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mamma green

pesca sostenibile
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Pesca sostenibile: 5 cose da sapere

by Silvana Santo - Una mamma green 11 Dicembre 2018

Il pesce è un elemento cardine della dieta mediterranea e un protagonista importante nella tradizione alimentare italiana e non solo. Per questo è molto presente sulle tavole delle famiglie e dei ristoranti, ma perché continui a esserlo, e soprattutto continui a essere presente nei mari e negli oceani è indispensabile promuovere la pesca sostenibile e il consumo responsabile dei prodotti ittici.

Per saperne di più sulla pesca sostenibile, potete guardare il video “La bambina e l’Oceano”, nato dal progetto di Rio Mare e WWF “Insieme per gli Oceani”. Nel filmato, una bambina di nome Ondina dialoga con l’oceano che le spiega di essere a rischio e la informa sull’importanza di scegliere prodotti provenienti dalla pesca sostenibile. In questo mio post, invece, potete leggere 5 cose da sapere sulla pesca sostenibile, e cosa possiamo fare come consumatori per promuoverla e favorirla.

1. Qualità e quantità del pesce prelevato

Il mare è immenso, certo. E nell’immaginario comune i pesci hanno un ciclo vitale veloce e un tasso di riproduzione molto alto. Ma non è sempre così, e di certo non è possibile attingere in modo indiscriminato alle riserve ittiche mondiali. La storia umana recente ha già vissuto situazioni in cui la pesca incontrollata ha finito col portare addirittura alcune specie di pesci sull’orlo della definitiva estinzione. È fondamentale, da una parte, differenziare le tipologie di pesce prelevato, evitando di concentrarsi su poche specie ad alto valore commerciale, e dall’altra, prevedere dei limiti precisi all’attività di pesca: catturare una quantità di pesce tale da non impoverire pericolosamente i mari e gli oceani, rispettare eventuali momenti di fermo, evitare la cattura di esemplari troppo giovani, salvaguardare le specie a rischio di estinzione.
Cosa possiamo fare come consumatori? Cercare di variare la tipologia di pesce che mettiamo in tavola, informarci sulla stagionalità delle varie specie e sui rischi di estinzione, evitare categoricamente il consumo di specie ittiche per le quali vige il divieto di pesca e commercializzazione (come il dattero di mare, per esempio), ma che ancora vengono talvolta proposte in mercati e ristoranti.

2. Le tecniche di pesca

Perché la pesca sia un’attività il più possibile rispettosa dell’ambiente, è importante che venga portata avanti con tecniche sostenibili, evitando per esempio le pratiche che danneggiano il fondale marino e le scogliere, oppure minimizzando la cattura di specie ittiche non commercializzabili, che finirebbero inesorabilmente “sprecate”. Cosa possiamo fare come consumatori? Informarci sulle politiche di sostenibilità dei vari marchi e sulla provenienza del pesce che mangiamo e preferire prodotti con certificazione MSC (Marine Stewardship Council) o ASC (Aquaculture Stewardship Council), che garantiscono la sostenibilità della pesca o dell’allevamento.

3. La riduzione degli scarti

La riduzione degli scarti è un aspetto fondamentale non solo nel momento della cattura del pesce, ma in tutta la filiera produttiva. Il tonno, da questo punto di vista, è un animale estremamente prezioso in tutte le sue parti (tanto che con gli occhi si producono capsule di Omega3), ma a prescindere dalla specie è importante che anche le confezioni siano sostenibili e che gli scarti di produzione in genere vengano ridotti al minimo. Cosa possiamo fare come consumatori? Possiamo prima di tutto evitare di sprecare cibo, e poi abbiamo il preciso dovere di gestire al meglio i rifiuti, facendo una scrupolosa raccolta differenziata.

4. Energia rinnovabile

La lavorazione e il confezionamento del pesce comporta inevitabilmente un dispendio energetico, che è di certo più sostenibile se proviene da fonti rinnovabili (energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica etc). Cosa possiamo fare come consumatori? Scegliere aziende che utilizzano energia rinnovabile nei propri siti produttivi.

5. Le condizioni dei lavoratori

Pesca sostenibile significa anche rispetto dei diritti umani e delle condizioni dei lavoratori coinvolti nella filiera, non solo nei luoghi di produzione e confezionamento. Cosa possiamo fare come consumatori? Informarci sulle politiche delle aziende che scegliamo, premiando quelle che si impegnano anche su questo fronte.

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Post in collaborazione con Rio Mare, che dal 2016 ha avviato “Insieme per gli Oceani”, in partnership col WWF per promuovere la pesca sostenibile e la tutela dell’ecosistema marino. Grazie a questo progetto, Rio Mare ha raggiunto, nel 2017, il 52,4% del tonno proveniente da fonti sostenibili, e si è impegnata ad arrivare al 100% (anche per le altre specie lavorate) entro il 2024. L’impegno di Rio Mare verso una maggiore sostenibilità prevede anche una diversificazione delle specie pescate (l’azienda è passata dal 100% di tonno pinne gialle al 56% grazie all’inserimento del tonnetto striato, fermo restando l’impegno a non commercializzare le specie a rischio di estinzione come il tonno rosso), l’impiego di fonti energetiche rinnovabili, la riduzione dei consumi idrici, il recupero dei rifiuti e la riduzione degli scarti (nel quadriennio 2014-17, l’azienda ha donato al Banco Alimentare 4.000.000 di lattine tra eccedenze di produzione e prodotti non vendibili provenienti dai punti vendita della grande distribuzione). Nell’ambito del progetto Insieme per gli Oceani, tra le altre cose, Rio Mare sta operando per migliorare le condizioni di lavoro dei pescatori lungo tutta la filiera. Inoltre nelle Isole Solomon, ha riqualificato lo stabilimento produttivo.

11 Dicembre 2018 0 Commenti
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progetto riciclo di classe
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Cinque cose che forse non sapete sul riciclo

by Silvana Santo - Una mamma green 28 Novembre 2018

Il riciclo e la raccolta differenziata sono una realtà quotidiana a cui siamo abituati ormai da decenni, ma possiamo sempre migliorarne la qualità facendo attenzione a nuovi dettagli. Lo sa bene il Conai, il Consorzio nazionale che garantisce l’avvio a riciclo e recupero degli imballaggi, che anche quest’anno, in collaborazione con il Corriere della Sera, promuove il progetto Riciclo di Classe, con l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti delle scuole primarie – e di rimando le loro famiglie – alla corretta separazione dei rifiuti di imballaggio.

Il progetto, giunto alla terza edizione, coinvolge decine di migliaia di alunni in tutta Italia, che potranno conoscere tutti i segreti della raccolta differenziata e del riciclo utilizzando con i loro insegnanti dei kit didattici sul tema (che possono essere scaricati dal sito di Riciclo di Classe) e realizzando un elaborato finale da inviare alla giuria entro il 4 aprile 2019. Il lavoro migliore sarà premiato con una giornata di animazione sul tema del riciclo per tutta la scuola e materiali didattici per un valore di 1.000 euro.

E per diffondere ulteriormente informazioni e conoscenza su raccolta differenziata e riciclo, quest’anno Riciclo di Classe si arricchisce di contenuti creativi di eccellenza: una serie di bellissimi flipbook sul riciclo, sviluppati per Conai niente meno che dai maestri di animazione dello Studio Bozzetto. Potete vederli in video a questo link, vi avverto che sono magnetici al limite dell’ipnotismo, non riuscirete più a smettere di guardarli.

riciclo di classe conai

Dal canto mio, partendo da un Decalogo sulla raccolta differenziata predisposto sempre dal Conai, voglio contribuire raccontandovi cinque cose che forse non sapete sul riciclo e sulla raccolta differenziata. (ma che magari vi avranno già detto i vostri figli, se la loro scuola partecipa al progetto Riciclo di Classe).

1. I giocattoli non si riciclano

I giocattoli usurati o rotti non vanno inseriti nella raccolta differenziata della plastica, perché non sono riciclabili. Conferite solo gli imballaggi in plastica (bottiglie, contenitori, taniche) e, se la differenziata del vostro comune di residenza lo prevede, le stoviglie monouso. I giocattoli dismessi potete regalarli ad altre famiglie, oppure scuole, associazioni, enti benefici. Se sono rotti irreparabilmente, dobete portarli al centro di raccolta comunale.

2. Gli scontrini non vanno nella carta

La carta con cui sono fatti gli scontrini ha delle caratteristiche particolari che la rendono inadatta a essere riciclata insieme a quella normale. Per questo dovete gettarli nel secco indifferenziato, e non nella raccolta differenziata della carta.

3. Come schiacciare le bottiglie

Ridurre il volume dei rifiuti riciclabili è di solito un’ottima idea, ma le bottiglie andrebbero schiacciate nel verso della lunghezza e non dall’alto verso il basso. Questa semplice operazione semplifica le operazioni di riciclo, che prevedono tra l’altro la separazione delle plastiche in base alla composizione e al colore.

4. Non è tutto vetro ciò che riluce

La raccolta differenziata del vetro vale, appunto, solo per il vetro: bicchieri e vasi in cristallo, ceramiche e lampadine non vanno conferite con il vetro, ma portate all’isola ecologica.

5. Anche il legno si può riciclare

Ed è in materiale prezioso, rinnovabile ed ecologico. Portate all’isola ecologica i rifiuti in legno come cassette della frutta, pallet e bancali. Saranno recuperati nel modo corretto.

riciclo di classe

Per altre informazioni, chiarimenti e curiosità sul tema della raccolta differenziata e del riciclo, consultate il sito del progetto Riciclo di Classe. E parlate coi bambini, che di solito su questi temi sono molto attenti e più informati di noi.

Ricordate infine che la prevenzione a monte è uno strumento ancora più efficace della raccolta differenziata per ridurre la produzione dei rifiuti. Nelle foto, trovate qualche piccolo spunto per lavoretti di riciclo creativo alla portata di chiunque (alla mia!): il razzo è costruito con un rotolo di carta igienica esaurita e scarti di cartone; il braccialone l’ho realizzato rivestendo con uno scampolo di tessuto una striscia di plastica tagliata via da una bottiglia (imbottitela con un sacchetto biodegradabile prima di rivestirla); l’anello, infine, l’ho creato incollando su una base una pallina di feltro staccatasi da una vecchia borsa.

Post in collaborazione con Conai

28 Novembre 2018 0 Commenti
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mamma green

Scuola primaria: cinque acquisti utili. E green!

by Silvana Santo - Una mamma green 19 Novembre 2018

Non so come funzioni a casa vostra, ma da quando Davide ha cominciato la prima “elementare”, mi sembra di aver piantato le tende in cartoleria (e non solo). Non facciamo che comprare roba, o perché viene richiesta dalle maestre per svolgere le attività didattiche, o perché mio figlio tende a perdere di tutto e a consumare i pastelli alla velocità della luce. Se sul materiale scolastico in senso stretto c’è poco da fare, sul resto del corredo si può cercare di limitare i danni a carico del portafogli e dell’ambiente, provando a puntare su soluzioni durevoli e green. Io ho messo insieme cinque acquisti utili per la scuola primaria, ma vi prego di condividere (nei commenti o sulla mia pagina Facebook) anche i vostri trucchi e le idee che avete escogitato.

Borraccia in alluminio

A casa beviamo acqua di rubinetto e da ormai un paio di anni sono abituata a girare sempre con una borraccia di alluminio in borsa (che posso riempire all’occorrenza anche dalle fontanelle che trovo al parco o in piazza). L’acqua si conserva meglio. si risparmiano soldi e, ovviamente, non si producono rifiuti. Anche per Davide, quando ha cominciato la scuola primaria, ho risolto con una borraccia sempre piena nello zaino. Al momento ne sta usando una in alluminio di Decathlon, comprata per pochi euro diversi anni fa, ma il mio obiettivo è di prendere presto una nuova borraccia termica del marchio giapponese Zojirushi. In famiglia ne abbiamo già due, acquistate l’anno scorso in vista del nostro viaggio in Lapponia finlandese, e sono semplicemente eccezionali: nessuna perdita, facilissime da pulire, apertura a scatto a portata di bambino e, soprattutto, una tenuta straordinaria della temperatura, sia col caldo che col freddo.

borraccia termica alluminio

Tovaglietta riutilizzabile

A scuola di Davide fanno merenda in classe a metà mattina (lui di solito porta con sé un piccolo panino con marmellata o cioccolata). Le maestre avevano chiesto una tovaglietta, io ho provveduto con un semplice tovagliolo tartan di grandi dimensioni che avevo comprato in Scozia tanti anni fa. Ne ho diversi, sono in cotone, occupano poco spazio e sono ovviamente lavabili in lavatrice.

Carta igienica umidificata

Se anche voi vi confrontate col problema della carenza di carta igienica nei bagni della scuola, potete valutare questa soluzione, non proprio green ma comunque meno impattante delle salviette umide “tradizionali”. Si tratta di carta igienica umidificata, biodegradabile e gettabile nel WC (io ho scovato quella della Hipp, per caso conoscete altri marchi?), delicatissima sulla pelle e secondo me adatta anche a bimbi ancora piccoli che stanno imparando a “sistemarsi” da soli dopo essere andati in bagno.

carta igienica umidificata

Etichette personalizzate

Che dovrebbero limitare almeno in parte l’emorragia continua di materiale che viene smarrito, scambiato, dimenticato e via dicendo. Potete trovare in commercio diverse soluzioni di etichette personalizzabili. Noi da un paio di anni utilizziamo con successo quelle di Stikets, per saperne di più potete leggere questo mio vecchio post.

Temperamatite in alluminio

L’attrezzatura scolastica, secondo me, è una di quelle cose su cui è indispensabile puntare sulla qualità, altrimenti il rischio sul medio e lungo termine è di ritrovarsi a spendere molto di più. Oltre a comprare pastelli di buona fattura (noi usiamo quelli Giotto), vi consiglio un accorgimento semplice ma efficace: scegliere un temperino in metallo, più resistente, più funzionale e anche più durevole. Almeno fino a quando vostro figlio non lo perderà!

19 Novembre 2018 0 Commenti
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premio terre de femmes
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Le donne salveranno il mondo. Premio Terre de Femmes Italia

by Silvana Santo - Una mamma green 7 Settembre 2018

Non ho mai pensato che essere donna rappresenti di per sé una condizione di merito rispetto all’essere maschio. A parte le battute che a volte scappano anche a me, non credo che, in quanto femmine, godiamo per natura di talenti o di capacità che i maschi non posseggano. Però so per esperienza che la femminilità è, forse da sempre, una condizione che ti induce – e a volte ti obbliga – a coltivare in modo speciale determinate attitudini, ad allenare certe sensibilità, a fare affidamento a risorse che gli uomini, di solito, non hanno bisogno di sfruttare.

Perché essere donna è una scuola di consapevolezza. E di lungimiranza. Di resilienza, per usare un termine tanto di moda, ma che a me rammenta le “antiche” lezioni universitarie di Ecologia.

Essere donna è una palestra di perseveranza, e di apertura mentale. Di profondità di pensiero e di acutezza di sensi. Non perché le donne siano più “dotate” dei maschi, come ho già detto. Ma perché stare al mondo in panni femminili è spesso una sfida, e richiede quasi sempre più fatica, più impegno e più sforzi di quanti ne siano necessari agli uomini.

Di questo sono un esempio brillante le donne che ogni anno partecipano in tutto il mondo al Premio Terre de Femmes, promosso da 17 anni dalla Fondazione Yves Rocher per sostenere progetti al femminile dedicati alla tutela dell’ambiente e della natura. Iniziative encomiabili, che però risultano spesso escluse dai programmi di sussidi e sovvenzioni, ragione per cui la Fondazione ha deciso di sostenerle anche economicamente.

Per l’edizione italiana del Premio Terre de Femmes, che quest’anno si tiene per la terza volta, è possibile presentare la propria candidatura fino al 30 settembre, concorrendo ai seguenti premi: 10.000 euro per la prima vincitrice, 5.000 per la seconda e 3.000 per la terza. I progetti candidati saranno valutati da una Giuria qualificata di esperti in tutela ambientale, ma in una seconda fase è prevista anche una votazione online in cui il pubblico potrà conferire la menzione di “Vincitrice premio pubblico online Italia 2018” ad una delle 3 candidate selezionate dalla Giuria di esperti. Il 18 dicembre 2018 saranno rivelati i progetti premiati, durante una cerimonia nazionale che si terrà presso il Palazzo Giureconsulti di Milano. La vincitrice del primo premio avrà la possibilità di partecipare al “Gran Premio Terre de Femmes” insieme a tutte le prime classificate nazionali. Una Giuria di esperti internazionali eleggerà a quel punto il progetto ritenuto più meritevole, premiandolo con una ulteriore somma di 10.000 euro. La cerimonia di premiazione si terrà in Francia tra marzo e giugno 2019.

Può partecipare al Premio Terre de Femmes qualsiasi donna maggiorenne che si impegni quotidianamente a favore dell’ambiente e della natura con un progetto realizzato
attraverso una struttura senza scopo di lucro, tramite una struttura con scopo commerciale con fine ambientale o sociale, oppure semplicemente a titolo personale. Per poter essere ammesso al vaglio della Giuria, il progetto deve essere già stato avviato e aver prodotto azioni concrete.

Lo scorso anno, per esempio, ad essere premiata è stata l’iniziativa “Cascina Bollate – La Natura entra in carcere” di Susanna Magistretti, che dal 2004 lavora alla manutenzione delle zone verdi prima nel Carcere di San Vittore, ora in quello di Bollate. Grazie ai 10.000 euro del premio, Susanna ha potuto avviare la ristrutturare il giardino didattico sul piazzale esterno del carcere, dove i detenuti hanno l’opportunità di apprendere il mestiere di giardiniere e sperare così di reintegrarsi più facilmente nel mondo del lavoro al termine della loro detenzione.

premio terre de femmes italia

Sul sito dedicato sono disponibili tutte le informazioni e la modulistica da compilare per proporsi.

7 Settembre 2018 0 Commenti
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giocare all'aperto poolgarden
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Perché i bambini devono giocare all’aperto

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Agosto 2018

I bambini hanno sempre meno occasioni di giocare all’aperto. La vita in città, lontana dall’ambiente naturale e scandita da impegni strutturati e attività programmate, spesso nega loro il diritto di passare del tempo divertendosi spontaneamente all’aria aperta, su un dondolo o in una casetta da giardino. Tempo davvero libero, destinato al gioco spontaneo e al riavvicinamento alla natura. Tempo che scarseggia per tutti i nostri figli, e che invece è prezioso e sarebbe fondamentale, per tante ragioni diverse. Io ne ho trovate cinque, ma voi saprete allungare la lista.

1. Giocare all’aperto fa bene alla salute

L’esposizione al sole permette all’organismo di fissare la vitamina D, una sostanza indispensabile per la crescita e il benessere di bambini e adulti. Il gioco libero all’aperto – saltare su un tappeto elastico, scavare in una sabbiera, giocare a calcio su un prato – favorisce il movimento sano e previene l’obesità.

2. Giocare all’aperto migliora l’umore

Il contatto con la natura, anche quando si tratta semplicemente del giardino di casa, migliora l’umore dei bambini, previene i disturbi dell’attenzione, l’iperattività e finanche la depressione (ne avevo parlato anche in questo vecchio post). Anche per gli adulti, passare del tempo all’aperto, riducendo la distanza che ogni giorno ci separa dagli elementi naturali come la luce del sole, le foglie, gli uccelli, la terra etc, è garanzia di benessere e serenità.

benefici del giocare all'aperto

3. Giocare all’aperto favorisce la socializzazione

Quando giocano all’aperto, i bambini sono più propensi a collaborare e condividere spazi e strumenti. Hanno più spazio fisico a disposizione e meno oggetti materiali da contendersi e sono istintivamente stimolati a organizzare giochi e attività che permettono la socializzazione: da una corsa in bicicletta a una caccia al tesoro, dal gioco di ruolo all’esplorazione della natura. All’aperto i bambini litigano di meno e collaborano di più.

4. Promuove la resilienza e la fiducia in se stessi

Passare del tempo all’aria aperta espone inevitabilmente a piccoli incidenti innocui: ginocchia sbucciate, vestiti macchiati, scarpe rotte. Esperienze fondamentali per aumentare la propria sicurezza e crescere con la convinzione che non è importante mantenere la perfezione apparente, ma vivere appieno, sperimentare, cadere, rialzarsi e sporcarsi le mani. Anche letteralmente.

5. Stimola il gioco autonomo

Quando i bambini possono stare all’aperto, hanno molte più opportunità di gestire il gioco in modo spontaneo e autonomo, senza l’adulto di turno (genitore, insegnante, animatore etc) che stabilisca le regole, gestisca i turni, fornisca strumenti e spunti per articolare il gioco stesso. All’aperto sono i bambini che organizzano le sfide, formano le squadre, gestiscono i turni per l’altalena e lo scivolo. Diventano più grandi, più consapevoli, più liberi. E secondo me anche più felici.

giocare all'aperto poolgarden

Post in collaborazione con Poolgarden, azienda di giochi da giardino per bambini. Tra i suoi prodotti di punta rientrano casette in legno, altalene, scivoli, biciclette e tricicli, ma il catalogo Poolgarden include anche strumenti per tante attività sportive da fare all’aperto.

10 Agosto 2018 1 Commenti
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consigli per vacanze green
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Vacanze green: come viaggiare in modo più sostenibile

by Silvana Santo - Una mamma green 18 Giugno 2018

Le vacanze, con i bambini o meno, sono sempre un momento di relax e di svago, una pausa dalla routine quotidiana. È fisiologico, sano e sacrosanto che sia così. Ma perché le ferie non si trasformino in una totale moratoria della coscienza e del buon senso, e siano invece delle vacanze green, ecco qualche semplice accorgimento per viaggiare in modo più sostenibile. Senza fatica e magari risparmiando sul budget.

Vacanze green: fare la raccolta differenziata

Se si alloggia in appartamento, il proprietario (o l’agenzia) può fornire informazioni e supporto per fare una corretta raccolta differenziata. Anche in albergo, in realtà, si possono adottare piccoli accorgimenti, come riportare al bar eventuali vuoti di vetro o di alluminio, oppure tenere da parte i rifiuti di carta per poi conferirli nei cassonetti stradali, se presenti. Nei paesi emergenti, il riciclo di materiali come vetro e metalli, ma anche la plastica, può essere ancora più cruciale: informarsi direttamente sul posto sulle modalità di recupero è probabilmente la soluzione migliore.

Non sprecare energia

Non pagare l’elettricità non significa avere il diritto di sprecarla, più o meno consapevolmente. Lasciare il condizionatore acceso mentre si va in spiaggia “per trovare la camera fresca al ritorno” è una prassi deleteria per l’ambiente, oltre che per le finanze dell’albergatore. L’atteggiamento corretto, e l’unico modo per fare delle vacanze green, consiste nel comportarsi come a casa propria, evitando sprechi ed eccessi.

Bere acqua pubblica (se possibile)

Se l’acqua è potabile, come nella grande maggioranza delle destinazioni turistiche europee e occidentali in genere, perché non berla? Anche in albergo, basta dotarsi di qualche borraccia termica e l’approvvigionamento idrico è assicurato, senza la necessità di produrre chili e chili di rifiuti in plastica. Fontanelle e sorgenti possono aiutare a fare scorta quando si è in giro. Inoltre, vi svelo un segreto: evitare di comprare l’acqua in bottiglia permette di risparmiare un sacco di soldi sul budget per le vacanze.

Mangiare locale

Oltre a essere un’esperienza di viaggio di solito molto interessante, rappresenta senz’altro un modo per rendere le proprie vacanze green: mangiare cibi locali e acquistare prodotti alimentari del territorio, magari a chilometro zero. Senza contare che fare la spesa con prodotti del posto permette di solito di ridurre i costi, oltre a essere molto divertente.

Non saccheggiare le spiagge

Portare via sabbia, coralli e conchiglie rare non è una buona idea: a lungo andare compromette la sopravvivenza dell’ecosistema litoraneo. E si rischiano anche seccature e sanzioni!

Rispettare gli animali

Passeggiare a dorso di elefante, o farsi fotografare con un cobra sulle spalle, può essere un’esperienza divertente, ma è difficile che lo sia altrettanto per il malcapitato animale. Prima di visitare un centro faunistico, un bioparco, un ospedale per animali, è utile informarsi sulle reali condizioni delle bestie, sulla serietà della struttura e sul tipo di approccio che porta avanti (se, per esempio, è animata da uno spirito conservazionistico o punta solo alla spettacolarizzazione della natura a fini di lucro). Di fronte a spettacoli improvvisati, saltimbanchi o “artisti di strada” che espongono o sfruttano animali selvatici o esotici per attirare i turisti, di solito è meglio tenersi alla larga per non incentivare il fenomeno.

Scegliere bene i souvenir

Portare a casa un ricordino è uno degli aspetti più divertenti di un viaggio: se possibile, è più sostenibile scegliere prodotti artigianali locali, magari realizzati interamente a mano, unici e originali. Oltre ad accaparrarsi un souvenir di gusto, si promuove l’economia del territorio e l’artigianato a km zero. Evitare derivati animali non autorizzati o provenienti da specie a rischio di estinzione (avorio, pelli rare, pellicce) è indispensabile anche per non violare le norme internazionali, ed è importante informarsi prima di introdurre in un paese specie vegetali che potrebbero creare problemi alla flora autoctona.

Occhio agli ecosistemi più delicati

I luoghi di vacanza non sono tutti uguali: andare in ferie su un atollo maldiviano o su una vetta alpina non è, dal punto di vista dell’impatto ambientale, come scegliere una metropoli occidentale. Se si opta per un ecosistema particolarmente fragile (piccole isole, montagne, parchi naturali, deserti etc) occorre, se possibile, un’attenzione ancora maggiore alle conseguenze del proprio passaggio: ridurre il più possibile il consumo di acqua dolce, limitare al massimo la produzione di rifiuti, raccogliere imballaggi e bottiglie di plastica e riportarsele a casa in valigia.

Usare creme solari meno inquinanti

Se la vacanza prevede tanti bagni al mare o al lago, potrebbe valere la pena scegliere una crema solare che sia un po’ meno inquinante per l’ambiente acquatico e gli organismi marini (scegliendone magari una con filtri minerali). Anche evitare di abusarne può essere utile per limitare l’impatto ambientale delle proprie vacanze.

Programmare vacanze green da casa

La programmazione iniziale è un momento importante per indirizzare le sorti di una vacanza nella direzione della sostenibilità ambientale. Scegliere una struttura ricettiva più piccola, magari a gestione locale e spostarsi con i mezzi pubblici sono accorgimenti utili, anche se non sempre possibili, per organizzare delle vacanze green.

E voi, che progetti avete per le prossime vacanze?

18 Giugno 2018 2 Commenti
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sole e vitamina D
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Tutto il bello del sole (per i bimbi e per le mamme)

by Silvana Santo - Una mamma green 19 Aprile 2018

Essere madre è più facile, quando c’è il sole. A me, almeno, sembra che lo sia. Perché il sole migliora la giornata, migliora l’umore, migliora la salute. Migliora la qualità della vita. E se questo vale per tutti, è tanto più vero se hai dei figli, e se questi figli sono piccoli. Avete presente, no? I lunghi inverni oscuri e umidi, i pomeriggi interminabili quando fuori piove, i malanni di stagione che si susseguono senza soluzione di continuità. Ma il sole, alla fine, arriva, arriva sempre. E spazza via il malumore e la stanchezza. Più o meno.

È una delle (poche) cose che amo davvero del posto in cui vivo: poter godere di tanto sole per gran parte dell’anno, guardare i miei figli dorati e coloriti da aprile a ottobre, poter vivere all’aperto e godere. Non si tratta soltanto di passare più tempo fuori, di giocare in modo più sano e divertente. È proprio che il sole fa bene. Ai bambini e alle loro mamme. I miei figli, per esempio, li trasforma radicalmente. Al sole sono più sorridenti, meno propensi a litigare, meglio disposti verso il mondo. Il sole li rende anche più attivi, ma in modo sano, coerente. Decisamente meno isterico di quando siamo chiusi in casa col cielo grigio che incombe sulle nostre finestre.

Sole e vitamina D

Al di là della mia esperienza, che comunque non penso sia così insolita, stare al sole è utile alle neomamme, perché migliora l’umore e accelera la ripresa dal parto. E fa bene ai bambini per lo sviluppo. Anche il pediatra mi ha consigliato di passare più tempo al sole perché permette di sintetizzare la vitamina D3, una sostanza molto importante per dare robustezza alle ossa, ai muscoli, ai denti e non solo. In seguito all’esposizione al sole, la nostra pelle produce appunto questa molecola, che può invece risultare carente se si conduce uno stile di vita troppo sedentario e al chiuso (anche, per quanto possa sembrare paradossale, se si vive in un posto “assolato” come l’Italia).

Meteoropatia a parte, il sole è davvero necessario per il nostro benessere. Se vissuto con criterio e con le dovute cautele, fa bene alle mamme, ai papà e ai loro bambini. Fa bene a me, soprattutto.

sole vitamina D bambini

 

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19 Aprile 2018 3 Commenti
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giochi per bambini piccoli da fare a casa
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Come intrattenere i bambini piccoli a casa e in viaggio

by Silvana Santo - Una mamma green 21 Marzo 2018

Ricevo spesso richieste di consigli sui giochi per bambini piccoli da proporre a casa o in viaggio, o messaggi preoccupati di mamme i cui figli di pochi anni “non giocano con niente”. Devo dire che anche io, quando Davide era molto piccolo, mi sono trovata a volte in difficoltà nell’inventarmi delle attività che potessero intrattenerlo per più di qualche minuto. Il consiglio principale consiste nell’avere pazienza, e nel tenere a mente che è del tutto normale che i bambini piccoli abbiano un’attenzione molto labile, o che non riescano da subito a giocare “da soli” con bambole, macchine e simili. A parte questo, la mia esperienza suggerisce di evitare di proporre soltanto giocattoli “strutturati”, magari ispirati al merchandising dei cartoni di moda, e di provare a riscoprire attività un po’ vintage e rudimentali, che permettano ai bambini di tenersi impegnati senza dover seguire delle direttive precise e liberando la loro immaginazione (questi giochi per bambini piccoli, tra l’altro, costano anche molto meno dei tanti gadget brandizzati o elettronici).

Eccovi dunque delle idee forse banali ma collaudatissime per intrattenere i vostri figli ancora piccini.

I travestimenti

Mago, pirata, principessa, fata, cavaliere, dottore, fantasma, supereroe, pecora, farfalla e chi più ne ha più ne metta. I travestimenti vanno fortissimo con i miei figli di 5 e 3 anni, tanto che abbiamo destinato allo scopo un “baule” (è un contenitore di Ikea con le rotelle, a dire il vero) apposito. Potete utilizzare i classici costumi di carnevale o anche semplici maschere e decorazioni che trovate in molti negozi per pochi spiccioli (basta un frontino con le orecchie per trasformarsi in un gatto, o una spada di gommapiuma per diventare un cavaliere). Se avete un po’ di talento, di tempo e di pazienza, potete anche divertirvi a fare i travestimenti in casa, così da assicurarvi un doppio divertimento.

La scatola dei “lavoretti”

A casa nostra, in questo periodo, è forse l’attività più gradita dai minorenni che vivono sotto il mio tetto. La nostra maxi scatola dei lavoretti contiene materiali di ogni sorta acquistati online, in merceria, da Tiger e in altri negozietti di paese: colla, forbici, scotch, stecchette di legno, scovolini, gemme da incollare, occhi adesivi, palline “pelose” di varie dimensioni, fogli di feltro da ritagliare e incollare, glitter, letterine adesive e simili. Davide e Flavia amano talmente tanto questo passatempo, tra l’altro estremamente economico, che ho deciso di preparare una versione in miniatura della “scatola dei lavoretti” da portare con noi quando viaggiamo. Due accorgimenti importanti: è meglio dotarsi di una incerata per prevenire disastri e, soprattutto, fornirsi di molta pazienza per i pasticci che potrebbero capitare.

Mattoncini classici

Ho notato che la maggior parte dei set di costruzioni, oramai, propone delle istruzioni da seguire e un modello particolare da realizzare. Invece mi sembra che, almeno con i bambini piccoli, funzionino meglio i semplici mattoncini colorati, che permettono di progettare e costruire liberamente, senza alcuna indicazione. Scegliete ovviamente quelli adatti all’età dei vostri figli.

Colore, colore e ancora colore

I miei figli colorerebbero qualsiasi cosa. Per questo consiglio come giochi per bambini piccoli – e li regalo spesso – tutte le infinite opzioni che il mercato offre in questo settore: pennarelli lavabili, acquerelli (Ikea o Tiger ne hanno di molto economici), gessetti colorati (noi abbiamo trasformato una parete della cameretta in una lavagna, utilizzando dei fogli adesivi di facile applicazione e a basso costo), pastelli a cera. E una cosa che ho scoperto da poco, ma adoro senza se e senza ma: le tempere “secche”: tubetti simili a rossetti o colle stick che in realtà sono colori a tempera, puliti, brillanti, coprenti ed estremamente confortevoli da usare.

Giardinaggio

Per il suo ultimo compleanno, Davide ha ricevuto, tra le tante cose, un kit per la coltivazione casalinga dei funghi. Sembrerebbe un regalo insolito, ma è stato apprezzato tantissimo, dall’apertura della scatola fino alla consumazione del risotto preparato con quei funghi “fai da te” (grazie ancora, Eli!). È solo una delle tante opzioni per fare un po’ di giardinaggio con i bambini, anche senza disporre di un giardino o di altri spazi all’esterno. I bambini piccoli ameranno pasticciare con la terra, ma anche occuparsi quotidianamente della loro piantina, e osservare i frutti del loro impegno.

Giochi per bambini piccoli: la manipolazione

Non solo la classica plastilina, ma anche il Das, la pasta di sale o, in mancanza d’altro, l’impasto per la pizza. Non sarà il più moderno dei giochi per bambini piccoli, ma spesso risolve la crisi di noia, dal momento che avere le mani in pasta piace alla maggior parte dei bimbi di pochi anni. Chi volesse un gioco di manipolazione più “evoluto” può provare la sabbia cinetica (io ho provato anche a farla in casa, una volta, ma con scarsi risultati), che ha il vantaggio di essere molto piacevole da manipolare, ma meno slegata della sabbia vera e propria, e quindi più facile da pulire.

Il body painting

Che per mia figlia Flavia, dall’alto dei suoi 3 anni, è una vera e propria passione. Lei li chiama “tatuaggi” (a volte la chiamiamo Fedez), e non si limita a decorare il suo stesso corpo, ma a ornare di capolavori colorati tutti i membri della famiglia, nonché diversi malcapitati giocattoli. Scegliete un prodotto lavabile con acqua e di un marchio affidabile, e fate attenzione alla pulizia e alla manutenzione dei pennelli.

Frutta e ortaggi

Il cibo vero piace molto ai bambini, forse per le sensazioni tattili e olfattive che restituisce. Ci si può giocare al “ristorante” o al “mercato” o, semplicemente, quando i bambini sono davvero molto piccini, manipolarli, spremerli, annusarli etc, magari evitando di rovinarli e usandoli poi per cucinare sul serio, in modo da far passare il messaggio che il cibo non va sprecato. Uno dei giochi per bambini piccoli davvero low cost e sempre disponibile.

Sorella acqua

Per tanto tempo è stata la nostra “ultima spiaggia” (è proprio il caso di dirlo) nelle giornate più difficili, e ancora confesso di ricorrervi quando i pomeriggi diventano interminabili. Ai bambini piace un sacco giocare con l’acqua, che sia per sguazzarvi, per fare i travasi, per lavarci le macchinine o le bambole. Bisogna attrezzarsi nel modo migliore possibile (noi non abbiamo la vasca, per esempio, quindi ricorriamo a contenitori e bacinelle varie) proteggere le cose che non devono bagnarsi e ignorare le eventuali critiche di chi cercherà di convincervi che “così si ammalano”.

Giochi strutturati e giocattoli veri e propri (bambole, veicoli, pupazzi, pentoline, primi giochi di società etc) oltre ai libri di qualsiasi tipo vanno benissimo, ovviamente. Ma per la mia esperienza sono utilizzati più a lungo e con maggiore soddisfazione solo dai bimbi che abbiano almeno 3 o 4 anni, ed è sempre una buona idea alternarli ad attività creative e meno “vincolanti” come quelle che vi ho proposto nel post.

Avete altri suggerimenti o idee particolari da aggiungere? Dite la vostra nei commenti o sulla mia pagina Facebook.

21 Marzo 2018 1 Commenti
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diritto all'acqua potabile actionaid
lifemamma green

Senz’acqua

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Febbraio 2018

Abbiamo origine da un guizzo. Da una nuotata più veloce di altre.
E cresciamo nell’acqua. Nell’acqua diventiamo umani, dopo aver attraversato, in una storia amniotica lunga nove mesi, tutti gli stadi dell’evoluzione umana.

Dall’acqua nasciamo, con fatica. Dall’acqua veniamo alla luce, nudi e impreparati a quel primo respiro, che brucia e che ci spalanca i polmoni.

Dell’acqua conserviamo una memoria silente per mesi. Di acqua siamo fatti, gocce microscopiche e preziose che ci danno forma, vita, consistenza. Di acqua è fatto, per la gran parte, il pianeta meraviglioso che chiamiamo casa.

L’acqua è una condizione imprescindibile non solo per il benessere e la sopravvivenza dei singoli, ma per l’esistenza stessa di ogni forma di vita che conosciamo.

Senza l’acqua, semplicemente, non siamo.

Eppure il mondo è pieno di bambini per i quali non è scontato aprire un rubinetto e dissetarsi quando ne hanno bisogno.

Circa tre persone su dieci, pari a più di due miliardi sulla Terra, non hanno accesso all’acqua nella propria abitazione. Di questi, 844 milioni non riescono ad avere accesso nemmeno all’acqua potabile necessaria per il mero sostentamento dell’organismo. Circa sei persone su dieci, pari quindi a quattro miliardi e mezzo di esseri umani, mancano totalmente di servizi igienico-sanitari sicuri. (Dati: Who/Unicef 2017)

Spesso, la scelta è tra la morte e una marcia quotidiana di molti chilometri fino alla prima fonte di acqua potabile (di solito, questo compito spetta a donne e ragazze, se non addirittura bambine, che in molti casi smettono per questo di andare a scuola). Spesso, tragicamente, non esiste neanche questa possibilità.

ActionAid porta avanti diversi progetti per garantire il diritto all’acqua potabile, contrastando l’insorgenza di epidemie, la perdita di terreni coltivabili e l’abbandono scolastico. Dietro questo diritto negato, ci sono storie di persone vere, soprattutto di donne e bambini. Storie come quella raccontata in questo fumetto, realizzato in collaborazione con GUD.

Ciascuno di noi può dare il proprio aiuto grazie all’adozione a distanza, contribuendo a migliorare le condizioni di vita della comunità dove vive il bambino o la bambina e garantendogli/le il diritto all’acqua potabile. Ma anche trattando questo bene che tendiamo a dare per scontato per quello che invece è: una risorsa preziosissima e limitata, un privilegio per cui essere grati, un diritto che è ancora per pochi.

Abbiamo avuto la straordinaria fortuna di nascere in un posto dove l’acqua potabile è di facile accesso per noi e per i nostri figli. Facciamo in modo di condividere questo privilegio con il resto dell’umanità.

16 Febbraio 2018 1 Commenti
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“Ti orto a scuola”: il progetto sugli orti scolastici che riavvicina scuola e famiglie

by Silvana Santo - Una mamma green 31 Ottobre 2017

Quando ero piccola io, famiglia e scuola erano sempre complici. Due alleate impegnate nello stesso obiettivo: educare le giovani generazioni e prepararle alla vita adulta. Non sempre il progetto riusciva, ma la collaborazione tra genitori e insegnanti era in genere molto solida. Indiscutibile. Adesso, purtroppo, mi pare che non sempre sia così. I genitori tendono a volte ad essere iperprotettivi, e gli insegnanti, inevitabilmente, a stare un po’ sulla difensiva. Nel mezzo, bambini e ragazzi, disperatamente bisognosi di punti di riferimento coerenti e stabili. Per questo mi piacciono molto le iniziative che prevedono una collaborazione tra scuola e famiglie, che offrono a genitori e insegnanti l’occasione di lavorare insieme a un progetto educativo condiviso, partendo da gesti concreti.

Ti orto a scuola: Decò regala un orto alle scuole primarie

Come Ti orto a scuola, la campagna di educazione ambientale promossa da Decò e dedicata alle scuole primarie e alle famiglie dei bambini che le frequentano. Il progetto, che mette insieme didattica e attività sul campo, ruota intorno alla realizzazione e alla cura di un orticello scolastico: le scuole che aderiscono all’iniziativa, infatti, riceveranno gratuitamente un kit per allestire il proprio orto, costituito da 10 varietà di piante aromatiche e verdure in un vasetto contenente torba e semi. Oltre a questo, alle scuole partecipanti saranno inviati materiali didattici dedicati alla natura e illustrati col popolare personaggio dell’Ape Maia, testimonial e protagonista della campagna (a voi piaceva? Io adoravo il suo essere saggia senza essere mai pedante!). Per iscriversi, le scuole devono registrarsi sul sito ufficiale di Ti orto a scuola, ma c’è tempo solo fino al 15 novembre 2017.

Un premio in denaro per gli orti più belli

Oltre all’invio dei materiali, l’iscrizione degli istituti scolastici prevede anche la partecipazione opzionale a due concorsi. Grazie al contest “Fotografa il tuo orto a scuola!”, le più belle fotografie degli orti realizzati nell’ambito della campagna Decò, scattate da bambini o insegnanti, riceveranno un premio in denaro (valore totale: 6.000 euro) a disposizione della scuola. Gli scatti migliori, inoltre, saranno usati per illustrare un calendario che sarà poi distribuito nelle scuole e nei supermercati Decò.

Il contributo delle famiglie

Per il secondo concorso, entrano in gioco anche le famiglie degli alunni. Il contest, infatti, prevede la collaborazione delle famiglie che, facendo la spesa nei supermercati Decò, potranno aiutare la scuola ad accumulare codici per ottenere premi in denaro (da 1.000 a 15.000 euro, per un montepremi totale di 44.000 euro) da utilizzare per l’acquisto di materiale didattico o per apportare migliorie alla struttura scolastica. Ma come funziona il concorso, e cosa possono fare i genitori per aiutare la scuola dei propri figli? Con una spesa di 20 euro nei supermercati Decò si ha diritto a ricevere una bustina di figurine dell’Ape Maia (l’album per raccoglierle è disponibile alle casse).
All’interno di ogni bustina ci sono anche delle schede informative sulle piante dell’orto, ma i più fortunati troveranno anche una Card Magica, che dà diritto a un kit omaggio per coltivare una piantina a casa propria. E sotto al tappo del vasetto del kit, sarà presente un codice alfanumerico da conservare e da
consegnare a scuola, entro il 4 dicembre 2017, per il “concorso codici” di Ti orto a scuola.
I codici che ogni scuola raccoglierà, grazie anche alle spese dei genitori nei supermercati Decò, faranno accumulare all’istituto punti utili a scalare la classifica del concorso. Le scuole che risulteranno prime nella classifica finale, stilata sulla base dei punti raccolti, riceveranno dei premi in denaro (da 1.000 a 15.000 euro, per un montepremi totale di 44.000 euro) da usare per migliorare la struttura o acquistare materiali utili per i piccoli studenti.

Riconnettere i bambini con la “terra”

Per aderire a Ti orto a scuola, ricevendo così tutto il materiale necessario per allestire un vero e proprio orto scolastico, le scuole primarie devono registrarsi entro il 15 novembre sul sito della campagna. Il contest fotografico e la raccolta dei codici sono ulteriori opportunità a disposizione delle scuole per vincere premi in denaro da investire in materiale didattico e migliorie della struttura. Il progetto ideato da Decò punta a sensibilizzare i bambini sul tema della “terra” in senso lato, aumentando la loro consapevolezza sulla provenienza del cibo che trovano in tavola e acquistano al supermercato, oltre che sul lavoro necessario per produrlo. Consentendo ai piccoli di seguire tutte le fasi di crescita di una piantina, dalla semina fino alla raccolta, Ti orto a scuola aiuterà a riconnettere i bambini con la terra e con il cibo. E a riconnettere le famiglie con la scuola, grazie all’impegno comune della raccolta dei codici e della cura delle piantine, a casa come a scuola.

Piantina

Post in collaborazione con Decò, marchio che dal 2006 si impegna a coniugare tradizione, qualità e convenienza, partendo dalla conoscenza del territorio e una particolare sensibilità nei confronti dell’ambiente. Attualmente, Decò conta oltre 400 punti vendita, diffusi in tutto il Centro e Sud Italia e divisi tra
Supermercati, Maxistore, Market e Superfreddo.

31 Ottobre 2017 0 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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