Una mamma green
  • HOME
  • CHI SONO
    • DICONO DI ME
    • MEDIAKIT
    • IL MIO CURRICULUM
  • ESSERE MADRE
  • ESSERE GREEN
    • MENO PLASTICA
    • ABBIGLIAMENTO SOSTENIBILE
    • COSMETICI BIOLOGICI
    • PANNOLINI ECOLOGICI
    • NATURA
    • RIMEDI NATURALI
    • ANIMALI
    • ALLATTAMENTO
    • BABYWEARING
    • COSLEEPING
  • ESSERE IN VIAGGIO
    • CAMPANIA
    • ITALIA
    • EUROPA
    • MONDO
  • COLLABORAZIONI
  • CONTATTI
Una mamma green
  • HOME
  • CHI SONO
    • DICONO DI ME
    • MEDIAKIT
    • IL MIO CURRICULUM
  • ESSERE MADRE
  • ESSERE GREEN
    • MENO PLASTICA
    • ABBIGLIAMENTO SOSTENIBILE
    • COSMETICI BIOLOGICI
    • PANNOLINI ECOLOGICI
    • NATURA
    • RIMEDI NATURALI
    • ANIMALI
    • ALLATTAMENTO
    • BABYWEARING
    • COSLEEPING
  • ESSERE IN VIAGGIO
    • CAMPANIA
    • ITALIA
    • EUROPA
    • MONDO
  • COLLABORAZIONI
  • CONTATTI
Tag:

cotone organico

abbigliamento sostenibilepost sponsorizzati

Perché scegliere abbigliamento organico per bambini (Botanica Boo)

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Aprile 2019

Da qualche tempo sto cercando di rendere più sostenibile il mio guardaroba, facendo meno acquisti ed evitando il cosiddetto fast fashion. Per Davide e Flavia, la mia strategia si basa sul riciclare il più possibile e comprare il minimo indispensabile, puntando, quando gli acquisti sono inevitabili, all’abbigliamento organico per bambini. Una scelta non sempre facile o economicamente fattibile, vista anche la provenienza quasi sempre straniera dei capi in fibre biologiche. Per questo vi parlo con piacere di un nuovissimo marchio tutto italiano di abbigliamento organico per bambini, che si chiama Botanica Boo e che è stato lanciato da una donna davvero in gamba, che peraltro conosco personalmente (e che è a sua volta una mamma). E approfitto di questa occasione per dirvi quali sono le ragioni per cui secondo me, è una buona idea scegliere abbigliamento organico per bambini.

1. Perché è amico dell’ambiente

L’abbigliamento organico per bambini è prodotto con fibre naturali realizzate a partire da coltivazione biologiche: niente pesticidi né concimi sintetici, ma anche un ridotto consumo idrico e, più in generale, una filiera più attenta all’ambiente, a cominciare dalle tinte usate per colorare la stoffa. Il cotone usato da Botanica Boo, in particolare, è italiano e rigorosamente certificati GOTS (Global Organic Textile Standard), lo standard internazionale per i tessuti biologici.

abbigliamento cotone organico per bambini botanica boo

2. Perché è sicuro (e comodo) per i bambini

Scegliere abbigliamento organico per bambini significa essere certi che la loro pelle verrà a contatto solo con tessuti naturali, privi di qualsiasi residuo sintetico e di tinte nocive. Scegliere il cotone biologico (come la lana, la canapa, il lino, etc) vuol dire inoltre garantire loro tutto il confort delle fibre naturali, morbide, traspiranti, comode in qualsiasi stagione. Il cotone organico di Botanica Boo è particolarmente soffice, ideale fin dalle prime settimane di vita.

3. L’abbigliamento organico per bambini è etico

La filiera dei tessuti biologici è attenta anche ai diritti dei lavoratori. Lo standard GOTS, con cui è certificato l’abbigliamento organico per bambini (inclusi tutti i capi della collezione Botanica Boo) garantisce condizioni rispettose per i lavoratori dell’intera filiera tessile, a cominciare dalla coltivazione e dalla raccolta del cotone e delle altre fibre.

4. Perché Botanica Boo è bello e made in Italy!

La maggior parte dei brand di abbigliamento organico per bambini proviene dal nord Europa o da oltreoceano. Una caratteristica che non incide soltanto sulla difficile reperibilità dei prodotti (e spesso sul loro costo!), ma anche sullo stile e sul gusto generale con cui le collezioni vengono concepite: colori decisi, fantasie grafiche, design no-gender. Personalmente, devo ammettere che non disdegno affatto lo stile nordico, ma non tutti la pensano così. I capi di Botanica Boo, che oltre a essere prodotti in Italia sono anche concepiti e disegnati nel nostro paese, con uno stile che richiama in modo dichiarato il gusto e la sensibilità italiani in fatto di moda. Un gusto noto nel mondo e apprezzato da decenni, che finalmente è disponibile anche nel settore dell’abbigliamento organico per bambini.

cotone organico botanica boo

5. Perché ha un prezzo giusto

Inutile girarci intorno: l’abbigliamento sostenibile per bambini non può costare quanto la moda economica della grande distribuzione. La qualità si paga, si paga l’attenzione alla sostenibilità, si pagano la durevolezza e il rispetto dei diritti di chi lavora nella filiera del tessile. Detto questo, scegliere su capi prodotti in Italia da un marchio giovane significa poter acquistare a costi ragionevoli, che assicurano un ottimo rapporto tra prezzo e qualità. Niente a che fare con le felpe a 9 euro e 99 centesimi, necessariamente, ma neanche cifre proibitive!

E se volete toccare con mano la qualità made in Italy di Botanica Boo, ho un piccolo regalo per voi: un codice sconto esclusivo del 20% UMG20, che potete utilizzare per i vostri acquisti sul sito botanicaboo.com entro il prossimo 30 giugno 2019.

Post in collaborazione con Botanica Boo, azienda italiana di abbigliamento organico e sostenibile per bambini a vocazione artigianale. La collezione Primavera Estate nasce in un giardino immaginario dove la natura e i suoi abitanti diventano l’ispirazione per colori, stampe floreali e dettagli iconici. Info e shop su botanicaboo.com.

abbigliamento organico per bambini

16 Aprile 2019 2 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
abbigliamento sostenibile low cost
abbigliamento sostenibile

Abbigliamento sostenibile, la mia strategia low cost in 10 punti

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Dicembre 2018

La moda non è mai stata una mia passione, e ho sempre cercato di limitare i miei acquisti al necessario. In fatto di abbigliamento sostenibile, però, non sono sempre stata molto attenta. Negli ultimi mesi, complice un cambio di taglia e la necessità di rimpiazzare abiti logorati da gravidanze e lunghi allattamenti, ho deciso di rendere più consapevole il mio guardaroba, cercando però delle soluzioni low cost. Ecco, in 10 punti , la mia strategia per un abbigliamento sostenibile low cost.

1. Prima strategia: pochi acquisti mirati

La cosa fondamentale, nella transizione verso un abbigliamento sostenibile, consiste nell’abituarsi ad acquistare poco, e solo quando è davvero necessario. Entrare nell’ottica che non occorre avere due paia di stivali neri nell’armadio, o cinque maglioni nelle tonalità del grigio. Che prima di comprare un cappotto o l’ennesimo jeans, sia importante chiedersi: mi serve davvero? Non è semplice, anche perché le lusinghe del fast fashion, coi suoi capi accattivanti in vendita per pochi spiccioli, sono davvero irresistibili. Ma una maggiore morigeratezza è la soluzione principale per una maggiore sostenibilità. Comprare meno, inoltre, permette di comprare “meglio”, concendendosi acquisti di maggiore qualità. Meglio un solo maglione di pura lana destinato a essere indossato per dieci o vent’anni, che cinque capi sintetici che finiranno nella spazzatura nel giro di un paio di stagioni.

2. Studiare il guardaroba

Acquistare meno significa anche studiare bene il proprio guardaroba, rendendolo essenziale e versatile. Io non sono affatto esperta di moda e abbinamenti, ma la mia strategia low cost per un abbigliamento più sostenibile è partita, specie per la stagione invernale, dalla definizione di un guardaroba minimal con pezzi tutti abbinabili tra loro. Partendo dai colori base di pantaloni e gonne (denim e blu, nero, grigio, marrone, vinaccia/bordeaux) ho selezionato poche maglie e cardigan di colori utilizzabili con la maggior parte dei “sotto”: rosa polvere, verde smeraldo, cammello, nero, bianco sporco, blu, viola. La consapevolezza di poter abbinare facilmente i miei vestiti sarà il discrimine fondamentale per tutti i miei prossimi acquisti.

3. Abbigliamento per bambini: riciclare a tutta forza

Per i bambini, che crescono a vista d’occhio, cambiando taglia dopo appena una stagione, e che devono potersi sporcare, correre e arrampicarsi senza l’ansia di rovinare i vestiti, trovo che la soluzione più efficace per un abbigliamento sostenibile consista nel riciclo spietato. Noi siamo molto fortunati, perché Flavia e Davide ereditano a ogni cambio di stagione il guardaroba delle cugine più grandi e del figlio di amici. A mia volta, quando è il momento di dismettere i vestiti dei bambini, li passo ad amiche con figli più piccoli dei miei, oppure a un centro di raccolta della mia zona. Quando si tratta di fare acquisti, confesso di rivolgermi comunque alla grande distribuzione, ma cerco di scegliere le linee low cost più “sostenibili” (tipo H&M conscious o ), prodotte in particolare con cotone organico.

cora happywear abbigliamento naturale

4. Abbigliamento sostenibile: materie prime naturali

Per quanto riguarda l’abbigliamento estivo, avevo già progressivamente abbandonato le fibre sintetiche, che trovo del tutto inutilizzabili: sudore, cattivi odori (che magari ricompaiono subito dopo il lavaggio), pruriti e via. In estate solo cotone e lino (questo con moderazione, dal momento che a casa mia non si stira!), meglio se provenienti dalla filiera biologica. Capita ancora di acquistare qualche abito sintetico, magari realizzato con fibre riciclate, ma solo se mi sembra che siano capi relativamente traspiranti, e comunque destinati a un uso non intensivo e nemmeno quotidiano. Per quanto riguarda la maglieria autunnale e invernale, la mia strategia per un abbigliamento sostenibile consiste nell’abbandono del sintetico, che fa sudare ma non scalda a sufficienza, che ha una durata relativa e una scarsa resistenza ai lavaggi. La lana, per quanto mi riguarda, è la risposta. Una lana che possibilmente sia cruelty free (mulesing free, ovvero ottenuta senza la pratica molto dolorosa dello scuoiamento perianale delle pecore) e ancora meglio se organica. Una scelta costosa, certo, ma che può diventare low cost grazie agli accorgimenti che vi racconto più avanti.

5. Intimo biologico

Per quanto riguarda la biancheria intima (slip, reggiseni, maglie intime), oltre che acquistare solo capi in 100% cotone, mi sono orientata da tempo sul biologico. Da quest’anno, ho puntato sul bio anche per le calzamaglie di Flavia, che in estate, a causa dei collant, ha sofferto di dermatite nella zona dietro le ginocchia. Da quando sono passata al cotone organico la situazione è drasticamente migliorata.

abbigliamento intimo sostenibile

6. Abbigliamento sostenibile low cost: usato e vintage

Per la prima volta, nei giorni scorsi, ho acquistato dei capi usati su Depop, scoperto grazie alla dritta della mia amica Sabina di The Swinging Mom. Si tratta di un’app (ma c’è anche il sito web) nato proprio per lo swap e la compravendita di capi usati, di buona qualità ma anche della grande distribuzione. Grazie alle recensioni per venditori e acquirenti, è possibile stare abbastanza tranquilli, la mia prima esperienza è stata davvero positiva. Il mio consiglio è quello di fare ricerche mirate, utilizzando i filtri che l’app consente di applicare. Naturalmente, vale anche la regola di saccheggiare gli armadi di mamme, zie e nonne, oltre che mercatini e negozietti vintage. Il mio guardaroba, già da qualche anno, include una giacca di montone appartenuta a mia madre negli anni ’80, un paio di piccole borse di cuoio sempre sue e una di cui sono particolarmente orgogliosa, acquistata su una bancarella di Portobello Road tanto tempo fa.

7. Scarpe, borse e giacche: no all’usa e getta

Uno dei limiti più importanti del mio vecchio guardaroba low cost era la scarsa durevolezza degli indumenti e degli accessori. Da qualche anno mi sto sforzando di resistere agli acquisti impulsivi e a basso costo, puntando a pochi pezzi che siano però di buona qualità, a prescindere dal brand più o meno blasonato. Per le calzature, in particolare, non essendo vegana, non ho problemi ad acquistare scarpe e stivali in pelle, che riesco poi a sfruttare per molti anni. La filosofia si basa sempre sull’evitare il più possibile il superfluo: non mi servono tre borse nere, se ho già un paio di sandali flat marroni nella scarpiera, non sto a comprarne degli altri.

ABBIGLIAMENTO SOSTENIBILE SCARPE

8. Moda sostenibile: come risparmiare

Diciamo che per acquistare abbigliamento sostenibile senza spendere troppo, bisogna investire un po’ di tempo e di pazienza alla ricerca di affari e sconti. Vale naturalmente il consiglio di approfittare di saldi e promozioni particolari, tipo Black Friday. Se avete vicino un outlet multimarca vale la pena provare a cercare qualcosa lì, soprattutto se vestite una taglia non molto richieste. Anche su Amazon, se non siete tra quelli che lo boicottano, è possibile trovare offerte a tempo particolarmente convenienti (io ho comprato di recente una blusa del marchio sostenibile svedese Filippa K pagandola meno di 30 euro). Infine, se avete le necessarie competenze tecniche potete puntare senza dubbio sull’autoproduzione: niente è più sostenibile del fai da te.

9. Abbigliamento sostenibile: marchi e siti

La premessa è che io non sono certo una fashion addict e che pertanto non sono esperta in fatto di marchi e siti in cui fare acquisti. Però sono felice di condividere con voi l’esito delle ricerche che ho fatto nelle ultime settimane. Per quanto riguarda l’abbigliamento sostenibile ed etico (materiali naturali, filiera organica, cruelty free etc) potete dare un’occhiata a Twothirds (coi saldi e col preordine si possono fare buoni affari, e la spedizione è gratuita), Altramoda (consigliato in particolare per intimo e lana merinos, anche qui ci sono offerte periodiche molto interessanti), Altromercato (io sono riuscita a prendere dei vestiti nella sezione outlet per pochi spiccioli), Zalando sostenibile, Cora Happywear, Filippa K, People Tree, Komodo, Dale of Norway e molto altro ancora. Anche i marchi Patagonia e Fjallraven, specializzati in abbigliamento outdoor, hanno politiche di sostenibilità molto apprezzabili (guardate su Snowinn e su SportOkay potete fare buoni affari). Vi segnalo inoltre il brand svedese Happy Socks, che produce calzini colorati, intimo e costumi, e che di solito propone sconti interessanti per il black friday. Per i bambini, esistono molti marchi, specie nord europei, che producono abbigliamento in cotone organico e lana merinos. Non sempre è facile trovarli a prezzi abbordabili, specie considerando la spedizione in Italia, ma con un po’ di impegno si possono fare buoni affari: io vi consiglio di seguire il sito Atomic Baby per abbigliamento per bambini piccoli (Frugi, Maxomorra, Duns e molto altro) e quello di Bimbiallaria per lana merinos e capi outdoor. Per le calzature sono meno ferrata, ma ho appena scoperto, grazie a una collaborazione professionale, il marchio Wildling Shoes, che mi ha sinceramente colpito per la comodità delle scarpe e la qualità altissima dei materiali. Per quanto riguarda l’usato per i bimbi, vi consiglio i negozi Baby Bazar (in passato ho utilizzato anche il sito Armadio Verde).

lana sostenibile

Naturalmente, questo post non è neanche lontanamente da considerarsi esaustivo. Anzi, vi chiedo di condividere dritte, siti, marchi e soluzioni in tema di moda etica e sostenibile, soprattutto se low cost!

10 Dicembre 2018 7 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
scarpe ecosostenibili
abbigliamento sostenibilepost sponsorizzati

Nelle mie scarpe

by Silvana Santo - Una mamma green 15 Novembre 2018

Cammina nelle mie scarpe* per qualche miglio almeno, prima di giudicarmi. Prima di giudicare il mio operato di madre e di donna. Vesti i miei panni, calza le mie scarpe, indossa la mia pelle prima di mettere in fila i miei errori e di stabilire la mia colpa. Calpesta la strada con i miei piedi, percorri il mio cammino dentro le mie scarpe. E se non puoi farlo, per favore, sospendi il tuo giudizio. Astieniti dai commenti, dalle insinuazioni, dai consigli non richiesti.

Cammina nelle mie scarpe morbide, cammina nelle mie scarpe sottili e flessibili per qualche miglio almeno. Calza le mie scarpe, o se vuoi procedi a piedi nudi, ma segui esattamente il tracciato della mia personale esistenza, senti sotto di te tutte le asperità naturali del mio terreno, che magari sono assai diverse da quelle che complicano e ravvivano il tuo. Schiva gli ostacoli che sarebbero toccati a me, salta i miei fossi e guada i ruscelli che solcano il percorso della mia vita. E se non sei in grado di farlo, ti prego, risparmiami le tue conclusioni giudicanti, le tue sentenze senza appello, la tua convinzione di sapere cosa dovrei fare e cosa dovrei evitare.

scarpe ecosostenibili bambini

Cammina piano dentro le mie scarpe, come se andassi a piedi nudi sulla polvere del mio stesso sentiero. Cammina a ritroso, per assistere allo spettacolo agrodolce del mio passato. Dei resti fumanti delle battaglie che ho combattuto, quelle che ho vinto e quelle che ho perso. Delle vette che ho dovuto scalare, degli antri in cui ho dovuto nascondermi e degli abissi dai quali sono dovuta riemergere. Lasciati inseguire dai fantasmi che assediano me, prova a seminarli come faccio io da tutta la vita. Nasconditi dai miei mostri privati, affacciati dalle stanze luminose della mia felicità. Solo allora, forse, potrai comprendere le mie ragioni e le scelte, quelle libere e quelle obbligate. Solo allora potrai capire la natura di quelli che non esiti a definire i miei sbagli. E se non puoi farlo, se non puoi vestire i miei panni e vivere il mio passato, per favore, non giudicarmi.

Abita nelle mie scarpe e dentro la mia casa. Nasci dai miei genitori, innamorati del mio compagno, frequenta le scuole che ho frequentato io, abbraccia i miei amici, piangi i miei lutti, dividi il letto col mio gatto, mangia il mio pane e brinda con la mia stessa birra. Partorisci i miei figli e crescili ogni giorno come faccio io, se vuoi sentirti in diritto di dirmi come dovrei tirarli su. Altrimenti, per favore, astieniti dal giudicare le mie decisioni, le mie opinioni, la rotta che cerco di seguire con fatica ogni giorno. Non giudicare nemmeno i miei sbagli, perché sono i miei, e di nessun altro.

scarpe morbide bambini

*Le mie scarpe, e quelle dei miei figli, sono di Wildling Shoes, un marchio che propone calzature realizzate con materiali sostenibili e naturali (cotone, lino, canapa, lana), con una speciale suola flessibile che garantisce al piede dei bambini (e non solo) l’adeguata protezione ma anche il massimo confort e una totale libertà. Con queste scarpe, in pratica, è come se si camminasse a piedi nudi, ma senza il rischio di traumi o problemi di alcun genere. La condizione ideale perché i piedi dei più piccoli crescano in maniera fisiologica e armonica, e perché le stanche appendici dei più grandi ritrovino il loro benessere. Le scarpe Wildling Shoes sono realizzate in UE a partire da materie prime ecosostenibili (cotone organico e lana non trattata) o da materiali riciclati come gomma e microfibra, e nello store online sono disponibili anche modelli vegani. Il design, che personalmente trovo davvero pazzesco, è ispirato a calzature tradizionali giapponesi, con una grande scelta di colorazioni e particolari lacci elastici comodissimi per i bambini e non solo, tanto che li ho voluti anche per me.

 

Noi stiamo provando le nostre Wilding Shoes nel mite autunno napoletano e ce le stiamo godendo davvero alla grande su ogni tracciato (abbiamo optato per dei modelli senza imbottitura con delle comodissime solette in canapa, ma potete trovare anche scarpe più pesanti, imbottite con lana non trattata o con poliestere). La sensazione iniziale è davvero di grande impatto: come se il piede, avvezzo alla costrizione nelle scarpe convenzionali, ritrovasse all’improvviso la sua naturale libertà. Un’esperienza davvero particolare anche per chi, come me, era comunque abituato a indossare scarpe comode con suole flessibili. E per chi teme di non si trovarsi a suo agio a così “poca distanza” dal suolo, sono disponibili solette in diversi materiali da inserire all’interno delle calzature.

Post in collaborazione con Wildling Shoesscarpe sostenibili wildling shoes

15 Novembre 2018 3 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
abiti donna blu esprit
abbigliamento sostenibilepost sponsorizzati

Una mamma blu

by Silvana Santo - Una mamma green 20 Giugno 2018

Il mio colore preferito è il blu, con buona pace della mia piccola principessa innamorata del rosa. Il mio colore preferito è il blu, in tutte le sue infinite e cangianti sfumature. Lo è fin da quando ero piccola, è una delle rare cose che per me non sono mai cambiate nel corso degli anni. Sono sempre stati blu i miei vestiti preferiti, era blu l’unica cameretta che abbia avuto da ragazza. Blu (con grande disappunto di mio padre) l’inchiostro delle mie penne, blu i gioielli e gli accessori più amati, blu i primi, imbranatissimi, esperimenti col trucco, che ormai risalgono a oltre vent’anni fa. E il blu è il colore che ho sempre scelto di preferenza, lo sapete, anche per gli abiti dei miei figli. Inclusa la femmina, perlomeno finché lei me lo ha permesso.

È strano, per me, dichiarare nero su bianco una cosa del genere, con tanta sicurezza. Non ho mai saputo indicare una “canzone preferita”, il libro tra i libri, il piatto più amato. Scegliere il più memorabile tra i tanti viaggi che ho fatto mi risulterebbe semplicemente impossibile, e ho fatto sempre fatica a decidere quale fosse la mia amica del cuore. Eppure, quando i miei figli mi chiedono “Mamma, qual è il tuo colore preferito?” rispondo senza esitazione, come ai test del Cioè di 25 anni fa: il blu (e l’azzurro, e il celeste).

Forse è che il blu è il colore del mare, che mi risuona dentro anche quando ne sono lontana. È il colore del sonno, della pace e della libertà. È il colore del cielo terso, della profondità, della notte prima che si abbandoni alle tenebre. Il colore dello spazio e dei sogni. Compensa in qualche modo l’ardore dei miei sentimenti e il caos che spesso mi si agita dentro. Riesce nell’impresa difficilissima di infondermi serenità, di placare momentaneamente la frenesia dei miei pensieri. Mi risolve, mi pacifica, mi distende. Almeno per un po’, è chiaro. Per questo, probabilmente, lo amo così tanto.

E lo indosso, ogni volta che mi è possibile, sulla pelle e sui vestiti, anche se forse non è proprio il colore che mi sta meglio. Turchese, acquamarina, blu notte, petrolio, denim: ogni tonalità incontra il mio gusto, cattura la mia attenzione, mi mette di buonumore. Soprattutto in estate, e non soltanto in spiaggia, mi vesto spesso e volentieri di blu. Le gonne e gli abiti lunghi, le fantasie floreali, le sfumature e le righe: tutto questo, per me, se declinato in una qualsiasi nuance di blu ha il sapore inconfondibile della bella stagione, del vento fresco, del tempo lento e della libertà. Dei tramonti in riva al mare e dei decolli verso una destinazione sconosciuta. Il sapore, azzarderei, della giovinezza. E se poi i capi blu sono anche in cotone organico o in lyocell (che forse avrete sentito chiamare anche tencel, una fibra biodegradabile e sostenibile estratta dall’eucalipto), come quelli bellissimi della collezione estiva di Esprit, ancora meglio. Il blu, forse anche più del verde, va d’accordo con le fibre naturali e con la moda sostenibile, secondo me. Perché rimanda alla purezza dell’acqua e alla limpidezza del cielo. Evoca istintivamente la pulizia, il rispetto, la freschezza.

abbigliamento donna esprit

Ritrovare il mio colore preferito tra le tendenze moda delle ultime stagioni è stata una sorpresa e una forte tentazione, per me che non sono abituata a seguire i trend modaioli né a farmi molte concessioni in tema di shopping personale. Il richiamo dell’adorato blu, dei quadretti Vichi, dei ricami tono su tono, del jeans proposto in tutte le salse e per tutte le stagioni, si è fatto sentire forte, per una volta, anche da me. Cerco sempre di non esagerare con gli acquisti personali e con quelli per Davide e Flavia, in un’ottica duplice di economia ed ecologia, ma confesso che una vetrina blu, una gonna turchese o una t-shirt stampata nei toni del celeste fanno ogni volta vacillare la mia proverbiale sobrietà in fatto di shopping.

Eppure so che dovrei puntare su altri colori, visto l’incarnato che mi ritrovo, il colore dei miei occhi e quello dei miei capelli. Ne sono consapevole, e in effetti mi sforzo di farlo. Ma il blu, nei vestiti, nel make-up e non solo, sarà per sempre il mio grande amore.

 

Post in collaborazione con Esprit

esprit donna

20 Giugno 2018 0 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
cora happywear abbigliamento naturale
abbigliamento sostenibilepost sponsorizzati

Il senso di Flavia per la moda

by Silvana Santo - Una mamma green 28 Maggio 2018

Quello che vorrei io per lei: un abbigliamento morbido al tatto, pratico, un abbigliamento naturale per bambini. Davvero “per bambini”, comodo e funzionale. Di facile gestione. Un abbigliamento moderno, di stile metropolitano o magari di gusto minimal (che in effetti sono le cose che piacciono a me). Quello che vorrebbe mia figlia per sé: un abbigliamento iper-femminile, vistoso e vezzoso. Fiocchi, glitter, applicazioni, gattini e cuccioli a profusione. Collant, gonne e tulle. Il tutto, possibilmente, in nuances che variano dal rosa al fucsia, passando per tutte le infinite sfumature del lilla, del glicine e del pesca.

Abbigliamento naturale o… total pink?

Il senso di Flavia per la moda è distante anni luce dal mio, e probabilmente è fisiologico che sia così. È normale che lei, dall’alto dei suoi tre anni, non si preoccupi di abbigliamento naturale per bambini o tessuti organici (e neanche dei programmi della lavatrice), di made in Italy e certificazioni, ma voglia solo sentirsi bellissima ed elegante. Sempre e comunque. Ed è normale, credo, che io rivendichi il diritto di sottrarla dal sintetico cinese e dai colori che stingono, al di là di quelli che sono i miei opinabili gusti estetici in fatto di moda per bambini. E per adulti.

abbigliamento naturale bambini cora

Abbigliamento naturale: compromessi inevitabili

Non ero molto preparata, a questa precoce disputa sulla scelta quotidiana dell’outfit (si dice così, vero?) filiale. Davide è sempre stato molto accondiscendente, da questo punto di vista. Amante dei colori vivaci e, lui sì, dei tessuti morbidi al tatto, degli indumenti soffici, leggeri e comodi. Tutto sua madre, non c’è che dire. Con sua sorella, invece, si finisce per dover mediare, non tanto per ragioni puramente estetiche, com’è ovvio, quanto per la salubrità e praticità di quello che vorrebbe indossare tutti i giorni. Spesso è faticoso, e ogni tanto è frustrante, lo confesso. Finisce che a volte impongo il mio punto di vista su tagli pratici e abbigliamento naturale, o che, se le concedo quello che vuole, ci troviamo a dover gestire la crisi da “mi si è rotto il collant in giardino” o “la gonna di raso si incastra nell’altalena del parco giochi”. O peggio “la maglia rosa shocking in poliestere mi fa prudere dappertutto”. È un esercizio interessante di mediazione e di compromesso, mi obbliga a chiedermi di continuo se le mie istanze siano davvero così importanti, o se non siano questioni di principio su cui soprassedere un po’ più spesso. La risposta, forse, non è poi così difficile: in tema di qualità e salubrità dei tessuti, si fa come dice mamma. In tema di estetica e abbinamenti (sic) Flavia dovrebbe avere carta bianca. E per quanto riguarda la tipologia di indumenti e la loro praticità, si cerca il compromesso ogni giorno. Il massimo, però, è quando io e lei siamo in totale accordo. Non capita spesso, ma quando succede è davvero la pace dei sensi.

abbigliamento naturale per bambini

Abbigliamento naturale per bambini

È successo con le t-shirt bellissime del marchio di abbigliamento naturale Cora Happywear che vedete in queste foto. Flavia le ha amate al primo sguardo per le stampe divertenti e “animalesche” e io le adoro non solo per la confortevolezza dei tessuti, ma per la loro qualità e sostenibilità: fibre naturali (cotone organico, bambù, viscosa di eucalipto, legno di faggio, lana rigenerata), stampe normate con colori a base di acqua , nessun trattamento chimico per abbellire i capi finiti e un ciclo produttivo a basso impatto ambientale. Morbide al tatto (per la somma gioia anche di Davide), facili da lavare, anallergiche e non irritanti. E bellissime, secondo me e anche secondo la piccola fashion addict di famiglia. Cora Happywear è un marchio bolzanino di abbigliamento naturale per bambini e per adulti che ha fatto della produzione sostenibile e delle materie prime pregiate il suo marchio di fabbrica. Ed è stato fondato da una mamma, che grazie alla sua azienda riesce a conciliare lavoro e famiglia. Date un’occhiata al sito, vi piacerà!

abbigliamento naturale ed ecologico per bambini

Post in collaborazione con Cora Happywear, abbigliamento naturale per bambini.

28 Maggio 2018 2 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
mamma green

Di lune d’argento, fiori scarlatti e calici invisibili

by Silvana Santo - Una mamma green 2 Gennaio 2014

Questo post è dedicato a Raffaella, sorella di elezione, green guru e pioniera delle mestruazioni sostenibili.

plenilunio

© Unamammagreen


Una madre, per definizione, è prima di tutto una donna (non mancano eccezioni, per certi versi, ma nella maggioranza dei casi è così). E una donna, per definizione, passa almeno una trentina d’anni in compagnia di appuntamenti mensili, più o meno puntuali e più o meno sgradevoli, con le sue mestruazioni.

[Ecco, l’ho fatto. Ho finalmente messo sul piatto IL tema. Quello che prima o poi salta fuori in una qualsiasi conversazione tra donne, anche se è cominciata dalla cucina macrobiotica o dalla natura corpuscolare della luce. Quello per cui i maschi storcono un po’ il naso, ma che secondo me in qualche modo li incuriosisce. Quello che non poteva mancare nel blog di una donna. Ecologista, per giunta.]

Oltre che essere una invereconda rottura di scatole – tra paranoie premestruo, crampi addominali, ritenzione idrica, emicrania, mal di schiena, brufoli mastodontici, stitichezza, ilcontrariodellastitichezza (non mi andava di scrivere “diarrea” nel primo post dell’anno!), voglie di cioccolato, frigidità temporanea e chi più ne ha più ne metta – le mestruazioni sono per l’ambiente l’equivalente di un buffet di dolci per un diabetico, di una pizza con birra per un celiaco. Chili e chili di schifosissimi assorbenti usati, pieni di plastica, sbiancanti a base di cloro e altre sostanze chimiche. Come se ognuna di noi producesse nella sua vita fertile una piccola discarica personale molto ma molto pulp. Senza contare il fastidio di indossarli, quei micro-ecomostri con le ali: irritazioni vaginali (ho scritto “diarrea”, potrò scrivere “vaginali”, no?), infiammazioni, prurito, vere e proprie allergie.

Ma se per gli sbalzi ormonali non c’è rimedio naturale che tenga, se ancora nessuno ha distillato la tisana diuretica capace di drenare via la ritenzione idrica più ostinata, il modo per rendere meno inquinanti – e meno irritanti – le proprie decadi di mestruo esiste. Anzi, io ve ne propongo addirittura tre.
Andiamo per gradi.

organyc_assorbenti_giorno_con_ali_ripiegatiAssorbenti e tamponi in cotone organico
Io ho provato l’intera gamma di prodotti Organ(y)c, grazie a un kit di prova che mi ha inviato l’azienda: proteggislip, assorbenti e tamponi (sono disponibili anche gli assorbenti post parto) realizzati al 100% – dentro e fuori – in cotone biologico, senza fibre sintetiche, senza polveri né fibre chimiche superassorbenti (SAP o SAF, le stesse contenute nei pannolini usa e getta), senza cellulosa. Privi di profumo e biodegradabili, gli assorbenti Organ(y)c sono testati dermatologicamente e certificati da ICEA (Istituto di Certificazione Etica ed Ambientale). Soprattutto, sono un connubio perfetto in termini di sicurezza, discrezione e delicatezza. So di non esagerare dicendo che per me è stato praticamente come non averli indosso. E ve lo dice una che con gli assorbenti di plastica ha chiuso da tempo. Il costo è un po’ più alto dei concorrenti tradizionali, in linea, mi pare, con gli altri prodotti in cotone organico.

assorbenti lavabiliAssorbenti e proteggislip lavabili
Se gli assorbenti in cotone biologico prevengono irritazioni cutanee e altri fastidi a carico delle zone più delicate di una donna, non risolvono comunque il problema della produzione dei rifiuti. Una opzione per alleggerire la propria esclusiva discarica mensile è invece quella degli assorbenti lavabili: generalmente realizzati in cotone organico, si possono mettere in lavatrice e sono disponibili modelli con diversi gradi di assorbenza, spessori e fogge (lo giuro: ci sono anche quelli con vivaci stampe natalizie o con le fantasie più alla moda). Sul mercato sono reperibili anche tamponi lavabili, mentre in rete si trovano tutorial per realizzarli in casa con una semplice macchina per cucire. Io ho comprato qualche tempo fa un paio di proteggislip lavabili sul sito Femininewear.com e li trovo abbastanza confortevoli. L’unico problema, a mio giudizio, è il rischio che non restino completamente fermi una volta sistemati nello slip. A parte la seccatura di ripulirli, s’intende (ma una che si diletta coi pannolini lavabili non si impressiona certo per un po’ di sangue).

La coppetta mestruale
coppette_mestrua_mami_cupInfine, il graal dei cicli lunari, la madre delle trovate in materia di mestruazioni sostenibili. Quella che all’estero è un fatto abbastanza normale, mentre in Italia rimane tuttora un mezzo tabù, vittima di un certo scetticismo e di remore residue in fatto di anatomia femminile: la coppetta mestruale. Si tratta, appunto, di una piccola coppa in silicone chirurgico, morbida, liscia e flessibile, che va inserita in vagina – più in basso di un tampone assorbente – per raccogliere il sangue mestruale. Dopo un numero di ore che varia a seconda dell’intensità del flusso, la coppetta va estratta, svuotata, sciacquata e riposizionata. E così via fino alla fine del ciclo mensile. Oltre che ecologica, è igienica (basta sterilizzarla tramite bollitura all’inizio di ogni mestruazione), confortevole (se ben posizionata, la sua presenza non si avverte minimamente), discreta (invisibile anche se si è completamente nude), sicura (a differenza degli assorbenti interni, non esiste alcun indizio di una possibile correlazione tra coppetta mestruale e Sindrome da shock tossico) ed economica (la stessa coppetta può essere utilizzata per molti anni). Viene impiegata da decenni in molti paesi del mondo e si sta pian piano diffondendo anche in Italia. Personalmente, ho iniziato a usarla circa un anno prima di scoprirmi incinta e non posso che parlarne bene. In questo periodo sto utilizzando una MamiCup, realizzata in Italia dall’azienda Italmami (che ringrazio per avermi inviato un campione gratuito): facile da inserire e rimuovere, abbastanza rigida da aprirsi agevolmente dopo l’introduzione “in sede”, ma non così tanto da risultare fastidiosa in fase di inserimento. Rispetto a un  paio di prodotti concorrenti, questa mi sembra particolarmente confortevole e semplice da collocare nella “sede” preposta.  Non avendo un ciclo particolarmente abbondante (io sto usando una taglia M, ma l’azienda commercializza anche una misura più grande) devo svuotale la mia MamiCup non più spesso di ogni 6/7 ore, e la sicurezza della coppetta è stata testata anche fuori casa e in viaggio. Di solito, completo le operazioni di svuotamento e lavaggio in pochi minuti. Ve lo giuro: fa molta più impressione a dirsi, e a leggersi, che a farsi. Provare per credere.

A voi la scelta della strategia eco-mestruale che fa per voi. E sempre, di luna piena o di luna nuova, lunga vita alle donne (madri e figlie, vergini e laide, belle e brutte).

2 Gennaio 2014 10 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
abbigliamento sostenibile

Il corredino del bebè: tessuti naturali e zero chimica

by Silvana Santo - Una mamma green 25 Marzo 2013

Tratto dalla mia rubrica “Diario di ECOmamma” su La Nuova Ecologia (numero di marzo 2013)

Fonte: Mamma.pourfemme.it

«I neonati hanno sempre freddo, quindi vanno coperti molto di più rispetto agli adulti». «I bambini sudano facilmente, meglio vestirli poco». «Attenzione ai colpi di vento e alle allergie!». Quando c’è un bimbo in arrivo, tutti si sentono in dovere di elargire consigli non richiesti e spesso le future mamme si trovano investite da moniti allarmanti e opinioni in deciso contrasto tra loro. Quello della preparazione del corredino è uno dei momenti in cui l’equilibrio psicologico già delicato della donna in attesa viene messo a dura prova dai suggerimenti contraddittori che arrivano da ogni parte: difficile trovare un altro argomento su cui vi sentirete dire tutto e il contrario di tutto.

Come gestire input così contrastanti? Senza pretendere di possedere le chiavi della verità, quando è toccato a me ho cercato di affidarmi al buon senso e di attenermi a poche e semplici “regole” che per lo più sono valide anche per l’abbigliamento degli adulti. Prima di tutto, personalmente ho preferito tessuti di origine naturale, come il cotone, il lino e la seta. Trovo infatti, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, che favoriscano la traspirazione, evitano che il bimbo sudi troppo e che la sua pelle delicata diventi terreno fertile per dermatiti, micosi e infezioni batteriche. La lana non andrebbe usata a diretto contatto con la pelle dei neonati, perché potrebbe causare prurito e fastidiose irritazioni (meglio optare per il caldo cotone), ma resta un’ottima scelta per gli strati più “esterni”, come golfini, cardigan e copertine.

Anche per le fibre naturali, comunque, occorre sempre assicurarsi che gli abiti non contengano formaldeide, metalli pesanti, ftalati, coloranti nocivi e altre sostanze chimiche allergeniche, tossiche o inquinanti. Sul mercato esistono diverse certificazioni che attestano la salubrità dei prodotti tessili, come il bollino Eco Safe o lo standard Oeko-Tex, ma una delle scelte più sicure è quella di affidarsi ai filati biologici. Il cotone organico, come le altre fibre naturali bio, viene coltivato senza usare prodotti chimici di sintesi come fertilizzanti o pesticidi, non contiene allergeni né Ogm e l’intera filiera di lavorazione esclude l’impiego di sbiancanti, tinte o detergenti nocivi per la salute e per l’ambiente. Attenzione, però: tutti i capi realizzati in fibre biologiche devono essere contrassegnati con un apposito marchio rilasciato da un organismo di certificazione indipendente.

Quanto al dilemma atavico su quanto coprire il bambino, il sistema migliore è forse quello di vestirlo a strati, in modo da coprirlo e scoprirlo facilmente a seconda della temperatura esterna. In ogni caso, meglio non esagerare con la paura dei colpi di freddo: uno strato in più rispetto a quello che indossiamo noi è più che sufficiente per tenere al caldo anche un bimbo freddoloso.

25 Marzo 2013 9 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail

Seguimi su Facebook!

Facebook

Chi sono

Chi sono

Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

Il mio libro

Rubriche

Mi trovi anche su:

 

 

 

Archivi

Cookie Policy
  • Facebook

@2011/2021- All Right Reserved. Designed by DigitalStylist


Torna su