Una mamma green
  • HOME
  • CHI SONO
    • DICONO DI ME
    • MEDIAKIT
    • IL MIO CURRICULUM
  • ESSERE MADRE
  • ESSERE GREEN
    • MENO PLASTICA
    • ABBIGLIAMENTO SOSTENIBILE
    • COSMETICI BIOLOGICI
    • PANNOLINI ECOLOGICI
    • NATURA
    • RIMEDI NATURALI
    • ANIMALI
    • ALLATTAMENTO
    • BABYWEARING
    • COSLEEPING
  • ESSERE IN VIAGGIO
    • CAMPANIA
    • ITALIA
    • EUROPA
    • MONDO
  • COLLABORAZIONI
  • CONTATTI
Una mamma green
  • HOME
  • CHI SONO
    • DICONO DI ME
    • MEDIAKIT
    • IL MIO CURRICULUM
  • ESSERE MADRE
  • ESSERE GREEN
    • MENO PLASTICA
    • ABBIGLIAMENTO SOSTENIBILE
    • COSMETICI BIOLOGICI
    • PANNOLINI ECOLOGICI
    • NATURA
    • RIMEDI NATURALI
    • ANIMALI
    • ALLATTAMENTO
    • BABYWEARING
    • COSLEEPING
  • ESSERE IN VIAGGIO
    • CAMPANIA
    • ITALIA
    • EUROPA
    • MONDO
  • COLLABORAZIONI
  • CONTATTI
Tag:

marsupio ergonomico

babywearing

Alto contatto: decide la madre o il bambino?

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Gennaio 2019

Mi capita spesso, da quando sono madre e per giunta blogger, di leggere post in cui si discute del cosiddetto “alto contatto”. Da una parte le fautrici di questa filosofia di “maternage” (fascia, cosleeping, allattamento prolungato etc), dall’altra quelle che in qualche modo si professano scettiche, se non addirittura sarcastiche. Chi è d’accordo e chi non lo è, chi promuove e chi smonta, chi millanta e chi ironizza.

Quello che sfugge, di solito, a chi scrive questi commenti sull’alto contatto, è un particolare che a me sembra invece importantissimo. Cruciale, oserei dire. E cioè che in molti casi non è la madre a scegliere. Non sono i genitori a decidere. Di solito, almeno per l’esperienza mia e di tante famiglie che conosco, quella del cosiddetto “alto contatto” è una esigenza specifica del bambino. Una sua scelta. Quello che resta appannaggio degli adulti è solo decidere se assecondare questa richiesta – e in che misura farlo – o meno, aspettando, in un certo senso, che il piccolo “si rassegni” e rinunci, per così dire, ad aspettarsi certe cose e a chiederle con ogni mezzo.

Mi spiego meglio: se mio figlio, da neonato, fosse riuscito ad addormentarsi senza tenermi la mano o un dito, non mi sarebbe mai venuto in mente di essere io a prendergli la manina di mia iniziativa. Se la mia secondogenita fosse stata serena e tranquilla nella sua carrozzina, io ce l’avrei lasciata volentieri (riservando magari la fascia o il marsupio a situazioni particolari come i viaggi, le escursioni, le passeggiate più impegnative). Se lei avesse dormito placida dentro una culla, o anche semplicemente sul letto, non avrei avuto proprio nulla in contrario a metterla a dormire in un posto diverso dalle mie braccia o dal mio petto. Ma invece, ed è proprio questo il punto, entrambi i miei figli (anche se in misura diversa e con modalità distinte) hanno mostrato sempre un bisogno profondo di contatto fisico, presenza, vicinanza, contenimento. E, in modi diversi, lo fanno ancora adesso che sono relativamente cresciuti.

Avrei potuto scegliere di non rispondere a queste loro richieste, certo. Probabilmente, dopo alcune – poche, tante o tantissime? – notti di pianto si sarebbero abituati anche a dormire da soli, a non stare in braccio né in fascia. La mia decisione è stata quella di assecondare la loro natura, di rispondere in modo affermativo a quella che era una evidente necessità soggettiva di Davide prima e di Flavia poi. In questo senso, è vero, l’alto contatto è stata comunque una “mia scelta”. Ma si tratta di un percorso che non ho imboccato per partito preso, sulla base di un principio o di una considerazione aprioristica. Mi ci hanno condotto i miei figli. Se loro fossero stati diversi, sarei stata a mia volta una madre diversa.

10 Gennaio 2019 9 Commenti
1 FacebookTwitterPinterestEmail
babywearingviaggi

Viaggiare con i bambini: mai senza marsupio ergonomico

by Silvana Santo - Una mamma green 27 Maggio 2016

Per chi mi segue da un po’, questo post non sarà di certo una sorpresa. Viaggiare con i bambini è per noi una esperienza abbastanza ordinaria, e le vacanze che abbiamo fatto da quando sono nati i nostri figli, soprattutto da quando ne abbiamo due, sarebbero state praticamente inaffrontabili, senza un buon marsupio ergonomico. O meglio, sarebbero state comunque fattibili, ma avrebbero richiesto molti più compromessi o sforzi da parte nostra. Noi lo abbiamo sempre preferito anche allo zaino da montagna, trovandolo, oltre che più – va da sé – ergonomico, infinitamente più pratico e più conveniente, visto che può essere sfruttato tutti i giorni, in città e finanche dentro casa.

Qui, dunque, è dove vi spiego perché, a mio parere, viaggiare con i bambini è molto più facile con un marsupio ergonomico a disposizione (o con una fascia, se preferite, anche se secondo me la praticità del marsupio è imbattibile quando si viaggia):

1. Bagagli più leggeri
Soprattutto per chi si sposta in aereo o in auto (ma non solo) ridurre il bagaglio al minimo indispensabile è quasi un imperativo categorico. E da questo punto di vista, un marsupio ergonomico – flessibile, leggero, poco ingombrante – può fare davvero la differenza rispetto a un passeggino leggero o, addirittura, a un ovetto o una navicella. Quando avevamo solo Davide, in genere portavamo entrambe le cose, ma con l’arrivo di Flavia abbiamo continuato a viaggiare con un solo passeggino e un marsupio (o una fascia, nei primi mesi di vita di mia figlia).

2. Mani libere grazie al marsupio ergonomico
Trolley, borsa e passeggino: a volte per viaggiare con i bambini bisognerebbe avere quattro mani a testa. Con un bel marsupio ergonomico se ne risparmiano due, il che si rivela particolarmente utile nei momenti più “critici” del viaggio, come il controllo bagagli in aereo (dove tra l’altro il passeggino va sempre chiuso e messo sul nastro).

3. Più autonomia
Se siete abituati a viaggiare con almeno due figli piccoli, lo saprete per esperienza: se un genitore ha la necessità o la voglia di fare qualcosa da solo (fosse anche rimanere due ore a poltrire in albergo), per chi resta con i bambini la situazione potrebbe diventare piuttosto impegnativa. Banalmente, il genitore momentaneamente single potrebbe trovarsi a dover gestire due passeggini in contemporanea, o un pesantissimo gemellare, oppure essere alle prese con un passeggino vuoto, un bambino che vuole stare in braccio e un fratellino più grande che va seguito da vicino, e magari non vuol saperne di camminare per mano a mamma o papà. Un marsupio ergonomico rappresenta di solito la soluzione perfetta per non impazzire mentre l’altro, ad esempio, lavora o riposa (ovviamente si fa a turno, eh!).

je port mon bebè marsupio ergonomico

Viaggiare con i bambini e il marsupio ergonomico

4. Nessun ostacolo
Se come me non siete tipi particolarmente avventurosi ma amate i viaggi con un minimo di “azione”, vi capiterà di affrontare salite, scalinate, tratti in sterrato, distese di sabbia e chi più ne ha più ne metta. Un passeggino significa: ruote che si bloccano, si insabbiano, si impantanano; svariati chili da sollevare e portarsi in collo; capricci insopportabili quando bisogna inevitabilmente lasciare il mezzo all’ingresso di un museo, nella stazione di una seggiovia etc.

5. Schiena salva col marsupio ergonomico
Viaggiare con i bambini comporta qualche compromesso in termini di organizzazione, ritmi, tappe. Ma perfino il programma più rilassato prevede di solito passeggiate o escursioni, durante le quali è altamente probabile che vostro figlio si stufi di stare nel passeggino. Poterlo portare in un supporto comodo ed ergonomico, piuttosto che tenerlo in braccio per ore, può letteralmente salvarvi la schiena.

6. Allattamento discreto
Se il vostro piccolo compagno di viaggio è allattato al seno, può essere davvero pratico farlo poppare nel marsupio ergonomico. E ne guadagnerete anche in discrezione, il che non guasta, soprattutto se viaggiate in determinati paesi.

7. Nanna a spasso
Molti bambini, lo so, dormono volentieri anche nel passeggino (altri, come la mia secondogenita, tendono a schifarlo con ostinazione, ma va be’…). Ma spesso tenerli addosso assicura nanne più lunghe e tranquille, durante le quali mamma e papà possono approfittare per visitare una mostra, un centro storico, oppure godersi un pasto in serenità.

8. Bambini più tranquilli nel marsupio ergonomico
Quest’ultimo punto è un po’ la sintesi di tutti i precedenti. Viaggiare con i bambini a volte richiede un certo impegno, e se i piccoli sono tranquilli sicuramente a giovarne sarà l’intera compagnia.

je port mon bebè physiocarrier

Il marsupio ergonomico che vedete nelle foto, e che io e Flavia abbiamo avuto l’opportunità di provare negli ultimi tempi, anche se non ancora in viaggio, è prodotto dall’azienda francese Je port mon bebè, specializzata in supporti e accessori per il babywearing. Facile da indossare sia sul davanti che sul fianco, presenta il pannello regolabile in altezza con delle cinghie, che possono essere regolate anche col bambino già indosso. Si tratta del modello PhysioCarrier Black Leather Like: spallacci e fascione ventrale, mediamente imbottiti, sono rivestiti con uno strato in ecopelle (personalmente, trovo che sia il limite estetico di questo modello ma ci sono anche versioni senza il similpelle). Pur essendo molto leggera, la fascia ventrale mantiene una certa rigidità, che a mio parere aiuta a scaricare meglio il peso del bambino. Si tratta di una taglia standard, ma il pannello è abbastanza grande (misura 33×40 cm regolato alla massima altezza), a Flavia, che ha poco più di un anno e mezzo, va appena piccolo. Il marsupio arriva completo di reggitesta traforato (caratteristica che mi pare utile per le giornate di caldo) e di uno specchietto “retrovisore” per controllare il bambino quando viene portato sulla schiena. Ma la vera peculiarità del marsupio ergonomico Je Port Mon Bebè, credo unica sul mercato, è che quando fa particolarmente caldo lo strato esterno del pannello (quello turchese) può essere aperto grazie a due zip laterali e arrotolato verso l’alto, lasciando sulla schiena del bambino solo uno strato sottostante in materiale bucherellato e traspirante. Assodato che il vero “punto critico” dei marsupi, in estate, è la zona a contatto tra portatore e portato, su cui ovviamente questo espediente non ha alcun effetto, può essere in ogni caso un modo per migliorare la circolazione dell’aria e dare sollievo al bambino nei giorni di calura. Come tutti i marsupi ergonomici in commercio, il PhysioCarrier Je Port Mon Bebè andrebbe usato solo dal momento in cui il bebè regge bene la schiena, anche se esiste la possibilità di acquistare un riduttore per neonati che personalmente non consiglio mai (in accordo con le consulenti babywearing). Naturalmente può essere usato anche per portare sulla schiena e, per brevi tratti e non certo con la comodità di una fascia, sul fianco. Il prezzo al pubblico è di 135 euro, che lo colloca tra i marsupi ergonomici di fascia di prezzo medio-alta.

Info e shop online su jeportemonbebe.com

je port mon bebè marsupio

jpmb marsupio

27 Maggio 2016 14 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
babywearing

Babywearing: 5 differenze tra fascia e marsupio ergonomico

by Silvana Santo - Una mamma green 25 Gennaio 2016

Portare i bambini è davvero per tutti. Basta individuare il supporto più adatto, che va scelto in base a diversi criteri: età del bambino, abitudini dei genitori, disponibilità a imparare le legature, budget da investire, etc. La fascia lunga è sicuramente il supporto più versatile, ma anche quello che richiede la maggiore dimestichezza. Il marsupio, purché sia davvero ergonomico, ha dalla sua una innegabile praticità di utilizzo, ma qualche limite maggiore. Vediamo le differenze più da vicino.

1. Da quando è possibile usarli
La fascia lunga (rigida o elastica) può essere usata, con gli opportuni accorgimenti, fin dalla nascita, tanto che spesso viene impiegata per la marsupio-terapia nei reparti che ospitano i bambini prematuri. Con le legature adatte (il “triplo sostegno”, in particolare) offre infatti un supporto adeguato alla schiena e al collo del neonato, assecondando la fisiologica curvatura della colonna vertebrale. Per utilizzare il marsupio ergonomico, invece, è preferibile aspettare qualche mese, per permettere alla schiena del bambino di rafforzarsi a sufficienza. I tempi variano a seconda del modello e anche del bambino stesso, ma sarebbe in ogni caso preferibile attendere che il piccolo sia in grado di stare seduto da solo, o per lo meno di sostenere adeguatamente collo e testa. Molti marsupi in commercio sono venduti con speciali riduttori per neonati, ma le consulenti in babywearing suggeriscono comunque di attendere almeno 4 o 5 mesi prima di utilizzarli.

fascia1

2. In che posizione usarli
La fascia rigida rappresenta il supporto più versatile di tutti: a seconda della lunghezza, permette di portare i bambini sia davanti (pancia a pancia) che sul fianco e sulla schiena. I marsupi ergonomici non sono comodissimi per portare sul fianco, anche se alcuni modelli prevedono questa modalità di utilizzo, che viene di solito consigliata dagli stessi produttori solo per brevi tragitti.

liliputi3. Difficoltà di apprendimento
Anche se è assolutamente possibile imparare a usare la fascia da autodidatti, per alcune legature (tipicamente quelle sulla schiena) può essere necessario ricorrere ai consigli di una consulente o di un genitore più esperto. L’uso dei marsupi ergonomici, dotati di spallacci regolabili e fibbie per la chiusura, è di norma molto più intuitivo, anche se risulta comunque fondamentale, per la comodità di bimbo e portatore, assicurarsi che le regolazioni siano effettuate al meglio e la “seduta” sistemata in maniera ottimale.

4. Rapidità di uso
Questo aspetto è senza dubbio molto soggettivo, ma in linea di massima far salire e scendere un bambino da un marsupio ergonomico e regolare perfettamente la seduta richiede non più di qualche minuto. Per legare correttamente una fascia occorre un minimo di impegno in più, anche se moltissimo dipende dal tipo di legatura e dall’esperienza del genitore. Sempre dal punto di vista pratico, i marsupi sono poco ingombranti e non rischiano di “strusciare” per terra mentre si sistema il bambino, cosa che può invece succedere con le fasce in taglia lunga.

5. Comodità
Qui entriamo definitivamente nella sfera dei gusti e delle esigenze personali. Quello che si può dire in maniera oggettiva è che, portando sulla schiena, la fascia permette di norma di posizionare il bambino più in alto e di fare in modo che la testa non ciondoli quando si addormenta. Con i marsupi questo può risultare più difficile, tanto che di solito sono dotati di un apposito reggitesta. I marsupi ergonomici, d’altro canto, sono quasi sempre provvisti di imbottiture negli spallacci e nella fascia ventrale, che molti genitori trovano particolarmente efficaci per lo scarico del peso. Altri, all’opposto, trovano di gran lunga più confortevole la fascia, che con la sua morbidezza si modella perfettamente sul corpo dell’adulto e del bambino, e si adatta ad ogni struttura fisica.

Fascia o marsupio, insomma, dipende da tanti fattori soggettivi. Per molti la soluzione ideale è semplicemente fascia E marsupio. 🙂 L’importante, in ogni caso, è scegliere sempre un supporto ergonomico, in grado di garantire confort e benessere per tutti.

fascia2

Il marsupio che vedete nelle fotografie è un carrier ergonomico Liliputi, che ho avuto la possibilità di provare con Flavia in modo molto intensivo negli ultimi mesi (durante il viaggio a Tenerife, è stato praticamente la sua casa!) e che vado volentieri a recensire. In cotone organico, made in UE, nel classico “stile Liliputi”, stravagante ma non troppo (il nostro è il modello Folk tale). Ben rifinito, ha una comoda borsina a sacco inclusa nella confezione. Molto curato il reggitesta, che quando non usato ha la stessa fantasia del pannello, quindi non “rovina” l’estetica. Molto morbido, rispetto ad altri marchi ha i lati della seduta meno imbottiti, ma il bordo superiore del pannello lo è leggermente (cosa che personalmente non mi dispiace, ma è soggettivo). Gli spallacci sono molto soffici, il fascione ventrale direi lo definirei di rigidità media. Ha molte regolazioni, il pannello si accorcia con due coulisse laterali (ma per noi non è necessario) e arriva completo di riduttore “a mutanda” e espansioni per la seduta.

liliputi1Lo scarico del peso secondo me è eccezionale. Mia figlia viaggia ha superato i dieci chili, ma l’ho portata senza accusare minimamente la fatica per anche 4 ore, alternativamente sulla schiena e davanti. La cosa che mi sta davvero facendo amare il marsupio Liliputi è che legando sotto il seno, la seduta resta molto alta (mi pare più che in altri strutturati che ho usato) e non si schioda di un millimetro. Questo anche perché le cinghie non sono molto scorrevoli, per cui le fibbie non si spostano una volta regolate, ma di contro sono un pelo più antipatiche da tirare quando hai già caricato il pupo/a. Resta quello che per me è il solo vero limite degli strutturati: quando il bimbo dorme in groppa, la testa ciondola un po’, e il reggitesta per me è troppo piccolo, specie se c’è l’ingombro di cappelli e sciarpe a complicare le cose.

Il pannello è abbastanza alto, arriva al collo di Flavia, ma le permette di tirar fuori le braccia senza problemi. Purtroppo non ci sono gli elastici per arrotolare l’eccesso delle cinghie.

Misure del pannello:
* Larghezza da 32 a circa 46 cm con le espansioni.
* Altezza massima: 41 cm

Prezzo al pubblico: 112 euro più spese postali.

Info sul sito Liliputi.

liliputi3

25 Gennaio 2016 6 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
abbigliamento sostenibilebabywearing

Babywearing in inverno: soluzioni per portare in fascia quando fa freddo

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Novembre 2015

Portare i bambini, in fascia o in marsupio, nei mesi più freddi: un’impresa possibile, con tante soluzioni pratiche e a prova di qualsiasi tasca (oltre che belle, il che ovviamente non guasta mai). La prima domanda da farsi, quando ci si prepara al babywearing invernale, è se si ha davvero bisogno di indumenti o coperture specifiche, perché la risposta è tutt’altro che scontata.  Per trovare una risposta, ci sono diversi fattori da tenere in considerazione: età del bambino, condizioni climatiche da fronteggiare, modalità di babywearing (davanti, sulla schiena, sul fianco o in diverse posizioni a seconda delle circostanze e della necessità).

IMG_20151110_125340Per un bambino molto piccolo, portato esclusivamente davanti, potrebbe non essere necessaria alcuna copertura extra, specialmente se si vive in un posto non troppo rigido o se si usa una fascia elastica, che tende ad essere già particolarmente calda. Il contatto ravvicinato, specie pancia a pancia, garantisce di per sé un effetto di regolazione termica importante, che permette al neonato un adeguato confort climatico anche quando fuori fa freddo. Viste tra l’altro le dimensioni contenute di un bimbo di pochi mesi, quindi, basta di solito una giacca ampia, ed eventualmente una sciarpa o uno scialle, per tenere tutti al calduccio, ricordandosi di coprire sufficientemente anche la testa del bebè.

Viceversa, se il bambino è ormai grandicello, sa camminare e viene portato solo per brevi tragitti, magari con un fascia ad anelli sul fianco, è utile che abbia un proprio giaccone, in modo da restare coperto nei suoi frequenti saliscendi dalla fascia (o dal marsupio).

Negli altri casi, se si porta a lungo, in climi molto freddi, o se il “passeggero” ha ormai superato le dimensioni da neonato ma non cammina ancora da solo, è necessario attrezzarsi al meglio per affrontare l’inverno. Anche in queste circostanze, comunque, è spesso possibile cavarsela riadattando indumenti convenzionali, soprattutto se si porta per lo più pancia a pancia. Mantelle ampie, poncho o felpe con un collo sufficientemente ampio da permettere il passaggio delle teste di chi porta e del bambino sono di solito una soluzione efficace e a buon mercato. Potrebbe risultare più scomoda, ma comunque praticabile per lo meno in situazioni di emergenza, la semplice opzione di utilizzare una giacca di una taglia più grande rispetto al necessario.

Chi è abituato a portare quotidianamente o per lunghi tratti in fascia o marsupio, specie sulla schiena, potrebbe invece sentire l’esigenza di un capo specifico per il babywearing invernale. Per i “canguri” più esigenti, infatti, il mercato offre una vasta scelta di coperture, felpe e giacche per portare, in grado di soddisfare anche i più freddolosi. I prezzi non sono sempre economici, ma non mancano le soluzioni abbordabili.

Babywearing in inverno: cover e copertine per portare

Si tratta di una soluzione che permette di indossare una propria giacca, sopra o sotto il supporto, e poi coprire la fascia o il marsupio con una cover esterna, da allacciare con bottoncini o lacci. Di solito le cover sono in felpa o pile, con o senza cappuccio, ma è possibile optare anche per copertine in lana o in filati sintetici da realizzare autonomamente o acquistare presso mamme artigiane. Alcuni marchi propongono anche uno strato esterno opzionale in materiale impermeabile. Il principale vantaggio di queste coperture extra, secondo me, è che possono essere condivise da entrambi i genitori, a prescindere dalla taglia che vestono abitualmente. Si tratta inoltre di soluzioni di norma abbastanza economiche (dai 35 euro in su, o anche meno se si usufruisce di offerte, gruppi d’acquisto, o se ci si rivolge al mercato dell’usato) e poco ingombranti.cover2

cover infantino

D’altro canto, le cover da babywearing potrebbero risultare non abbastanza calde e richiedere strati di abbigliamento extra che possono complicare le operazioni di legatura (in un viaggio autunnale in Olanda, ad esempio, Davide indossava all’interno del marsupio un giaccone abbastanza pesante, oltre alla nostra cover in felpa Infantino).  In base alla mia personale esperienza, infine, sono un po’ scomode da sistemare senza aiuti quando si porta sulla schiena, e si prestano meglio col marsupio che con la fascia.

Mantelle e poncho per portare quando fa freddo

Questo tipo di indumento, a differenza delle cover, copre contemporaneamente mamma (o babbo!) e bambino, al di sopra del supporto, fascia o marsupio che sia. Il vantaggio è appunto quello di non avere giacche o altri strati di stoffa tra portato e portatore, riducendo gli intralci e aumentando senza dubbio il grado di comodità, specie se si usa la fascia. Il costo è un po’ più alto (parliamo di almeno 80/100 euro) e spesso si tratta di indumenti con una taglia specifica, che quindi non si prestano ad essere condivisi da diversi membri della famiglia. Il materiale più essere lana o pile, più o meno caldo, ma c’è da tener presente che le braccia e la parte inferiore del corpo rimangono spesso scoperte, e in ogni caso si tratta quasi sempre di tessuti non idrorepellenti,quindi non troppo adatti in caso di pioggia forte.

mantella

In queste settimane sto usando una mantella per portare in lana cotta prodotta da Mamma Canguro (la vedete nelle foto). Estremamente morbida e confortevole, la adoro perché è poco ingombrante, sottile e si presta molto bene ad essere indossata anche senza bambino, un aspetto importante nell’ottica di un acquisto durevole. Ampiamente personalizzabile (viene cucita su misura e nei colori scelti dall’acquirente), è perfetta anche per le mamme col pancione, e secondo me sta bene sia con una mise molto sportiva che con un abbigliamento più casual. La lana è molto calda, ma io trovo che sia ideale per l’autunno o per gli inverni miti, mentre credo che in caso di freddo intenso possa non essere sufficiente. Il collo molto ampio della mantella Mamma Canguro, comunque, consente di coprire bene sia la mamma che il bambino. Si può optare per una chiusura con cintura o, come nel mio caso, con uno spillone, e naturalmente questa opzione richiede un minimo di attenzione in più per evitare di pungere il bambino. Teoricamente dovrebbe essere adatta anche per portare sulla schiena, ma io non sono riuscita a indossarla con Flavia in groppa, mentre ha “funzionato” benissimo anche con la ring. Alternative simili alle mantelle sono i poncho per portare, in lana, pile o filati sintetici, che presentano un foro aggiuntivo per fare uscire la testa del bebè, sia davanti che, semplicemente rigirando l’indumento e indossandolo al contrario, sulla schiena.
mamma canguro

mamma canguro senza

Felpe e giacche per portare

Rappresentano la versione più complessa, e spesso costosa (andiamo in media dai 140 euro a salire), degli indumenti da babywearing invernale: si tratta di vere e proprie felpe (ne esistono anche versioni smanicate), giacche, cappotti o trench provvisti di inserti aggiuntivi da agganciare, mediante zip o bottoni, sul davanti o sulla schiena, in modo da fare posto al bambino, o eventualmente a un pancione (qualche mamma abile con la macchina per cucire riesce a realizzare in casa la “prolunga” da utilizzare davanti). Di norma, felpe e giacche per portare sono perfettamente funzionali anche senza inserto, e possono pertanto essere utilizzate anche quando non si sta col pupo in fascia.

mamalila FelpaNegli ultimi anni si è moltiplicata l’offerta di prodotti di questo genere, realizzati con tessuti più o meno imbottiti, impermeabili o meno. Ne esistono di stili e colori diversi, modelli lunghi e corti, sportivi o “eleganti” e anche versioni maschili o unisex. I prezzi, di solito, non sono esattamente popolari, ma queste giacche hanno il vantaggio di poter essere usate anche quando si smette di portare, in gravidanza, ed eventualmente per portare in tandem o quando si è in attesa, acquistando un inserto aggiuntivo. Permettendo quasi sempre l’uso della fascia sul davanti e sulla schiena, inoltre, sono indumenti molto versatili, vere e proprie giacche o felpe “4 in uno”.

Quella che stiamo provando io e Flavia in questi giorni, e che vedete nelle foto, è il modello “Trenchcoat” prodotto dall’azienda tedesca Mamalila, una giacca a due strati – trench esterno e felpa interna con cappuccio per la mamma, agganciabile all’impermeabile attraverso dei bottoni a pressione – che può appunto essere usata da sola come giaccia “normale”, in gravidanza, o per portare i bambini sia sul davanti che sulla schiena. Il valore aggiunto di questo prodotto sta sicuramente nei materiali sostenibili utilizzati: cotone organico certificato per la felpa e poliestere ricilato per l’impermeabile esterno. Inoltre, la possibilità di usare i due strati in maniera indipendente o combinata rende il trenchcoat Mamalila estremamente versatile: in pratica, si dispone con un solo acquisto di una felpa sportiva e calda (con cappuccio per la mamma), di un trench più elegante e perfetto per la mezza stagione e le giornate umide, e di una giacca più calda e idrorepellente quando i due strati vengono indossati contemporaneamente. Personalmente, apprezzo molto la linea del trench (tanto che lo sto usando anche quando non ho Flavia in fascia), che essendo antivento e impermeabile (grazie alla membrana di poliestere riciclato) è perfetto per il clima variabile dei mesi autunnali.

mamalila trench Non saprei dire, al momento, se il doppio strato possa essere sufficiente per i climi più rigidi (ma forse in quel caso è preferibile optare per uno dei modelli Mamalila più pesanti), anche se va detto che camminare con un figlio in fascia o in marsupio permette in partenza di scaldarsi abbastanza. Per quanto riguarda la praticità d’uso, trovo la giacca comoda sia per portare davanti che sulla schiena, anche se, personalmente, faccio ancora fatica nell’idossarla senza aiuti, o senza uno specchio, quando ho Flavia in groppa. In questo caso, infatti, è necessario “lanciarsela” sulle spalle, centrando poi in qualche modo il buco destinato alla testa del bambino. Il prezzo al pubblico non è economico (299 euro sul sito dell’azienda), ma riflette la molteplicità di usi e, soprattutto, la qualità e la sostenibilità dei materiali utilizzati.

mamalila senza

felpa

Che viviate sulle Dolomiti o nei pressi di una spiaggia siciliana; che portiate tutti i giorni o solo saltuariamente, sul davanti o sulla schiena, un neonato o un bimbo più grande; che abbiate a disposizione un budget limitato o un investimento a tre cifre: buon babywearing invernale a tutti!

mantella

10 Novembre 2015 4 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
babywearing

Perché amo portare in fascia mia figlia

by Silvana Santo - Una mamma green 7 Ottobre 2015

Perché c’è una grande differenza tra portare e trasportare. Si trasportano i pesi, passivamente e con fatica. Un figlio, invece, lo si porta con sé alla scoperta della vita. Tenendo conto il più possibile delle sue esigenze e della sua volontà.

Perché viaggiare ad altezza “di adulto” offre a un bambino un altro punto di vista, più partecipe, più coinvolto, più democratico. Più consapevole. Gli consente di guardare in faccia la gente, di allungare le mani verso quello che lo incuriosisce, di respirare gli stessi odori che sente l’adulto che lo porta. Di guardare il mondo “alla pari”, e non sempre dal basso verso l’alto.

Perché la sensazione di fiducia incondizionata di un bambino piccolo che, assicurato “solo” da una striscia di stoffa, si lascia andare gradualmente sul petto o sulla schiena di una madre o di un padre, è l’essenza stessa della genitorialità. E chi non ha la fortuna e la curiosità di provarla almeno una volta, secondo me, si perde una esperienza di inestimabile bellezza.

Perché c’è qualcosa di simbolicamente potentissimo nel caricarsi in spalla i propri figli e portarli per il mondo finché non sono in grado di farlo da soli. Sollevarli, letteralmente e metaforicamente, dalle fatiche e dalle insidie del suolo. Farsene carico, nel senso più stretto del termine.

Perché è un gesto ancestrale e istintivo, la prima cosa che ti viene da fare quando guardi tuo figlio. Ti prendo e ti porto con me: viaggeremo insieme, stretti l’uno all’altro, ci scalderemo a vicenda se farà freddo e suderemo lo stesso sudore quando la temperatura salirà. Guarderemo il mondo dalla stessa altezza, ma con prospettive diverse. E tutto questo, per me, è la definizione perfetta di famiglia.

Perché stare in fascia permette di capire più facilmente le esigenze di un bambino: se ha fame, caldo, freddo, paura. Se ha sonno, se ha voglia di giocare o di scendere dalla fascia stessa. Il dialogo, verbale e non, ha meno filtri, poche interferenze. È più efficace e più semplice.

Perché sentire il peso di un figlio che si fa di mese in mese più gravoso, e allo stesso tempo allenarsi ogni giorno a sostenerlo, adeguare la propria forza all’entità della prova cui ci si sottopone, è una palestra straordinaria per il corpo e per il cuore. Che imparano, fisicamente e non solo, a reggere sempre meglio l’impegno della maternità e della paternità.

Perché portare in fascia è sempre una scelta condivisa da genitore e figlio, anche se dall’esterno potrebbe sembrare il contrario. Se può essere molto difficile convincere un bambino reticente a sedere nel passeggino, è assolutamente impossibile “costringere” alla fascia un piccolo che in quel momento non ha voglia di essere legato.

Perché è un nodo che stringe, ma mai più del dovuto. Un abbraccio che riscalda senza soffocare. Una fatica dolce, lieve, necessaria. Un pezzo di strada percorso pelle a pelle, cuore a cuore. Insieme, vicini.

 

 

7 Ottobre 2015 4 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
babywearing

La fascia rigida: cos’è, a cosa serve e come si usa

by Silvana Santo - Una mamma green 17 Luglio 2015

La fascia lunga rigida è LA fascia portabebè per eccellenza. Si tratta di una striscia di stoffa larga in genere 70/80 centimetri e di lunghezza variabile (da circa 2,5 a 6 metri) a seconda della taglia, che può essere annodata in diverse modalità e posizioni intorno al corpo del bambino e del portatore. È il supporto non strutturato per antonomasia, e senza dubbio il più versatile: può infatti essere usato fin dalla nascita con una grande varietà di legature, sia a singolo che multiplo strato, ed è adatto per portare bambini di ogni età, in tutte le posizioni possibili (sul davanti, sul fianco e sulla schiena).

Perché una fascia rigida – si chiama così per distinguerla da quella elastica, adatta solo a bambini che pesano meno di 6/7 chili – sia sicura e confortevole deve essere realizzata con un tessuto adatto al babywearing, molto resistente ma dotato di un certo grado di elasticità (questo tipo di tessuto viene definito a triplo ordito e ad armatura diagonale) oltre che privo di residui chimici e colorato con tinte atossiche certificate, visto che i bambini tendono a mettere in bocca la fascia molto frequentemente.fascia rigida

La taglia della fascia va scelta in base alla corporatura di chi porta e ai tipi di posizione e legatura che si intendono effettuare. Anche la composizione del tessuto (blend, in inglese) e la grammatura possono variare: si va dal 100% cotone, disponibile sul mercato in tante grammature diverse, a seconda del grado di “sostegno” richiesto, alle composizioni miste (come lino e canapa, particolarmente indicati a bambini più pesanti; oppure il bambù, molto morbido, adattissimo ai neonati; o ancora lana e seta). Questo tipo di supporto può in un certo senso “spaventare” per la necessità di imparare a legarlo in sicurezza. Ma una volta acquisita una certa padronanza – eventualmente con l’aiuto di una consulente del portare – permette una flessibilità impossibile con gli altri supporti. Oltre che caricare il bambino sul davanti, sul fianco e sulla schiena, infatti, è possibile utilizzare molte tecniche di legatura diverse, a seconda del peso del piccolo da portare, della durata del tragitto da percorrere, della rapidità con cui bisogna legare la fascia. Per operazioni particolarmente veloci, ad esempio, è possibile utilizzare delle legature preannodate (come quelle nelle foto che vedete in questo post), che permettono di sistemare prima la fascia “vuota”, inserire successivamente il bambino e infine perfezionare la legatura tirando e annodando dove serve.

La fascia rigida (insieme all’elastica) è il solo supporto utilizzabile in totale sicurezza fin dalla nascita, e permette, una volta acquisita un po’ di dimestichezza, anche di allattare discretamente senza dover tirare fuori il bambino.

fascia babymonkey

Personalmente, mi sono cimentata con la fascia rigida solo in un secondo momento, dopo aver portato Flavia con elastica, mei tai e ring per diversi mesi. Era proprio la necessità di imparare a legare che mi scoraggiava, ma alla fine ha prevalso la curiosità e la voglia di provare. Ora posso dire che la sensazione di comfort e di “avvolgenza” della rigida è irraggiungibile con gli altri tipi di fascia, per quanto supporti come la ring, il mei tai o i marsupi ergonomici siano oggettivamente più intuitivi e rapidi da usare. Il mio consiglio è di provare, riprovare e farsi aiutare, in modo da riuscire a individuare con calma il sistema più adatto per sé e per il proprio bambino (che poi non è detto che rimanga sempre lo stesso nel corso del tempo).

Nelle foto, mi vedete portare Flavia con la nostra fascia rigida BabyMonkey (la mia è una taglia 4 in cotone 100%), totalmente made in Italy, colorata con pigmenti atossici (le operazioni di tintoria sono certificate con marchio Oeko-tex). Morbida e scorrevole fin dal primo utilizzo, si è lasciata tirare abbastanza bene anche da una neofita delle rigide come me. Il tessuto, a trama diagonale e con angolo a cappuccio per conferire maggiore resistenza all’usura e ai lavaggi, è abbastanza compatto e sostenitivo, dopo aver provato il cotone di diverse fasce e mei tai, lo definirei di media pesantezza. Considerando anche i prezzi davvero interessanti e l’ampia disponibilità di fantasie e colori, direi che le fasce BabyMonkey offrono un ottimo rapporto tra qualità e prezzo (e con il valore aggiunto del made in Italy).

babymonkey fascia

17 Luglio 2015 0 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
babywearing

Marsupio: come capire se è davvero ergonomico

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Giugno 2015

Se credete che per comprare un marsupio comodo e davvero ergonomico basti spendere tanti soldi, acquistare marchi molto noti o affidarsi alle commesse e agli slogan sulle confezioni, temo proprio che vi stiate sbagliando.

In fatto di babywearing (l’espressione inglese che indica il portare “addosso” i bambini con l’ausilio di fasce o marsupi) purtroppo la disinformazione regna ancora sovrana, anche tra gli addetti ai lavori (inclusi, non me ne vogliate, pediatri, ostetriche e aziende in altri campi all’avanguardia).

Il risultato? Marsupi scomodi, che fanno venire il mal di schiena, che il bambino “tollera” al massimo per un’ora al giorno e che risultano, a voler essere ottimisti, praticamente inutilizzabili dopo l’anno di età (non discuto che qualcuno possa avere avuto una percezione diversa, ma di solito, coi marsupi “tradizionali”, purtroppo va così.

Eppure, basta fare attenzione a poche caratteristiche fondamentali per scegliere un prodotto che sia realmente ergonomico, comodo e sicuro per tutti. Ricordate in ogni caso che, a prescindere dalle indicazioni del produttore e dall’eventuale presenza di un riduttore, i marsupi andrebbero usati non prima dei 4/5 mesi di età (fino a quel momento, molto meglio una fascia elastica o rigida).

1. Il marsupio NON deve prevedere l’uso “fronte mondo”
La posizione verso l’esterno, infatti, comporta una postura innaturale per la colonna vertebrale del bambino, dritta o addirittura arcuata verso l’esterno, senza sostegno, con le gambe a penzoloni e il peso che grava sul pube (in sostanza, col fronte mondo è un po’ come essere trasportati appesi per i genitali). Invece, specie nei primi mesi, la schiena dovrebbe rimanere leggermente curvata a C (come nella tipica posizione fetale) piuttosto che stare tesa o addirittura inarcata “in fuori”. Anche dal punto di vista psicologico, infine, il trovarsi esposti al mondo senza filtri può risultare “troppo stimolante” per qualche bambino. Quando il bebè sorregge bene il capo e inizia a interessarsi al mondo (orientativamente verso i 4/5 mesi), lo si può portare sul fianco con una fascia (rigida o ad anelli), oppure, dai 6/7 mesi, sulla schiena (con una fascia lunga o un marsupio ergonomico). Ma il “fronte mondo” sarebbe decisamente meglio evitarlo.

 

posizione colonna vertebrale

Nota bene: la posizione “a culla” col bambino sdraiato, prevista da alcuni supporti, non è raccomandabile per il rischio di soffocamento. La testa del bambino non dovrebbe mai ripiegarsi verso il petto, e il mento non deve mai avvicinarsi allo sterno.

2. Il marsupio deve avere una seduta larga, da ginocchio a ginocchio
I pannelli dei marsupi ergonomici sono abbastanza ampi da offrire al bambino una seduta larga e comoda, con la stoffa che va da ginocchio a ginocchio e il sedere posizionato più in basso rispetto alle ginocchia stesse (la cosiddetta posizione “a M”). In questo modo, il piccolo sarà trasportato in una postura fisiologica, con le gambe leggermente divaricate e le ginocchia alte, come viene raccomandato per la prevenzione e la cura della displasia dell’anca. L’altezza del pannello, inoltre, deve essere adeguata all’età del bambino, offrendogli sempre un sostegno efficace.

seduta marsupio ergonomico

3. Il marsupio deve permettere al bambino di stare in alto, ad “altezza bacio”
Il “portatore”, in pratica, deve essere in grado di baciare il bambino senza abbassare il collo. Questo rende molto più confortevole l’uso del marsupio, non caricando troppo la schiena, il collo e le spalle del genitore e permettendo di camminare agevolmente, senza intralci tra le gambe e senza rischiare di ricevere calci in zone… delicate.

Marsupio non ergonomico

4. Il materiale del marsupio deve essere morbido, naturale e traspirante
Anche se si tratta di supporti strutturati (a differenza delle fasce), i marsupi ergonomici sono realizzati in cotone o altre fibre naturali, sono lavabili e presentano pannelli morbidi, che si adattano alla fisiologia del bambino e permettono al suo corpi di aderire bene a quello di chi lo porta. Meglio evitare, dunque, supporti rigidi, armature in plastica ometallo e materiali sintetici.

5. Gli spallacci e la fascia ventrale devono essere larghi e ben regolabili
Ancora meglio se sono imbottiti (la fascia ventrale imbottita può risultare scomoda per chi è abituato a fasce o mei tai, ma permette di scaricare meglio il peso). In questo modo il peso del bambino può essere sostenuto al meglio, e con una corretta regolazione è facile sistemare il bambino in alto e ben “aderente” al corpo del genitore, che si porti sul davanti o sulla schiena.

Marsupio ergonomico

 

Sul mercato tradizionale non è semplicissimo trovare supporti con queste caratteristiche, ma online si trovano ormai tanti marchi di marsupi ergonomici adatti a bambini dai 4/5 mesi ai due anni e oltre. Scegliere un supporto con queste caratteristiche permette di godere appieno e a lungo dei vantaggi del babywearing, in casa, in città e in viaggio. Senza che nessuno soffra scomodità o fastidi.

 

(Immagini tratte da Babywearing International e International Hip Dysplasia Institute).

10 Giugno 2015 9 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
babywearing

Recensione: marsupio ergonomico Boba Kangaroo 4G

by Silvana Santo - Una mamma green 29 Maggio 2015

Portare i miei figli è una cosa che piace moltissimo sia a me che a loro (e fa piacere anche al loro papà). Flavia, in particolare, è stata tenuta in fascia fin da quando aveva pochi giorni di vita, rivelandosi un vero e proprio koala.

Sono stata molto felice, di conseguenza, di accettare la proposta di Tabata Shop di provare il marsupio Boba Kangaroo 4G, che ho ricevuto quando Flavia era  appena nata. Ora sono finalmente in grado di raccontarvi come è andata.

Boba 4g

Prima di tutto, va detto che si tratta di un supporto strutturato ergonomico (a differenza della maggior parte dei marsupi che si trovano in giro, anche di marchi blasonati o molto costosi!). Infatti, il Boba Kangaroo è dotato di un pannello ampio che consente al bambino di sedersi letteralmente all’interno del supporto, con la “seduta” che va da ginocchio a ginocchio. La posizione assunta, con le gambe un po’ divaricate e le ginocchia più alte del sederino (la cosiddetta posizione a M) rispetta la fisiologia dell’organismo in crescita, con la schiena leggermente incurvata e il peso ben distribuito.

Marsupio ergonomico

Il Boba può essere utilizzato per portare il bambino davanti o sulla schiena. La posizione “fronte mondo”, del resto, non è ergonomica, perchè fa scaricare il peso sul pube e sui genitali e comporta una posizione scorretta della schiena. Io per ora ho portato Flavia solo sul davanti. Il peso viene scaricato molto bene, il pannello è ampio e avvolgente, la regolazione semplice e rapida (si allaccia senza dover chiedere aiuto a nessuno anche la fibbia posta dietro al collo del portatore). Come tutti gli strutturati ergonomici, coniuga la sicurezza dei portabebè fisiologici con la praticità del marsupio (due fibbie da agganciare e regolazioni molto rapide). La sensazione di avvolgenza non è la stessa di una fascia o di un mei tai, ma il comfort è garantito dalle caratteristiche ergonomiche del supporto.

Boba

La confezione contiene anche un cuscinetto riduttore da usare con i neonati (l’azienda suggerisce l’uso del Boba 4G fin dalla nascita), ma le consulenti di babywearing consigliano di aspettare almeno i 4/5 mesi del bambino, o il momento in cui sostiene bene la testa, prima di usare il marsupio, preferendo una fascia per i primissimi mesi di vita. Io ho provato senza successo a usare il riduttore quando Flavia aveva circa 4 mesi (non le piaceva e non riusciva a tenere le gambe nella giusta posizione, forse perché abituata alla fascia elastica). Per riuscire a utilizzarlo senza cuscinetto ho duvuto aspettare che lei avesse quasi 6 mesi, perché la seduta è abbastanza ampia e per mia figlia, che non è esattamente longilinea, risultava troppo larga. Di contro, l’ampiezza del supporto consente di usare il marsupio anche con bambini grandicelli fino a 20 kg di peso (i cosiddetti toddler), portandoli sulla schiena. Il Boba, a questo proposito, è provvisto anche di comode “staffe” staccabili per appoggiare i piedi.

Photo Tabata Shop

Photo Tabata Shop

A proposito di accessori, il marsupio è equipaggiato anche con un reggitesta staccabile (utile anche per riparare dal freddo o dal sole) che può essere riposto in una taschina sul davanti. In corrispondenza del fascione ventrale ci sono inoltre altre due piccole tasche portaoggetti.

La fascia che si aggancia in vita, imbottita e chiusa da una fibbia, non mi è sembrata troppo rigida (rispetto ad altri modelli che ho provato), e scarica abbastanza bene il peso del bambino. Anche gli spallacci sono imbottiti, regolabili prima di indossare il marsupio o con il bebè già “a bordo” e presentano un pratico gancio per fissare la borsa che eventualmente la mamma o il papà portano a tracolla.

Boba kangaroo

Il tessuto, 100% cotone spazzolato, è mediamente pesante (col caldo si suda un po’, specie sulla pancia) e può essere lavato con acqua fredda (fate attenzione perché al primo lavaggio stinge leggermente). La fantasia Kangaroo mi piace molto, ma ne esistono numerose varianti (anche in tinta unita).

La confezione (in cartoncino, compatta e riciclabile) contiene anche un manuale di istruzioni.

Il prezzo al pubblico è di 109 euro.

Marsupio Boba Kangaroo

29 Maggio 2015 8 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
babywearingmamma green

5 motivi per usare la fascia portabebè

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Febbraio 2015

La fascia portabebè è pratica
Perché consente di tenere il bimbo accanto a sé rimanendo sempre con le mani libere. Una condizione che permette di lavorare, fare la spesa, leggere, giocare con un altro figlio etc. Il tutto in totale sicurezza. È perfetta, inoltre, su terreni accidentati, in viaggio, durante escursioni e uscite all’aperto, in valigia.

La fascia portabebè fa bene al bambino
Perché, se usata correttamente (in particolare evitando la posizione “fronte mondo”, ndr) gli permette di assumere una posizione fisiologica ideale per lo sviluppo di scheletro e muscoli. Perché riproduce le condizioni intrauterine, previene i pianti serali, lenisce le coliche gassose, concilia il sonno. Perché rassicura e permette di scoprire il mondo per gradi, senza stress o stimoli eccessivi.

La fascia portabebè fa bene alla mamma
Oltre a semplificare la vita, favorisce l’attaccamento col bambino e l’allattamento al seno. Incoraggia il movimento, invogliando alle passeggiate. Consente di portare il bambino distribuendone correttamente il peso e assumendo una postura corretta.

La fascia portabebè è facile da usare
Una volta individuto il supporto ideale (ne esistono vari tipi, con caratteristiche differenti e adatti a bambini di diverse età), basta fare un po’ di pratica nelle varie legature, eventualmente con l’aiuto di una Consulente del portare. In rete esistono moltissimi siti e gruppi dedicati al babyewearing, con informazioni, video e immagini illustrative. Alcuni supporti, come le fasce elastiche per i neonati e i marsupi ergonomici, sono particolarmente facili da usare.

La fascia portabebè è amica dell’ambiente (e del portafogli)
In commercio esistono molti modelli realizzati con fibre biologiche e tinte atossiche. È molto semplice, inoltre, trovare fasce di seconda mano di ottima qualità (ad esempio su questo gruppo Facebook), oppure, per chi è in cerca di un acquisto a km zero, prodotte da artigiane di ogni zona d’Italia.

4 Febbraio 2015 17 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
babywearing

Istintivo, sostenibile e comodo: viva il babywearing

by Silvana Santo - Una mamma green 27 Dicembre 2013

Tratto dalla mia rubrica Diario di ECOmamma su La Nuova Ecologia (numero di dicembre 2013)

babywearing

© Unamammagreen

La prima carrozzina per neonati è stata inventata solo verso la metà del 1700, ma ci sono voluti diversi decenni perché quella di trasportare i più piccoli in appositi “mezzi su ruote” diventasse una vera e propria abitudine, e solo nei Paesi occidentali. Come facevano prima le mamme e i papà? Esattamente come continuano a fare tuttora i genitori di molte regioni del Pianeta: portando i figli sul proprio corpo (sulla schiena, sul petto, sul fianco) e servendosi, per sostenerli, di strisce di stoffa, fasce e altri supporti in tessuto. Un po’ come accade tra le specie di primati filogeneticamente più prossime a quella umana, con le femmine che se ne vanno in giro, per mesi o anni, coi piccoli aggrappati al proprio corpo.

Il babywearing (letteralmente “indossare il bambino”) è infatti il sistema più antico e universale per trasportare i bambini che non sanno ancora muoversi autonomamente. Il più istintivo, per così dire. Una specie di prolungamento della gestazione, che permette alla mamma (ma anche al papà, s’intende) di stare col proprio figlio pancia a pancia, pelle a pelle, rassicurandolo, scaldandolo, assicurandogli il “contenimento” di cui necessita. Di allattarlo con comodità e discrezione in qualsiasi contesto, spesso continuando a fare quello che si stava facendo prima della poppata. Senza contare la comodità indiscussa di girare senza ingombranti mezzi di trasporto e con le mani libere. Portare i bambini, in un certo senso, rappresenta anche un approccio particolarmente sostenibile, perché consente di spostarsi agevolmente a piedi anche su distanze e tracciati un po’ più impegnativi.

Continua a leggere
27 Dicembre 2013 0 Commenti
0 FacebookTwitterPinterestEmail
  • 1
  • 2

Seguimi su Facebook!

Facebook

Chi sono

Chi sono

Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

Il mio libro

Rubriche

Mi trovi anche su:

 

 

 

Archivi

Cookie Policy
  • Facebook

@2011/2021- All Right Reserved. Designed by DigitalStylist


Torna su