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Categoria:

cosmetici biologici

cosmetici biologicipost sponsorizzatiuna mamma per due

Perché i miei figli fanno sempre il bagnetto insieme

by Silvana Santo - Una mamma green 1 Ottobre 2015

Mio figlio e mia figlia fanno quasi sempre il bagnetto insieme, ed è una cosa che adoro. Per me, che da piccola non ho avuto mai nessuno con cui condividere questo momento, non è solo una questione pratica.

Mi piace pensare che per lunghi mesi, in momenti diversi, hanno abitato la stessa piscina privata al centro del mio corpo, e ora possano ritrovare quell’elemento comune in una liquida complicità. Insieme, vicini.

Mi piace pensare che piano piano, nel tempo, fare il bagno insieme permetterà ai miei figli di conoscere la loro diversità e di non esserne intimoriti. Di imparare a rispettarla senza imbarazzi o falsi pudori. Riconoscersi davvero per ciò che sono: innegabilmente differenti, ma identici nelle possibilità e nei diritti.

 

natural sensation chicco

Preferisco che i miei figli facciano il bagnetto insieme perché è un modo semplice per risparmiare tempo e acqua. Ecologico ed economico, oltre che divertente.

Adoro che, mentre fanno il bagno insieme, i miei figli spruzzino e si schizzino a vicenda. Mi piace che abbiano con l’acqua un rapporto franco e fisico, che non abbiano timore di “ondate” e getti improvvisi, che si sentano a loro agio con l’acqua che gronda dai loro capelli, che gli cola negli occhi, che gli finisce in bocca. Che diventino una cosa sola con l’elemento in cui ci siamo formati, come specie e come individui.

Mi piace il suono delle loro voci argentine che rimbalza tra le pareti della doccia. Ammorbidito dal vapore e dalla schiuma leggera. L’eco delle loro risate che si confonde col rumore dei giochi tuffati nell’acqua del bagnetto. Mi ricordano che sono vivi e vivaci, sani, giovanissimi e pieni di energia. Che sono felici.

Adoro che abbiano, alla fine, lo stesso odore delicato e appena percettibile. Le stesse dita raggrinzite e le guance imporporate dal medesimo calore. Come a sottolineare che sono fatti della stessa materia, inevitabilmente diversi eppure simili. Somiglianti, prossimi, Fratello e sorella, ora e per sempre.

E mi piace ritrovarli, dopo averli asciugati, con la pelle liscia e morbida e i capelli sottili, sparsi in ciocche anarchiche sul capo, soffici e leggerissimamente profumati. Per questo scelgo per loro prodotti dalla composizione il più possibile naturale e delicata. Come quelli della linea Chicco Natural Sensation: non sono ecobio, e non hanno INCI completamente verdi, ma sono privi di parabeni, fenossietanolo, coloranti, SLS e SLES (e io ogni tanto glieli rubo, perché mi piace tantissimo la profumazione, delicata e fresca).

 

1 Ottobre 2015 0 Commenti
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cosmetici biologici

Recensione: Weleda Linea baby alla calendula

by Silvana Santo - Una mamma green 9 Maggio 2014

Weleda1Chi già conosce il mondo dei cosmetici ecobio probabilmente non avrà bisogno di leggere la mia recensione. Il marchio Weleda è uno dei più noti dell’universo della cosmesi eco-biologica, presente da anni sul mercato con una vasta gamma di prodotti con ingredienti naturali e INCI verdi o comunque del tutto accettabili. In particolare, negli ultimi mesi ho provato con Davide la Linea baby alla calendula, una serie completa di prodotti per la prima infanzia (ma utilizzabili in molti casi anche dai bambini più grandi e dagli adulti) e per le donne in gravidanza.

In generale, tutta la gamma mi è sembrata molto delicata sia per quanto riguarda le texture che la reazione della pelle. Facilità di stesura e assorbimento rapido per le creme, risciacquo molto agevole per i detergenti. Ho particolarmente apprezzato, inoltre, le profumazioni a base di estratti naturali, molto labili e delicate (considerate che ho un naso da segugio!).

La Baby Calendula Crema Protettiva per il cambio del pannolino (qui l’elenco degli ingredienti) contiene ossido di zinco, cera d’api, lanolina e olio di mandorle dolci. Trattandosi di una crema e non di una pasta, la consistenza è soffice e fluida, ideale per chi preferisce un prodotto facile da spalmare e non troppo “coprente”. Molto delicata la profumazione.

Stesso discorso per il Baby Calendula Babywash Corpo e Capelli (INCI qui), un detergente poco schiumogeno e di facile risciacquo. Personalmente l’ho preferito per il bagnetto, ma può essere usato anche per lavare i capelli. Consigliato anche per adulti con la pelle particolarmente delicata.

weleda2La linea Weleda per bambini comprende, oltre ad altri prodotti che non ho ancora testato, anche una la Baby Calendula Crema per il Viso (vai all’INCI), ideale per idratare la pelle dei più piccoli senza ungerla (io la uso raramente, ma può essere utile in caso di secchezza causata da vento, freddo e sole) e il Baby Calendula Olio Trattante, ideale per l’igiene dei neonati e per massaggiare i bambini (mi piace avere sempre in casa un detergente oleoso da usare in caso di particolare secchezza cutanea o per trattare lievi dermatiti).

La chicca sarebbe il Gel Dentifricio per Bambini, privo di fluoro e di sostanze che potrebbero danneggiare l’organismo del bambino nel caso in cui venisse involontariamente ingerito (ecco la composizione). Purtroppo i primi esperimenti di igiene orale con BigD sono miseramente falliti, dal momento che la piccola peste si rifiuta categoricamente di usare lo spazzolino. In compenso l’ho provato io e posso dire che ha un sapore molto delicato ed è facile da risciacquare.

In definitiva: prodotti promossi, di qualità e rispettosi dell’ambiente. Per me valgono il leggero sovrapprezzo rispetto ai marchi non ecobio più diffusi. E voi? Conoscete questi cosmetici? Come vi siete trovate?

Potete trovare tutte le informazioni sui prodotti Weleda sul sito ufficiale dell’azienda.

9 Maggio 2014 4 Commenti
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cosmetici biologici

Recensione: Anthyllis Baby Bagno delicato e Crema idrolenitiva

by Silvana Santo - Una mamma green 31 Gennaio 2014

anthyllis babyAltra settimana, altri prodotti (ecobio) per l’igiene dei microuomini. E delle microdonne, s’intende! Si tratta del Bagno delicato corpo e capelli e della Crema idrolenitiva di Anthyllis Baby (divisione Pierpaoli).

Cominciamo col dire che entrambi i prodotti, oltre a essere certificati ecobio e cruelty free, sono privi di sostanze di derivazione petrolifera, coloranti e conservanti di sintesi. Il Bagno delicato baby, inoltre, non contiene SLS e SLES (Sodium Lauryl Sulfate e Sodium Laureth Sulfate rispettivamente), due tensioattivi particolarmente aggressivi. Contengono inoltre ingredienti provenienti da agricoltura biologica (olio di oliva ed estratto di riso nel bagnoschiuma e olio di soia selvatica nell’emulsione). Via libera per gli INCI, entrambi privi di bollini rossi.

Bagno delicato corpo e capelli
Aqua, Sodium Myristoyl Sarcosinate, Cocamidopropyl Betaine, Sodium Lauryl Sulfoacetate, Sodium Olivoyl Isethionate**, Luryl Glucoside, Olivamidopropyl Betaine**, Glycerin, Sodium Benzoate, Potassium Sorbate, oryza Sativa Seed protein, Oryza Sativa Extract*, Parfum, Hydrolyzed Hibiscus Esculentus Extract.
*da agricoltura biologica
**tensioattivo a base di olio di oliva biologico

Crema idrolenitiva
Aqua, Glycine Soja Oil*, Glycerin, Butyrospermum Parkii Butter (Burro di Karitè)*, Glyceryl Stearate, Prunus Amygdalus Dulcis Oil*, Cetearyl Alcohol, Stearyl Alcohol, Olea Europaea Fruit Oil*, Sodium Stearoyl Lactylate, Lonicera Caprifolium Flower Extract, Squalane, Aloe Barbadensis Leaf Extract *, Glucose, Lonicera Japonica Flower Extract, Vitis Vinifera Seed Extract, Parfum**, Carrageenan, Xanthan Gum, Tocopherol (Vitamina E).
*da agricoltura biologica certificata.

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31 Gennaio 2014 9 Commenti
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cosmetici biologici

Recensione: Olio Vea

by Silvana Santo - Una mamma green 25 Ottobre 2013

Altro che scriverne una recensione: prima di scoprirmi incinta neanche sapevo che esistesse. Invece l’Olio Vea spopola nei forum dedicati a maternità e allattamento, dove sembra quasi la panacea di tutti i mali a carico di perineo, capezzoli e chi più ne ha più ne metta (sappiate che la maternità è peggio di una scuola per marines, per certi versi). Dalle ragadi alla perdita di elasticità, dai fastidi post episiotomia alla secchezza cuteanea neonatale, un grido si eleva unanime dal web: Olio Vea!

Dopo una rapida e molto tranquillizzante controllatina all’INCI – Tocopheryl Acetate, alias vitamina E, puro, ma solo per la versione base in tubetto – e una lunga e meno piacevole strabuzzata di occhi per il prezzo (circa 13 euro per 20 ml), ho deciso di provarlo, al tempo, per “preparare i capezzoli all’allattamento”, un’espressione falsamente rassicurante che illude le gestanti gonfie di ormoni e ritenzione idrica di avere una qualche remota possibilità di salvare le proprie tette dall’Hiroshima che le attende inevitabilmente.

Comunque. Il prodotto, secondo me, è valido. Unge un po’, ma, d’altra parte, trattasi di un olio, quindi niente di strano. Tutto sommato, comunque, si assorbe rapidamente ed è praticamente inodore. Ne occorre una quantità irrisoria, e questo giustifica in qualche modo il prezzo (io l’ho usato quotidianamente per circa sei mesi e ne avrò consumato poco più di un tubetto), ma va detto che in farmacia e su internet è possibile reperire il tocoferile acetato a prezzi decisamente inferiori.

Sui miei capezzoli ha fatto meraviglie (se qualcuno iniziasse a leggere da questo capoverso: parliamo di un olio emolliente!), soprattutto a parto avvenuto e lattazione avviata. Non credo che sia stata la vitamina E a risparmiarmi le ragadi – per quello funziona solo e soltanto un corretto “attacco” del bambino al seno – ma mi ha aiutato molto a lenire i fastidi dei primi mesi. Perché, diciamocelo, gli inizi dell’allattamento sono un pendolo che oscilla tra il dolore e il prurito. In pratica, per circa tre mesi non ho fatto che spalmarmi questa roba sulle tette, salvo qualche rara aggiunta di lanolina quando la situazione si faceva davvero problematica. Altro aspetto positivo: vista la formulazione per così dire “ecologica”, può anche non essere risciacquato prima della poppata (ma questo non vale per la versione con nebulizzatore, vedi oltre!)

Ne consiglio l’uso anche come idratante/emolliente per “trattamenti shock”: a me, in particolare, dopo il parto ha letteralmente salvato le labbra (la bocca, cosa avete capito?!), devastate dall’aria secca della sala operatoria. Sembravo Francesca Dellera in versione Walking Dead, tutta squame violacee e tumefazioni. Ma un leggero scrub a base di Olio Vea mi ha restituito, se non la voglia, la facoltà di sorridere – provateci voi a sorridere con una montata lattea in arrivo e un trauma post puntura spinale.

Utile anche, infine, come alternativa all’olio di mandorle, al burro di karitè o ad altri prodotti vegetali per trattare in modo naturale la pelle dei neonati messa a dura prova dal trasbordo extrauterino – ma con quello che costa, meglio limitarne l’applicazine ad aree molto limitate. E ancora adesso, con BigD bene idratato e me medesima coi capezzoli di marmo, mi capita di spalmarne un po’ sulla dermatite che colpisce periodicamente le orecchie e il naso della mia metà.

Insomma, riassumendo la mia recensione dell’Olio Vea:

Inci verdissimo, ma solo per la versione Olio base in tubetto:
TOCOPHERYL ACETATE vv

Fate invece attenzione, soprattutto se intendete usarlo sui capezzoli in allattamento, alla versione spray, che contiene un silicone volatile (il CYCLOPENTASILOXANE) che è un doppio bollino rosso.

Prodotto valido, almeno per gli usi che ho già descritto. O meglio, sulla mia pelle ha funzionato (essendo un olio, su qualcuno potrebbe seccare un po’).

Nota dolente, il costo: piuttosto alto, anche se si trovano buone offerte online. Ma per chi non ha dimestichezza con i nomi dei composti chimici o non trova il tocoferile acetato in farmacia può essere una soluzione praticabile.

Tutto sommato, decisamente promosso.

25 Ottobre 2013 9 Commenti
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cosmetici biologicirimedi naturali

Cosmetici per bambini: guida alla lettura delle etichette

by Silvana Santo - Una mamma green 12 Settembre 2013

Sono molti i bambini che, loro malgrado, sfoggiano un beauty case da fare invidia alla trousse di Clio MakeUp. Creme, oli, polveri, lozioni e detergenti sembrano indispensabili per pulire e trattare la pelle delicata dei più piccoli, con un giro d’affari milionario per l’industria cosmetica specializzata nella prima infanzia. Eppure, molti dei prodotti che promettono “massima delicatezza” e che vantano la presenza di ingredienti “naturali” contengono in realtà sostanze aggressive o inquinanti, quando non addirittura sospettate di tossicità. Il brand e il prezzo non c’entrano: neanche i marchi più blasonati, taluni supposti cosmetici ecologici, né i cosiddetti prodotti di fascia alta rappresentano una garanzia di una composizione davvero sana ed ecologica.

L’unica possibilità, per essere certi di quello che spalmiamo sul sedere di nostro figlio, è imparare a leggere l’INCI, ovvero l’elenco degli ingredienti dei prodotti cosmetici. L’acronimo sta per International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, una dizione internazionale usata appunto per indicare la composizione chimica dei prodotti per l’igiene personale e la bellezza, dei trucchi e dei cosmetici in generale (per bambini e per adulti). Non è altro, in pratica, che la lista degli ingredienti contenuti nel prodotto, che le aziende devono obbligatoriamente indicare sulla confezione. Imparare a districarsi nel mondo complesso degli INCI, che spesso contengono sigle, codici numerici e parole latine, non è semplice. Occorrono qualche nozione di base e un po’ di esperienza, ma prendere dimestichezza con le sostanze che ci spalmiamo ogni giorno sul corpo – e che applichiamo generosamente sulla pelle dei nostri figli – è importante, perché rappresenta l’unico sistema per evitare l’uso di prodotti potenzialmente tossici, allergizzanti o pericolosi per l’ambiente.

Come leggere l’INCI
Prima di tutto, è utile tener presente che gli ingredienti sono indicati in ordine di quantità decrescente nella formulazione del prodotto. Il primo della lista, dunque, sarà quello più abbondante (di norma è l’acqua), mentre quelli elencati successivamente sono impiegati in quantità via via inferiori nella preparazione della ricetta. I nomi in latino, che andrebbero scritti in corsivo, si riferiscono a estratti vegetali utilizzati senza essere stati sottoposti a particolari trasformazioni chimiche. Attenzione in questo caso alle possibili allergie, ma anche alla presenza di piante in via di estinzione o di altre specie rare. Occhio anche alla pubblicità ingannevole: se una crema che si dichiara “a base di Aloe” presenta questo ingrediente in fondo alla lista, probabilmente sarebbe più corretto definirla “a base di qualcos’altro”. Gli ingredienti riportati in inglese, invece, sono prodotti di sintesi, o comunque hanno subito un processo di trasformazione chimica, anche se magari si tratta in partenza di sostanze di origine naturale. I coloranti, che possono essere anch’essi causa di allergie, sono di solito indicati da un numero preceduto dalla sigla CI (Colour Index). Nell’INCI deve essere indicata anche l’eventuale presenza di profumo (parfum), da tenere sotto controllo sempre per il rischio di allergie e reazioni cutanee.

Il Biodizionariobiodizionario

Ma come fare a capire se la lista degli ingredienti è “pulita”? Uno strumento utile e di facile impiego per individuare la presenza di sostanze tossiche, inquinanti oallergizzanti nei cosmetici è il cosiddetto Biodizionario. Si tratta di un database alfabetico online di composti, naturali o di sintesi, contrassegnati da uno o due pallini di colore diverso. Se una sostanza, ad esempio, è contrassegnata da uno o due bollini rossi, significa che è pericolosa per l’ambiente o per la salute umana, in quanto irritante per la pelle e/o le mucose, allergizzante o semplicemente aggressiva. In questa categoria rientrano anche i composti ittiotossici e quelli ricavati a partire da piante in via di estinzione o da animali. Via libera, invece, alle sostanze con uno o due pallini verdi, mentre su quelle contrassegnate in giallo il giudizio resta in qualche modo sospeso: potrebbero essere fonte di allergie o altri altri fastidi, ma in generale, soprattutto se sono indicate in fondo alla lista degli ingredienti, si può generalmente chiudere un occhio.

Le sostanze da evitare

uando non è possibile consultare il Biodizionario, è possibile seguire alcune regole di base per evitare l’acquisto di cosmetici contenenti ingredienti tossici o dannosi per l’ambiente. Può essere utile, ad esempio, fare attenzione ai suffissi delle parole presenti nell’INCI: i nomi che terminano in -one o -xane, ad esempio, indicano di solito dei siliconi sintetici, che lasciano apparentemente la pelle liscia ma alla lunga potrebbero causare problemi di secchezza. Da evitare inoltre composti come Petrolatum, Paraffinum liquid, vaselina, mineral oil: derivati del petrolio, inquinanti e comedogeni, non sempre garantiscono una reale idratazione. Attenzione anche ai prodotti etossilati, che si riconoscono dalla particella eth (derivazione petrolifera) e ai composti che contengono il suffisso -trimonium (ittiotossico).

12 Settembre 2013 9 Commenti
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talco pericoli inalazione
cosmetici biologici

Talco: rischi, leggende metropolitane e alternative vegetali

by Silvana Santo - Una mamma green 13 Agosto 2013

Quando ho letto per la prima volta della possibile pericolosità del talco sono rimasta di sale. Io il talco – soprattutto quello venduto nel celeberrimo barattolo verde – lo adoro. Mi piace l’odore che ha, la sua impalpabile consistenza, il senso di fresco e di asciutto che lascia sulla pelle. Mi piace la sensazione di pulito a cui l’ho sempre associato. Per anni, dopo ogni doccia, mi sono letteralmente tuffata in candide nuvole di talco, che applicavo sistematicamente anche dopo le operazioni quotidiane di toletta spicciola. Un piccolo rito giornaliero che ho mio malgrado limitato dopo aver letto dei rischi legati all’uso improprio (state già immaginando delle fettine panate al profumo di mentolo, dite la verità…) eccessivo di polveri cosmetiche a base di talco. In giro, in realtà, se ne legge di ogni. Siti web, forum e riviste attribuiscono a questo minerale di magnesio una serie quasi infinita di effetti tossici o addirittura cancerogeni. Stando alle cassandre mediatiche, il talco sarebbe responsabile, nell’ordine, di allergie, dermatiti, problemi respiratori, cancro all’endometrio, asbestosi (sì, come l’amianto) e chi più ne ha più ne metta. Ci manca solo che qualcuno attribuisca alla famosa polvere per il bagnetto anche l’aumento dell’IVA, la moda degli abiti fluorescenti e la canicola di agosto.

Ma cosa c’è di vero?

Quel che è certo è che nel 2006 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, la Iarc di Lione, ha classificato le polveri per il corpo a base di talco come “possibili cancerogeni”, insieme ad altre decine e decine di prodotti. Una potenziale cancerogenicità che da allora non è stata confermata né smentita. Uno studio apparso nel 2010 sulla rivista Cancer epidemiology Biomarkers & Prevention, inoltre, ipotizza una correlazione tra il tumore all’endometrio e l’uso sistematico del talco (almeno una volta a settimana per anni o decenni) sulle parti intime femminili (ma va detto che questa neoplasia è, ahimè, particolarmente diffusa, e che fattori come il diabete, l’obesità e alcune particolari condizioni ormonali ne favoriscono l’insorgenza). Per iscrivere definitivamente la polvere a base di talco nel libro nero dei cosmetici cancerogeni, dunque, occorrerebbero altri studi ad ampio raggio. Quanto al possibile “effetto amianto”, sembrerebbe in buona sostanza una bufala, dal momento che la natura fisica dei cristalli di talco differisce sensibilmente da quella delle fibre di amianto, che è alla base dell’insorgenza di asbestosi e altre gravi patologie. La leggenda metropolitana potrebbe essersi diffusa perché in passato tracce di amianto potevano essere presenti nel talco, perché le cave dalle quali era estratto erano attraversate da filoni del pericoloso minerale, ma a partire dal 1973 tutti i prodotti a base di talco devono per legge essere privi di amianto. E ci mancherebbe altro.

Se, almeno stando alle conoscenze attuali, il talco non sembra dunque essere cancerogeno, pare invece che il suo abuso e la conseguente inalazione possano però creare problemi alle vie respiratorie, soprattutto quelle piccole e delicate dei bambini. Qualche preoccupazione deriva anche dall’effetto antitraspirante che il talco sembra avere sulla pelle, dal momento che le piccole particelle possono occludere i pori. Ma tra allarmismi eccessivi, disinformazione e luoghi comuni, come regolarsi, soprattutto quando in gioco ci sono – è proprio il caso di dirlo – le adorabili chiappette dei nostri bambini? Secondo me la chiave sta nel non esagerare. Non rifuggire il dispenser del Borotalco (Oops! L’ho detto…) come se fosse pieno di spore di antrace, ma neanche impanarci i bambini fischiettando allegramente. Con mio figlio, in particolare, ho scelto di non usare il talco per l’igiene quotidiana, ma di limitarne l’uso a sporadici casi di effettiva necessità – come le sudate epocali di questi giorni caldi e umidi (a proposito, se vi dicono che un neonato suda poco… non credeteci!) – e di applicarlo con cautela, “spalmandolo” con le dita (addio dunque alle mie amate nuvole bianche e profumate, sic!). Quando possibile, poi, preferisco sostituire il talco vero e proprio con polveri di origine vegetale, come l’amido di riso (ma si trovano in commercio anche la farina d’avena o l’amido di mais): ne esistono formulazioni in polvere fine pensate proprio per l’aspersione. Anche in questo caso, però, buona norma sarebbe cercare di evitare l’inalazione, non solo per i piccoli, ma anche per le mamme, i papà e i gatti. Soprattutto i gatti, che, loro sì, inalano già fin troppe schifezze ravanando nella lettiera. Ma questa è un’altra storia…

PS. Ringrazio la mia amica Roberta per aver ispirato (non ASPIRATO!) questo post.

13 Agosto 2013 13 Commenti
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cosmetici biologiciviaggi

Creme solari ecologiche per bambini

by Silvana Santo - Una mamma green 23 Luglio 2013

Qualche volta il rimedio può essere davvero peggiore del male. Pensate al fondotinta color emiliofede applicato in triplice strato per camuffare i brufoli o al deodorante spruzzato generosamente da certi tristi figuri a metà giornata per coprire i propri olezzi mefitici… Terribile? In realtà c’è perfino di peggio: spalmarsi una crema solare per proteggersi dal sole e rischiare, invece, di fare del male alla propria pelle. Vale la pena, forse, scoprire qualcosa di più sulle creme solari per bambini ecologiche.

Perché le creme solari fanno male ai bambini

La maggioranza dei solari in commercio contiene dei filtri di tipo chimico, sostanze in grado di “neutralizzare” i raggi ultravioletti appunto attraverso una reazione chimica (non c’è niente di scientifico in quello che sto scrivendo, è solo per rendere l’idea…). Coi filtri chimici, però, non si scherza: alcuni, tanto per dirne una, sono sospettati di interferire con il sistema endocrino, e in particolare di fare impazzire gli estrogeni, una caratteristica che tra l’altro li rende particolarmente rischiosi per i bambini. È il caso ad esempio dell’Oxybenzone, che secondo l’organizzazione americana EWG (Environment Working Group) può anche determinare reazioni allergiche, e che in Giappone è soggetto a forti limitazioni d’uso. Sotto accusa c’è anche il 4-Methylbenzyliden Camphor, osservato speciale del Comitato Scientifico Europeo dei prodotti al consumo (SCCP) per i presunti rischi di tossicità a concentrazioni superiori al 4%. L’elenco potrebbe continuare, e anche se il dibattito sulla reale pericolosità di queste sostanze è in molti casi ancora aperto, una certa prudenza, forse, non guasta. Senza contare che le creme solari di tipo chimico spesso contengono anche parabeni, siliconi (come il Dimethicone) e altre sostanze di derivazione petrolifera, inquinanti e potenzialmente dannose.

Le creme solari per bambini ecologiche

Ma esiste qualche alternativa più sicura e naturale, che ci permetta di prendere il sole senza preoccupazioni se non quella di scacciare le zanzare? Le creme solari per bambini ecologiche impiegano di solito filtri fisici o minerali, come l’ossido di zinco o di titanio. Si tratta di sostanze in grado di schermare fisicamente, appunto, i raggi UV, riflettendoli in tutto o in parte e impedendo loro di penetrare attraverso la pelle. L’efficacia di norma è alta, anche se i solari contenenti questo tipo di filtri presentano qualche difficoltà nell’applicazione, dal momento che i componenti minerali li rendono un po’ pastosi e non troppo fluidi e spalmabili. Stando a quello che si legge in giro, inoltre, questi prodotti tendono a risultare piuttosto visibili quando vengono applicati (si rischia di somigliare a quei simpatici turisti albionici tutti untuosi e bianchicci) e devono in ogni caso essere riutilizzati frequentemente, perché non sono impermeabili. A mio parere, comunque, si tratta di inconvenienti minimi rispetto ai rischi delle creme tradizionali.

creme solari bio bambini
Le creme solari per bambini fitoterapiche

Un’altra strada è quella dei preparati fitoterapici, che contengono estratti di piante ad azione “filtrante”. Si va dal germe di grano all’olio di sesamo, dal cocco all’elicriso, passando per la camomilla, la calendula e l’onnipresente aloe. Il problema, con questo tipo di prodotti, è che di solito non possono indicare in etichetta un fattore di protezione “certo” come le creme tradizionali, oltre al fatto che, come tutti i cosmetici di origine vegetale, possono dare luogo a reazioni allergiche nei soggetti predisposti.  Molti solari ecobio, in realtà, contengono una combinazione di questi due tipi di ingredienti (filtri minerali e principi attivi vegetali), che stando alle recensioni online risulta efficace e “usabile”. La scelta che ho fatto per il primo sole di Davide va proprio in questa direzione: prodotti ecologici ad alta protezione (50 e più) con filtri fisici e attivi vegetali biologici: burro di karité, estratto di foglie di oliva e di melograno, oli di riso, macadamia, rosa moschata e jojoba. Aspetto di usarli per testarne efficacia, facilità di applicazione, durata, etc.

Chi preferisce affidarsi ai più convenzionali solari con filtri chimici, può controllare la salubrità degli ingredienti nel Biodizionario online (pallino rosso, sostanza pericolosa o inquinante; pallino verde, sostanza innocua). In ogni caso, evitate se potete almeno i composti a sospetta attività estrogena, ricordatevi di lavarvi accuratamente le mani dopo l’applicazione e di fare sempre una doccia alla fine della giornata in spiaggia. Anche perché, altrimenti, rischiate di finire come quei tristi figuri che abusano di deodorante…

23 Luglio 2013 3 Commenti
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cosmetici biologicipannolini ecologicirimedi naturali

Recensione: Pasta all’ossido di zinco Bio Bio Baby

by Silvana Santo - Una mamma green 17 Luglio 2013

Se neonato uguale pannolini, pannolini (usa e getta) uguale, purtroppo, arrossamenti e irritazioni. Tra i prodotti che difficilmente mancano nell’ideale beauty case di un bambino piccolo, dunque, c’è la pasta protettiva a base di ossido di zinco, utile appunto per prevenire o curare eventuali reazioni della pelle al contatto costante con il pannolino.

Alla ricerca di un prodotto privo di sostanze tossiche e inquinanti ma reperibile a un prezzo decente, mi sono imbattuta nella Pasta all’ossido di zinco della linea Bio Bio Baby, prodotta in Italia dalla Pilogen Carezza.

Ecco quello che si legge sulla confezione:

La pasta all’ossido di zinco 15% ed estratto biologico di calendula (dermatologicamente testata) con Burro di karitè, Olio di riso, olio di mandorle, Bisabololo, Vitamina E. La sua ricca formulazione e la sua consistenza creano un sottile strato impermeabile che protegge il sederino dei piccoli dal contatto col pannolino bagnato. Ideale anche per tutte le zone del corpo arrossate.

La Pasta all’ossido di zinco Bio Bio Baby è un prodotto Ecobiocosmesi certificato ICEA AL N° 033BC006.

 

Questo, invece, è l’Inci:

Ricinus communis seed oil vv

Zinc oxide g

Butyrospermum parkii (burro di karité) * vv

Hydrogenated castor oil vv

Copernicia cerifera cera (Carnauba) vv

Calendula officinalis extract* vv

Helianthus annuus seed oil (olio di girasole)* vv

Oryza sativa bran oil (olio di riso) vv

Prunus amygdalus dulcis oil (olio di mandorle dolci)* vv

Tocopheryl acetate vv

Bisabolol vv

Profumo biancobianco

*da agricoltura biologica

Il prodotto, in tubi di plastica da 150 ml, è reperibile online o in alcuni supermercati (io lo compro all’Auchan) a un prezzo di circa 8 euro, ma ne esiste anche una versione da 75 ml.

E questa la mia recensione:

La pasta si presenta come la maggior parte dei prodotti concorrenti: bianca, densa, di consistenza – ma va? – pastosa. L’odore, piuttosto delicato, è quello tipico “da bebè” e la resa è alta (ne basta poca per ogni applicazione).
La mia esperienza con la pasta protettiva Bio Bio Baby è assolutamente positiva: non so se sia per questo, se per la scelta dei pannolini ecologici, per il limitato ricorso alle salviette imbevute o per la frequenza dei cambi e dei lavaggi (o magari è solo fortuna!), ma Davide non ha mai avuto dermatiti o arrossamenti particolarmente preoccupanti. Quando, dopo qualche cambio frettoloso fuori casa oppure per gli effetti della dentizione, si è manifestato un lieve rossore, l’applicazione del prodotto lo ha risolto nel giro di poche ore. Anche l’irritazione causata dai pannolini di plastica del reparto maternità è stata curata con questo prodotto, che si è riovelato utile anche per trattare qualche graffio superficiale (per quanto spesso si tagli loro le unghie, i neonati sembrano sempre Edward Mani di Forbice!) e dei brufoletti. L’unica difficoltà, che credo possa dipendere dall’alta concentrazione di ossido di zinco, sta nella leggera difficoltà che si incontra nello spalmare la pasta quando fa particolarmente freddo, ma è un problema davvero marginale. In conclusione, la Pasta all’ossido di zinco Bio Bio Baby è decisamente promossa (a differenza della versione spray, che trovo troppo liquida e di difficile applicazione).

17 Luglio 2013 5 Commenti
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cosmetici biologici

Liscio come il sederino di un bebè

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Maggio 2013

Tratto dalla mia rubrica “Diario di ECOmamma” su La Nuova Ecologia (numero di aprile 2013)

 La pelle dei bambini ha una morbidezza proverbiale. Lo sanno bene le mamme e i papà, consapevoli anche che tanta soffice delicatezza richiede una cura particolare e una scelta sapiente dei prodotti per l’igiene. Quando, tre giorni dopo il rientro dall’ospedale, Davide ha perso il moncone del cordone ombelicale, la prospettiva del primo bagnetto mi ha posto davanti a una serie di alternative. La scelta principale, condivisa con la mia metà, è stata quella di seguire lo stesso principio adottato per noi grandi: evitare detergenti, creme e lozioni che contenessero derivati petroliferi, prodotti etossilati e altri ingredienti potenzialmente inquinanti.

Bando, dunque, a paraffine, petrolati e siliconi, che vengono ricavati a partire da materie prime non rinnovabili, e che non essendo biodegradabili, una volta nello scarico finiscono con inquinare le acque. Personalmente, abbiamo preferito evitare anche i coloranti sintetici (indicati generalmente in etichetta da un numero di 5 cifrepreceduto dalla sigla CI, Colour index), perché possono essere causa di allergie. Per la stessa ragione, meglio scegliere cosmetici privi di profumazioni aggressive: in questo modo, tra l’altro, si evita di alterare o cancellare l’irresistibile odore di bebè!

La scelta di preferire cosmetici ecologici è ovviamente molto personale, ma come assicurarsi che i prodotti selezionati siano davvero green? Affidarsi ai marchi più consolidati non basta: l’unica possibilità, allora, è abituarsi a leggere l’elenco degli ingredienti dei prodotti (INCI, International nomenclature of cosmetic ingredients), ricordando che i diversi componenti sono indicati in ordine decrescente di abbondanza.

Una possibilità per interpretare gli INCI in un’ottica ecologica è il Biodizionario online, che assegna una valutazione di sostenibilità e salubrità agli ingredienti usati nei cosmetici (si tratta comunque di valutazioni soggettive, tenetelo comunque a mente). Personalmente, per mio figlio ho scelto di puntare su prodotti a base di ingredienti naturali, purché non siano di origine animale o estratti da piante in via di estinzione: amido di riso rinfrescante da sciogliere nell’acqua del bagnetto, olio di mandorle puro per elasticizzare e idratare la pelle, burro di karité per nutrire, calendula per lenire screpolature e irritazioni. Oltre al discorso dell’impatto sull’ambiente, trovo infatti gli ingredienti di origine naturale più gradevoli, sia come consistenza che come aroma.

Se pensate di fare la stessa scelte, fate sempre attenzione alle possibili allergie, ricordando che gli estratti vegetali possono determinare reazioni avverse (meglio sempre fare una prova su una porzione minuscola di pelle). Io trovo ottimo anche il classico ossido di zinco per lenire gli eventuali arrossamenti da pannolino. E per una scelta ancora più sostenibile si può optare, come noi abbiamo fatto per Davide, per cosmetici certificati bio, preparati con estratti vegetali provenienti da coltivazioni organiche.

Infine, il mio consiglio è quello di non esagerare con la mania dell’igiene: eccedere con disinfettanti, detergenti e salviette umidificate può nuocere alla delicata epidermide dei neonati, oltre che interferire con il naturale sviluppo delle loro difese immunitarie.

8 Maggio 2013 2 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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