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Categoria:

animali

animali

Dove c’è un gatto, c’è casa

by Silvana Santo - Una mamma green 20 Ottobre 2015

Esiste un detto inglese, secondo il quale un gatto è in grado di trasformare una house in una home (non è facile da rendere in italiano, forse potremmo tradurlo con “Un gatto trasforma un’abitazione in una casa“). Il significato mi è sempre stato chiaro, specie da quando, quasi quattro anni fa, Artù è venuto a vivere con noi, col suo carico di fusa e zanne e peli infestanti (soprattutto peli).

Ma è da quando Davide ha iniziato a parlare che ho realizzato davvero la profonda verità di quella massima buona per le calamite da frigo. Quando rientriamo da una passeggiata, dall’asilo, o da una visita ai nonni; quando è stanco e non ha voglia di uscire; quando si fa buio, oppure piove; quando la luna splende sui tetti, mio figlio chiede, semplicemente, di tornare (o di restare)

a casartù.

Nessuno glielo ha mai suggerito. Forse nessuno di noi adulti ci avrebbe mai pensato, a dire il vero. Ma la sua casa, in un certo senso, è il nostro gatto. Anche se dorme quasi tutto il giorno, e spesso non ha voglia di giocare. Anche se scappa a nascondersi quando lui e sua sorella giocano troppo rumorosamente. Anche se è una fiera, facile alla zampata e avvezza al morso.

Artù è a casa e ci aspetta, tutti i giorni. Di più, Artù è casa. La nostra casa di ciccia e di pelo.

E ai miei figli non posso che augurare di avere sempre, in qualche posto del mondo, una casartù a cui fare ritorno quando il buio si fa più fitto e la tempesta impazza.

20 Ottobre 2015 6 Commenti
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gatto in casa
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Amo il mio gatto. E gli ho rovinato la vita

by Silvana Santo - Una mamma green 6 Maggio 2015

Per prima cosa l’ho strappato a sua madre, l’ho portato via dalle sue sorelle gemelle. L’ho chiuso in una gabbia e caricato su un’auto per trasferirlo a casa mia. Durante il tragitto se l’è fatta addosso per la paura. Gli ho dato una medicina che mandasse via i parassiti, poi gli ho insegnato a fare i suoi bisogni in una scatola di plastica.

Quando è stato abbastanza grande, l’ho portato da un medico perché gli asportasse i testicoli. Ho pagato un professionista per farlo mutilare.

Da più di tre anni lo nutro ogni giorno con cibo in scatola, selezionato, cotto, talvolta addizionato. Lui, un predatore addestrato da millenni di evoluzione, adesso si affila gli artigli su un paletto di corda. A volte lascio entrare di proposito delle mosche dalla finestra, tanto per ricordargli che è nato cacciatore e assassino. Ogni 12 mesi lo sottopongo alla vaccinazione annuale. Lo spazzolo regolarmente, gli faccio mangiare un prodotto che lo aiuti a digerire i suoi stessi peli. Quando era piccolo lo intrattenevo con delle bacchette con in cima una piuma, ora è diventato grasso e pigro, qualche balzo dietro una palla di carta stagnola è il massimo che si, e mi, concede. Gli servo solo acqua in bottiglia, a basso residuo fisso, perché soffre di calcoli urinari da quando aveva pochi mesi.

Non esce mai, troppo pericoloso. Il suo mondo inizia e finisce col perimetro della mia casa, il solo cielo che conosce ha una finestra per cornice. Un ergastolo d’amore e croccantini al salmone.

Quando piove forte mi sembra sinceramente di avergli fatto un favore. Lo guardo dormire al caldo, placido e grasso, senza pensieri. Mi dico che è fortunato ad avermi incontrato. Che mangia più e meglio di miliardi di persone, che se tutto va bene vivrà ancora per lunghissimi anni. Che la sua specie neanche esisterebbe, se gli umani non l’avessero in qualche modo selezionata, differenziata e plasmata a partire dai suoi progenitori indomiti e ferini. Ma a primavera mi pare che riconosca il richiamo dei suoi simili, liberi e quasi selvatici. Quei randagi spelacchiati e magrolini che litigano all’alba e rischiano ogni giorno di morire avvelenati, azzannati, maciullati da una macchina. E allora faccio fatica a vedere il senso. Mi domando se sia stato giusto incatenare la sua natura per renderla compatibile con la vita degli uomini. Negargli la libertà per consentirgli di vivere più a lungo.

Cosa avrebbe scelto lui, se avesse potuto? Cosa mi dicono ogni giorno quei suoi occhi attoniti e mobilissimi?

Io voglio bene al mio gatto quasi come a un figlio. Ma forse gli ho rovinato la vita.

6 Maggio 2015 50 Commenti
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animali

Cose che invidio al mio gatto

by Silvana Santo - Una mamma green 12 Marzo 2015

Scegliere dove dormire (tra almeno 7 alternative allettanti)
Io mi limito a svenire nel primo lato disponibile del lettone a tre piazze. Ora so perché si dice “cadere addormentati”.

Andare in bagno da solo
Chiudendosi per giunta la porta alle spalle, visto che usa una cassettina chiusa.

Il diritto alla strafottenza
Che poi è l’articolo primo della Costituzione felina: la facoltà di fregarsene di tutto quello che lo circonda, a prescindere dalle proprie responsabilità.

Salire sui mobili alti
E guardare ogni cosa da una prospettiva altra.

Stendersi al sole, perfino dentro casa
E lo dice una che ha sempre odiato la tintarella.

Decidere chi deve coccolarlo, in che modo e per quanto tempo
E permettersi di far capire quando è ora di smetterla piantando le zanne nel malcapitato.

Essere grasso e sedentario
Sfruttando la scusa della castrazione.

Trovare il massimo divertimento in una pallina di carta stagnola
O anche nella propria coda.

Spruzzare una secrezione mefitica ogni volta che si sente minacciato da qualcosa/qualcuno
Altro che spray urticanti e taser! Se anche noi potessimo fare altrettanto…

Farsi la doccia in qualunque momento, luogo e circostanza
E il bidet, e la manicure, e la messa in piega.

Usare le orecchie per comunicare
“Attenzione, gente: c’ho i padiglioni piatti oggi, vi conviene decisamente stare alla larga!”. Un sogno…

 

12 Marzo 2015 4 Commenti
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animaligravidanza e parto

Prima e dopo

by Silvana Santo - Una mamma green 17 Febbraio 2015

Prima di avere figli:

I bambini capiscono tutto, basta spiegare le cose con calma e loro si rendono conto di ogni cosa.

Dopo: 

Davide, vedi, mamma ti sta preparando la merenda. Il tempo di spalmare un po’ di marmellata e potrai mang…… UAAAAAHHHHHH!! ME!MEEEEE!MEMEMEMEME! Sì, amore mio lo so che hai fame, ma ho bisogno di un minut…… AAAAHHHHHHHH! MEEEEEEEEEEE!

Davide, ti sei divertito in giardino? Anch’io, tanto. Però adesso è ora di pranzo, dobbiamo rientrare. Domani torneremo a gioc… NO! NO! NONONONONONO! BUHAAAAAAAAAAAAAA!

Amore, mamma deve uscire per un po’, tu resta qui con papà. NONONONONO! Stai tranquillo, tornerò presto, non preoccupar… UHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

Prima di avere figli (e gatti):

Educare bene un bambino (o un gatto) è possibile. Non occorre alzare troppo la voce, basta avere fermezza e non cedere mai.

Dopo

SBAM TUM STOMP! Davide, non devi lanciare le costruzioni di legno, potremmo farci male… BUM PEM STUTUM! Davide, non hai capito? Ci facciamo male, smetti di lanciarle o le metto via… PIM PEM BAM STUMF! Ok, Davide, se non sei in grado di giocare con questo gioco, mamma lo mette via. UAAAAAHHHHAAAAAA! Mi dispiace, ma è per il tuo bene. Non intendo cedere! BUAAAAAAAAAHHHHHHHH…..

Dopo qualche giorno…

Cosa vuoi? I mattoncini di legno? D’accordo, tanto adesso sai che non devi lanc…. STUD BUM BAM PEM!!

MEOOOOW! Artù, non ti permettere di mordermi, io non ti ho fatto niente! MIAAAAAAO! Provaci, e ti chiudo i  bagno per punizione! MEOOOOW MIAAAAAO GNAM! Ahiaaaaaa!! Artù, ma sei impazzito??? In bagno! È inutile che adesso fai le fusa… Così impari!

Un’ora dopo…

MIAAAAO! MEEEEEOOOOW! Artù, di nuovo? Guarda che ti rimetto in castig…. MAAAAOOO MEEEOWW GNAM GNAM GNAM!

Prima di avere dei figli (e gatti):

L’esperienza è fondamentale. È così che i mammiferi apprendono e imparano a riconoscere i pericoli.

Dopo

Davide, attento. Devi guardare avanti, mentre cammini. Altrimenti rischi di andare a sbatt… BADABAM! BUHAAAAAA! Hai visto? Te lo avevo detto!

Mezz’ora dopo…

Hey, cosa fai? Guarda dove va… SBAM! UAAAAHH,

Artù, non arrampicarti sull’armadio, se cadi ti fai mal… BUBUM MIAUUU! Ecco, così impari…

Due ore dopo…

No, micio, non sul frigorif… MAAAAAO CRASH BAM MEEEOO!

Morale:

Meglio non sentirsi Montessori senza aver prima avuto a che fare con un duenne.

 

 

17 Febbraio 2015 7 Commenti
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animali

10 cose che vorrei dire al mio gatto

by Silvana Santo - Una mamma green 14 Ottobre 2014
  1. So bene che mi ami, non c’è bisogno che tu mi morda il naso di continuo per ricordarmelo.
  2. Ti sono davvero grata per l’esclusivo privilegio che mi concedi ogni giorno, ma davvero non mi offenderei se qualche volta visitassi la lettiera quando io non sono nel bagno.
  3. L’aspirapolvere non è uno dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse.
  4. Non c’è proprio niente di interessante nel guardare un’umana seduta sulla tazza del gabinetto.
  5. Se le implorazioni dinanzi a un salmone sono tutto sommato accettabili per la tua dignità felina, gli sguardi compassionevoli rivolti a finocchi, uva e foglie di lattuga ti rendono davvero poco credibile.
  6. La tua coda non è commestibile.
  7. I fogli di carta non sono delle cucce per gatti molto ma molto sottili.
  8. La vendetta trasversale è un atteggiamento esecrabile: se hai delle questioni in sospeso con mio figlio o con suo padre, non vedo perché mai tu debba risolverle azzannando la sottoscritta.
  9. Le quattro di mattina non esistono, anche se tu ti ostini a credere il contrario.
  10. Sono fierissima delle tua abilità nella caccia alla mosca, ma mi sentirei alquanto sollevata se potessi evitare di distruggere mezza casa ad ogni battuta.
14 Ottobre 2014 10 Commenti
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Il bestiario della mamma

by Silvana Santo - Una mamma green 24 Settembre 2014

Le mamme hanno rospi giganteschi da ingoiare – ogni giorno – e sorci verdi da cacciare in trappola.

Hanno cavalli alati da immaginare (e fare immaginare) e lupi senza colpa da assolvere, finalmente.

Le mamme hanno formichine per fare il solletico e uccellini per confidare i segreti più segreti.

Hanno topolini che trasformano i denti da latte in monete luccicanti, e api e farfalle per rispondere a certe domande imbarazzanti.

Le mamme hanno lucciole per rischiarare le notti troppo buie e orsacchiotti con la pancia tonda per scacciare la malinconia che non se ne va.

Hanno draghi da ammazzare, che spesso sono solo nella loro testa.

Insetti ronzanti da ignorare e pungiglioni aguzzi da schivare.

Le mamme hanno chiocce tiepide da imitare (ma non troppo) e pesciolini da chiamare a raccolta all’ora del bagnetto.

Coccodrilli e oranghitanghi da cantare, gatti da mettere in fila per sei,  elefanti da far dondolare all’infinito sopra il filo di una ragnatela.

La vita delle mamme, che amino o meno gli animali, a volte somiglia a un bestiario, stracolmo di amore, di sogni, paure e di tanta, tanta fantasia.

24 Settembre 2014 9 Commenti
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Se lo fai sei un vigliacco. E meriti di soffrire

by Silvana Santo - Una mamma green 29 Luglio 2014

I suoi occhi ti hanno sedotto in un istante. Occhi grandi, da neonato. Uno sguardo buffo e fiero insieme, per quanto ancora vacuo di troppa giovinezza. La sua andatura caracollante, associata a una sicumera un po’ ridicola, ti ha fatto sorridere decine di volte, la sua morbidezza irresistibile ti ha estorto carezze e baci, ancora e ancora e ancora. Nel tempo hai conosciuto il suo amore incondizionato. La sua fedeltà assoluta ma tutt’altro che ottusa. La compagnia insostituibile della sua piccola presenza silenziosa. La familiarità di un corpo tiepido che si fida di te, e si abbandona ai tuoi piedi, o tra le tue braccia. Con lui hai diviso il sonno, i giochi, il tempo libero, lo spazio. Ti ha osservato ridere e urlare, piangere, litigare e crollare addormentato. Gli hai scattato foto da mostrare a chiunque fosse disposto a guardarle, ti sei vantato orgogliosamente dei suoi progressi e delle sue capacità, lo hai chiamato figlio, perché in fondo è quello che lui è diventato, senza tra l’altro averlo mai chiesto. Parte della tua famiglia, presenza quotidiana nel tuo mondo. Compagno di giochi, angelo custode, giullare e confidente, testimone silenzioso, consolatore e psicanalista in servizio – gratuito – 24 ore su 24.

Allora io avrei solo una domanda da rivolgerti. Un solo chiaro e semplice quesito: dove lo trovi il coraggio di scaraventarlo su un’autostrada e scappare? Come può la tua coscienza permetterti di legarlo a un guard rail e voltargli le spalle, mentre lui, anima innocente, ti chiama a gran voce pensando a un nuovo gioco che ancora non capisce? Non ti tormenta il pensiero che lui possa patire la fame, la sete, la paura, la solitudine? Che lui possa finire a brandelli sotto un’auto, concludere la sua esistenza tra sofferenze indicibili? Non ti senti un essere spregevole sapendo che il tuo gesto, che peraltro è un reato perseguito dalla legge italiana, mette a rischio la vita di altre persone? Come puoi convivere con la vergogna di un tradimento tanto vile?

Ogni estate in Italia vengono abbandonati circa 80.000 gatti e 50.000 cani. Molti di loro finiscono ammazzati in incidenti stradali, causando spesso morti e feriti tra gli automobilisti di passaggio. I più “fortunati” vanno ad incrementare la piaga del randagismo, vagando per tutta la vita in cerca del vigliacco che li ha lasciati per sempre.

Se siete, per un motivo qualsiasi, impossibilitati ad occuparvi oltre del vostro animale domestico, rivolgetevi alle associazioni attive sul vostro territorio, oppure contattate enti come la LAV o l’ENPA. Se non riuscite a trovare una soluzione per le vacanze (strutture ricettive in cui sono ammessi gli animali, dog e cat sitter, pensioni, veterinari che fanno anche servizio di accoglienza estiva) chiedete alle stesse associazioni prima di lasciarvi anche solo sfiorare dall’idea peggiore.

A quelli che non troveranno di meglio che disfarsi dei propri amici quadrupedi auguro semplicemente di passare una vita lunghissima all’insegna del rimorso più feroce. Di conquistare la piena consapevolezza di quanto sia indegno il loro gesto e di convivere con la propria coscienza maleodorante per il resto dei loro giorni.

29 Luglio 2014 8 Commenti
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Dieci luoghi comuni falsi sui gatti (più uno)

by Silvana Santo - Una mamma green 18 Giugno 2014

1. I gatti sono animali solitari
Provate a spiegarlo ad Artù, che sente la necessità di starmi vicino-vicino anche mentre esaurisco i miei bisogni più privati. Magari smetterà anche di vendicarsi con ferocia quando ritiene di essere stato lasciato solo troppo a lungo.

2. I gatti sono creature dignitose e superbe
Quando hanno fame, o voglia di grattini, darebbero via anche il fondo del fondo del proprio orgoglio.

3. I gatti odiano l’acqua
Ma amano giocare con la fontana del bidet, appollaiarsi nel lavandino bagnato, rovesciare la ciotola dell’acqua schizzando dappertutto.

4. I gatti non sono affettuosi
Falso, lo sono eccome. Solo che a volte scelgono sistemi bizzarri per dimostrarlo.

5. I gatti sono carnivori perfetti
Vero. Ma io ne conosco almeno uno che ama le carote, le mele e l’anguria.

6. I gatti graffiano
Il mio preferisce mordere. Sgranocchiare, rosicchiare, sbocconcellare. Azzannare, addentare, sbranare.

7. I gatti sono animali crepuscolari
La verità è che i gatti sono animali inopportuni: non importa a che ora decidiate di dormire, loro non potranno esimersi dal rompervi le palle.


luoghi comuni18. I gatti non hanno memoria

Non è esatto. Direi piuttosto che scelgono con attenzione certosina (a-hem!) cosa ricordare.

9. I gatti si auto-regolano con il cibo
E gli otto chili di Artù sono solo muscoli e sottopelo.

10. I gatti sono animali indipendenti
Ma se gli date una mano a rimpinzarsi di leccornie, grattarsi la schiena, accomodare i cuscini, vedrete che difficilmente si offenderanno.

(Diventando seri, il vero luogo comune da sfatare riguarda il rischio, per le donne gravide, di contrarre la toxoplasmosi dai gatti. Non sono un medico e non mi permetto di dare indicazioni, ma sento di poter dire che nella stragrande maggioranza dei casi i mici, specie quelli di casa, non costituiscono un concreto pericolo. Basta osservare le più elementari norme igieniche e non privarsi della compagnia dei nostri folletti baffuti).

18 Giugno 2014 18 Commenti
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animali

Animali: sono “meglio” dei figli?

by Silvana Santo - Una mamma green 22 Maggio 2014

Sono cresciuta sognando, invano, di avere la compagnia di un animale domestico. Un cane, per la precisione. Di quelli grandi grandi e col naso rosa. Un meticcio scondinzolante con gli occhi dolci e la lingua penzoloni. Il cane, in casa nostra, non è mai arrivato (e col senno di poi, probabilmente, è stato meglio così). A un certo punto mi presero un pesce rosso di nome Ugo, che aveva istinti suicidi e le cui spoglie mortali furono affidate alle fogne da mia madre mentre ero a scuola. Una tragedia che al confronto Mario Merola era davvero un dilettante.

Comunque. Ugo riposi in pace nel paradiso acquatico dei pescetti rossi, non è di lui che volevo parlare. In assenza di quadrupedi domestici, sono cresciuta dispensando carezze e grattini (oltre che avanzi di cibo) ai randagi dell’intera provincia. Al liceo qualcuno mi conosceva come “la ragazza dei cani” (se non ho mai preso la rogna, credo di dover ringraziare una qualche divinità canina che ha deciso di vegliare su di me). Quando frequentavo il master a Roma, partendo da casa all’alba di ogni lunedì, un botolo caracollante mi scortava in silenzio fino alla stazione: non ho mai capito se si trattasse di un vero cane o di una specie di angelo custode con la coda che compariva al mio fianco in quelle oscure – e un po’ inquietanti – aurore primaverili.

Sono cresciuta circondandomi di animali, per quanto possibile, e giurando a me stessa che avrei colmato quel vuoto appena possibile. E così, alla fine dell’inverno di un paio di anni fa, è arrivato Artù. Un gatto, stranamente, per me che avevo sempre amato i cani. Per la maggiore semplicità di “gestione”, soprattutto in occasione dei nostri viaggi relativamente frequenti, e perché lo spazio fisico a disposizione in casa nostra, oggettivamente, è quello che è.

Come tutte le storie d’amore, quella con il felino di casa non è stata priva di scivoloni e lacrime. Di indole indipendente e aggressiva, separato troppo presto da sua madre (non per nostra volontà), gigantesco e vorace, ma dalla salute delicata, Artù ha portato con sé risvegli notturni e crisi di gelosia, corse in pronto soccorso veterinario, spese impreviste, disastri e accessi di ingratitudine. Morsi di cui in qualche caso porto ancora i segni, oltre alla necessità di ricorrere al prezioso aiuto di qualche familiare volenteroso ogni volta che ci allontaniamo per qualche giorno.

Mentirei se non riconoscessi che qualche volta ho pensato che adottare un animale abbia complicato la nostra vita in modo significativo. Che sarebbe più semplice non doversi occupare delle sue necessità, né preoccupare dei suoi sbalzi d’umore. Ma poi lo guardo passare silenzioso davanti ai miei occhi, lo sento dormire alle mie spalle mentre lavoro al computer, lo osservo defilata mentre dà la caccia a una mosca, o a uno spago, e lo ringrazio.

Perché è lì ogni giorno a ricordarmi che la vita è per i semplici, che è fatta di cose semplici come mangiare, dormire e rotolarsi al sole. Perché da quando è arrivato lui io non sono sola, neanche quando la casa è immersa stranamente nel silenzio. Perché la sua voce diversa dalle nostre mi aiuta a tenere a mente che questo mondo non ci appartiene. Che siamo in compagnia di creature altre, e che a loro dobbiamo tante cose.

Perché, a differenza di un figlio, un animale resta sempre ciò che è. Non si offende, non si allontana, non si ribella per partito preso. Non dimentica. Ha dei bisogni chiari e delle aspettative precise, non ti coglie di sorpresa, non tradisce. Non resta deluso e non delude. Perché un animale lo puoi coccolare senza temere di viziarlo, lo puoi adorare senza il rischio di fargli del male. Non puoi ferire i suoi sentimenti senza accorgertene, non puoi, se lo ami e lo tratti con gentilezza, traumatizzarlo senza saperlo. Un animale non ti può fraintendere. Perché, se hai adottato un animale, hai il diritto di aspettarti che lui resti con te fino alla fine dei suoi (o tuoi, se sei fortunato) giorni. Perché, se lo rispetti e gli vuoi bene, il tuo cane non arriverà mai a disprezzarti. E dei propri figli, si sa, nessun genitore potrà mai dire altrettanto.

22 Maggio 2014 10 Commenti
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ZOOM ANIMALI TORINO
animaliviaggi

Zoom Torino: non chiamatelo zoo

by Silvana Santo - Una mamma green 14 Maggio 2014

Dimenticate gli zoo spelacchiati in cui portavano in gita noi ragazzi degli anni Ottanta. Dimenticate i fossati cinti dalle reti, le gabbie e le distanze di sicurezza. Zoom Torino è altra cosa. Riconosco di aver esitato, prima di organizzare una visita al bioparco torinese. Di aver raccolto informazioni, di aver studiato il sito per capire se ne valesse davvero la pena. L’ultima cosa che volevo era portare mio figlio a spasso per un lager, fargli osservare le bestie selvatiche come fenomeni da baraccone, private della propria dignità, oltre che della preziosa libertà.

Col senno di poi, sento di poter dire onestamente di non essermi sbagliata. La visita allo Zoom è stata non solo divertente (per tutta la famiglia) e istruttiva (per mamma e papà), ma soprattutto a prova della mia coscienza ecologista.zoom1

Perché portare i bambini allo Zoom Torino

Intanto, tutti gli animali ospiti del parco sono nati in cattività e non potrebbero, per le caratteristiche comportamentali che hanno acquisito, essere reintrodotti in natura. Si tratta inoltre di specie adattate al nostro clima o comunque messe in condizione di affrontare senza problemi i rigori invernali (ricoveri per le giraffe e il rinoceronte, nidi riscaldati per i pinguini sudafricani, etc). La sorveglianza e l’assistenza da parte del personale del parco sono ininterrotte e vigili: non c’è il rischio, pertanto, che il pubblico infastidisca gli animali, offra loro del cibo o li tocchi (nell’area che ospita i lemuri, ad esempio, degli addetti dello Zoom si assicurano che nessuno si avvicini eccessivamente o addirittura offra loro da mangiare).

Le condizioni degli habitat e degli animali stessi mi sono parse molto buone, per quanto ovviamente la mia valutazione sia quella di un’osservatrice attenta, ma profana. È significativo, in ogni caso, che i vari ambienti del parco abbiano attirato spontaneamente molti uccelli di varie specie, che non si sono fatti sfuggire l’opportunità di insediarvisi stabilmente. Neanche nei momenti di interazione con gli animali (il pasto dei pinguini o il volo dei rapaci, ad esempio) si ha la sensazione di assistere a uno “spettacolo”: semplicemente, le bestie vengono osservate nelle loro normali attività quotidiane.

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Perché mi è piaciuto lo Zoom Torino

Ma la cosa che ho apprezzato di più è stata l’attenzione generale al tema della conservazione. Dai pannelli informativi disseminati lungo il percorso di visita alle spiegazioni offerte dagli addetti nei momenti di interazione con gli animali, tutto concorre a chiarire che l’attività del parco non punta semplicemente ad “esporre” esemplari esotici per la gioia e l’educazione dei visitatori. Il concetto, sacrosanto, che passa è che le strutture zoologiche moderne esistono solo per assicurare la conservazione delle specie in pericolo, e che tutti i loro sforzi devono andare in quella direzione.

Per ogni ospite dello Zoom Torino, in particolare, è possibile conoscere il grado di rischio di estinzione, i fattori che minacciano la sua specie (dalla caccia alla distruzione dell’habitat, per citare i più tristemente classici), gli sforzi che la comunità scientifica internazionale sta facendo per salvarla e quello che possiamo fare noi “comuni mortali” nel quotidiano. Oltre, naturalmente, a dati sull’ecologia e sull’etologia dell’animale e curiosità interessanti sul singolo esemplare.

Per i bambini, inutile dirlo, è un invito a nozze. Davide, nei suoi piccolissimi 15 mesi, ha adorato in particolare i lemuri, i pinguini e i rapaci in volo. Ma anche i grandi hanno l’opportunità di imparare molto sul mondo della conservazione della natura e delle specie in pericolo (preparatevi anche a intristirvi, di tanto in tanto. Io ho dovuto allontanarmi dalla “lezione” sul rinoceronte per non mettermi a frignare davanti a tutti).

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Cosa non mi è piaciuto dello Zoom Torino

L’unica cosa che non mi ha fatto impazzire, ma era del tutto prevedibile e comunque non c’entra nulla con gli animali, è l’abbondanza di negozi di souvenir, foto ricordo a pagamento e altri gadget che onestamente fanno un po’ “luna park”. Ma è chiaro che una struttura del genere comporta costi significativi, che immagino vengano coperti anche in questo modo. L’invito allo shopping, in ogni caso, può risultare piacevole per molti (non tutti, per fortuna, non integralisti come la sottoscritta!).

Per concludere: ci sono parchi faunistici e parchi faunistici. Lo Zoom Torino, secondo il mio parere, fa bene il suo lavoro. E può regalare una giornata molto piacevole ai bambini di tutte le età.

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Informazioni pratiche sullo Zoom Torino

Zoom Torino si trova sul territorio di Cumiana, non lontano dal capoluogo piemontese. Noi l’abbiamo raggiunto in auto, ma è previsto un servizio navetta gratuito dalla stazione ferroviaria di Piscina, sulla linea sfm2 Chivasso-Pinerolo. Il biglietto costa 20 euro per gli adulti e 15 per i bambini fino a 12 anni. Ingresso gratuito al di sotto dei 3 anni. Sono previsti sconti per le famiglie, per le prenotazioni online e per le visite infrasettimanali. Per esplorare il parco occorre almeno una giornata, soprattutto se si desidera assistere ai vari momenti di interazione con gli animali, che poi sono quelli in cui il personale fornisce anche la maggior parte delle informazioni sulla specie in questione. All’interno dello Zoom Torino sono presenti diversi bar, self service e ristoranti, ma è possibile pranzare al sacco nelle diverse aree picnic. Per le famiglie con bimbi piccoli sono disponibili seggioloni e fasciatoi. Nei mesi estivi è attiva anche una piscina, in cui, pagando un sovrapprezzo, è possibile nuotare al fianco dei pinguini, separati dal loro habitat soltanto da un vetro. Proprio in questi giorni il bioparco torinese sta inaugurando l’habitat Hippo Underwater, l’unico acquario all’aperto in Italia dove osservare gli ippopotami sott’acqua circondati da migliaia di pesci tropicali.

Info: www.zoomtorino.itzoom7

14 Maggio 2014 2 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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