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Tag:

biologico

come far mangiare le verdure invernali ai bambini
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Verdure invernali: come far mangiare gli ortaggi di stagione ai bambini

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Marzo 2021

I miei figli (soprattutto il primogenito) non sono esattamente dei fan degli ortaggi. Le verdure invernali e quelle primaverili, in particolare, incontrano raramente il loro consenso per cui, se in estate non faccio troppa fatica a proporre dei contorni di stagione graditi e sani, nei mesi più freddi, proprio quando sarebbe ancora più utile fare il pieno di vitamine, mi trovo spesso in difficoltà da questo punto di vista. Il mio obiettivo resta quello di portare in tavola prodotti di stagione, salvo rarissime eccezioni che cerco davvero di centellinare il più possibile, preferibilmente bio. Ma se con la frutta ce la caviamo abbastanza bene (in questo post realizzato nell’ambito del progetto europeo Made in Nature sul biologico europeo, vi avevo raccontato perché e come scegliere la frutta di stagione biologica), con gli ortaggi facciamo più fatica.

Per riuscire a proporli con successo, allora, cerco di ricorrere a una serie di piccoli trucchi!

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4 Marzo 2021 6 Commenti
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alimentazione green difficoltà
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La sfida impossibile di mangiare “green”

by Silvana Santo - Una mamma green 12 Gennaio 2021

Negli ultimi anni, portare in tavola tre pasti al giorno è diventata per me una sfida impegnativa, in qualche caso addirittura frustrante. La difficoltà che incontro sta nella pretesa di conciliare i gusti e le esigenze nutrizionali di 4 persone diverse con le mie convinzioni in tema di sostenibilità ambientale, con le necessità di salute e ovviamente con il bilancio familiare. Nel riuscire a servire, in poche parole, qualcosa che sia appagante per tutti, ma salutare e allo stesso tempo sostenibile, magari senza svenarsi. Una obiettivo che spesso, per la sottoscritta, si rivela semplicemente impossibile.

Io, per esempio, ho bisogno di contenere il più possibile l’apporto di carboidrati, ma d’altro canto mi sforzo da anni di mangiare carne il meno possibile, e faccio attenzione alla quantità di imballaggi e alla provenienza degli alimenti che scelgo. Per ragioni di salute, però, devo limitare anche i grassi, quindi non posso indulgere eccessivamente in uova e latticini, di cui peraltro sono particolarmente ghiotta. Il resto della famiglia, d’altro canto, preferisce almeno a pranzo mangiare il classico primo, che spesso diventa un piatto unico per riuscire a somministrare a tutti legumi e verdure invernali, che altrimenti non sarebbero affatto graditi. Non sto a dirvi, inoltre, che un altro mio preciso obiettivo consiste nel limitare il ricorso a piatti pronti o processati, di cui comunque ogni tanto non riusciamo a fare a meno, che si tratti delle polpette svedesi surgelate o di un pasto da asporto della gastronomia sotto casa.

Se avessi tempo, volontà ed energie sufficienti, potrei sbizzarrirmi nella preparazione quotidiana di zuppe, verdure, insalate, vellutate e minestre da affiancare alla “cucina standard”, a cui, inevitabilmente finisco col dare la priorità. Ma non è di certo il mio caso, e la realtà è che spesso mi ritrovo a dover scegliere tra una serie di compromessi possibili: arrendermi a un pasto carnivoro, ma che magari è rapido da preparare e rispondente alle mie esigenze nutrizionali. Oppure rassegnarmi a mangiare un pasto che è sì vegetariano, ma troppo processato oppure non esattamente “salubre” o magro. O ancora, e forse questa è l’opzione che mi dà più fastidio, piegarmi al prodotto fuori stagione, che magari “risolve” un contorno, ma tradisce di fatto molti dei miei principi basilari.

Se con i miei commensali spesso me la cavo, per quanto riguarda me stessa non capita di frequente di sedermi a tavola e sentire che sto mangiando davvero “la cosa giusta”, in termini sia di impatto sull’ambiente che di apporto calorico e nutrizionale e di appagamento del gusto. L’obiettivo di sentirmi in forma e soddisfatta e allo stesso tempo “rispettare l’ambiente” e non spendere una fortuna, mi sembra sempre più spesso una chimera irraggiungibile.

So che molte e molti “food influencer”, o semplicemente persone più organizzate di me, si dedicano a una meticolosa preparazione di menu settimanali e provviste di cibo pronto (o quasi) per l’intera settimana. Personalmente, però, non sempre ho voglia di investire il mio prezioso tempo libero ai fornelli. Mi capita di farlo, certo, ma non è una costante. Ci sono molte altre cose che si contendono il mio tempo, a cominciare dai giochi coi miei figli, dai miei amati libri, dalle serie TV.

Voi come fate? Cosa guida le vostre scelte e abitudini alimentari? Riuscite a trovare la quadra, oppure cedete inesorabilmente al compromesso? Forse sono io che pretendo troppo dalla sottoscritta. Non sarebbe la prima volta, d’altra parte.

12 Gennaio 2021 3 Commenti
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verdura e frutta di stagione biologica
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Frutta di stagione bio: perché la preferisco e come la scelgo

by Silvana Santo - Una mamma green 2 Settembre 2020

Sono lontani i tempi in cui avevamo accesso solo a verdura e frutta di stagione: le moderne tecniche di coltivazione dei prodotti ortofrutticoli, ma anche le maggiori possibilità di conservarli e trasportarli anche a distanze enormi hanno riempito progressivamente i supermercati di alimenti che non seguono la stagionalità naturale dei raccolti. Trovare in vendita le fragole a Natale, insomma, non è più così impossibile. Ci sono molte ragioni, però, per preferire comunque la verdura e la frutta di stagione, meglio ancora se biologica. Ed esiste un modo interattivo e divertente per riuscire a scegliere i prodotti migliori mese per mese: l’Albero della stagionalità, che vi racconterò in questo post!

albero della stagionalità per la frutta di stagione

La frutta di stagione è più buona

La natura dà il meglio di sé quando le viene appunto consentito di esprimersi al meglio, con spontaneità. La frutta di stagione, così come la verdura, ha di solito proprietà organolettiche che non sono paragonabili a quella dei prodotti consumati “fuori tempo”: sapori, profumi, consistenze e colori raggiungono il massimo quando viene rispettata la naturalità del raccolto. E, almeno per la mia esperienza, quando si punta sul biologico. La natura, del resto, è generosa e piena di fantasia: in ogni stagione ci regala una varietà di colori, gusti e aromi in grado di soddisfare i palati più esigenti e di assicurarci un pieno di acqua, fibre, vitamine, minerali e altri elementi fondamentali per il nostro benessere. Anzi: rispettare la stagionalità di frutta e verdura può essere l’occasione perfetta per assaggiare nuovi prodotti e sperimentare ricette alternative, magari riscoprendo i sapori della tradizione gastronomica del nostro territorio.

frutta di stagione bio

Verdura e frutta di stagione bio sono più green

La frutta e la verdura fuori stagione sono prodotte in serre, spesso riscaldate e illuminate artificialmente, con maggiori quantità di pesticidi e concimi di sintesi rispetto alle colture che assecondano i tempi naturali. Oppure provengono da luoghi di coltivazione molto lontani da quelli di consumo, con un importante dispendio di carburante e di antiparassitari per sopportare il lungo viaggio. In altre parole, inquinano di più e sono potenzialmente più inquinate. La scelta di prodotti di stagione, meglio ancora se coltivati secondo i crismi dell’agricoltura biologica, permettono di ridurre l’impatto sull’ambiente, grazie a una filiera produttiva che esclude l’impiego di pesticidi e fertilizzanti sintetici e che riduce gli sprechi idrici e lo sfruttamento del suolo.

frutta e verdura biologica di stagione

I prodotti di stagione costano meno

Normalmente, mettere nel carrello prodotti ortofrutticoli di stagione, anche quando si tratta di cibi biologici, permette di spendere meno (in qualche caso, anche considerevolmente meno) rispetto all’acquisto di prodotti fuori stagione che, per il loro processo produttivo più “artificiale” o per la provenienza da territori lontani, hanno di norma un costo più alto. Rispettare la stagionalità della natura, insomma, fa bene anche al bilancio familiare.

frutta biologica di stagione

Come scegliere verdura e frutta di stagione

Un modo davvero semplice e divertente per individuare i prodotti di stagione mese per mese, magari coinvolgendo i bambini in un passatempo simpatico e allo stesso tempo istruttivo, è l’Albero della Stagionalità che trovate sul sito di Made in nature, un bellissimo progetto nato per promuovere la cultura del biologico in diversi paesi europei. L’Albero virtuale è davvero di immediato utilizzo, basta scegliere un mese sul calendario per accedere ai frutti e agli ortaggi che la terra ci regala in quel periodo. Cliccando sui disegni dei vari prodotti, inoltre, si possono leggere utili informazioni sulle loro caratteristiche e proprietà. La grafica è molto accattivante, anche per i bambini, che in questo modo potranno, con un semplice clic, imparare tante cose nuove sulla natura e sui suoi preziosi “tesori”, conoscere il valore della stagionalità dei prodotti e magari mangiare la verdura anche più volentieri!

come scegliere la frutta di stagione

Voi cosa ne pensate? Portate in tavola solo prodotti di stagione, oppure vi concedete qualche prelibatezza “fuori tempo”? Ritenete di essere sufficientemente informati sulla stagionalità di frutta e verdura?

 

Post realizzato con l’assistenza di Made in Nature

albero della stagionalità della frutta

2 Settembre 2020 0 Commenti
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carta da parati ecologica
mamma greenuna mamma per due

Cameretta: carta da parati ecologica e altre idee green

by Silvana Santo - Una mamma green 26 Maggio 2020

A casa nostra è tempo di ristrutturare la cameretta, e di farlo nel modo più funzionale possibile, ma anche, nelle nostre intenzioni, ecologico e sostenibile. Dalla carta da parati ecologica e compostabile alle soluzioni salvaspazio, in questo periodo sto vagliando una serie di alternative per sistemare finalmente la cameretta che i miei figli condividono da sempre, e per farlo in modo green.

Per noi si tratta di una esigenza non più rimandabile, visto che Davide e Flavia, allo stato attuale, non dispongono nemmeno di una postazione adeguata per studiare (il che, in tempi di didattica a distanza, ci ha costretti a soluzioni molto fantasiose come il comò trasformato in scrivania).

Vorremmo dedicarci al progetto di ristrutturazione della cameretta nei prossimi mesi, cercando di puntare a soluzioni il più possibile sostenibili ed efficienti. Ecco cinque idee che ho appuntato per una cameretta confortevole e amica dell’ambiente.

1. Carta da parati ecologica

Io sono cresciuta in una casa con la carta da parati e negli anni mi è capitato spesso anche di dare una mano nelle operazioni di applicazione e sostituzione delle carte. Sono dunque in qualche modo affezionata a questo elemento di arredo e decorazione che negli ultimi anni, dopo qualche decennio in sordina, è diventato molto cool e contemporaneo. L’opzione più green è probabilmente la carta da parati completamente compostabile, realizzata con materie prime vegetali senza l’uso di agenti leganti convenzionali né coloranti artificiali. Composta principalmente di fibre di lino, la carta da parati ecologica mi sembra perfetta per realizzare una “base neutra” alla quale aggiungere poi mobili, complementi e decorazioni colorate per la camera dei bambini.

2. Letti salvaspazio

Prima di imbarcarci nella ristrutturazione della cameretta (e di rimanere tappati in casa per via del lockdown) avevamo preso in considerazione l’idea di trasferirci in una casa più grande. Tra le tante ragioni che ci hanno convinto a rimandare il progetto di trasloco, c’è anche la consapevolezza che una casa più piccola si rivela spesso più green: minor consumo di suolo, dispendio energetico ridotto, inferiore quantità di detergenti e altri prodotti per l’igiene e la manutenzione. Questo, però, comporta soluzioni ingegnose per ottimizzare lo spazio e riuscire a garantire il benessere a tutti. Tra le idee salvaspazio per la cameretta che stiamo vagliando ci sono in primis i letti a soppalco, che sarebbero perfetti per il nostro appartamento, in cui i soffitti sono alti più di tre metri e l’esposizione favorevole rende gli ambienti molto luminosi.

carta da parati ecologica e compostabile

3. Tessili in cotone organico

Non solo la carta da parati ecologica: anche i tessili per l’arredamento possono essere green, se realizzati con fibre organiche (cotone, lino ma anche canapa o fibra di bambù) o riciclate. Mi riferisco in primis alle tende, che in casa mia sono irrinunciabili, visto che le finestre guardano a sud-ovest e in estate ricevono luce e calore dalla tarda mattinata fino al tramonto. Ma anche a tappeti, rivestimenti per cuscini e biancheria.

4. Illuminazione a risparmio energetico

L’illuminazione della cameretta di Davide e Flavia andrà in parte rivista, per introdurre dei nuovi punti luce in corrispondenza dei nuovi letti e delle scrivanie. Conto di utilizzare il più possibile soluzioni mobili e flessibili come faretti a pinza o a morsetto, in modo da non dover forare le pareti. Per le lampade da studio e da lettura credo che punterò sui LED, mentre per l’illuminazione generale preferisco ancora le lampadine a risparmio energetico, perché mi sembra che offrano una luce più calda, naturale e confortevole.

5. Cameretta senza schermi

Coerentemente con le nostre scelte in fatto di tecnologia e televisione, nella cameretta di Davide e Flavia continueranno, anche dopo la ristrutturazione, a non esserci televisore né computer (potranno usarlo, ovviamente, se avranno ancora bisogno di seguire le lezioni scolastiche a distanza). I nostri figli, al momento, hanno 7 e 5 anni e, anche se guardano la TV ogni giorno e cominciano a saper utilizzare il computer (specie il primogenito) preferiamo che non abbiano ancora libero e incontrollato accesso agli schermi e, soprattutto, che non finiscano col guardare i cartoni a letto, magari fino a un minuto prima di dormire. Ci sembrerebbe, insomma, un po’ contraddittorio puntare sulla carta da parati ecologica e sulle fibre biologiche e poi compromettere l’igiene del sonno, ora che i bambini sono ancora relativamente piccoli.

Voi cosa ne pensate? Avete adottato soluzioni green per la cameretta dei vostri figli? Scrivetemi pure altri spunti nei commenti o sulla mia pagina Facebook.

carta da parati ecologica in lino

Post realizzato con l’assistenza di Carta da Parati degli anni ’70.

26 Maggio 2020 0 Commenti
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Perché scegliere abbigliamento organico per bambini (Botanica Boo)

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Aprile 2019

Da qualche tempo sto cercando di rendere più sostenibile il mio guardaroba, facendo meno acquisti ed evitando il cosiddetto fast fashion. Per Davide e Flavia, la mia strategia si basa sul riciclare il più possibile e comprare il minimo indispensabile, puntando, quando gli acquisti sono inevitabili, all’abbigliamento organico per bambini. Una scelta non sempre facile o economicamente fattibile, vista anche la provenienza quasi sempre straniera dei capi in fibre biologiche. Per questo vi parlo con piacere di un nuovissimo marchio tutto italiano di abbigliamento organico per bambini, che si chiama Botanica Boo e che è stato lanciato da una donna davvero in gamba, che peraltro conosco personalmente (e che è a sua volta una mamma). E approfitto di questa occasione per dirvi quali sono le ragioni per cui secondo me, è una buona idea scegliere abbigliamento organico per bambini.

1. Perché è amico dell’ambiente

L’abbigliamento organico per bambini è prodotto con fibre naturali realizzate a partire da coltivazione biologiche: niente pesticidi né concimi sintetici, ma anche un ridotto consumo idrico e, più in generale, una filiera più attenta all’ambiente, a cominciare dalle tinte usate per colorare la stoffa. Il cotone usato da Botanica Boo, in particolare, è italiano e rigorosamente certificati GOTS (Global Organic Textile Standard), lo standard internazionale per i tessuti biologici.

abbigliamento cotone organico per bambini botanica boo

2. Perché è sicuro (e comodo) per i bambini

Scegliere abbigliamento organico per bambini significa essere certi che la loro pelle verrà a contatto solo con tessuti naturali, privi di qualsiasi residuo sintetico e di tinte nocive. Scegliere il cotone biologico (come la lana, la canapa, il lino, etc) vuol dire inoltre garantire loro tutto il confort delle fibre naturali, morbide, traspiranti, comode in qualsiasi stagione. Il cotone organico di Botanica Boo è particolarmente soffice, ideale fin dalle prime settimane di vita.

3. L’abbigliamento organico per bambini è etico

La filiera dei tessuti biologici è attenta anche ai diritti dei lavoratori. Lo standard GOTS, con cui è certificato l’abbigliamento organico per bambini (inclusi tutti i capi della collezione Botanica Boo) garantisce condizioni rispettose per i lavoratori dell’intera filiera tessile, a cominciare dalla coltivazione e dalla raccolta del cotone e delle altre fibre.

4. Perché Botanica Boo è bello e made in Italy!

La maggior parte dei brand di abbigliamento organico per bambini proviene dal nord Europa o da oltreoceano. Una caratteristica che non incide soltanto sulla difficile reperibilità dei prodotti (e spesso sul loro costo!), ma anche sullo stile e sul gusto generale con cui le collezioni vengono concepite: colori decisi, fantasie grafiche, design no-gender. Personalmente, devo ammettere che non disdegno affatto lo stile nordico, ma non tutti la pensano così. I capi di Botanica Boo, che oltre a essere prodotti in Italia sono anche concepiti e disegnati nel nostro paese, con uno stile che richiama in modo dichiarato il gusto e la sensibilità italiani in fatto di moda. Un gusto noto nel mondo e apprezzato da decenni, che finalmente è disponibile anche nel settore dell’abbigliamento organico per bambini.

cotone organico botanica boo

5. Perché ha un prezzo giusto

Inutile girarci intorno: l’abbigliamento sostenibile per bambini non può costare quanto la moda economica della grande distribuzione. La qualità si paga, si paga l’attenzione alla sostenibilità, si pagano la durevolezza e il rispetto dei diritti di chi lavora nella filiera del tessile. Detto questo, scegliere su capi prodotti in Italia da un marchio giovane significa poter acquistare a costi ragionevoli, che assicurano un ottimo rapporto tra prezzo e qualità. Niente a che fare con le felpe a 9 euro e 99 centesimi, necessariamente, ma neanche cifre proibitive!

E se volete toccare con mano la qualità made in Italy di Botanica Boo, ho un piccolo regalo per voi: un codice sconto esclusivo del 20% UMG20, che potete utilizzare per i vostri acquisti sul sito botanicaboo.com entro il prossimo 30 giugno 2019.

Post in collaborazione con Botanica Boo, azienda italiana di abbigliamento organico e sostenibile per bambini a vocazione artigianale. La collezione Primavera Estate nasce in un giardino immaginario dove la natura e i suoi abitanti diventano l’ispirazione per colori, stampe floreali e dettagli iconici. Info e shop su botanicaboo.com.

abbigliamento organico per bambini

16 Aprile 2019 2 Commenti
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abbigliamento sostenibile low cost
abbigliamento sostenibile

Abbigliamento sostenibile, la mia strategia low cost in 10 punti

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Dicembre 2018

La moda non è mai stata una mia passione, e ho sempre cercato di limitare i miei acquisti al necessario. In fatto di abbigliamento sostenibile, però, non sono sempre stata molto attenta. Negli ultimi mesi, complice un cambio di taglia e la necessità di rimpiazzare abiti logorati da gravidanze e lunghi allattamenti, ho deciso di rendere più consapevole il mio guardaroba, cercando però delle soluzioni low cost. Ecco, in 10 punti , la mia strategia per un abbigliamento sostenibile low cost.

1. Prima strategia: pochi acquisti mirati

La cosa fondamentale, nella transizione verso un abbigliamento sostenibile, consiste nell’abituarsi ad acquistare poco, e solo quando è davvero necessario. Entrare nell’ottica che non occorre avere due paia di stivali neri nell’armadio, o cinque maglioni nelle tonalità del grigio. Che prima di comprare un cappotto o l’ennesimo jeans, sia importante chiedersi: mi serve davvero? Non è semplice, anche perché le lusinghe del fast fashion, coi suoi capi accattivanti in vendita per pochi spiccioli, sono davvero irresistibili. Ma una maggiore morigeratezza è la soluzione principale per una maggiore sostenibilità. Comprare meno, inoltre, permette di comprare “meglio”, concendendosi acquisti di maggiore qualità. Meglio un solo maglione di pura lana destinato a essere indossato per dieci o vent’anni, che cinque capi sintetici che finiranno nella spazzatura nel giro di un paio di stagioni.

2. Studiare il guardaroba

Acquistare meno significa anche studiare bene il proprio guardaroba, rendendolo essenziale e versatile. Io non sono affatto esperta di moda e abbinamenti, ma la mia strategia low cost per un abbigliamento più sostenibile è partita, specie per la stagione invernale, dalla definizione di un guardaroba minimal con pezzi tutti abbinabili tra loro. Partendo dai colori base di pantaloni e gonne (denim e blu, nero, grigio, marrone, vinaccia/bordeaux) ho selezionato poche maglie e cardigan di colori utilizzabili con la maggior parte dei “sotto”: rosa polvere, verde smeraldo, cammello, nero, bianco sporco, blu, viola. La consapevolezza di poter abbinare facilmente i miei vestiti sarà il discrimine fondamentale per tutti i miei prossimi acquisti.

3. Abbigliamento per bambini: riciclare a tutta forza

Per i bambini, che crescono a vista d’occhio, cambiando taglia dopo appena una stagione, e che devono potersi sporcare, correre e arrampicarsi senza l’ansia di rovinare i vestiti, trovo che la soluzione più efficace per un abbigliamento sostenibile consista nel riciclo spietato. Noi siamo molto fortunati, perché Flavia e Davide ereditano a ogni cambio di stagione il guardaroba delle cugine più grandi e del figlio di amici. A mia volta, quando è il momento di dismettere i vestiti dei bambini, li passo ad amiche con figli più piccoli dei miei, oppure a un centro di raccolta della mia zona. Quando si tratta di fare acquisti, confesso di rivolgermi comunque alla grande distribuzione, ma cerco di scegliere le linee low cost più “sostenibili” (tipo H&M conscious o ), prodotte in particolare con cotone organico.

cora happywear abbigliamento naturale

4. Abbigliamento sostenibile: materie prime naturali

Per quanto riguarda l’abbigliamento estivo, avevo già progressivamente abbandonato le fibre sintetiche, che trovo del tutto inutilizzabili: sudore, cattivi odori (che magari ricompaiono subito dopo il lavaggio), pruriti e via. In estate solo cotone e lino (questo con moderazione, dal momento che a casa mia non si stira!), meglio se provenienti dalla filiera biologica. Capita ancora di acquistare qualche abito sintetico, magari realizzato con fibre riciclate, ma solo se mi sembra che siano capi relativamente traspiranti, e comunque destinati a un uso non intensivo e nemmeno quotidiano. Per quanto riguarda la maglieria autunnale e invernale, la mia strategia per un abbigliamento sostenibile consiste nell’abbandono del sintetico, che fa sudare ma non scalda a sufficienza, che ha una durata relativa e una scarsa resistenza ai lavaggi. La lana, per quanto mi riguarda, è la risposta. Una lana che possibilmente sia cruelty free (mulesing free, ovvero ottenuta senza la pratica molto dolorosa dello scuoiamento perianale delle pecore) e ancora meglio se organica. Una scelta costosa, certo, ma che può diventare low cost grazie agli accorgimenti che vi racconto più avanti.

5. Intimo biologico

Per quanto riguarda la biancheria intima (slip, reggiseni, maglie intime), oltre che acquistare solo capi in 100% cotone, mi sono orientata da tempo sul biologico. Da quest’anno, ho puntato sul bio anche per le calzamaglie di Flavia, che in estate, a causa dei collant, ha sofferto di dermatite nella zona dietro le ginocchia. Da quando sono passata al cotone organico la situazione è drasticamente migliorata.

abbigliamento intimo sostenibile

6. Abbigliamento sostenibile low cost: usato e vintage

Per la prima volta, nei giorni scorsi, ho acquistato dei capi usati su Depop, scoperto grazie alla dritta della mia amica Sabina di The Swinging Mom. Si tratta di un’app (ma c’è anche il sito web) nato proprio per lo swap e la compravendita di capi usati, di buona qualità ma anche della grande distribuzione. Grazie alle recensioni per venditori e acquirenti, è possibile stare abbastanza tranquilli, la mia prima esperienza è stata davvero positiva. Il mio consiglio è quello di fare ricerche mirate, utilizzando i filtri che l’app consente di applicare. Naturalmente, vale anche la regola di saccheggiare gli armadi di mamme, zie e nonne, oltre che mercatini e negozietti vintage. Il mio guardaroba, già da qualche anno, include una giacca di montone appartenuta a mia madre negli anni ’80, un paio di piccole borse di cuoio sempre sue e una di cui sono particolarmente orgogliosa, acquistata su una bancarella di Portobello Road tanto tempo fa.

7. Scarpe, borse e giacche: no all’usa e getta

Uno dei limiti più importanti del mio vecchio guardaroba low cost era la scarsa durevolezza degli indumenti e degli accessori. Da qualche anno mi sto sforzando di resistere agli acquisti impulsivi e a basso costo, puntando a pochi pezzi che siano però di buona qualità, a prescindere dal brand più o meno blasonato. Per le calzature, in particolare, non essendo vegana, non ho problemi ad acquistare scarpe e stivali in pelle, che riesco poi a sfruttare per molti anni. La filosofia si basa sempre sull’evitare il più possibile il superfluo: non mi servono tre borse nere, se ho già un paio di sandali flat marroni nella scarpiera, non sto a comprarne degli altri.

ABBIGLIAMENTO SOSTENIBILE SCARPE

8. Moda sostenibile: come risparmiare

Diciamo che per acquistare abbigliamento sostenibile senza spendere troppo, bisogna investire un po’ di tempo e di pazienza alla ricerca di affari e sconti. Vale naturalmente il consiglio di approfittare di saldi e promozioni particolari, tipo Black Friday. Se avete vicino un outlet multimarca vale la pena provare a cercare qualcosa lì, soprattutto se vestite una taglia non molto richieste. Anche su Amazon, se non siete tra quelli che lo boicottano, è possibile trovare offerte a tempo particolarmente convenienti (io ho comprato di recente una blusa del marchio sostenibile svedese Filippa K pagandola meno di 30 euro). Infine, se avete le necessarie competenze tecniche potete puntare senza dubbio sull’autoproduzione: niente è più sostenibile del fai da te.

9. Abbigliamento sostenibile: marchi e siti

La premessa è che io non sono certo una fashion addict e che pertanto non sono esperta in fatto di marchi e siti in cui fare acquisti. Però sono felice di condividere con voi l’esito delle ricerche che ho fatto nelle ultime settimane. Per quanto riguarda l’abbigliamento sostenibile ed etico (materiali naturali, filiera organica, cruelty free etc) potete dare un’occhiata a Twothirds (coi saldi e col preordine si possono fare buoni affari, e la spedizione è gratuita), Altramoda (consigliato in particolare per intimo e lana merinos, anche qui ci sono offerte periodiche molto interessanti), Altromercato (io sono riuscita a prendere dei vestiti nella sezione outlet per pochi spiccioli), Zalando sostenibile, Cora Happywear, Filippa K, People Tree, Komodo, Dale of Norway e molto altro ancora. Anche i marchi Patagonia e Fjallraven, specializzati in abbigliamento outdoor, hanno politiche di sostenibilità molto apprezzabili (guardate su Snowinn e su SportOkay potete fare buoni affari). Vi segnalo inoltre il brand svedese Happy Socks, che produce calzini colorati, intimo e costumi, e che di solito propone sconti interessanti per il black friday. Per i bambini, esistono molti marchi, specie nord europei, che producono abbigliamento in cotone organico e lana merinos. Non sempre è facile trovarli a prezzi abbordabili, specie considerando la spedizione in Italia, ma con un po’ di impegno si possono fare buoni affari: io vi consiglio di seguire il sito Atomic Baby per abbigliamento per bambini piccoli (Frugi, Maxomorra, Duns e molto altro) e quello di Bimbiallaria per lana merinos e capi outdoor. Per le calzature sono meno ferrata, ma ho appena scoperto, grazie a una collaborazione professionale, il marchio Wildling Shoes, che mi ha sinceramente colpito per la comodità delle scarpe e la qualità altissima dei materiali. Per quanto riguarda l’usato per i bimbi, vi consiglio i negozi Baby Bazar (in passato ho utilizzato anche il sito Armadio Verde).

lana sostenibile

Naturalmente, questo post non è neanche lontanamente da considerarsi esaustivo. Anzi, vi chiedo di condividere dritte, siti, marchi e soluzioni in tema di moda etica e sostenibile, soprattutto se low cost!

10 Dicembre 2018 7 Commenti
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prodotti ecobio bambini fruttonero
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Perché per i miei figli scelgo cosmetici naturali

by Silvana Santo - Una mamma green 22 Ottobre 2018

Per Davide e Flavia, da quando sono nati, uso quasi esclusivamente prodotti naturali, cosmetici di derivazione per lo più vegetale, possibilmente anche biologica. Che poi, d’altra parte, è la scelta che ho fatto anche per me stessa da anni. Perché questa preferenza? Non certo perché penso che “la chimica sia dannosa” (tutte le sostanze di cui è costituito l’universo, incluse l’aria che respiriamo e l’acqua che ci disseta, non sono altro che sostanze chimiche), né perché temo che i cosmetici con ingredienti di sintesi possano essere dannosi per la pelle dei miei figli. Se scelgo prodotti naturali per Davide e Flavia è perché, prima di tutto, li trovo molto efficaci. E poi perché mi piace puntare su marchi attenti alla sostenibilità ambientale, che siano magari anche made in Italy. Da qualche anno, in particolare, sono drogata di aloe vera. Che oltre ad essere una delle rarissime piante che sopravvive in casa mia (e nelle mie mani) trovo davvero efficace sulla pelle di grandi e piccoli: lenitiva, rinfrescante, emolliente e addirittura cicatrizzante. Adesso stiamo usando il detergente delicato per bambini Fruttonero, a base proprio di aloe vera e calendula biologici. Tollerato benissimo anche da Flavia, che ha problemi con molti detergenti, ha una profumazione delicata e ipoallergenica e un grande formato, conveniente oltre che green.

prodotti naturali bambini fruttonero aloe

Efficacia a parte, mi piace scegliere prodotti naturali nella convinzione che abbiano un impatto ridotto sull’ambiente. Mi piace puntare su aziende sensibili su questo tema, che scelgano ingredienti biologici e quindi coltivati senza uso di pesticidi e concimi inquinanti, che cerchino un packaging sostenibile e minimale e che lavorino per avere una filiera sostenibile, il più possibile corta e magari 100% made in Italy. Mi sembra un contributo individuale piccolo ma importante verso una maggiore sostenibilità. E sempre in quest’ottica, cerco di ridurre al minimo indispensabile anche la quantità di prodotti naturali e cosmetici biologici che uso sui miei figli, facendo a meno di troppe lozioni, unguenti e altri prodotti che non mi sembrino così necessari. Ho sempre puntato su oli vegetali idratanti, una buona pasta all’ossido di zinco e soprattutto un prodotto delicato per la detersione dei bambini. Come il bagno shampo delicato Fruttonero, anch’esso a base di aloe vera biologica, prodotto in Italia con ingredienti di qualità di origine vegetale e certificati bio e vegan. Indicato per l’igiene di corpo e capelli di neonati e bambini, grazie alla sua composizione il bagno shampo delicato non irrita gli occhi e protegge il cuoio capelluto.

fruttonero baby ecobio

Adoro l’esperienza dei prodotti naturali e biologici, la loro texture e le consistenze, la profumazione delicata. Adoro la sensazione di applicare, sulla mia pelle e su quella dei miei figli, migliaia di anni di sapienza e competenze acquisite in fatto di fitoterapia e cosmesi vegetale. E amo i miei prodotti di biocosmesi Fruttonero all’aloe vera biologica, un marchio italiano che propone prodotti naturali, delicati e realizzati con ingredienti di qualità (e che sostiene la Fondazione Maria Grazia Balducci Rossi, che gestisce due struttire di accoglienza e assistenza sanitaria in Costa d’Avorio). Se anche voi amate i prodotti naturali per bambini e volete provarli, potete approfittare dello sconto del 15% sul primo acquisto e del 20% sul secondo, in occasione del lancio di questa nuova linea all’aloe vera bio (per usufruire della promozione, cliccate qui e iscrivetevi alla newsletter).

E mi raccomando, fatemi sapere come va!

Post in collaborazione con Fruttonero

22 Ottobre 2018 0 Commenti
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Fruttonero anti age: giovane dentro e fuori

by Silvana Santo - Una mamma green 17 Ottobre 2018

“Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano”. C’è scritto così, nella cameretta di Davide e Flavia. Perché penso che un genitore abbia il dovere morale di mantenere accesa dentro di sé una scintilla di fanciullezza, o perlomeno di gioventù: custodire la speranza, l’immaginazione e l’energia di quando si è molto giovani. Lo sforzo che faccio ogni giorno, da quando sono madre, va anche in questa direzione. Uno sforzo che comprende anche il tentativo di sentirmi giovane fuori, perché l’immagine che mi rimanda lo specchio sia conforme a quello che sento essere il mio spirito. Vanno in questa direzione le mie scelte stilistiche – abbigliamento, capelli, accessori- , e anche quelle cosmetiche. La mia beauty routine (è così che si dice, vero?) è sempre stata molto essenziale, e ultimamente prevede davvero pochi gesti, che cominciano sempre dal siero viso anti age Fruttonero. Un prodotto 100% made in Italy, completamente naturale (certificato come cosmetico biologico, naturale e vegano a marchio Icea) con effetto filler e illuminante, a base di acido ialuronico e della mia adorata aloe vera, entrata ancora più di prepotenza nel mio quotidiano da quando è scoppiata la mia passione per le isole Canarie.

siero anti age fruttonero

Mi piace sentirmi ancora giovane, non così dissimile dalla ragazza che sono stata negli anni della mia lunghissima giovinezza. Mi piace sentirmi non tanto diversa, dentro e fuori, dalla persona che aveva ancora davanti a sé un orizzonte sgombro, una prospettiva ancora tutta da definire. Mi piace guardarmi allo specchio e riconoscere ancora quella giovane donna. Forse è per questo che dimostro meno dei miei 37 anni. O forse è perché sono sempre in jeans, felpa e coda di cavallo. O ancora perché mi trucco poco e niente, non fumo e proteggo sempre la mia pelle dall’esposizione al sole. E di certo aiuta la mia crema viso anti age Fruttonero, con effetto antirughe, lenitivo, disarossante e antiossidante. E che contiene anche un “complesso antipollution” estratto dall’alga Undaria pinnatifida (la deliziosa alga wakame della cucina nipponica, un altro mio grande amore), che aiuta a rafforzare le difese della pelle contro le aggressioni ambientali e i raggi UV.

crema viso anti age fruttonero

Mi piace che i miei figli crescano con una madre giovanile, nell’aspetto e nel mood. Che abbiano accanto a sé dei genitori, che pur non equivocando il proprio ruolo, siano disposti a giocare, a correre, a saltare. A viaggiare con la valigia e con l’immaginazione. A concepire e vivere avventure straordinarie, a credere nella magia, a meravigliarsi davanti al mondo. Mi piace sentire – e vorrei tanto che lo sentissero anche i miei figli – che sono ancora giovane, che ho ancora in pugno la mia vita, il mio destino, la mia realizzazione. E mi piace che loro mi guardino e vedano una donna che somiglia ancora a una ragazza. Confido nell’aiuto dei miei prodotti di biocosmesi Fruttonero, all’aloe vera biologica. Se volete, potete provarli anche voi a un prezzo speciale, grazie a uno sconto del 15% sul primo acquisto e del 20% sul secondo (per usufruire della promozione, cliccate qui e iscrivetevi alla newsletter).

Mi piacerebbe sapere come vi trovate, e cosa pensate di questo marchio italiano così attento alla sostenibilità ambientale (anche nel packaging e nell’intero processo produttivo) e all’etica, tanto che sostiene la Fondazione Maria Grazia Balducci Rossi, che gestisce due strutture di accoglienza e assistenza sanitaria in Costa d’Avorio.

E ricordate: la crema anti age aiuta, ma sentirsi giovani è un’attitudine che parte dal cuore.

Post in collaborazione con Fruttonero

17 Ottobre 2018 1 Commenti
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Omogeneizzati o pappe fatte in casa? Piccola guida alla scelta

by Silvana Santo - Una mamma green 20 Novembre 2013

Questo post è dedicato alla mia amica Maria, (baby)cuoca sopraffina e madre fantastica

Mio figlio è tanto mangione quanto pigro. Fosse stato per lui, sarebbe rimasto abbrancato alla tetta almeno per i prossimi 12 anni, e il suo interesse per i cibi “dei grandi” è minimo, anche adesso che ha nove mesi e mezzo (sarà che è ancora sdentato come la Befana?). È soprattutto per questo – ma anche, devo ammettere, per la mancanza di informazioni complete da parte mia – che ho scartato da subito l’idea dell’autosvezzamento, in favore di una introduzione più tradizionale degli alimenti solidi (ma di questo parleremo diffusamente in un altro post): pappe “dedicate” e fatte in casa, a partire dai sei mesi, con aggiunta progressiva dei vari ingredienti cotti al vapore o bolliti.

Quando è giunto il momento di iniziare a integrare il latte materno, su un’altra cosa non ho avuto dubbi: BigD avrebbe mangiato piatti preparati in casa, mentre gli omogeneizzati (rigorosamente privi di sale, zucchero e aromi, oltre che biologici) sarebbero stati riservati alle situazioni di emergenza come i viaggi all’estero. Non essendo io un’esperta di nutrizione pediatrica – per quanto sia convinta che l’alternativa industriale non offra una maggiore garanzia di qualità e sicurezza dei cibi e il nostro medico abbia avallato fin da subito la mia scelta in fatto di pappe – ho fondato questa decisione soprattutto su ragioni di natura diversa:

– La possibilità di variare: per quanto ampia, la scelta di omogeneizzati sul mercato rimane limitata. È impossibile gestire autonomamente gli abbinamenti, così come modulare il menu in base alla naturale disponibilità stagionale di frutta e verdura. A meno che non mi sia persa il marchio di baby food che propone ricotta e spinaci o zucca con tacchino.

– Educazione al gusto: forse è soltanto una mia impressione, ma gli omogeneizzati sembrano avere tutti lo stesso odore (e sapore, sic!). Una volta preparato il pasto, risulta difficile riconoscerne i singoli ingredienti, mentre le pappe fatte in casa conservano intatta la gamma di profumi e di gusti della nostra cucina. Tanto che a volte me ne sparerei volentieri qualche cucchiaiata anch’io.

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– La palestra delle consistenze: con gli strumenti casalinghi a disposizione (frullatore, cuocipappa al vapore) gli “omogeneizzati” fai da te non riescono mai ad avere quella texture liscia e perfettamente cremosa delle alternative industriali. Ma a me questo è sempre parso un bene: il piccolo gourmet, in questo modo, ha la possibilità di sperimentare da subito granulometrie diverse, imparando a “gestire” e ad apprezzare le differenti consistenze degli alimenti.

– Impatto ambientale: se nutrissi BigD con gli omogeneizzati industriali, ogni giorno mi troverei con almeno 6 vasetti di vetro da smaltire. Oltre ai relativi coperchi, alle etichette e all’imballaggio esterno di cartone. L’impossibilità di variare le porzioni, inoltre, rischierebbe di farmi lasciare dei vasi utilizzati a metà, che poi potrebbero finire sprecati. Preparandoli in casa, posso riciclare i contenitori e ridurre i rifiuti, oltre a modulare come voglio le quantità.

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20 Novembre 2013 19 Commenti
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Pappa ecofriendly? Latte di mamma e alimenti bio

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Settembre 2013

Tratto dalla mia rubrica Diario di ECOmamma su La Nuova Ecologia (numero di settembre 2013)

È pratico, gratuito, rinsalda il legame tra madre e figlio e risponde in modo ideale alle esigenze nutrizionali del neonato. I benefici dell’allattamento al seno si sprecano, e sono argomento comune nei corsi di preparazione al parto, nelle maternità e negli studi pediatrici, ma è raro che si sottolinei un’altra caratteristica fondamentale dell’alimento materno: è amico dell’ambiente. Si tratta infatti del prodotto “a chilometri zero” per eccellenza, che viene reso disponibile all’occorrenza e sempre nella giusta quantità. Zero rifiuti, inoltre, per il latte di mamma, che a differenza di quello formulato non richiede bottiglie, lattine, brick o altri contenitori monouso. Da non sottovalutare, infine, il risparmio, in termini di emissioni di CO2, rispetto al latte vaccino: se tutti i bambini del mondo venissero allattati con un prodotto di origine bovina, le conseguenze ambientali dell’allevamento delle vacche sarebbero molto pesanti. Il consiglio, dunque, è di rispettare, salvo diversa indicazione del pediatra, il suggerimento dell’Organizzazione mondiale della sanità, che consiglia di allattare esclusivamente al seno fino al sesto mese compiuto. A un certo punto, però, il piccolo va ovviamente svezzato, cominciando di solito col proporgli delle semplici puree di frutta. È importante, in questo caso, che i primi pasti del bambino siano quanto più naturali possibile, privi di additivi come zucchero o altri dolcificanti.

Quando è toccato a me cominciare lo svezzamento di Davide, ho optato per preparare in casa le sue pappe, attraverso il procedimento della cottura al vapore, che limita la perdita dei nutrienti e preserva i sapori. La frutta da servire al bambino, possibilmente biologica, va acquistata da un rivenditore fidato e lavata accuratamente prima della preparazione. Lo stesso vale, una volta introdotti i cibi “salati”, per le verdure e le carni, a cui in ogni caso non deve essere aggiunto sale extra (è sufficiente quello contenuto naturalmente nei cibi). Per proporre alimenti che contengono glutine e altri cibi allergenici è opportuno invece attendere l’ok del pediatra.

La scelta di auto-produrre i primi pasti consente di controllare meglio gli ingredienti, puntare su tecniche di preparazione più semplici e ridurre la quantità di rifiuti prodotti, ma chi volesse acquistare pappe già pronte può contare su diversi marchi di alimenti biologici per la prima infanzia, controllando sempre che siano privi di sale e di zucchero aggiunti, oltre che di pesticidi. Via libera, infine, anche allo svezzamento vegetariano, a patto che sia effettuato sotto controllo medico e con l’eventuale integrazione dei nutrienti che potrebbero risultare carenti (su questo tema, un approfondimento al più presto!).

4 Settembre 2013 10 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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