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pannolini lavabili

pannolini lavabili culla di teby
pannolini ecologicipost sponsorizzati

Fare il genitore è un lavoro sporco

by Silvana Santo - Una mamma green 3 Maggio 2017

Fare il genitore è uno sporco lavoro. In tutti i sensi. È uno sporco lavoro, pannolini lavabili o monouso a parte. Perché a volte ti costringe al compromesso tra quello che vorresti e quello che senti essere più giusto. Perché ti fa stancare e preoccupare. Perché ti toglie il sonno in tanti modi diversi. È uno sporco lavoro perché, a volte, ti obbliga a mentire. Per proteggere tuo figlio dalla tua tristezza, o dalla tua rabbia, o da un rimpianto che non vuole andare via. Perché a volte ti impone delle rinunce, delle scelte difficili, dei compiti ingrati. Degli strappi con te, con tuo figlio stesso o con il resto del mondo.

Ma fare la madre – e il padre – è uno sporco lavoro anche in senso letterale. Ti schizza di sangue quando tutto comincia, e di latte qualche mese dopo, che sia il tuo o meno non ha davvero importanza. Ti bagna di lacrime, quando sei esausto e spaventato o felice in un modo che prima non sapevi neanche immaginare. Ti imbratta di cibo preparato con amore, e scagliato dappertutto per gioco o per un rifiuto che fa male appena un po’. Ti fa starnutire, e tossire. Ti fa ammalare insieme a tuo figlio. Come non ti capitava da decenni. Senza impedirti di restare in piedi, perché un genitore resta tale anche quando non è in forma.

culla di teby pannolini lavabili

Perché ti regala la possibilità meravigliosa di sporcarti le mani di terra, di colori e di cioccolato. Senza vergogna e senza ritegno. Di impastare nella farina insieme alle manine dei tuoi figli, di costruire castelli di sabbia e scavare tunnel nel fango. Di insozzarti di vita e d’amore. Di natura, di libertà, di passione. Fare i genitori è un lavoro sporco e bellissimo, certe volte. Un lavoro che sa di istinto e di verità.

Fare il genitore è uno sporco lavoro quando tuo figlio sta male e vomita in piena notte nelle lenzuola pulite. E tu arrivi a fare cose che non avresti creduto possibili, che, nella vita “di prima”, ti facevano tremare di ribrezzo al solo pensiero. È un lavoro sporco perché per anni devi cambiare pannolini puzzolenti. È un lavoro sporco perché quei pannolini inquinano il mondo e pesano sul mondo in cui tuo figlio vivrà e crescerà. È un lavoro che può diventare più pulito – anche se sembra un paradosso – se almeno ogni tanto i pannolini li lavi e li rilavi, invece di buttarli via. Perché ti sporcherai le mani molto meno di quanto sembri a chi non ci ha mai provato, ma avrai risparmiato alla Terra un sacco di schifezze evitabili, e non solo in discarica. Perché la pelle di tuo figlio respirerà linda e sana – pulita per davvero, che poi è quello che conta, perché la parte peggiore finirà via con lo sciacquone, invece che appestare l’aria della tua casa in attesa di gettare via l’immondizia. È un lavoro che, se usi i pannolini lavabili, ti insegnerà a riconoscere “a naso” eventuali piccoli malanni, o a prevedere la comparsa di un nuovo dentino. È un lavoro sporco che per fortuna sarà comunque la lavatrice a sobbarcarsi. E grazie alla tecnologia tessile più moderna, non sarà, in fondo, davvero così “sporco”, a pensarci bene.

Fare il genitore è uno sporco lavoro, ma in qualche modo ti fa sentire più pulito. Perché l’amore che ti restituisce profuma come un balsamo, e ti fa brillare gli occhi di una luce nuova.

Post in collaborazione con Culla di Teby, i pannolini lavabili progettati e realizzati completamente in Italia, facili da usare e da pulire, ecologici ed economici. Perfetti anche per la piscina e, nelle situazioni in cui non si dispone di una lavatrice, utilizzabili in modalità ibrida con gli appositi inserti usa e getta.

culla di teby

3 Maggio 2017 0 Commenti
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pannolini lavabili difetti
pannolini ecologici

I lati negativi dei pannolini lavabili

by Silvana Santo - Una mamma green 24 Giugno 2016

In casa nostra si usano pannolini lavabili da ormai tre anni circa, prima con Davide, in un regime al 50 e 50 con gli usa e getta ecologici, e ora con Flavia, che li indossa sempre, a parte la notte. Non mi considero una grande esperta (anche perché non sono mai entrata nel tunnel degli acquisti compulsivi), ma lavo e stendo panni di stoffa da anni, e nel tempo ho avuto modo di provare diversi modelli e vari marchi.

Ecco perché mi sento in dovere di elencare quelli che per me sono i (pochi) lati negativi dei pannolini lavabili, non già per denigrare una strada che io stessa ho scelto di percorrere con convinzione e successo, ma perché credo che chi si limiti ad esaltarne gli aspetti positivi non renda davvero un buon servizio alla “causa”. Anzi, sono sicura che essere realmente consapevoli delle possibili difficoltà permetta ai genitori che pensano di provare o di passare ai lavabili di avere aspettative più realistiche e, di conseguenza maggiori possibilità di riuscita.

La scelta dei pannolini lavabili

Per qualcuno si tratta di un aspetto divertente, più che di uno dei lati negativi dei pannolini lavabili, ma sappiate che per individuare il prodotto adatto alle proprie esigenze occorrono tempo, pazienza e buona volontà. Nonché un piccolo budget, che si può comunque in gran parte recuperare rivendendo gli acquisti iniziali che si dovessero rivelare inadeguati. Sul mercato, infatti, esiste una grande varietà di modelli di pannolini lavabili, oltre a una infinità di marche diverse, e, nonostante l’efficacia dei consigli altrui, l’unico modo per capire cosa possa fare al caso proprio è fare delle prove “sul campo”. Alcuni bambini, ad esempio, tollerano bene i materiali naturali a contatto con la pelle, mentre altri si irritano e si arrossano, trovandosi decisamente meglio con tessuti sintetici come il pile. A seconda poi della struttura fisica del bambino (longilineo o paffuto, con le cosce esili o tornite) alcuni tipi di pannolini lavabili si riveleranno più adatti di altri, e addirittura pannolini dello stesso modello ma di marche diverse riveleranno una vestibilità completamente differente.
Ogni genitore, inoltre, deve capire se si trova meglio coi pocket, con gli all in one, coi fitted o con gli altri modelli, se preferisce la chiusura con il velcro o con i bottoni, le taglie uniche o quelle diversificate, etc etc. E man mano che il bambino cresce è possibile che si debbano fare delle modifiche o integrazioni al “parco pannolini” iniziale, eventualmente rivendendo i pezzi che non vanno più bene. Chi ha una pannolinoteca vicino potrà sicuramente risparmiare tempo ed energia facendo delle prove e toccando con mano i vari modelli, ma in ogni caso un po’ di tempo per “studiare” e provare andrebbe sempre messo in conto.

Imparare a lavare i pannolini lavabili

Tra i lati negativi dei pannolini lavabili c’è poi la necessità di imparare a lavarli per bene, cambiando a volte radicalmente la routine a cui si era abituati. Non basta infatti scegliere un detersivo ecologico senza enzimi, bandire ammorbidenti, smacchiatori e altri additivi industriali per garantirsi il lavaggio perfetto. Bisogna individuare il programma di lavaggio giusto, la quantità di detersivo adeguata (che varia anche in base alla durezza dell’acqua e al carico della lavatrice), la centrifuga che non fa danni, la quantità di acqua sufficiente. A volte è necessario aggiungere forzatamente acqua alla lavatrice per risciacquare bene i pannolini, rimuovendo dal tessuto residui di detersivo che possono causare cattivi odori e irritazioni. Anche una procedura di lavaggio acquisita e rodata può smettere di “funzionare” in periodi particolari, come la dentizione o la somministrazione di certi farmaci.

In caso di infezione

Ogni genitore spera naturalmente che i propri figli siano sempre in perfetta salute, ma purtroppo a tutti i bambini capita di ammalarsi. In alcuni casi – candida o altre infezioni cutanee, gastroenterite virale, infezioni delle vie urinarie – i pannolini lavabili devono ovviamente essere sanificati prima di poter essere utilizzati di nuovo, per evitare il rischio di recidive. Basta aumentare la temperatura di lavaggio e aggiungere un cucchiaio di percarbonato, ma occorre comunque un minimo di attenzione in più, soprattutto per evitare di danneggiare le fibre usando acqua troppo calda.

Lati negativi dei pannolini lavabili: il nido

Un altro dei lati negativi dei pannolini lavabili è che purtroppo non sono ancora accettati da tutti i nidi d’Italia. Nell’attesa che la mentalità cambi (e possiamo adoperarci tutti insieme perché questo accada il più velocemente possibile), esiste il rischio effettivo di dover tenere i lavabili nel cassetto per molte ore della giornata, e di affrontare una seconda spesa per acquistare i pannolini usa e getta da portare al nido. Un compromesso, da questo punto di vista, possono essere i lavabili con inserti usa e getta, ma non è detto che il nido li accetti e che – torniamo al primo punto – si rivelino adatti alle esigenze di tutti i bimbi e di tutti i genitori.

Per la nostra famiglia, questi inconvenienti non sono mai stati una ragione valida per pensare di desistere, e sono convinta che i lati positivi dei pannolini lavabili, per l’ambiente, per la salute e per il portafogli, prevalgano di gran lunga. Ma è giusto che chi si approccia a questa esperienza per la prima volta sia consapevole di quello a cui va incontro, nel bene e anche, ma solo un po’, nel male.

Voi cosa ne pensate?

24 Giugno 2016 11 Commenti
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essere madrepannolini ecologici

Togliere il pannolino: la ricetta della fiducia

by Silvana Santo - Una mamma green 26 Aprile 2016

Da quando sono madre non faccio che sbagliare. Mi capita di fare anche cose giuste, certo, ma gli errori fioccano come popcorn in una padella scoperta. Spesso, sento di poter dire dopo oltre tre anni di esperienza, sono sbagli fatti per mancanza di fiducia. In me stessa, nel mio istinto, nel mio quinto senso e mezzo, ma anche nei miei figli (soprattutto nel primogenito, che in quanto tale paga lo scotto di essere il primo a vivere le mie “prime volte” da madre). A volte basta, o sarebbe bastata, un pizzico di fiducia in più per evitare tensioni, inconvenienti o crisi vere e proprie.

Prendi, ad esempio, la faccenda del togliere il pannolino. L’estate scorsa Davide aveva due anni e pochi mesi. Non parlava, non mostrava fastidio quando si sporcava, si bagnava ancora moltissimo durante il sonno. Ma l’anagrafe imponeva di tentare, e molte mamme, d’altro canto, erano riuscite nell’impresa con figli anche parecchio più piccoli. Il tentativo, non troppo convinto e inquinato da una certa dose d’ansia, è stato un fiasco completo. Non solo lui non mostrava di voler collaborare in alcun modo, ma si percepiva proprio il suo disagio. Non voleva spogliarsi, odiava farsi lavare e cambiare, non sopportava di doversi sedere sul vasino o sul water. Era irascibile, nervoso. Addirittura dormiva male e mangiava malvolentieri.

Nonostante i più ci consigliassero di insistere (“Non tornare indietro, se no lo confondi”), in accordo col papà abbiamo deciso di lasciar perdere, arrivando al terzo compleanno ancora di pannolino muniti. Nel frattempo abbiamo continuato ad affrontare l’argomento, anche attraverso dei libri a tema, aspettando che l’inverno passasse e che Davide fosse finalmente disponibile a gettarsi alle spalle la sua vita da bimbo pannolinato.

E questo momento, alla fine, è arrivato. Sorprendente, apparentemente senza ragioni precise. Un venerdì mattina, alla bella età di tre anni e due mesi, mio figlio si è alzato dal letto dicendo: “Vuolo la mutandina (dei Minions, ndmamma), il pannolino è per i piccoli come Plaia”.

Da allora sono passati dieci giorni, nel mezzo c’è stato un impegnativo viaggio all’estero, con tanti trasferimenti, giornate fuori casa e infiniti percorsi su mezzi pubblici, e gli “incidenti” si contano sulle dita di una sola mano. Noi grandi di casa non abbiamo fatto niente di particolare, se non assecondare nostro figlio e provare a fidarci di lui (anche quando in molti ci sconsigliavano di affrontare il lungo viaggio senza pannolino). Nessuna ricetta infallibile, nessuna routine vincente. Ha fatto tutto da solo, perché evidentemente era pronto e consapevole. Ci è arrivato tardi? Pazienza. Ci è arrivato felice, ed è tutto quello che conta.

26 Aprile 2016 23 Commenti
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mamma green

Pannolini lavabili: la mia esperienza

by Silvana Santo - Una mamma green 18 Febbraio 2016

I pannolini lavabili sono davvero più ecologici degli usa e getta? E non costano uno sproposito? Sono igienici? Non comportano una mole insostenibile di lavoro extra? Come al solito, non ho risposte. Posso solo condividere la mia personale esperienza.

Premessa obbligatoria: non sono una grande esperta di pannolini lavabili. Li uso tutti i giorni da molto tempo, ne ho provati diversi tipi e varie marche, ma sicuramente c’è in giro gente che ne sa molto più di me (in questo gruppo fantastico, per esempio). All’inizio ho fatto degli errori ed espresso qualche giudizio troppo sommario (prontamente, e duramente, bacchettato dalle utilizzatrici più entusiaste), nel tempo non sono mai diventata una vera e propria “appassionata”, diciamo piuttosto che accetto di buon grado l’impegno extra che richiedono perché sono di gran lunga l’opzione più sostenibile, da molti punti vista. Con Davide abbiamo applicato un regime misto lavabili/usa e getta ecologici per circa un anno e mezzo. Poi l’inizio del nido e le fatiche legate all’arrivo di Flavia, oltre alle reticenze al cambio del diretto interessato (che spero vivamente di spannolinare nei prossimi mesi) ci hanno impigrito, per cui adesso lui indossa i lavabili solo saltuariamente quando è a casa. Flavia, invece, salvo situazioni particolari (vacanze, gastroenterite etc) li usa in modo praricamente esclusivo, ad eccezione della notte.

I modelli
In questi tre anni ho avuto occasione di utilizzare diversi tipi di pannolini, dai fitted (pannoli assorbenti sagomati come un usa e getta, da indossare sotto una cover impermeabile) ai sistemi “a culla” (mutandine nei cui lembi inserire gli strati assorbenti, con o senza necessità di una ulteriore copertura esterna), ai pocket (gusci impermeabili con la parte interna in tessuto e una tasca in cui infilare uno o più inserti assorbenti). Per l’uso che ne faccio io – diurno, su due bimbi, con cambi ogni tre ore circa e asciugatura all’aria, dentro o fuori casa – proprio i pocket sono risultati la soluzione migliore, anche se utilizzo pure qualche muslin (teli quadrati in mussolina di cotone) ripiegato all’interno di cover impermeabili. Si asciugano piuttosto rapidamente pur non avendo l’asciugatrice, si “farciscono” a seconda delle esigenze, adattandosi all’uso da parte di bambini diversi, si mettono rapidamente (se sono stati precedentemente riempiti e riposti). Ripeto che la scelta del modello dipende dalle proprie specifiche preferenze e necessità, per cui è importante poter provare modelli e materiali diversi prima di acquistare l’intero “parco pannolini”.

pannolini lavabili pocket

I materiali
Ho deciso quasi subito, pur non senza remore, che Davide avrebbe usato pannolini con materiale sintetico (nel nostro caso micropile) a contatto con la pelle. Questo per due ragioni in particolare: tenerlo all’asciutto (i materiali sintetici sono molto drenanti) ed evitargli qualche rossore che sembrava causargli il contatto con fibre naturali. Con Flavia ho ripetuto la stessa scelta, ma anche in questo caso non esiste una ricetta universale: ogni bambino reagirà meglio con un determinato materiale, e genitori diversi si troveranno a preferire l’uno o l’altro. Provate diverse opzioni e scoprirete cosa fa per voi (io stessa ho testato solo una parte dei materiali esistenti). Per quanto riguarda gli strati assorbenti, l’assetto va tarato a seconda delle specifiche caratteristiche di ogni bambino. Flavia fa molta pipì, e dopo qualche incidente di percorso ci troviamo molto bene usando un doppio strato assorbente composto da un inserto in microfibra, drenante e velocemente assorbente, sopra e da uno strato in fibra naturale ad alta assorbenza – canapa o bambù – al di sotto. Ricordate in ogni caso che la microfibra non va mai messa a contatto con la pelle, perché la seccherebbe troppo.

La mia routine di pulizia
Dopo qualche iniziale difficoltà, ho finito con l’adottare questo sistema di stoccaggio, lavaggio e asciugatura dei pannolini lavabili: quando tolgo il pannolino zozzo, separo gli inserti dal guscio e li getto insieme in un secchio (chiuso ma forellato), a secco. Se il pannolino è sporco di feci (io utilizzo velini raccogli pupù biodegradabili, che getto nel wc), lo sciacquo con acqua fredda per rimuovere lo sporco, sfregando delicatamente con una spazzolina da bucato. Poi strizzo, con cautela, per nom rovinare lo strato di PUL impermeabile, e getto nel solito secchio. In terza giornata procedo al lavaggio in lavatrice: risciacquo a freddo e senza centrifuga per i soli pannolini, e lavaggio a 40 gradi con pochissimo detersivo ecologico insieme al resto del bucato (tranne tovaglie, bavaglini e simili). Di solito schiaccio il tasto “più acqua”, oppure effettuo un risciacquo finale extra solo per i pannolini (perché è fondamentale che nei lavabili non restino residui di detersivo). Se occorre, aggiungo un cucchiaio di percarbonato di sodio per smacchiare e igienizzare (ma non deve essere presente già nel detersivo) e di acido citrico come ammorbidente (MAI usare additivi industriali con i lavabili, che siano ammorbodenti, smacchiatori, igienizzanti etc). Per l’asciugatura, stendo in balcone quando è possibile, anche perché il sole smacchia e disinfetta, o dentro casa, accanto ai termosifoni, facendo molta attenzione ai gusci impermeabili che non devono mai venire a contatto col calorifero.

Le marche
Ne esistono tantissime, di prezzi variabili. Senza contare le produttrici artigiane italiane e straniere. Io non ne ho provate molte, ma quelle che uso mi sembrano avere un ottimo rapporto qualità/prezzo, almeno per i pocket: Milovia, CharlieBanana, Bumgenius, LittleLamb (quelli a taglie sono migliori dei taglia unica, ma io, sarà che ho figli con gambe paffute, mi sono trovata bene anche con questi ultimi, più economici e un po’ bistrattati dagli esperti). Posseggo un parco pannolini abbastanza essenziale composto da una ventina di pezzi, la metà dei quali usati da entrambi i figli.

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Le mie impressioni finali
Prima di tutto: si può fare! E fa meno schifo di quanto si possa pensare, per quanto maneggiare stoffa imbrattata di deiezioni umane resti una cosa francamente non molto divertente. I tessuti dei pannolini moderni sono fatti apposta per affrontare quello che devono affrontare, e per essere ripuliti facilmente: vi assicuro che col minimo risciacquo preliminare che ho descritto più sopra, in lavatrice la cacca non ci finisce proprio (molto peggio se si macchia un body o un asciugamani, per dire!). Mentirei se dicessi che non richiedono uno sforzo maggiore rispetto agli usa e getta: vanno stoccati lavati, stesi, ritirati, assemblati e/o piegati ogni santo giorno o quasi. E inoltre occorre, per usare i pannolini lavabili, investire un minimo di tempo per documentarsi, orientarsi tra le tante proposte del mercato, scegliere l’assetto giusto etc. Dal punto di vista ecologico, la pratica quotidiana ha cancellato le mie remore iniziali: con le modalità che vi ho descritto (risciacquo minimo, lavaggio e freddo e in comune col bucato, con quantità minuscole di detersivo ecologico) sono sicura che l’impatto legato alla gestione dei lavabili sia trascurabile rispetto al vantaggio dei mancati rifiuti prodotti, e del mancato inquinamento legato al ciclo di vita degli usa e getta (materie prime, acqua, energia, sostanze tossiche, imballaggio etc). Per quanto riguarda l’efficienza dei lavabili, posso garantire che funzionano. Richiedono un po’ di impegno per trovare il giusto assetto, che magari andrà anche cambiato nel tempo, vanno cambiati relativamente spesso (ma è una cosa che andrebbe fatta pure con gli usa e getta!), ma se usati a dovere garantiscono una tenuta perfetta. Non è sempre vero che accelerano lo spannolinamento (vedi Davide), e neanche che automaticamente risolvono i problemi di arrossamenti e irritazioni: il lavaggio non effettuato a dovere, ad esempio, può lasciare residui di detersivo nelle fibre e causare reazioni della pelle; qualche bambino, inoltre, può mal tollerare il contatto con determinate fibre naturali o sintetiche, o con l’umidità. Il bidone dello stoccaggio può emanare odore di ammoniaca (specie in estate), anche se ci sono accorgimenti per limitare il problema (va detto comunque che anche il bidone degli usa e getta puzza da far paura!!). Esistono pannolini lavabili semplicemente meravigliosi, tanto che moltissime mamme diventano matte per lo shopping “pannolinoso”, ma io trovo onestamente contraddittorio l’acquisto compulsivo ed esagerato di oggetti che dovrebbero invece servire a evitare gli sprechi e l’impatto ambientale. Economicamente convengono, o almeno, secondo la mia esperienza, convengono molto se: scegliete marchi con un buon rapporto qualità/prezzo, comprate un numero non eccessivo di pannolini, li lavate come vi ho raccontato, li usate su più di un figlio, ve li fate regalare per nascita/battesimo/compleanno. Esiste inoltre un fiorente mercato dell’usato che permette di abbattere ulteriormente i costi dell’investimento.

In definitiva: richiedono sicuramente impegno e dedizione, funzionano bene (pur non essendo la panacea di tutti i mali), convengono decisamente all’ambiente e al bilancio familiare. E sono belli. Pensateci!

flavia lavabili

18 Febbraio 2016 8 Commenti
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pannolini lavabili pocket
pannolini ecologiciuna mamma per due

Un pannolino (lavabile) per due

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Novembre 2015

Uno era alto e massiccio, l’altra è piccola e tonda. Uno ha sempre divorato i suoi pasti solidi, l’altra – a pochi giorni dal primo compleanno – continua a preferire di gran lunga il latte di mamma. Uno, soprattutto, è maschio, mentre l’altra, evidentemente, non lo è. Inevitabile allora che i pannolini lavabili che Davide ha usato (e usa marginalmente tuttora) con successo per tanto tempo si stiano rivelando meno efficaci con Flavia, con qualche tracimazione più o meno copiosa (soprattutto, mi pare di aver concluso, quando uso inserti assorbenti in microfibra al posto di quelli in bambù).

Può succedere, mi dicono altre mamme plurime avvezze ai lavabili.

E allora noi cerchiamo una soluzione, che possibilmente non preveda la sostituzione dell’intero parco pannolini, acquistato quasi tre anni fa pensando, per ragioni di sostenibilità e convenienza, di sfruttarlo anche per un eventuale fratellino (o sorellina, come poi è stato). Per ora, scartati i pochissimi inserti in microfibra che avevo, sto cercando di fare più attenzione nel regolare i pannolini (usiamo dei pocket taglia unica) e aggiungo uno strato assorbente quando prevedo pisolini o uscite lunghe. Mi pare che stia aiutando anche una cura particolare nel lavaggio: ho fatto qualche risciacquo extra, che ha eliminato residui di detersivo e migliorato l’assorbenza degli inserti.

Comunque non escludo, nell’immediato futuro, di comprare qualche booster aggiuntivo che offra un’assorbenza maggiore (a questo proposito: si accettano consigli su marche con ottimo rapporto qualità/prezzo, materiali, etc).

Tutto questo per dire: se avete amato, o odiato, un certo pannolino lavabile con il vostro primo figlio, non vi aspettate per forza la stessa esperienza con eventuali fratelli. Ogni bambino è diverso dall’altro, e anche ogni vescica lo è! 😉

4 Novembre 2015 6 Commenti
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mamma greenpannolini ecologici

Bambini usa e getta

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Maggio 2015

Non solo pannolini. Un bambino occidentale “tipo” utilizza ogni giorno decine di prodotti usa e getta, spesso non riciclabili e più o meno inquinanti. In pratica, si porta dietro, suo malgrado, una personale e nauseabonda discarica. Eppure è quasi sempre possibile trovare un semplice compromesso tra la praticità del monouso e il rispetto dell’ambiente. Risparmiando anche un sacco di soldi.

Salviettine imbevute
Basta limitarne l’uso il più possibile (ad esempio solo quando si è fuori casa, o per situazioni particolarmente…zozze). In alternativa si puó usare un po’ di carta igienica inumidita o sciacquare direttamente con acqua tiepida. In ogni caso esistono sul mercato salviettine biodegradabili e con formulazione ecobio.

Fialette per lavaggi nasali
Si possono sostituire tranquillamente con un flacone grande di soluzione fisiologica da spruzzare con una siringa senz’ago (che può essere lavata e riutilizzata) nelle narici del bambino. Le fiale monodose rimangono una soluzione pratica per quando si viaggia.

Aspiratore nasale
Ne esistono modelli lavabili e riutilizzabili (a bocca o elettrici). Io devo confessare di avere finora preferito i ricambi monouso per ragioni igieniche, ma ne ho appena comprato un nuovo tipo che si può riutilizzare. Comunque, un lavaggio nasale ben eseguito, con la fisiologica che foriesce dall’altra narice, riduce notevolmente la necessità di ricorrere all’aspiratore.

Fazzoletti di carta
Meglio optare, almeno dentro casa, per quelli “sfusi”, contenuti nelle box di cartone: meno plastica, meno rifiuti da imballaggio.

Quadrotti di ovatta
In fondo se ne può fare tranquillamente a meno, lavando il bebè sotto un po’ di acqua corrente. Quando proprio servono, meglio scegliere quelli in cotone organico e non trattato.

Coppette assorbilatte 
Con quelle lavabili, in cotone o bambù, si risparmiano un sacco di soldi, oltre che ridurre la produzione di rifiuti non riciclabili. Assorbono tanto, si lavano in lavatrice e sono molto delicate sulla pelle (parlo per esperienza personale).

Pannolini
Ovviamente ci sono i lavabili. Ne esistono tantissime varianti, in modelli e materiali molto diversi. Non è così difficile trovare una soluzione adatta alle proprie esigenze. Anche adottare un regime misto (usa e getta e lavabili), oppure usare quelli riutilizzabili solo per un periodo di tempo limitato, è un contributo importante alla riduzione dei rifiuti. In alternativa o in associazione ai pannolini lavabili è possibile scegliere usa e getta a basso impatto ambientale, biodegradabili, privi di sostanze tossiche e con ridotte quantità di gel assorbenti.

Confezioni di  baby food
L’autosvezzamento e le pappe fatte in casa permettono di eliminare alla radice il problema dei rifiuti. Ma anche chi preferisce gli alimenti industriali può fare molto: preferire confezioni in vetro a quelle di plastica, riutilizzare il più possibile i vasetti (ad esempio per conserve o progetti di artigianato), fare sempre la raccolta differenziata.

Traverse assorbenti
Molto utili nella fase di spannolinamento, per evitare “incidenti” a carico dei materassi, esistono anche in versione riutilizzabile, facili da lavare e ad asciugatura rapida.

Bavaglini e tovagliette monouso
Un’alternativa altrettanto allettante ai classici prodotti di stoffa è rappresentata da tovagliette e bavaglie in plastica rigida e impermeabile: basta un colpo di spugna e tornano puliti.

Cotton fioc
Pratici e igienici, forse insostituibili (ma se vi viene in mente qualcosa, scrivetelo nei commenti), ma è utile scegliere quelli 100% biodegradabili, evitando i bastoncini in plastica.

 

8 Maggio 2015 8 Commenti
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mamma green

Verde pallido

by Silvana Santo - Una mamma green 26 Febbraio 2015

Avere due figli piccoli è come andare sull’ottovolante con la macchina dei Flintstones. Molto divertimento, un po’ di paura, e una fatica che nei tratti in salita si fa estenuante. Capita, specie dopo una serie di tre o quattro notti particolarmente movimentate, di essere così stanchi da dimenticare cose, dire cose e poi dimenticarle, fare cose e poi dimenticarle. Demenza genitoriale. Dovrebbero descriverne eziologia e sintomi in qualche autorevole rivista scientifica, o per lo meno su Wikipedia.

In un quadro del genere, vale la prima legge del marinaio di lungo corso: mantenere fedeltà a un principio, o a un’amante, diventa ogni giorno più difficile secondo un’equazione logaritmica calcolata sulle ore di astinenza. Per un genitore dal sonno e per un marinaio dalla passione.

Non è che io tutto a un tratto me ne freghi del cambiamento climatico e dei rifiuti. Niente affatto. È solo che a volte il tempo e l’energia sono talmente rarefatti da togliere il fiato. E allora va a finire che i pannolini lavabili, messi via nel periodo convulso del post partum, siano ancora piegati e riposti in un cassetto del fasciatoio. Che le passeggiate all’aperto alla ricerca di segnali che annunciano la primavera imminente vengano scoraggiate dalla pioggia e dalla stanchezza. Che i giocattoli ecologici e le attività creative, sul finire del giorno, cedano il posto alla televisione. Che la cena venga servita in piatti usa e getta, o che all’ultimo momento si ordini qualche schifezza da asporto, almeno per i grandi.

Il compromesso, in questa stagione di amore e fatica, è il mio spirito guida. Il mio patronus fluorescente e salvifico. Un mantra che mi ripeto a metà tra il senso di colpa e l’autoassoluzione. Tornerà il tempo dell’integrità (quello dell’intransigenza, in fondo, non si era mai compiuto). Adesso ciò che conta è riuscire a scendere dall’ottovolante con le ginocchia che tremano, ma con la mente ancora salda. Tornare in porto col sale sulla pelle a giurare ancora fedeltà all’amante tradita. E questa volta, magari, sarà per sempre.

26 Febbraio 2015 11 Commenti
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pannolini ecologici

La Legge di Murphy applicata ai pannolini

by Silvana Santo - Una mamma green 15 Maggio 2014

 

  1. La probabilità che le linguette del pannolino si rompano, obbligandoti e ripetere le operazioni di cambio, è direttamente proporzionale alla fretta che hai e inversamente proporzionale al numero di pannolini di cui disponi.
  2. Se durante un pit-stop rocambolesco il pannolino usato ti sfugge dalle mani, cadrà al suolo atterrando sul lato interno. Che ovviamente non è spalmato di burro e marmellata.
  3. Quando pensi che tuo figlio abbia fatto tutta la cacca, fidati: non ha ancora finito.
    Corollario: non c’è stitichezza che tenga al richiamo irresistibile di un pannolino appena indossato.
  4. Se adotti un regime misto di usa & getta e lavabili, è matematicamente certo che le deiezioni più impegnative saranno depositate nel pannolino di stoffa.
  5. Il grado di gravità di un’evacuazione infantile è direttamente proporzionale al livello di candore degli abiti indossati dal bambino e dai suoi genitori (abbigliamento total white = tsunami di cacca).
  6. Aeroplani strettissimi, tute da neve, rifugi alpini, stazioni di servizio senza toilette, treni, autobus e mezzi di trasporto acquatici sul mare agitato favoriscono inesorabilmente la peristalsi neonatale.
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15 Maggio 2014 7 Commenti
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pannolini ecologici

Pannolini lavabili, i principali modelli in commercio

by Silvana Santo - Una mamma green 30 Gennaio 2014

Questo post è una sintesi di un mio articolo pubblicato sul sito Instamamme.net. Qui il testo integrale.

Si fa presto a dire lavabili. I pannolini riutilizzabili disponibili in commercio non sono tutti uguali. Ne esistono varie tipologie, in grado di rispondere a diverse esigenze in fatto di assorbenza, rapidità di asciugatura, praticità di “montaggio”, materiali, età del bambino, etc.

Ecco i principali modelli disponibili sul mercato:

  • All in one (tutto in uno): come suggerisce il nome, si tratta di pannolini sagomati formati da un unico pezzo, simile, per forma e modalità di utilizzo, ai monouso. Si chiudono con velcro o bottoncini e possono essere a misure o taglia unica. Particolarmente pratici da usare, richiedono però molto tempo per l’asciugatura. La parte interna può essere in cotone, bambù  o materiali tecnici come il pile, mentre l’esterno è in tessuto sintetico impermeabile (di norma PUL, Poliuretano Laminato).
  • All in two (tutto in due): pannolini formati da diversi inserti assorbenti che si agganciano con dei bottoncini alla mutanda impermeabile esterna, che si può anche non lavare se non si sporca tra un cambio e l’altro. Esistono anche sistemi in cui gli assorbenti si inseriscono nella cover in modo diverso, ad esempio all’interno di alette apposite.
  • Fitted: pannolini con una parte interna assorbente, sagomata, e una cover esterna impermeabile, in Pul, pile o lana (che si può anche non usare nei mesi più caldi), richiudibile con bottoni automatici o velcro. Anche in questo caso la cover si può non lavare tutte le volte.
  • Ciripà, strisce di cotone che si ripiegano e si allacciano intorno alla vita del bambino, dopo aver messo all’interno uno o più strati assorbenti. I pannolini non sagomati come i ciripà possono risultare particolarmente indicati per i neonati, perché si “modellano” intorno al loro piccolo corpo.
  • Pocket: lavabili formati da un unico pezzo sagomato di forma simile agli usa e getta, spesso in micropile, chiuso con velcro o bottoni automatici e dotato di una tasca in cui inserire il numero desiderato di inserti assorbenti (in cotone o bambù). Una volta “farcito” con il numero desiderato di strisce assorbenti, il pannolino si indossa esattamente come un usa e getta. L’asciugatura è più rapida degli all in one, dal momento che sono composti da più strati, e la possibilità di aggiungere il numero desiderato di inserti assorbenti li rende molto versatili.

In aggiunta, con tutti i pannolini è possibile utilizzare dei veli raccogli-feci, biodegradabili (e gettabili nel wc) o a loro volta lavabili, che devono essere sistemati tra la pelle del bambino e il pannolino. Il loro scopo, facilmente intuibile, è quello di raccogliere i rifiuti “solidi”, preservando il pannolino dallo sporco, per così dire, più problematico.

 

30 Gennaio 2014 6 Commenti
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pannolini lavabili pocket
intervistepannolini ecologici

Pannolini lavabili: intervista doppia

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Dicembre 2013
Pannolino lavabile pocket

Pannolino lavabile pocket

Vi interessano i pannolini lavabili ma non siete sicuri che facciano al caso vostro? Avete letto la mia recensione sui lavabili pocket Little Lamb ma non siete ancora convinti? Vi piacerebbe provarli ma avete qualche dubbio su tenuta, tempi di asciugatura, modalità di lavaggio, eccetera eccetera? Leggete l’intervista doppia a Daniela e Rita,  due splendide mamme (e mie amiche) che usano da tempo i pannolini lavabili per i loro giovanotti.

1. Che tipo di pannolini usi (pocket, all in one, etc)?

Daniela: Pocket di cotone.
Rita: Pocket, in cotone e in microfibra.

2. Usi sempre i lavabili o anche gli usa e getta? 

Daniela: Anche gli usa e getta, ma solo quando usciamo.
Rita: Anche gli usa e getta: di notte e quando esco.

3. Quanti pannolini hai acquistato? 

Daniela: 16
Rita: 25

4. Quanto aveva tuo figlio quando hai cominciato a usarli? 

Daniela: 3 mesi
Rita: 2 mesi

5. Ogni quanto tempo cambi il pannolino? 

Daniela: In media ogni 3 ore.
Rita: Ogni 2- 3 ore

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4 Dicembre 2013 0 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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