti in comune e qualche differenza, alcuni compromessi e, senza dubbio, lo stesso amore per i propri figli e per il mondo che lasceranno loro in consegna quando saranno cresciuti.

Ringraziandole tanto, non solo per il loro aiuto ma anche per la sensibilità ambientale con cui stanno crescendo i loro bambini, ecco dunque l’intervista doppia:

vegetali1MammaGreen: Da quanto tempo sei vegetariana/vegana?

Alessia: Vegetariana da 11 anni e senza compromessi. Vegana da meno di un anno, ma in maniera “elastica”: tutte le volte che posso scegliere o cucino io.
Marzia: Vegetariana da vent’anni (con qualche ripensamento di breve periodo nel corso del tempo) e vegana da un anno, con il supporto della Dottoressa Michela Troiani esperta in regimi dietetici cruelty free. Sono diventata vegana anche per abbassare i livelli di colesterolo decisamente troppo alti.

MammaGreen: Hai seguito questo tipo di alimentazione anche durante la gravidanza e l’allattamento?

Alessia: Si, come vegetariana.
Marzia: No, la mia ginecologa era contraria e ho avuto paura a far da sola nonostante non avessi nessuna carenza di ferro. Era la mia prima gravidanza e mi sentivo insicura. Tornassi indietro agirei diversamente e mangerei vegetariano.

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24 Settembre 2013 4 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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