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detersivi

I bambini e l’eccesso di igiene: 10 osservazioni in fatto di pulizia

by Silvana Santo - Una mamma green 23 Gennaio 2014
Foto Fanpage.it

Foto Fanpage.it

Quando nasce un bambino, alcuni genitori o, più in generale, familiari – di solito di sesso femminile, ahimè – vengono colti da una specie di ossessione per l’igiene e la disinfezione. I “germi” (termine non ben precisato che indica i presagi di morte più spaventevoli) diventano oggetto di una guerra chimica all’ultimo sangue, combattuta con un vero e proprio arsenale di detersivi, disinfettanti, esorcisti prêt-à-porter e makumbe. Conosco madri che, se potessero, chiuderebbero i propri figli in una bolla di vuoto pneumatico permanente. Senza voler demonizzare le comprensibili preoccupazioni dei genitori, né invitare in alcun modo a far sguazzare nel sudiciume i vostri delicati frugoletti, invito me e voi a riflettere su alcune questioni legate all’eccesso di pulizia (che comunque valgono, ci tengo a dirlo, per chi vive in un contesto, come il nostro, dove gli standard igienici generali sono alti, l’acqua è potabile, di solito le persone si vaccinano etc. Se dovessi partire per un viaggio in Sudan, per dire, sarei molto più rigorosa anche io!).

  1. I “microbi” non sono tutti pericolosi. La nostra sopravvivenza dipende da molte specie di microrganismi, come i batteri che normalmente colonizzano il nostro sistema digerente o l’apparato riproduttivo. Senza certe specie di microbi, inoltre, non avremmo il vino, la birra, lo yogurt, il gorgonzola e la pizza. Ora, passi pure per lo yogurt e il gorgonzola. Ma la birra e la pizza… voi capite?
  2. Se non esistesse la muffa (“Oddio! La muffa!”) Fleming non avrebbe mai scoperto la penicillina. E naturalmente non potremmo ordinare una quattro formaggi al gorgonzola, ma questo mi sa che l’ho già detto. Con ciò non sto certo consigliando di avvolgere il vostro figlio neonato in una vecchia tenda della doccia un po’ rancida, ma solo di guardare con meno angoscia quella macchia di umidità sul muro del salotto.
  3. Il profumo di pulito è un’invenzione dei marpioni del marketing. Il pulito, in quanto tale, è inodore. Lo stesso dicasi per il “profumo di bebè”, che di solito dipende dalla mole di cosmetici che viene spalmata sui bambini (i profumi, per inciso, possono irritare le delicate narici dei bimbi, oltre che causare allergie).
  4. Una cosa disinfettata non rimane tale a lungo. A meno che non viviate in una camera sterile. Quindi, va bene sterilizzare il ciuccio caduto sul marciapiedi, ma sappiate che 10 secondi dopo averlo estratto dall’acqua bollente, sarà già tutt’altro che “sterile”.
  5. Il gabinetto è un luogo pieno di schifezze. Rassegnatevi.
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23 Gennaio 2014 17 Commenti
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abbigliamento sostenibilerimedi naturali

Percarbonato, la risposta naturale contro le macchie

by Silvana Santo - Una mamma green 10 Dicembre 2013

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Quando Elio ha scritto la sua indimenticabile Silos, ne sono sicura, pensava a un neonato. Non aveva idea di cosa fosse il percarbonato, ma è, per forza, a un adorabile cucciolo d’uomo che stava pensando. La quantità di secrezioni, escrezioni e deiezioni prodotte quotidianamente da un bambino piccolo è incredibile: sostanze di ogni colore, odore e consistenza – ma tutte parimenti immonde – fuoriescono di continuo da ogni orifizio corporeo della sudicia creatura, dai pori, dai suoi occhi e finanche dal cuoio capelluto. A qualunque ora del giorno e della notte, sette giorni su sette, la produzione di sostanze viscide, appiccicose e maleodoranti è in funzione. E, inevitabilmente, queste scorie nauseabonde finiscono con l’imbrattare lui (quel piccolo silos tutto ciccia e mossettine), voi, i suoi e i vostri vestiti, la biancheria, i mobili, le pareti, le porte e le finestre, il gatto, le vostre scarpe, i soffitti, eccetera eccetera. Un tripudio di schifezze, un’esplosione di rifiuti organici, una Nagasaki di spazzatura semiliquida. Un neonato, in sostanza, è una minuscola fabbrica di lordura semovente, un generatore casuale di macchie e patacche, un orgoglioso produttore di sozzume.

Molte madri, e le capisco, affrontano questa esperienza per quello che è: una guerra senza esclusione di colpi. E si difendono dall’ondata di lerciume con un arsenale chimico da fare invidia all’Iran di Ahmadinejad: disinfettanti, detersivi, sgrassatori, ammorbidenti, disincrostanti e, soprattutto lui, l’arma segreta contro la chiazza ostinata: lo smacchiatore. In spray, gel o in monodosi, l’alleato preferito di chi ha a che fare con un piccolo produttore compulsivo di macchie. Il problema di questi prodotti è che, in realtà, invece di pulire, sporcano. Sporcano le acque di scarico, inquinando l’ambiente.

Gli smacchiatori industriali, infatti, contengono sostanze chimiche dannose, allergizzanti e potenzialmente tossiche, a cominciare dai cosiddetti sbiancanti ottici o azzurranti che, come dice il nome, più che “sciogliere” le macchie, le rendono pressoché invisibili all’occhio umano, coprendole con una patina che modifica le proprietà riflettenti del tessuto (per legge, la presenza di sbiancanti ottici nei detersivi deve essere chiaramente indicata in etichetta). In pratica, voi pensate di esservi disfatti di quel grumo secco di vomito e bava, ma in realtà lo avete soltanto camuffato alla meno peggio. Anche i tensioattivi di derivazione petrolifera di solito contenuti all’interno di smacchiatori e altri detergenti sono inquinanti e irritanti, mentre i profumi – quel tanto piacevole quanto sintetico “odore” di bebè che piace tanto ai più – possono provocare fastidiose allergie, soprattutto in bambini e neonati.

Come fare allora, per non soccombere nel mare di macchie e schifezze puteolenti? Una risposta naturale ed ecologica è rappresentata dal percarbonato di sodio, una polvere bianca, reperibile a basso costo (intorno ai 7 euro al chilo) nei negozi di prodotti ecologici, in molte farmacie e in numerosi shop online, con proprietà smacchianti, sbiancanti e igienizzanti già a basse temperature. Un cucchiaio di percarbonato può essere aggiunto al detersivo per lavatrice, liquido o in polvere, per smacchiare capi bianchi e colorati. La stessa quantità, diluita in acqua tiepida, è sufficiente per l’ammollo di indumenti particolarmente zozzi (per i colorati, meglio non prolungare il tempo di ammollo oltre i 60 minuti), oppure, inserita nell’apposita vaschetta della lavatrice, per effettuare il prelavaggio. Le macchie più ostinate possono essere trattate direttamente con un po’ di polvere, che può essere usata, seguendo le indicazioni riportate sulla confezione, anche per la pulizia di piatti e stoviglie (insieme al detersivo).

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10 Dicembre 2013 6 Commenti
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rimedi naturali

La religione del piubiancononsipuò: Teresa e i detergenti ecologici

by Silvana Santo - Una mamma green 11 Novembre 2013

Ovvero come sconvolgere la tranquilla esistenza di una colf di mezza età

toiletteDa quando mio figlio occupa la maggior parte del mio tempo, un paio di volte al mese una vulcanica signora di nome Teresa viene a darci una mano per le pulizie di casa più impegnative (sì, lavo le finestre a intervalli almeno quindicinali: tanto ho la scusa dell’ecologia, no?). Teresa ha conquistato subito le mie simpatie: si sposta esclusivamente in bicicletta, ha un debole per Artù («Ma comm’ e’ bello! E comm’ è chiatto!») e ignora con grande tatto le nuvole di polvere mista a peli di micio che si rincorrono da un lato all’altro dell’appartamento, cosa di cui non le sarò mai abbastanza grata.

L’unico problema, con Teresa, è la sua assoluta fedeltà alla chimica del piubiancononsipuò, e il conseguente scetticismo nei confronti del mondo dell’ecobio. La prima volta che le ho messo davanti il mio arsenale per le pulizie domestiche – detergenti Ecolabel, aceto, anticalcare fatto in casa a base di acido citrico – ha dato un’occhiata scettica a flaconi e bottiglie, poi ha alzato lo sguardo e mi ha chiesto: «Ok. E i detersivi dove sono?». La volta successiva mi ha chiesto se comprassi in farmacia i prodotti per la pulizia di casa, e dopo aver pulito i lampadari col mio spray a basso impatto ambientale si è giustificata per lunghi minuti del risultato a suo dire mediocre: «Non avevo lo Chantecler!». A me pareva che splendessero, ma tant’è.

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11 Novembre 2013 2 Commenti
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Ammorbidente? Meglio l’acido citrico, per i bambini e per l’ambiente

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Settembre 2013

ammorbidente2La pelle dei bambini è morbida e liscia. Si arrossa, si irrita, si “sgualcisce” anche solo a guardarla troppo. Comprendo bene, quindi, da dove arrivi la tentazione di avvolgere i neonati nel più soffice dei tessuti, e dunque la tendenza a usare – o abusare – ogni sorta di ammorbidenti per il bucato. Ma se il marketing dei vari morbidello-sofficissimo-profumoso ci promette fibre talmente soffici da essere degne finanche della Principessa sul pisello, quello che la pubblicità (la réclame, direbbe la mia defunta nonna) si guarda bene dal dirci è che gli ammorbidenti sono prodotti molto inquinanti e potenzialmente pericolosi, per tante ragioni diverse. Intanto, non è vero che facciano così bene ai tessuti: creando una sorta di film grasso intorno agli indumenti, finiscono alla lunga con lo “sporcarli”, riducendo l’efficacia dei lavaggi e accelerando il processo di ingrigimento e obsolescenza delle fibre. Un po’ come il botulino, che se lì per lì ti fa sembrare strafiga e giovanissima, dopo qualche tempo ti trasforma in una brutta copia della copia di cera di Nicole Kidman esposta al Madame Tussauds.

Poi, inquinano l’acqua, perché contengono derivati petroliferi e altri componenti di scarsa biodegradabilità che, dallo scarico della nostra lavatrice, finiscono dritti dritti nel mare, nello stesso mare dove i nostri figli sguazzeranno paperella-muniti l’estate prossima. Come se non bastasse, l’ammorbidente per il bucato è potenzialmente allergizzante, soprattutto per i bambini, dal momento che di solito contiene profumo (a questo proposito, vi rivelo un segreto: il pulito NON ha odore!) e perché la “patina” che crea sugli indumenti finisce direttamente a contatto con la nostra pelle. Last but not least: avete presente la puzza di cane bagnato che sprigionano i vestiti quando si asciugano in un ambiente chiuso (o quando – ahem – li dimenticate per troppo tempo in lavatrice dopo averli lavati)? Ecco: l’ammorbidente ne favorisce la formazione, perché “intrappola” l’umidità all’interno dei tessuti. Insomma, per quanto il proposito di avvolgere i bimbi nel morbido sia davvero ammirevole, ce n’è abbastanza per dire auf wiedersehen ai vari pucciolino, spupazzoso e fruzzolotto. Senza rimpianti, scurdammoce ‘o passato.

Come fare, però, per evitare di ritrovarsi con asciugamani e lenzuola secche e ruvide come una prugna lassativa californiana?

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16 Settembre 2013 5 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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