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Tag:

gatti

ho deciso di sterilizzare i miei gatti
animali

Perché ho deciso di sterilizzare i miei gatti

by Silvana Santo - Una mamma green 13 Dicembre 2021

Chi legge abitualmente i miei post saprà che da alcuni mesi abbiamo accolto in casa due giovani gatti europei. Merlino e Ginevra sono fratelli della stessa cucciolata, adottati col tramite di un’associazione dalla nidiata di una gatta randagia accolta con amore da due ragazzi della mia regione, che tuttora si occupano di lei e delle altre figlie ancora in attesa di adozione. Come avevamo fatto a suo tempo con Artù, abbiamo deciso di sterilizzare i nostri gatti “nuovi di zecca”, col supporto convinto della nostra veterinaria “ufficiale” e di quella putativa che ci segue da sempre (mia cugina, di cui mi fido totalmente).

La sterilizzazione resta ancora una scelta un po’ controversa, per cui vi racconto perché io, senza indugio, ho deciso di sterilizzare i miei gatti.

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13 Dicembre 2021 1 Commenti
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perché adottare due gatti
animali

Adottare due gatti invece di uno: perché è la scelta migliore (per me)

by Silvana Santo - Una mamma green 28 Ottobre 2021

Adottare due gatti (invece che uno soltanto) è stato per me un pensiero fisso dopo la perdita improvvisa e devastante del nostro primo amatissimo micio Artù. Così, dopo aver sentito il parere della mia veterinaria preferita (mia cugina!) e di alcune amiche gattare, quando ci siamo sentiti pronti dopo quel lutto atroce, non abbiamo avuto dubbi. E da un paio di mesi la nostra casa ha accolto Ginevra e Merlino.

Da quando vivo con loro, non c’è stato giorno in cui io non mi sia detta che adottare due gatti in contemporanea sia stata in effetti la scelta migliore, perlomeno per la mia famiglia, e in questo post voglio raccontarvi il perché. La premessa d’obbligo è che non sono una veterinaria né una comportamentalista, ma mi limito a condividere la mia parziale e opinabile esperienza personale.

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28 Ottobre 2021 0 Commenti
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lettiera per gatti
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Lettiera per gatti, quale scegliere?

by Silvana Santo - Una mamma green 30 Settembre 2021

Da qualche settimana abbiamo adottato due nuovi gattini, che mentre scrivo hanno appena compiuto 4 mesi e per i quali ci siamo chiesti da subito quale lettiera per gatti scegliere. Con Merlino e Ginevra, nonostante la lunga esperienza con il nostro amato Artù abbiamo deciso di riconsiderare alcune delle nostre decisioni passate, per provare a instaurare nuove consuetudini in grado di coniugare le esigenze dei gatti, le nostre e quelle dell’ambiente. Possibilmente senza spendere uno sproposito.

Una delle prime decisioni da prendere ha riguardato la lettiera igienica per Ginevra e Merlino: il mercato offre ormai tante diverse opzioni per quanto riguarda la lettiera per gatti. Quale scegliere, dunque?

Vi lascio di seguito una carrellata delle principali alternative disponibili, con qualche considerazione più o meno oggettiva. Chiaramente ognuno farà poi le proprie personalissime considerazioni, sulla base dello spazio a disposizione, del proprio budget e delle proprie abitudini. Ma soprattutto dei gusti insindacabili del felino di casa!

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30 Settembre 2021 0 Commenti
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adottare un gatto per il lockdown
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Adottare un gatto: cose su cui riflettere

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Novembre 2020

Sono in tanti, in questo strano anno che stiamo trascorrendo in prevalenza dentro casa, a pensare di adottare un gatto (o un altro animale). Le ragioni per fare questa scelta, in effetti, sono molteplici: un gatto trasforma un’abitazione in una casa, dice un vecchio adagio inglese, e a mio parere è proprio così. Vivere con un micio garantisce una quota giornaliera di benessere psicofisico, compagnia e coccole, e occuparsi nel quotidiano di un animale è una esperienza impagabile per tutti i bambini. Prima di abbandonarsi a decisioni impulsive e “di pancia”, però, credo che si debba pensare con attenzione a tutte le possibili implicazioni, soprattutto a quelle che potrebbero rivelarsi un po’ “spinose”. Ecco, allora, sulla base della mia personale e opinabile esperienza, quali sono le cose importanti su cui riflettere prima di adottare un gatto.

Adottare un gatto: i costi

Il primo aspetto da considerare, che in realtà è molto relativo, consiste nel dispendio economico inevitabilmente necessario per la gestione di un gatto (o di qualsiasi animale domestico). Per un micio, in particolare, all’inizio dovrete acquistare come minimo ciotole, cassetta igienica, tiragraffi, qualche giochino. Una cuccia vera e propria, invece, non è strettamente indispensabile: possono bastare anche un cuscino o un tappeto “peloso”, ma ci penserà il gatto stesso a colonizzare divani, letti e ogni superficie a suo giudizio atta a riposare.

Oltre a queste spese da affrontare una tantum, se state pensando di adottare un gatto, tra i pro e contro considerate anche il costo che dovrete sostenere periodicamente per le pappe e i croccantini, nonché per i sassolini della lettiera. La spesa mensile può variare in modo considerevole sulla base delle vostre scelte di consumo e delle esigenze specifiche che potrebbe manifestare il vostro felino. A casa nostra, per esempio, il budget risente della tendenza di Artù ai calcoli di struvite, che gli impone un’alimentazione specifica che prevenga l’insorgenza di dolorose e pericolose cistiti.

perché adottare un gatto

Oltre alle spese per alimentazione e igiene del gatto, c’è da tener conto di quelle veterinarie, che includono costi prevedibili e preventivabili – come l’intervento di sterilizzazione, le vaccinazioni periodiche, la sverminazione, gli eventuali antiparassitari etc – e ovviamente quelli imprevedibili. Che, per il bene di micio, speriamo sempre siano ridotti ai minimi termini. A noi, per esempio, in una occasione è successo di dover tenere Artù ricoverato per una notte, il che ha fatto impennare necessariamente il conto della clinica.

In definitiva, la spesa per il mantenimento di un gatto domestico può variare in modo considerevole, ma una media plausibile, per farsi un’idea molto vaga, si aggira secondo me attorno ai 40/50 euro al mese. Si può spendere anche meno, ma il mio consiglio è di non lesinare troppo sulla qualità degli alimenti, nell’interesse dell’animale e anche del vostro stesso portafogli (se un micio si ammala, avrà bisogno di cure e medicine).

Adottare un gatto: le abitudini notturne

Farà sorridere, ma io credo che prima di decidere di adottare un gatto dobbiate anche chiedervi quanto vi peserebbe, eventualmente, essere svegliati all’alba ogni santa mattina. Non tutti i gatti mantengono delle spiccate abitudini crepuscolari, e se abitate in una casa molto grande potreste riuscire a mettere distanza tra voi e il vostro piccolo predatore. Ma non è escluso, soprattutto se vorrete (o dovrete!) condividere il sonno con il gatto, che finisca col tirarvi giù dal letto a orari improbabili. Artù, manco a dirlo, ha esattamente questa abitudine, ma il mio proverbiale sonno pesantissimo mi preserva dai risvegli notturni. Che quindi toccano al povero “papà”!

Adottare un gatto: le vacanze

Il vero tasto dolente da prendere in considerazione se volete adottare un gatto, secondo me, consiste nella gestione del vostro animale in occasione delle vacanze. Molto dipende dalle vostre abitudini di viaggio e anche dal temperamento del gatto stesso, ma è probabile che, se deciderete di accogliere un micio in casa vostra, vi ritroverete presto o tardi a dover affidare le sue cure a qualcuno.

adottare un gatto lati negativi

Se siete abituati a viaggiare in auto o in camper, potreste in effetti portare il gatto sempre con voi, ma dovrete individuare strutture ricettive adeguate e, cosa non scontata, fare in modo che l’animale si abitui fin da subito a spostarsi a seguito della famiglia (Artù, per esempio, non gradisce essere allontanato dalla nostra casa, e non è raro che un gatto si comporti così). Se, come me, non siete disposti a rinunciare a viaggi itineranti e vacanze in aereo, portarsi dietro un quadrupede diventa una faccenda ancora più complicata, per quanto comunque non tecnicamente impossibile.

Vi servirà, piuttosto, qualcuno di fidato che periodicamente vada a controllare le condizioni del gatto, pulire la sua lettiera, dargli acqua fresca, cibo e magari qualche coccola. Noi possiamo contare sulla generosa disponibilità di nonni e zia, ma non è sempre scontato che esista questa possibilità. Io vi consiglio di pensare a delle soluzioni già prima di procedere con l’adozione, chiedendovi fin da subito come potreste fare a organizzare le “ferie” di micio: aiuto di amici, parenti o vicini di casa, un cat-sitter a pagamento, pensioni specializzate?

In definitiva, ricordate sempre: la pandemia e il lockdown, vivaddio, passeranno nel giro di alcune settimane o mesi, ma il vostro adorato gattone resterà a farvi compagnia, se tutto va bene, per diversi lustri. Ponderate bene la vostra decisione, e credetemi: adottare un gatto sarà stata la decisione migliore della vostra esistenza!

16 Novembre 2020 0 Commenti
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animali

10 domande per chi vive con un gatto

by Silvana Santo - Una mamma green 28 Febbraio 2018

Da oltre sei anni divido la casa con un gatto soriano maschio (o almeno, lo era prima di essere castrato) di nome Artù. Il mio adorato e tondeggiante micione ha portato nella mia vita tanta felicità, segni permanenti sulle braccia e sui polpacci e svariate tonnellate di pelo a strisce. Ma anche una serie di quesiti irrisolti, che condivido volentieri con gli altri gattari del web, nella speranza che qualcuno abbia trovato le risposte. Ecco, dunque, le mie 10 domande per chi vive con un gatto.

1. I fogli di carta

Come si spiega la passione insana dei gatti per i fogli di carta? Mi spiego meglio. Se su un pavimento di 27 metri quadrati giace abbandonato un singolo foglio A4, state certi che è lì che il felino di casa andrà a sdraiarsi. Non esiste alcun margine di errore statistico: se c’è un foglio, il gatto vi si piazzerà sopra. Ma perché? Che in realtà siano alieni che puntano a renderci progressivamente analfabeti? In questo caso, direi che stanno sprecando il loro tempo e le loro energie: ce la facciamo benissimo da soli.

2. Cracco, lèvete

Solo Artù è così viziato col cibo? Al livello che se gli si offre lo stesso tipo di pasto per più di due volte di seguito comincia a digiunare ostinatamente e, soprattutto, diventa aggressivo e mordace più di un Demogorgone di Stranger Things. Viste le esigenze in fatto di palato (e la mole), forse farei meglio a soprannominarlo Antomicio Cannavacciuolo.

3. Before sunrise

Pure da voi si registra il picco massimo di attività felina tra le 4 e le 5.30 del mattino? Tutti i giorni, festivi inclusi, da gennaio a dicembre. Io capirei se i gatti dormissero di giorno per stare svegli di notte. Tutta la notte. Ma che senso ha passare l’intera giornata in modalità scendiletto per poi rompere le palle solo per 90 minuti a cavallo dell’alba?

4. Cara ti amo

Anche il vostro gatto, mentre poltrisce su di voi per farsi coccolare, passa dalle fusa assordanti e l’espressione libidinosa a pupilla dilatata e zanne snudate senza causa apparente e senza quasi alcun preavviso?

5. L’umano di riferimento (che culo!)

Sempre a proposito di coccole, mi confermate che i felini sono selettivi assai? Il mio gatto, per esempio, bacia generosamente solo me e, con più parsimonia, un paio di altri componenti della famiglia allargata. Peccato che la sottoscritta sia anche il bersaglio preferito dei suoi attacchi feroci.

6. Kill Bill. E pure tutti gli altri

Quanto sono vendicativi i vostri gatti? Quando sono rientrata a casa dopo la nascita di Davide, Artù non mi ha degnato di uno sguardo per diversi giorni. E ogni volta che torniamo a casa da un viaggio ce la fa pagare (rettifico, ME la fa pagare) a suon di morsi e agguati assassini.

7. Cat in the box

I gatti e le scatole. Parliamone. A giudicare dalla quantità di foto taggate con #catinthebox su Instagram, direi che Artù non è il solo ad avere la fissa di entrare in qualsiasi scatola di cartone gli capiti a tiro. Peccato che lui pesi ben più di nove chili, e cerchi ogni volta di insediarsi anche nelle confezioni vuote dei formaggini. Ditemi che non capita solo a casa nostra.

8. Appetibile. Come la mia cucina

Perché sui farmaci veterinari scrivono “appetibile per i gatti”, se piuttosto che dare la medicina ad Artù preferirei uscire a cena con Hannibal Lecter? In un ristorante vegano?

9. Non passare quell’aspiragatti

Perché, dopo sei anni di passaggio quotid… ehm, regolare dell’aspirapolvere, il mio gatto continua ancora a reagire come se stessi circolando per casa con una specie di macchina trita-felini portatile? E, soprattutto, capite perché “a volte” non oso passare l’aspirapolvere?

10. Come fanno?

Cos’hanno di così adorabile, magnetico e oserei dire magico questi piccoli felini pestiferi, per farci innamorare di loro anche se ci graffiano, ci devastano i divani, anche se a volte rompono le scatole (letteralmente e non solo!) e sono così sfacciatamente orgogliosi e indipendenti? Io e non ho una risposta razionale, ma sento di poter dire che vivere con un gatto è un’esperienza di amore gratuito e incondizionato senza paragoni. E che sono davvero grata di vivere ogni giorno.

28 Febbraio 2018 7 Commenti
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Convivenza tra gatti e bambini: la nostra esperienza

by Silvana Santo - Una mamma green 23 Agosto 2017

Artù è arrivato a casa nostra un anno prima che nascesse Davide. Era un piccolo soriano di pochi etti di peso, col pelo non proprio corto e una stazza che, dopo i primi mesi, prometteva meraviglie (al momento pesa 9 chili e ha un’altezza al garrese superiore a molti cani di piccola taglia). In capo a pochi giorni, ha rivelato un’indole squisitamente “felina”, con una certa propensione alla mordacità che si è solo attenuata negli anni.

Come farete a far convivere un gatto e un bambino? Questo gatto e un bambino? Ci dicevano in molti con sincera preoccupazione, guardando il nostro micio oversize mollemente adagiato sul mio pancione (non prima di aver sfoderato una lunga serie di falsi miti sulla toxoplasmosi, ndr). E confesso che a volte, dopo l’ennesimo agguato, io stessa sono stata preda di ansia e ripensamenti.

gatto culla

Dopo quasi cinque anni e una seconda figlia, devo dire che la convivenza tra gatti e bambini si è rivelata finora molto più semplice di quello che temessi. Anche con un micio enorme e talvolta “antipatico” come il nostro.

Gli incidenti, in effetti, capitano. Una zampata troppo irruenta, un tentativo di morso, un grido minaccioso. Oppure, all’inverso, una coda pestata, un rumore molesto, un risveglio particolarmente brusco. Ci sono stati pianti e soffi, e altri ce ne saranno in futuro. Me lo aspettavo, e non me ne preoccupo. Ai miei figli spiego che Artù ha cercato di graffiarli perché si è spaventato, o perché si è innervosito per qualcosa, o ancora perché loro gli hanno dato fastidio in qualche modo. Se invece il gesto è davvero “gratuito”, metto simbolicamente il gatto “in punizione” in un’altra stanza per qualche minuto (lui di norma si limita a mettersi a ronfare).

La cosa davvero indispensabile, secondo me, è presidiare il più possibile le dinamiche tra cuccioli d’uomo e felino, prestare attenzione ai segnali che lancia il gatto e insegnare ai bambini a riconoscerli fin da subito. Davide e Flavia sanno che un certo tipo di miagolio o un determinato movimento della coda significano che Artù si sta innervosendo ed è meglio lasciarlo in pace, ed eventualmente allontanarsi.

convivenza gatti bambini

Più in generale, per una felice convivenza tra gatti e bambini, è essenziale che i piccoli umani vengano educati precocissimamente al rispetto dell’animale. A non invadere i suoi spazi, a non disturbarlo mentre mangia o fa i suoi bisogni, a coccolarlo solo quando ne ha voglia e nel modo corretto. A cercare di non spaventarlo con urla o rumori molesti. Che sappiano, prima di tutto, che non esistono ragioni valide per percuotere o maltrattare una bestia.

Accanto a questo, trovo che sia molto utile coinvolgere i bimbi nella cura dell’animale di casa, compatibilmente con la loro età e le loro attitudini. Davide e Flavia, per adesso, ci aiutano a volte a riempire le ciotole di Artù o a spazzolarlo. Stanno inoltre imparando a giocare con lui in un modo che sia sicuro per loro e stimolante per il gatto, e a scambiare con lui testate affettuose e bacini (perché lui sa essere anche molto affettuoso, specie con Flavia). A godersi le fusa e a godere della meraviglia concessa solo a chi vive con una tigre in miniatura.

convivenza gatti e bambini

E l’igiene? A casa nostra tendiamo a non farci scrupoli particolari. Il nostro gatto è nato e cresciuto in casa e per ragioni di sicurezza non esce, se non sul nostro piccolo balcone. Mangia cibi industriali o preparati personalmente da me, e ha fatto le vaccinazioni del caso. Nessun membro umano della famiglia, d’altro canto, ha finora mostrato sintomi di allergia. Di conseguenza, devo dire che viviamo con una certa promiscuità: ad Artù è consentito di salire su divani e letti, e per buona parte della notte dorme insieme a noi nel nostro grande letto a tre piazze.

Viceversa, non permettiamo al nostro micione di saltare sulla tavola apparecchiata o di passeggiare sulla cucina (lui a volte ci prova, ma viene immediatamente spostato). Quanto alla lettiera, che è uno degli aspetti che preoccupa di più in fatto di convivenza tra gatti e bambini, devo dire che non abbiamo mai avuto il minimo problema. Usiamo una grande cassetta chiusa con porticina basculante, che teniamo in bagno. Davide e Flavia sanno che non devono metterci le mani, né toccare i sassolini quando mamma o papà sono intenti a pulirla. Raccomandazioni che finora sono sempre bastate.

bambini e gatti

Non so se questa esperienza basterà a rendere i miei figli avvezzi agli animali e rispettosi delle altre forme di vita. E sono consapevole del fatto che Artù abbia impiegato un po’ di tempo a perdonarmi per avergli portato a casa non uno, ma due fratellini Homo sapiens. Ma so che la nostra piccola grande famiglia non potrebbe essere composta in modo diverso. E mi godo le zuffe, le fusa, le coccole e i sorrisi.

23 Agosto 2017 1 Commenti
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Il nostro amore non basta: per la salute ci vuole il veterinario

by Silvana Santo - Una mamma green 1 Giugno 2017

Sono nostri, ma non vuol dire che ci appartengano. Li amiamo perdutamente, ma questo non significa che noi possediamo sempre tutti gli strumenti – di conoscenza, di obiettività, di esperienza – per sapere cosa è giusto fare per loro. Vale per i figli, ma anche per gli animali che abbiamo scelto come compagni per la vita. Vale per tante cose, ma soprattutto per la loro salute. Fidarsi di chi ha studiato per anni, di chi da anni si aggiorna e lavora sul campo, rappresenta un atto di grande umiltà e di infinito amore verso le nostre creature a due e a quattro zampe.

gattoFidarsi e affidarsi. Per le grandi questioni di salute, ma anche per le piccole cose, o per quelle minuscole come una pulce o una zecca (che, per quanto comuni, possono essere molto pericolose anche per gli umani, in qualità di vettori di malattie gravi come la sindrome di Lyme). Affidarsi al pediatra per i propri figli e al veterinario per i propri animali. Studiare insieme a un professionista un piano personalizzato di prevenzione, che prenda in considerazione l’animale, la sua salute e il suo stile di vita e la composizione della famiglia in cui vive, a cominciare proprio dai nostri figli e dalle loro esigenze di tutela.

Proprio come il medico rappresenta la figura più titolata a darci indicazioni in fatto di salute, il veterinario sarà evidentemente più preparato di noi su tutto quello che riguarda il benessere dei nostri animali, nonostante tutto il nostro affetto e la nostra dedizione nei loro confronti. Anzi, in un certo senso, proprio perché “libero” dall’affetto che nutriamo noi, e che ci rende coinvolti e condizionabili (vale lo stesso per i nostri bambini). Per questo, per la nostra salute e quella dei nostri cani e gatti, scegliamo un veterinario di fiducia e non pensiamo mai che la nostra conoscenza, e il nostro amore, possano bastare. Non sottovalutiamo le patologie più comuni, non affidiamoci al fai da te, non illudiamoci che la nostra buona fede sia sufficiente. Solo lo studio e l’esperienza garantiscono salute e benessere a noi e ai nostri animali.

1 Giugno 2017 2 Commenti
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Perché amo il mio gatto

by Silvana Santo - Una mamma green 24 Febbraio 2017

Amo il mio gatto perché nel suo affetto non c’è traccia di condiscendenza, di sudditanza, di sottomissione. La sua presenza, la tenerezza, le sue fusa sono un dono mai scontato. Una decisione libera. A volte una vera e propria concessione.

gatto 3Lo amo perché mi dà continuamente l’impressione che non sia stata io a scegliere lui, ma il viceversa. E che potrebbe cambiare idea in ogni momento.

Perché quando decide di manifestarlo, quel suo amore felino e altezzoso, lo fa con un abbandono e una voluttà senza paragoni. Ama e si lascia amare senza rintegno, così come, in altri momenti, manifesta senza mezzi termini il suo fastidio e la sua insofferenza.

Perché ha le idee chiare, sempre. Su quello che gli piace e su quello che detesta. Su quello che vuole o non vuole fare. E non le cambia per compiacermi, per rispettarmi, per mostrami la sua gratitudine. Lui è come è, nel bene e nel male. Chi vuole può amarlo con le sue idiosincrasie e i suoi slanci di tenerezza. Per le sue morbidezze e per le sue asperità. Per le fusa sonore, che si sentono da metri di distanza, e per i suoi morsi a tradimento. Senza preavviso e senza (apparente) ragione.

Perché mi insegna di continuo che a volte amare qualcuno significa lasciarlo libero, dover rispettare i suoi spazi e i suoi umori. Accettare anche che l’altro ti ignori, o addirittura ti respinga. Magari pure in malo modo. Accontentarsi, ogni tanto, di guardarlo da lontano, con discrezione e con pazienza. Aspettare che sia lui a cercarti. Imparare ad esserci quando ha bisogno di te, accettando invece di farti da parte quando di te non ha molta voglia. Ecco, sopra ogni cosa, perché amo il mio gatto.

gatto1Lo amo perché a volte è buffo e ridicolo, e altre è elegante e sinuoso. Ma è sempre lui. Inconfondibile e unico.

Lo amo per la sua indifferenza. Per la sua ostinazione. Per la libertà che trasuda, nonostante conduca, di fatto, una vita da recluso. Lo amo perché nonostante la sua esistenza così artificiale resta in qualche modo un animale profondamente selvatico.

Dio ha creato il gatto per permettere all’uomo di accarezzare una tigre, diceva Richelieu (o forse Fernand Méry, la rete sembra un po’ confusa, a questo proposito). Forse non sarà proprio così, ma già poter accarezzare un gatto è un dono prezioso e un privilegio per cui ringraziare.

Amo il mio gatto perché insegna ai miei figli – molto meglio di quanto saprei mai fare io – che a volte amare significa anche dimenticare una zampata a tradimento. Perdonare, ricominciare. Perché i graffi passano, ma l’amore vero resta per sempre.

gatto

24 Febbraio 2017 4 Commenti
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Flavia, Davide e gli animali

by Silvana Santo - Una mamma green 1 Aprile 2016

Mia figlia Flavia ha una passione incontenibile per gli animali, da quando era piccolissima. Minuscoli e giganteschi, quadrupedi e bipedi, volanti o striscianti non importa. Le piacciono tutti, li ama, la entusiasmano. Non si scompone se un cucciolo si fa travolgere un po’ troppo dall’esuberanza (“Mamma, cane morso. Un altro!”, ha risposto qualche giorno fa, col sorriso, a un morsicino affettuoso del cagnolino di sua zia), tra le scimmie della Repubblica Dominicana e i pappagalli di Tenerife l’ho vista eccitata e felice come mai prima. Flavia ha imparato prima i versi delle bestie che il suo stesso nome, e il nostro povero micio è spesso oggetto di attenzioni esagerate, che sopporta con malcelata insofferenza. I surrogati – di pezza, carta, plastica o legno – possono andar bene per un po’, ma il vero sballo è dire roar, o cra, o behh. All’unisono con gli autentici Durerà questa affinità elettiva di mia figlia con gli animali terrestri, acquatici e ipogei? Chi lo sa. Ma io lo spero tanto, perché vederla così a proprio agio con loro mi fa intravedere, nel suo futuro, un carico eccezionale di amore assicurato. E amicizia, tenerezza, avventure e mistero.

davide animali

Suo fratello Davide condivide la stessa passione. Purché, va detto, le bestie non siano troppo mobili o a contatto troppo ravvicinato col suo corpo.  Va bene osservarle, anche da molto vicino, sentirle “parlare” e commentarne le imprese in diretta, ma guardandosi sempre dall’eccedere in confidenza e smancerie. Regola che tra l’altro si applica ferrea anche alla maggioranza degli esemplari di Homo sapiens che mio figlio intercetta sul suo cammino. Sarà anche per questo che Davide impazzisce – lo ha confermato di recente a Firenze – per gli animali impagliati. Sono realistici e grandi, facili da osservare da vicino, ma stanno sicuramente al loro posto. Non fanno sorprese, insomma. (E peccato che non si possano imbalsamare anche certe persone, mi viene ogni tanto da pensare). All’occorrenza possono andare bene pure cartonati e sculture pop, ma niente supera il fascino di un reperto in formalina o di uno scheletro esposto in una teca. Che sia un precoce segnale di una passione del primogenito per le scienze naturali? Non saprei, e a dire il vero non so neanche se augurarglielo, vista la propensione molto scarsa del mondo a interessarsi di queste faccende (sic!).

Fatto sta che a me piace tanto questa vita affollata fatta di bestie brulicanti, saltellanti o immobili. Di tane e nidi, ciotole e giacigli. Mi piace che i miei figli si ritrovino ogni tanto le mani piene di piume o di peli, che abbiano la possibilità di ascoltare voci diverse e fissare sguardi altri. Che riconoscano qualcosa di sé, a volte la parte migliore, anche in qualcuno che non sia per forza un essere umano. Vorrei che durasse, farò in modo che duri. Che la vita dei miei figli, finché dipenderà da me, sia sempre piena di zampe, code e pinne. Piena di amici, piena di magia.

(La foto di copertina è stata scattata da Alessia di Mamma in città).

1 Aprile 2016 6 Commenti
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Dove c’è un gatto, c’è casa

by Silvana Santo - Una mamma green 20 Ottobre 2015

Esiste un detto inglese, secondo il quale un gatto è in grado di trasformare una house in una home (non è facile da rendere in italiano, forse potremmo tradurlo con “Un gatto trasforma un’abitazione in una casa“). Il significato mi è sempre stato chiaro, specie da quando, quasi quattro anni fa, Artù è venuto a vivere con noi, col suo carico di fusa e zanne e peli infestanti (soprattutto peli).

Ma è da quando Davide ha iniziato a parlare che ho realizzato davvero la profonda verità di quella massima buona per le calamite da frigo. Quando rientriamo da una passeggiata, dall’asilo, o da una visita ai nonni; quando è stanco e non ha voglia di uscire; quando si fa buio, oppure piove; quando la luna splende sui tetti, mio figlio chiede, semplicemente, di tornare (o di restare)

a casartù.

Nessuno glielo ha mai suggerito. Forse nessuno di noi adulti ci avrebbe mai pensato, a dire il vero. Ma la sua casa, in un certo senso, è il nostro gatto. Anche se dorme quasi tutto il giorno, e spesso non ha voglia di giocare. Anche se scappa a nascondersi quando lui e sua sorella giocano troppo rumorosamente. Anche se è una fiera, facile alla zampata e avvezza al morso.

Artù è a casa e ci aspetta, tutti i giorni. Di più, Artù è casa. La nostra casa di ciccia e di pelo.

E ai miei figli non posso che augurare di avere sempre, in qualche posto del mondo, una casartù a cui fare ritorno quando il buio si fa più fitto e la tempesta impazza.

20 Ottobre 2015 6 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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