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neonati

essere madre

Siamo tutte neomamme, per sempre

by Silvana Santo - Una mamma green 31 Maggio 2019

Porti tuo figlio in pancia per nove mesi, o un po’ meno. Oppure lo vai a prendere in un istituto, in una casa famiglia, in una struttura per bimbi senza famiglia. In ogni caso, ti ritrovi madre all’improvviso, del tutto ignara, impreparata, inconsapevole. E non importa quanti libri tu abbia letto, quanta esperienza tu possa avere come educatrice, maestra o baby sitter. Non importa quanti fratelli o nipotini abbia contribuito a tirare su. La verità è che non hai la minima idea di quello che stia accadendo. Improvvisi, navighi a vista, ricorri in qualche modo al tuo istinto e al retaggio dell’educazione che tu stessa hai ricevuto, dell’esperienza che hai fatto da figlia (nel tentativo di replicarla o di prenderne le distanze). Soprattutto, ti addestri giorno dopo giorno a interpretare i segnali criptati che ti manda tuo figlio. A leggere i suoi bisogni inintelligibili. A districarti tra dubbi, fallimenti, difficoltà e imprevisti. A perseguire, o meglio tentare di perseguire, il bene di tuo figlio.

Sei una neomamma, sei inesperta, sei una pioniera. Un’improvvisatrice, una creativa. Una funambola. Ma si tratta, a ben vedere, di una condizione solo apparentemente temporanea. La verità è che resti inesperta e ignara per tutta la tua esistenza di genitrice. Impari in fretta a cambiare un pannolino, a lavare tuo figlio senza lessarlo o fartelo scivolare via dalle mani, a preparare ettolitri di brodo vegetale, a sterilizzare un biberon, allattare in un mezzo pubblico, leggere facendo le vocine, cantare la ninna nanna con la modulazione più efficace. Ma non fai in tempo a sentire di aver acquisito una certa padronanza della situazione, che tuo figlio diventa qualcosa di completamente diverso rispetto a quello che avevi imparato a conoscere. Cambiano le sue esigenze, le sue necessità, i gusti e le sue preferenze. Cambiano le cose di cui ha bisogno, e che tu devi riuscire in qualche modo a dargli.

Fare il genitore significa esistere in un equilibrio precario e incessantemente mutevole. Anzi, significa inseguire un equilibrio che di solito ti sfugge dalle mani nell’attimo esatto in cui ti illudi di averlo raggiunto. Significa dover conoscere e riconoscere tuo figlio ogni giorno, perché ogni giorno lui cresce e cambia, anche in profondità, a volte senza causa apparente e non sempre nella direzione che ti aspettavi o che auspicavi per lui, per voi. Significa ritrovarsi di continuo a dover sparigliare le carte e ricominciare da capo, perché quello che per mesi, fino al giorno prima, aveva più o meno funzionato – linguaggi, rapporti, abitudini, piccole e grandi liturgie quotidiane – all’improvviso ha perso di efficacia. E allora tocca cambiare registro, mettersi in discussione, ripensarsi e tentare ancora e ancora. Ripartire dal via, o quasi.

Siamo tutte neomamme, sempre e per sempre. Inchiodate a un’imprevedibilità che, se vale per ogni aspetto della vita, e in definitiva per la vita stessa, vale anche di più per un essere umano in evoluzione rapida e continua. E di cui hai la responsabilità per molti anni. Perché al “mestiere” del genitore non è, credo, applicabile, il concetto ordinario di esperienza: puoi aver tirato su tuo figlio fino alla maggiore età per ritrovarti all’improvviso disarmato da una scelta che non ti aspettavi, da una condizione inedita, da una situazione ancora sconosciuta. E sentirti comunque impreparato come quando ti hanno piazzato tuo figlio appena nato tra le braccia.

Siamo tutte neomamme, per sempre. Navighiamo a vista, senza bussola e con delle coordinate che ci cambiano continuamente tra le mani.

31 Maggio 2019 0 Commenti
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babywearing

Alto contatto: decide la madre o il bambino?

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Gennaio 2019

Mi capita spesso, da quando sono madre e per giunta blogger, di leggere post in cui si discute del cosiddetto “alto contatto”. Da una parte le fautrici di questa filosofia di “maternage” (fascia, cosleeping, allattamento prolungato etc), dall’altra quelle che in qualche modo si professano scettiche, se non addirittura sarcastiche. Chi è d’accordo e chi non lo è, chi promuove e chi smonta, chi millanta e chi ironizza.

Quello che sfugge, di solito, a chi scrive questi commenti sull’alto contatto, è un particolare che a me sembra invece importantissimo. Cruciale, oserei dire. E cioè che in molti casi non è la madre a scegliere. Non sono i genitori a decidere. Di solito, almeno per l’esperienza mia e di tante famiglie che conosco, quella del cosiddetto “alto contatto” è una esigenza specifica del bambino. Una sua scelta. Quello che resta appannaggio degli adulti è solo decidere se assecondare questa richiesta – e in che misura farlo – o meno, aspettando, in un certo senso, che il piccolo “si rassegni” e rinunci, per così dire, ad aspettarsi certe cose e a chiederle con ogni mezzo.

Mi spiego meglio: se mio figlio, da neonato, fosse riuscito ad addormentarsi senza tenermi la mano o un dito, non mi sarebbe mai venuto in mente di essere io a prendergli la manina di mia iniziativa. Se la mia secondogenita fosse stata serena e tranquilla nella sua carrozzina, io ce l’avrei lasciata volentieri (riservando magari la fascia o il marsupio a situazioni particolari come i viaggi, le escursioni, le passeggiate più impegnative). Se lei avesse dormito placida dentro una culla, o anche semplicemente sul letto, non avrei avuto proprio nulla in contrario a metterla a dormire in un posto diverso dalle mie braccia o dal mio petto. Ma invece, ed è proprio questo il punto, entrambi i miei figli (anche se in misura diversa e con modalità distinte) hanno mostrato sempre un bisogno profondo di contatto fisico, presenza, vicinanza, contenimento. E, in modi diversi, lo fanno ancora adesso che sono relativamente cresciuti.

Avrei potuto scegliere di non rispondere a queste loro richieste, certo. Probabilmente, dopo alcune – poche, tante o tantissime? – notti di pianto si sarebbero abituati anche a dormire da soli, a non stare in braccio né in fascia. La mia decisione è stata quella di assecondare la loro natura, di rispondere in modo affermativo a quella che era una evidente necessità soggettiva di Davide prima e di Flavia poi. In questo senso, è vero, l’alto contatto è stata comunque una “mia scelta”. Ma si tratta di un percorso che non ho imboccato per partito preso, sulla base di un principio o di una considerazione aprioristica. Mi ci hanno condotto i miei figli. Se loro fossero stati diversi, sarei stata a mia volta una madre diversa.

10 Gennaio 2019 9 Commenti
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essere madre

I neonati sono davvero più “faticosi”?

by Silvana Santo - Una mamma green 12 Ottobre 2018

Ho avuto due bambini in 21 mesi. Li ho allattati entrambi al seno, esclusivamente, per molto tempo. Ed entrambi hanno dormito sempre poco, sia di giorno che di notte (non ho riposato per almeno cinque ore consecutive per circa quattro anni e mezzo). Ricordo bene la fatica estenuante che accompagna i primi mesi e anni di vita di un bambino. Le notti insonni, la schiena a pezzi quando tuo figlio impara a camminare, la fase in cui lui sembra non volere fare altro che salire e scendere le scale, entrare e uscire da una stanza, e via dicendo. Non ho dimenticato le ore di pianto inconsolabile, le poppate a oltranza, le pappine e soprattutto le migliaia di pannolini cambiati (e lavati, nel mio caso), di body infilati e sfilati, di bagnetti e di ruttini. Il passeggino trascinato su per le scale, aperto e richiuso con una mano sola, strizzato in qualche modo nel portabagagli. Non ho dimenticato le vaccinazioni relativamente frequenti e i bilanci dal pediatra. Un neonato è una esperienza faticosa come poche altre cose nella vita.

Eppure mi viene da sorridere, ogni volta che qualche conoscente mi dice “Beh, dai, adesso sono grandi, ora ti puoi riposare”.

Sul piano pratico, è innegabile che ora dormiamo la notte (salvo imprevisti), che Davide sia del tutto autonomo nel vestirsi, nel mangiare, nel lavarsi, e che sua sorella sia prossima allo stesso traguardo. Che Davide dia quasi sempre una mano a rigovernare la cameretta e non solo, a rimettere in ordine i giocattoli, e che sua sorella sia prossim… no, questo no. Ad ogni modo, da questo punto di vista il “lavoro quotidiano” è di certo diminuito.

Però sono tantissime le nuove incombenze subentrate a quelle precedenti, e sono spesso più “vincolanti” delle vecchie, perché legate a orari o a luoghi precisi. C’è il pranzo quotidiano di Davide, che ora va in prima elementare (e no, qui da noi non c’è il tempo pieno). C’è la sua logopedia (frequenza bisettimanale ed esercizi quotidiani). C’è la vita sociale di entrambi (sette-inviti-sette ad altrettante feste di compleanno solo dall’inizio di settembre a oggi, non so se mi spiego) e ci sono i rapporti con le rispettive scuole: riunioni, acquisti, libri e materiali da procurare. Ci sono naturalmente le esperienze del tempo libero, nonché il gioco a casa. Che, per quanto trovi sacrosanto che i bambini imparino a intrattenersi in autonomia, mi sembra che giusto condividere almeno in parte con loro, perlomeno finché sono piccoli.

Non ci sono ancora, ma subentreranno presto, i compiti a casa e le attività sportive pomeridiane, che abbiamo volutamente scelto di tenere ancora in stand-by almeno per qualche mese. A questo si aggiungono, naturalmente, le cose che si fanno per neonati svezzati, ma allo stesso modo per bambini più grandi: cene, colazioni, lavatrici, acquisti, visite mediche e via discorrendo. Incombenze che, nelle famiglie organizzate come la mia, con un genitore impiegato fuori casa a tempo pieno e l’altro – la sottoscritta – che lavora a partita Iva e a mezzo tempo, finiscono in modo inesorabile (ma oserei dire anche comprensibile) col gravare in modo maggiore sul genitore che lavora “di meno”. Finisci, di fatto, col mettere a disposizione dei tuoi figli la gran parte del tuo tempo e della tua vita. Cosa che ovviamente facevi anche finché erano neonati, con la non trascurabile differenza che un bambini di pochi mesi sei tu a decidere se e dove portarlo, a che ora e in quali circostanze.

A tutto questo si aggiunge il non trascurabile carico dell’impegno per così dire educativo, che se con un neonato è del tutto marginale, quando i figli crescono diventa fondamentale e pressante. E non mi riferisco solo al già difficile compito di trasmettere regole, divieti e norme di comportamento. Alla gestione dei capricci, dei litigi, delle paure, delle gelosie e delle crisi di scoramemento o sfiducia. Ma anche e soprattutto alla responsabilità di dare stimoli intellettivi, di aiutare i bambini a sviluppare intelligenza emotiva, sensibilità, empatia e fiducia in se stessi. Di accompagnarli nel cammino quotidiano della crescita.

Considerato tutto questo, forse non c’è da stupirsi se, personalmente, mi senta molto più “in prima linea” adesso rispetto a quando Davide e Flavia erano appena nati. Questo non vuol dire che le neomamme e i neopapà vadano scoraggiati e avviliti con mantra tipo “figli piccoli, problemi piccoli”, ma è importante che un neogenitore sia consapevole che negli anni cambierà solo la natura dell’impegno, ma non certo la sua intensità. Chiedetelo a certi genitori di figli adulti che sono ancora impegnati ogni giorno per aiutare i loro ex bambini, che abbiano o meno a loro volta dei figli.

Non esiste una gerarchia della fatica, né un momento in cui ci si possa sentire in qualche modo “liberati” dalla stanchezza e dall’abnegazione. Un figlio è per sempre, mettiamocelo bene in testa.

12 Ottobre 2018 0 Commenti
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10 consigli per sopravvivere con un neonato

by Silvana Santo - Una mamma green 2 Marzo 2018

Sono passati pochi anni da quando stringevo tra le braccia il mio primo figlio neonato. Eppure, a me sembra trascorsa una vita intera, ho messo via l’interfono, poi i pannolini, il reggiseno per allattare, il seggiolone e così via. E non manca giorno in cui io non mi chieda come ho fatto a sopravvivere con un neonato (e, soprattutto, a fare in modo che lui sopravvivesse tra le mie braccia!). Evidentemente, però, ce l’abbiamo fatta. E sulla base della mia bislacca esperienza, vi regalo 10 consigli per sopravvivere con un neonato.

1. Usare la fascia portabebè

Molto più semplice di quanto si pensi (nel caso, basta una lezione con una consulente babywearing), per me è davvero un salvavita per le neomamme e i neopapà. Non solo perché lascia mani libere e facilità di movimento anche nelle città non proprio a prova di bambino, ma perché rassicura i bambini e aiuta a creare un legame con il neonato.

2. Comprare un video monitor di qualità

Se sono riuscita a sopravvivere con un neonato (e poi con una neonata e un bambino piccolo) è anche perché i miei figli vanno da sempre a letto presto, lasciando ai membri adulti della famiglia un po’ di tempo destinato al relax. O al cibo da asporto. O al lavoro arretrato. E per evitare l’ansia da “non lo sento, respira ancora, starà bene?” basta un baby monitor o una telecamera per bambini. Ma che sia un prodotto di qualità, affidabile e facile da usare, altrimenti vi ritroverete a captare i baracchini dei camionisti e i segnali dei marziani, piuttosto che il pianto di vostro figlio.

3. Abusare del divano

Il pupo a letto presto, il baby monitor ben sintonizzato e, appunto, un bel divano comodo per le serate “libere” di mamma e papà. Magari passate a dormire davanti alla tv, ma questo è un altro discorso!

4. Uscire e viaggiare

Per i neogenitori, uscire con un bambino piccolo può sembrare una faccenda molto complicata, per non parlare dell’organizzazione che richiede un viaggio vero e proprio. Ma credetemi, starsene chiusi in casa è molto più faticoso. Si rischiano l’isolamento (o, al contrario, l’invasione di visite inopportune o sgradite) e la tristezza, o la sensazione ansiogena che la vostra vita sia finita sotto il controllo del neonato. Senza contare che il sole permette di fissare la vitamina B, fondamentale per la crescita e la salute del piccolino. Stare all’aria aperta, pertanto, aiuterà tutta la famiglia a fare il pieno di benessere, di energia e di relax.

5. Sostituire la borsa con lo zaino

Che è più pratico, spesso più capiente e meglio organizzato. E vi permette di avere sempre le mani libere per tenere in braccio (o in fascia) vostro figlio, cambiargli il pannolino al volo, allattarlo/dargli il biberon e via dicendo. Adesso è pure di moda, quindi tanto meglio!

6. Ascoltare tanta musica

Di ogni genere. Per bambini, per adulti, ninne nanne, sigle dei cartoni, quello che vi pare. Ascoltare musica, e cantarla, pure, vi aiuterà a sentirvi allegri e a tranquillizzare vostro figlio, a stimolare i suoi sensi e a rilassarlo quando ha sonno.

7. Portarsi dietro una borraccia

Per estinguere la sete feroce da poppata, se siete una neomamma e allattate. Per sciacquarvi le mani in emergenza, per pulire il ciuccio, se vostro figlio lo usa. Per pulire le manine di vostro figlio e per tante altre ragioni che adesso né io né voi siamo in grado di prevedere. Sui motivi per cui una borraccia riutilizzabile, magari in alluminio, sia più ecologica ed economica di una bottiglia usa e getta non penso di dovermi dilungare, giusto? 😉

8. Congelare cibo (e salvare i numeri dei take away di zona)

Ricapitolando: il piccolo urlatore si è finalmente addormentato, il baby monitor è acceso, il divano è pronto per accogliere le vostre stanche membra di neomamma e neopapà: manca solo un bel piatto di lasagna tirato fuori dal congelatore qualche ora prima, o un manicaretto da asporto fresco di consegna. Mi raccomando: usate contenitori riutilizzabili e differenziate con cura le vaschette del take away.

9. Convertirsi agli ebook

So che gli irriducibili della carta sono numerosi anche nelle file dei neogenitori. Ma so anche che, senza ebook, forse in questi anni avrei smesso di leggere, o quasi. Invece sono riuscita sempre a sfruttare per leggere le poppate infinite o le attese al buio mentre i miei figli piccoli si addormentavano. Anche i risvegli notturni sono stati in qualche modo più sopportabili grazie alla compagnia dei miei libri. Senza un lettore digitale retroilluminato (molto più confortevole di un tablet e per nulla fastidioso per il neonato) non ce l’avrei mai fatta.

10. Chiedere aiuto

L’ultimo e forse il più importante dei consigli. Lasciate l’eroismo ai personaggi dei fumetti. Voi siete donne, e uomini, con il compito importante ma difficile di crescere un figlio. E di sopravvivere a un neonato. Chiedete aiuto, non solo al padre di vostro figlio, ma a chiunque si renda disponibile a cucinare, stendere il bucato, pulire casa etc etc. E se siete di quelli che non si fidano a delegare le faccende domestiche ad altri, basta scegliere un baby monitor con telecamera e piazzarla nell’altra stanza mentre voi riposate insieme al neonato!
Post in collaborazione con iBabymonitor.it, shop online italiano di telecamere e altri dispositivi per il controllo del neonato, che oltre a offrire video baby monitor e ricetrasmittenti per bebè a prezzi vantaggiosi, presenta recensioni dettagliate dei vari modelli e guide all’acquisto dei diversi dispositivi. Come l’Availand Follow Baby, l’ultima novità del mercato, che dispone di uno schermo LCD da 3.5” di massima qualità e una telecamera con Tecnologia Auto-Follow che permette un monitoraggio automatico del bebè utilizzabile par vari anni, anche quando il bambino cammina o gattona.

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2 Marzo 2018 3 Commenti
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life

12 cose che ricominci a fare quando non hai più figli neonati

by Silvana Santo - Una mamma green 19 Ottobre 2016

Quando hai un neonato per casa il tempo sembra congelarsi per effetto di un incantesimo. Sei talmente assorbita (e provata) dalle esigenze del nuovo arrivato, che fai fatica a guardare in prospettiva. A pensare che tuo figlio non avrà due mesi per sempre. E invece, parola d’onore, piano piano tante cose cambiano. Arrivano nuove sfide, anche molto impegnative, ma la vita torna a somigliare sempre di più a quella “di prima”, almeno per certi versi. Ecco, per spiegarmi meglio, 12 cose che ricominci a fare quando non hai più figli neonati.

1. Indossare orecchini grandi e collane delicate

Ma i miei figli si fregano tutto comunque.

2. Viaggiare sul sedile posteriore anche nei viaggi un po’ più lunghi

Non senza dover intervenire cento volte per raccogliere giocattoli, soffiare nasi, porgere bottiglie d’acqua, sedare risse, sistemare tendine parasole, reclinare seggiolini e via dicendo.

3. Fare l’amore di mattina

Dio benedica l’asilo.

4. Uscire di casa senza il passeggino

Che però fungeva anche da carrello portatutto, quindi per certi versi è un peccato.

5. Usare il lavandino per gli scopi prefissati

Che non includono, se ci penso bene, il lavaggio di culetti.

6. Partire per un viaggio senza chiederti se hai messo il ciuccio in valigia

Anche se comincerai a doverti ricordare di pupazzi (a casa nostra abbiamo Supergattino e Johnny, al momento), cuscini speciali, libri preferiti, macchine trasformabili, colori e chi più ne ha più ne metta. Almeno i ciucci li vendono in tutte le farmacie.

7. Girare per casa senza un quadrato di mussola di cotone sulla spalla

Però sappiate che quei teli bianchi hanno davvero centomila usi, anche senza neonati nei paraggi (in effetti mi chiedo come io abbia potuto sopravvivere per ben 31 anni senza possederne nemmeno uno!).

8. Svuotare la lavatrice e trovare tutti i calzini

Scherzavo! Ci avete creduto davvero?

9. Tenere per il manico un qualsiasi oggetto dotato di ruote senza avvertire l’irrefrenabile impulso di muoverlo avanti e indietro

Oppure sono l’unica che, per anni, ha continuato a far dondolare carrelli della spesa, trolley, tricicli e passeggini delle bambole come se dentro di fosse un neonato da addormentare?

10. Fare una doccia senza spettatori

O almeno la cacca con la porta chiusa. O la pipì senza accompagnamento. (Solo una volta ogni tanto, sia chiaro!)

11. Fare le pulizie di casa senza intonare all’improvviso versi improbabili

“Ridi pure un pochino, che ti faccio il solletichinooooo!”

12. Dormire per tutta la notte

O almeno così dicono (sob).

 

 

19 Ottobre 2016 10 Commenti
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essere madre

Mio figlio è nato brutto

by Silvana Santo - Una mamma green 3 Febbraio 2015

Quando ho visto mio figlio per la prima volta, l’ho trovato indubbiamente molto tenero. Era buffo, era piccolo, era dolce. Soprattutto, era mio. Era tutto questo e molto altro ancora, ma non era poi così bello. Era gonfio, i tratti alterati dalla lunga permanenza nel liquido amniotico e dalla fatica del travaglio. La sua pelle era screpolata, e arrossata dall’emoglobina fetale ancora in circolo. Aveva le dita rugose, gli occhi sporgenti e privi di ciglia, e il suo corpo era cosparso di peli.

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3 Febbraio 2015 47 Commenti
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essere madre

Cinque cose sui neonati che nessuno dice mai

by Silvana Santo - Una mamma green 22 Gennaio 2015

I neonati sono pelosi
La lanugine che li ricopre per parte della vita intrauterina lascia spesso tracce più o meno abbondanti anche dopo la nascita. Entrambi i miei figli, per dire, sfoggiavano un vello discreto sulla schiena, sulle spalle e perfino sulle orecchie. Aaaauuuuuuuuuu!

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22 Gennaio 2015 18 Commenti
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gravidanza e parto

Quelli che…

by Silvana Santo - Una mamma green 26 Novembre 2014

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Quelli che… perché, eri incinta?
Quelli che… che brava (!), hai fatto la coppietta (!!!)
Quelli che… beata te che hai fatto il cesareo…
Quelli che… e ora che ne hai due, come fai?
Quelli che… beata te che hai avuto la femmina.
Quelli che… ma ce l’hai il latte?
Quelli che… quando il terzo?
Quelli che… ora hai il maschio e la femmina, ti puoi fermare.
Quelli che… a chi somiglia?
Quelli che… come hai detto? Fulvia?
Quelli che… è femmina? E perché è vestita così?
Quelli che… non hai fatto le bomboniere nascita?
Quelli che… ma è tranquilla, ALMENO questa?
Quelli che… tu lo sapevi, che era femmina, ma non volevi dirlo!
Quelli che… e il battesimo quando?
Quelli che… l’hai già fatta uscire di casa???
Quelli che… coprila, ché fa freddo!
Quelli che… tra quante ore deve mangiare (!!!!!)?
Quelli che… quanto pesa? E ora? E adesso?
Quelli che… “Flavia”, hai detto? E come mai???
Quelli che… certo che sei stata tremenda: nascondere la gravidanza per oltre 4 mesi…
Quelli che… il fratello come l’ha presa? La picchia? Ti picchia? Picchia i compagni di asilo?
Quelli che… io ho due figli con 14 mesi di differenza… Vi dico solo “Buon divertimento!”
Quelli che… ma la notte ti fa dormire?
Quelli che… è enorme!
Quelli che… come è piccola…
Quelli che… è identica a te quando eri appena nata.
Quelli che… uguale al fratello!
Quelli che… non somiglia a nessuno di voi…
Quelli che… dove dorme?
Quelli che… Come? Flavia??? Ah.
Quelli che… la figlia femmina corre sempre dalla mamma…
Quelli che… ma non ti è rimasta la pancia?
Quelli che… ora lascerai il lavoro?
Quelli che… e il gatto non le fa niente?
Quelli che… sta ancora dormendo?
Quelli che… Flavia? A me piaceva Martina.

26 Novembre 2014 19 Commenti
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essere madregravidanza e parto

Guida semiseria per parenti e amici all’indomani del parto

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Novembre 2014

[Avvertenze: questo post era stato scritto e programmato qualche giorno prima della nascita di Flavia, quando non sapevo ancora di aspettare una bambina. I suoi contenuti, comunque, sono da ritenersi tuttora validi]

fiocco flaviaPrimo. Se dovessi avere una bambina, sappiate che il criterio principe nella scelta del suo abbigliamento sarà la comodità della diretta interessata, seguito a ruota dalla facilità di lavaggio/stiratura (o per meglio dire: non stiratura) dei capi. Esattamente come è stato per suo fratello, che in quasi due anni non ha mai indossato una camicia. Niente di personale contro calzamaglie, gonne e microvestiti – che anzi trovo spesso adorabili – ma la nostra è una famiglia rude. Siamo abituati a badare più che altro alla praticità. E il rosa, per inciso, non è esattamente il nostro colore preferito.

Secondo. “Maggiore”, lo dice la stessa parola, è un comparativo di maggioranza. Vuol dire “più grande”, e non “grande in assoluto”. Il fatto che Davide stia per diventare il primogenito non implica che lui smetta da un giorno all’altro di essere il bambino piccolo che è (condizione che tutti hanno peraltro riconosciuto fino ad oggi). Sarebbe quindi auspicabile evitare osservazioni del tipo “Tu adesso sei grande, non fare il bambino piccolo” etc etc. Lasciamo che sia lui a decidere se si sente “grande” rispetto a suo fratello, e comportiamoci di conseguenza.

Terzo. Allattare è una cosa naturale e “normale”, d’accordo. Ma io mi vergogno. Non posso farci niente, è una questione personale. Come non ho mai indossato indumenti premaman particolarmente aderenti o immortalato la mia panza in scatti ad effetto, così non riesco a sfoderare le tette davanti a tutti, specie se in giro ci sono esemplari adulti di genere maschile che non abbiano una qualche confidenza pregressa col mio decolleté. Non è una questione di gelosia, è semplicemente pudore. Quindi, non vi offendete se mi eclisserò ogni volta che sarà ora di mangiare.

Quarto. Dovrò dividere le attenzioni tra due figli e questo sarà molto impegnativo. Chiaro. Ma commenti come “Lascia in pace la mamma, che adesso deve pensare al fratellino/sorellina” non saranno tollerati.

Quinto. I papillon, le cravattine e le fasce per neonata (soprattutto le fasce, cielo!) non incontrano propriamente il gusto mio e del socio adulto. Liberissimi di regalarcene, sia chiaro. Ma poi non vi meravigliate se non li vedrete mai indossati.

Sesto. Il padre dei miei figli cova un odio insanabile per Hello Kitty, puttini e angioletti e soprattutto per Winnie the Pooh (non mi ha ancora perdonato una tutina comprata per Davide, che ho avuto anche la sfacciataggine di tirare fuori per il nascituro/a). Tenetelo bene a mente, vi conviene.

Settimo. Sui giochi “di genere” mi sono già pronunciata molte volte. In questa sede mi limiterò ad aggiungere che nessun esemplare di “Cicciobello scoreggia” metterà mai piede in casa nostra. E questo è quanto.

10 Novembre 2014 29 Commenti
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mamma green

Otto acquisti inutili per un neonato in arrivo

by Silvana Santo - Una mamma green 7 Ottobre 2014


Possediamo troppe cose
. Nessuno riuscirà a togliermelo dalla testa. Siamo pieni di oggetti di cui potremmo fare serenamente a meno, che ci mangiano spazio, energia mentale e denaro (oltre a richiedere tonnellate di materie prime e un sacco di energia per essere prodotti, trasportati e smaltiti a fine vita).

Il guaio più grave, per come la vedo io, è che tendiamo a “imporre” questo schema anche ai nostri figli, da prima ancora che nascano. Anzi. Niente scatena l’istinto agli acquisti compulsivi come un neonato in arrivo. C’entra di sicuro il comprensibile (e legittimo!) desiderio di non far mancare nulla al proprio bambino. Ed è naturale che amici e parenti vogliano in qualche modo celebrare il nuovo arrivo con qualcosa di tangibile. Ma il rischio di riempirsi la casa di roba inutile, secondo me, è concreto.

Ecco perché ho stilato la mia personale lista di acquisti inutili per un neonato in arrivo (trovate il post integrale sul sito Instamamme.net), che comprende:

La cesta di vimini:
destinata a un uso davvero limitato nel tempo. Per me è meglio puntare subito a un lettino, a un side-bed o, se siete favorevoli, sistemare direttamente il neonato nel lettone.

Il riduttore per il lettino:
si può tranquillamente evitare l’acquisto di un apposito riduttore utilizzando ad esempio un cuscino da gravidanza e allattamento (di quelli a ferro di cavallo, per intenderci) sistemato a U sul materasso. Stesso oggetto, doppio utilizzo: i classici due piccioni con una fava.

Giocattoli:
un neonato non sa neanche dov’è il suo naso, figuriamoci se gli interessano sonagli, pupazzetti e gingilli colorati. La prima fase di scoperta del mondo, poi, può avvenire tranquillamente usando oggetti di uso comune normalmente presenti in tutte le case (utensili da cucina, contenitori, etc).

Lo sterilizzatore:
Se doveste decidere di allattare al seno in modo esclusivo, il biberon non vi servirà affatto (e per disinfettare un eventuale ciucciotto bastano cinque minuti in acqua bollente). Se optate per l’allattamento artificiale, allora il discorso cambia.

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7 Ottobre 2014 19 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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