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ridere

life

Sono Peppiniello, non sono una mamma

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Luglio 2019

Non può succedere solo a casa mia. Ditemi che non è così.

Prima i miei figli erano talmente piccoli da essere scarsissimamente autonomi. Il che era per certi versi una gran rottura, ma mi permetteva, stanchezza a parte, di fare quello che andava fatto per loro coi miei criteri e coi miei ritmi. Più o meno, diciamo. Ora che Davide e Flavia sono più grandi e hanno rapidamente acquisito importanti margini di autonomia (sul piano pratico, perlomeno), non devo più cambiare pannolini, lavare manine, riempire cucchiai, pulire bocche, mettere abiti, scarpine e soprattutto allacciare quei dannatissimi body. Fantastico, direte. Già. Peccato però che, essendo le attività quotidiane dei miei figli divenute appannaggio esclusivo o quasi dei diretti interessati, io ora passi il tempo a incoraggiare, catalizzare, scuotere, risvegliare dall’oblio. A fracassare le scatole a loro e a me, in buona sostanza.

Sono diventata un caspio di motivatore per bambini con tempi di reazione da bradipo avvinazzato. Il principe azzurro che risveglia la bella imbambolata, la Jill Cooper dei compiti a casa, la profetessa dell’Imperativo presente. L’enzima antropomorfo della masticazione (e deglutizione/vestizione/lavaggio/evacuazione). Un Peppiniello di Capua senza megafono né tutina di neoprene. E senza i bicipiti dei fratelli Abbagnale.

In pratica, passo metà delle mie giornate a pronunciare il nome di uno a caso dei miei figli – spesso quello sbagliato – seguito dal modo Imperativo, tempo Presente, seconda persona singolare (o plurale, all’occorrenza) dell’azione che loro stanno svolgendo con lentezza esasperante. O stanno del tutto trascurando di svolgere, nonostante l’impietoso scorrere del tempo.

“Davide, finisci i compiti”. “Flavia, fai la pipì”. “Davide, rimetti a posto i giocattoli”. “Flavia, smetti di andare in giro a piedi nudi”. “Flavide, vai a lavarti i denti”. “Davia, mangia quello che hai nel piatto!”. “Davide, Flavia, infilatevi il pigiama!”.

La mia principale mansione materna sembra essere diventata quella di scuotere i miei figli dalle conversazioni silenziose che intrattengono col proprio mondo interiore, nel tentativo di ricordare loro che devono fare una serie di cose imprescindibili, in tempi compatibili con la sopravvivenza umana. Avrei dovuto chiamarli Ugo e Ida, come suggeriva il buon Troisi. Forse sarebbero stati più solleciti, o almeno mi sarei risparmiata un po’ di fiato.

Poche cose, finora, mi hanno dato altrettanta consapevolezza del tempo che è passato da quando ero “solo” una figlia. E della diversa prospettiva dalla quale adesso mi trovo a vivere la mia quotidianità. Sono diventata, senza davvero rendermi conto che stava accadendo, quella che ripete istruzioni dalla mattina alla sera, sperando che qualcuno abbia la decenza di starla a sentire. O di fingere, perlomeno. Ditemi che non è successo solo a me, per favore. Mentite pure, nel caso, ma voi ditemelo.

Secondo me l’Imperativo Presente lo ha inventato una madre.

4 Luglio 2019 10 Commenti
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6 cose (ciniche) che vorrei dire alle mamme in estate

by Silvana Santo - Una mamma green 25 Giugno 2019

1. Essere promossi in quarta elementare è una gran bella cosa, sul serio. E se un bambino conclude l’anno con un giudizio positivo e voti alti fa un gran piacere. Ma decisamente non è niente di così eccezionale da autorizzare un genitore a vantarsi su Facebook. È il caso di spammare la pagella sui social solo se vostro figlio si chiama Sheldon Cooper e a 11 anni sta per cominciare il suo primo anno al college.

2. Anche io mi emoziono tutte le volte alle recite scolastiche dei miei figli. Piango, finanche. E giuro che mi commuovo per tutti i “diplomati della materna”, anche quando non sono figli miei (soprattutto se fanno partire “A modo tuo” di Elisa). Capisco, dunque, l’emozione che vi assedia dinanzi a vostra figlia che esegue – naturalmente in maniera impeccabile – il suo primo “Lago dei Cigni”col tutù di tulle rosa confetto. Ma mi permetto di darvi un consiglio: se decidete di condividere il vostro orgoglio con il mondo, scegliete perlomeno una didascalia originale. “La mia piccola ballerina” è un tantino inflazionato. Sì, anche se ci aggiungete un cuoricino rosso alla fine o l’emoji della danzatrice classica in equilibrio su una gamba sola.

3. La diretta Facebook delle vostre vacanze in Calabria, solo se provvedete a inviare una fornitura annuale di ‘nduja a tutti i vostri contatti.

4. Le seguenti conquiste della prole, che per voi rappresentano una legittima ragione di lacrima facile, orgoglio incontenibile e pelvica soddisfazione, generano mera indifferenza nel prossimo, anche se vi vuole molto bene: nuotare senza braccioli, andare in bici senza rotelline, recitare in “Pierino e il lupo”, fare le capriole sott’acqua, finire il libro dei compiti delle vacanze, vincere la medaglia di pattinaggio, ottenere una cintura di qualsiasi colore in qualsiasi arte marziale esistente, aggiudicarsi il torneo di ping pong del campo estivo dell’oratorio, prendere una qualsivoglia certificazione di inglese.

5. Lasciate che sia vostro figlio, eventualmente, a dedicare una storia Instagram al proprio tema della Maturità.

6. I selfie sulla spiaggia con commenti di aperto affronto ad amici e parenti rimasti a casa a lavorare sono vietati dalla Convenzione di Ginevra (e punibili con il medesimo trattamento, in dose raddoppiata, da parte di quegli stessi amici, che, prima o poi, andranno a loro volta in ferie mentre voi sarete mestamente rientrati dietro la scrivania).

25 Giugno 2019 3 Commenti
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Adolescenza precoce

by Silvana Santo - Una mamma green 2 Maggio 2019

Confesso che non ero pronta (e che non lo sarei stata neanche per i prossimi 7 o 8 anni). Non mi aspettavo di dover fronteggiare un’adolescenza in piena regola con una figlia che ha da poco compiuto 4 anni. In pratica, si comincia a discutere fin dal risveglio, sul menu della colazione, per esempio. O sull’abbigliamento del giorno, sulla frequenza a scuola. O su altre infinite variabili di giornata. Non che la discussione riguardi sul serio la frequenza scolastica o la colazione, in realtà, nel senso che non sono scelte sulle quali una bambina di pochi anni possa avere l’ultima parola (almeno a parer mio). Ma lei ha comunque sempre qualcosa da ridire, e davvero non si risparmia nel farlo.

Si continua al ritorno da scuola, sui programmi del pomeriggio, sulla merenda (o meglio sulle merende multiple che Flavia spererebbe di fare), sulla coesistenza con suo fratello. Per arrivare poi alla cena (orario, menu, mani da lavare e via dicendo), ai cartoni serali, ai denti che vanno spazzolati e al pigiama che va indossato, alla scelta del libro da leggere prima di andare a letto (gli innumerevoli libri, vorrebbe lei) e alla luce che, finalmente, deve essere spenta.

Volendo, ci sarebbe materiale per un conflitto ininterrotto lungo le 24 ore, dal quale, ci scommetto, non sarebbero gli adulti a uscire davvero provati. Prima di avere figli pensavo ingenuamente che di fronte alle richieste irragionevoli dei bambini sarebbe bastato mostrarsi fermi – il che, per inciso, non sempre vuol dire urlare, minacciare e simili – e invece mi rendo conto che, perlomeno con alcuni bimbi, e in determinate fasi, non è sempre così. Non basta automaticamente rifiutare una certa cosa con decisione per fare in modo che tuo figlio smetta di richiederla con insistenza asfissiante. E anzi, talvolta la rigidità e l’intransigenza complicano ulteriormente le cose.

Con Flavia, per esempio, il “muro contro muro” si rivela quasi sempre controproducente, portando il conflitto al parossismo e rendendo il capriccio ancora più esasperato. La cosa più efficace, di solito, è distogliere la sua attenzione dall’oggetto ossessivo della sua richiesta, o magari condurla a fare ciò che è necessario – lavare i denti, mettere il pigiama, mangiare etc – come se fosse un gioco, o addirittura una sua scelta. Solo che non sempre uno (una, dovrei dire, visto che parlo di me!) ha il tempo, la pazienza e le energie nervose sufficienti per gestire il conflitto nel modo più saggio. Una visione dell’intera faccenda non sempre comune a quella dell’altro genitore peggiora ulteriormente le cose, per non parlare dei consigli non proprio richiesti di amici, parenti e conoscenti, che spesso celano più o meno apertamente un certo biasimo.

Voi come fate? C’è qualcuno alle prese con una specie di precoce adolescenza dei suoi figli, oppure siamo noi a essere particolarmente fortunati? E come gestite le situazioni di conflitto?

2 Maggio 2019 24 Commenti
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6 grandi misteri della maternità

by Silvana Santo - Una mamma green 18 Febbraio 2019

Non ne parlano i poeti, le canzoni né le filastrocche della Festa della Mamma. Però ne fanno esperienza tutte le madri (e anche tutti i padri, in effetti). Ecco a voi, insomma, i 6 grandi misteri della maternità

Il cibo della scuola è più buono

Puoi anche imbarcarti su un peschereccio norvegese insieme al Capitano Achab , catturare con una fiocina artigianale il migliore merluzzo dell’Atlantico, sfilettarlo e panarlo con pane di Altamura tagliato al coltello: i bastoncini dell’asilo saranno irrimediabilmente più buoni.

La legge inversa delle pulizie di casa

Il tempo passato a pulire e riordinare casa è inversamente proporzionale a quello che i tuoi figli impiegheranno per ricondurla alla condizione “Discarica di Malagrotta”.

Il tempismo dei figli piccoli

Il “maaaaaaammmmmma” che arriva nell’attimo esatto in cui depositi le tue terga sul water. Lo “Nguè” dalla culla che parte in sincrono perfetto coi (tuoi) preliminari amorosi. La deflagrazione fecale che inonda il pannolino quando, dopo un’ora ti preparativi, ti sei finalmente richiusa la porta di casa alle spalle con tuo figlio in braccio. La pipì che scappa proprio nell’istante in cui si accende il segnale di chiusura delle cinture di sicurezza sull’aereo. E poi lei, naturalmente: la febbre alta del venerdì sera.

Il fuso orario finesettimanale

Forse è il più dibattuto dei misteri della maternità, o perlomeno quello a cui i genitori fanno più fatica a rassegnarsi. Il problema è che nessuno si è ancora avvicinato a darne una parvenza di spiegazione scientifica: perché lo stesso bambino che dal lunedì al venerdì va trascinato fuori dal letto alle 7,30 e tenuto sveglio a forza di richiami durante la colazione, la vestizione, la minzione e tutte le altre cose mattutine che finiscono in -zione, poi il sabato, la domenica e a Natale salta come un grillo alle prime luci dell’alba?

La maledizione di Teddy

Perché il giocattolo preferito è sempre quello che si smarrisce negli anfratti più oscuri?

L’educazione ad personam

Ovvero il mistero secondo il quale i tuoi figli sono sempre “bravissimi” con tutti tranne che con te. Le maestre si sbrodolano in elogi, i nonni giurano che “non ha fatto neanche un capriccio”, la mamma dell’amichetto ti chiede il tuo metodo segreto per la perfetta educazione: peccato che a casa si trasformino in una via di mezzo tra Emily Rose e Borghezio.

18 Febbraio 2019 3 Commenti
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bugie che dicono i genitori
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5 bugie che (si) raccontano i genitori

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Febbraio 2019

Essere genitori è una palestra di consapevolezza. A volte. Ma spesso è anche un esercizio più o meno inconscio di negazione, di rimozione, di mistificazione involontaria della realtà. Perché magari la verità è scomoda o troppo acuminata. O perché la fatica di crescere un figlio è tale che non restano energie anche per fare i conti con le cose che non ci piacciono. E allora, in qualche modo, si finisce col raccontarsi una realtà che forse non è proprio come noi vogliamo vederla. E col mentire a se stessi su un sacco di cose.

1. Mio figlio è molto educato

Tutti si lamentano della maleducazione dilagante, ma, chissà come mai, il problema riguarda sempre i figli degli altri. Tutti si lamentano di quanto i genitori siano diventati inetti, lassisti, smidollati. Ma, chissà come mai, tutti si professano risoluti, decisi, inflessibili. Magari espressamente “severi”. Due sono le cose: o la maleducazione non è poi così diffusa, oppure la maggior parte dei genitori si racconta una pietosa bugia.

2. Il tempo di qualità

Certo, non serve essere Maria Montessori per rendersene conto: se passo due ore al giorno insieme a mio figlio da sveglio, forse prestargli attenzione, in quei centoventi minuti, è un po’ meglio che parcheggiarlo davanti a Rai YoYo. E passare due ore al giorno insieme a mio figlio, ci mancherebbe, non fa di me una madre (o un padre) indecente, o peggiore di altre. Ma questo non vuol dire che chi trascorre coi figli un sacco di tempo lo faccia in automatico “senza qualità”. E che magari, dal punto di vista di un figlio, la combo quantità/qualità non resti invece l’opzione più allettante.

3. La colpa è degli altri

Della scuola, degli amici, della TV, dei nonni. Della genetica o dell’inquinamento. Dei vaccini. Dei videogiochi. O magari, se qualcosa non va “secondo i piani”, se mio figlio non si allinea a un modello che ho dentro la mia testa, se non corrisponde alle mie aspettative, se non aderisce al progetto che ho su di lui, finisce pure che la colpa è tutta sua. Che mi ha deluso.

4. Viaggio/esco senza mio figlio per renderlo autonomo

No. Se viaggio/esco senza mio figlio è perché è più semplice, meno faticoso, più economico. Questo non vuol dire che sia un male, per carità (e magari per qualche figlio è anche di gran lunga l’opzione preferibile), ma raccontarlo come un gesto dalla decisa valenza educativa, quasi come un sacrificio offerto sull’altare della genitorialità sana e consapevole, almeno secondo il mio naso, puzza leggermente di ipocrisia.

5. Ogni genitore è perfetto per suo figlio

Questa è la mia preferita, quella che cerco di propinarmi più spesso, con risultati di solito poco convincenti. Forse è una bugia quasi necessaria, l’arma spuntata con cui fronteggiamo la nostra inadeguatezza, la consapevolezza dei nostri limiti. La verità, da dirsi piano e poi scacciarla via come una mosca dai propri occhi, è che i genitori, anche se in ottima fede, possono fare casini indicibili. E magari qualcuno di noi per fare il genitore non era proprio la persona più adatta.

8 Febbraio 2019 1 Commenti
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essere madre

Dieci cose (più una) che cambiano quando hai dei figli

by Silvana Santo - Una mamma green 4 Febbraio 2019

Il metabolismo, il punto vita, l’elasticità della pelle e quella delle – ehm – parti basse. Certo. Ma queste non sono le uniche cose che cambiano drasticamente dopo che hai avuto dei figli (e forse non sono nemmeno le più eclatanti). Io ne ho contate altre dieci più una, ma sono certa che l’elenco potrebbe continuare all’infinito.

1. Il divano

Un tempo era un comodo e agognato elemento d’arredo. Teatro di lunghe sessioni di cinema casalingo, di pasti d’asporto consumati in libertà, di pennichelle finesettimanali fuori programma e di incontenibili accessi di passione. Adesso è un buco nero che fagocita telecomandi, cellulari, calzini spaiati, mattoncini lego, scarpe di Barbie, pastelli a cera, pezzi di pongo fossilizzato, sorpresine dell’ovetto Kinder, residui semisolidi dell’ovetto Kinder, palloncini scoppiati, batterie esauste e chiavi della macchina. Oltre che una macchina che produce briciole a ciclo continuo.

2. La vita sociale

Un tempo consisteva in uscite al pub, cene a casa di amici, incontri in pizzeria, qualche festa e qualche aperitivo al volo. Ora è quasi completamente fagocitata da compleanni in ludoteca, recite scolastiche, saggi, spettacoli, laboratori di lettura/riciclo creativo/teatro/decoupage/collage/maquillage/dressage, merende di gruppo, ritrovi di famiglie in ristoranti baby-friendly. Perché i bambini contemporanei hanno un’agenda che al confronto il Papa è un tizio che stringe pochissime mani.

3. Le canzoni

Prima dei figli erano una delle espressioni più autentiche dei tuoi gusti e della tua personalità. Un canale per sublimare le tue emozioni più viscerali, il mezzo più efficace per empatizzare col mondo. Adesso? “Una vita in vacanza, una vecchia che balla…”.

4. L’automobile

Un tempo era, banalmente, un mezzo di trasporto. Adesso è un incrocio tra una discarica e un salone parrocchiale al termine di una festa di Capodanno.

5. La doccia

Prima dei figli rappresentava un gesto di igiene personale quotidiano e ordinario, o, al massimo, un momento di privato relax e di cura della persona. Adesso è una performance degna del tizio altoatesino che batteva i Guinnes a “Scommettiamo Che?”: in quindici secondi riesci a farti anche lo scrub dei talloni, la depilazione delle ascelle e l’applicazione dell’olio di mandorle sulle chiappe (poi magari finisce che ti depili le chiappe e di scartavetri le ascelle, ma sono dettagli). Il tutto alla presenza di pubblico tifante, naturalmente.

6. La colazione

Un pasto frugale o complesso, dolce o salato, sbrigativo o rilassato. La ripartenza della giornata, possibilmente in religioso silenzio. Ma questo era prima. Adesso? Uno tsunami, l’esplosione di una supernova, il Big Bang, Capodanno a Forcella: un casino indicibile in cui tutti corrono in direzioni a caso, tutti urlano cose a caso, tutti masticano cose a caso, tutti sanno di essere a prescindere in ritardo.

7. Il lunedì

Prima dei figli era il faticoso inizio di una settimana lavorativa, lento e deprimente. Ora è il giorno in cui riconsegni la prole alla scuola con malcelato sollievo.

8. Lo shopping

Un tempo poteva essere un vero e proprio passatempo, una forma di dipendenza o una mera necessità di natura pratica. Dopo i figli diventa semplicemente una esperienza infernale, una roba che ti fa rivalutare all’improvviso i dolori del travaglio.

9. I tuoi genitori

Che dopo i figli smettono di essere tali e diventano “i nonni di tuo figlio”. Ovvero la rivoluzione copernicana dei metodi educativi, l’inversione completa delle priorità. E la tua autostima messa alla prova ben più di quella dei concorrenti di MasterChef al cospetto di Barbieri e Cannavvacciuolo.

10. Le pulizie di casa

Prima dei figli, una rottura di scatole che ti consentiva di godere di un ambiente ordinato, pulito e accogliente. Un sacrificio sensato, un male necessario. Dopo i figli? Il più colossale degli investimenti a perdere, un supplizio reddoppiato e inutile, i cui benefici possono godere, nella migliore delle ipotesi, di un’aspettativa di vita di 18 secondi. Ovvero il tempo che, se va proprio bene, servirà ai tuoi figli per trasformare nuovamente la vostra abitazione in una via di mezzo tra una puntata di “Sepolti in casa” e una pagina particolarmente intensa de “La Città della Gioia”.

11. L’ansia

Che prima era solo ansia. Ora è tua sorella. Gemella. Siamese. Non operabile.

4 Febbraio 2019 4 Commenti
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come sopravvivere all'autunno
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6 cose molto popolari che a me non piacciono

by Silvana Santo - Una mamma green 1 Febbraio 2019

Che io sia stramba si potrebbe forse desumere dal fatto che detesto il caffè e pure il babà, nonostante i miei natali inequivocabilmente partenopei. Ma non c’è solo questo, ahimè. Da qualche tempo ho notato che molte cose “popolari” per me sono detestabili, o quasi. Ditemi che non sono sola.

1. Il tè verde

E dire che io il tè (nero, bianco, bancha etc) lo adoro. Col latte o col limone, zuccherato, amaro e con il miele. Ma il tè verde… Giuro che ci ho provato: in filtri o in foglie, semplice o aromatizzato, cinese, indiano e tutto il resto. Niente da fare. Per il mio palato il tè verde – soprattutto il matcha, quello che si usa spesso nei rituali asiatici – sa di pesce. Anzi no: sa di pescheria, di alghe stantie, di acqua con cui hai lavato il piatto di portata della spigola. Insomma, se non si era capito, per me è il tè verde un colossale “no”.

2. I libri di carta

Ad eccezione di quelli per bambini, dei fumetti e dei graphic novel. Va bene il profumo di tipografia, va bene la rilegatura sapiente fatta a mano da Gutenberg, va bene la poesia indicibile del font sulla carta riciclata, ma io i romanzi devo leggerli, non toccarli/annusarli/contemplarli. E i libri di carta sono ingombranti, costosi, pesanti, scomodi (perlomeno se, come me, leggi quasi sempre a letto e al buio), ti cascano dolorosamente sul naso se ti appisoli mentre stai leggendo. E hanno la maledetta tendenza ad attrarre elettrostaticamente nugoli di polvere e pelo di gatto. Quindi sì: viva il mio dissacrante ebook reader leggero, sottile, efficiente e retroilluminato. E provvisto di dizionario inglese integrato, che mi ha cambiato la vita in fatto di letture anglofone.

3. I film musicali

A parte Mary Poppins e i cartoni Disney, davvero, non fanno per me. Se voglio un concerto, o un documentario musicale, perché dovrei guardare un film? Vi dico solo che in aereo, tornando dall’Oman, ho provato a guardare La La Land mandando avanti le parti cantate. Dopo un po’ ho rinunciato e messo Hotel Transylvania.

4. Il latte di soia

Nonché la soia tutta, inclusi tofu e il seitan. Se l’alternativa sostenibile, etica e salutare al latte vaccino è questa roba qui, io preferisco fare a meno completamente del latte. Che poi è esattamente quello che ho fatto, ora che ci penso. Non mi sembra che sappia di pesce, come il tè verde, ma il risultato, per me, è comunque nauseabondo.

5. Gli stivaletti scamosciati

Ok, non ci capisco niente di fashion. Lo riconosco senza problemi. Però davvero, quelli a cui mi riferisco io, e lo avete capito, sembrano delle pantofole. Pantofole che, per inciso, anche mia nonna avrebbe trovato di gusto un po’ retrò. E poi, quando piove, non si macerano? Secondo me sono il classico capo che ben poche indosserebbero, se non fosse così “di moda”.

6. I fotolibri

Ditemi: che vi hanno fatto di male le vecchie stampe fotografiche di un tempo? Un paio di volte io ci ho pure provato, a progettare un fotolibro. Credo di averci impiegato non meno di 16 ore, ricavandone un gran mal di testa e una grave sindrome da alienazione. Mi tengo i miei faldoni colorati pieni di foto 10×15, grazie.

E voi? Avete dei gusti bizzarri? Quali sono le cose che tutti amano e voi invece non sopportate?

1 Febbraio 2019 1 Commenti
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chat whatsapp classe
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Chat Whatsapp della classe: istruzioni per l’uso

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Ottobre 2018

Il Natale delle altre mamme non sarà più ricco d’amore se lo passeranno a cancellare trecentoventisette meme con la Renna Rudolph dalla chat Whatsapp della classe. E lo stesso vale per Capodanno, Pasqua, Pasquetta, Ferragosto, il Primo Maggio, l’Otto Marzo, il Venticinque Aprile, la Festa della Donna, Pentecoste, il Due Novembre, l’Immacolata Concezione, il Solstizio d’Estate e l’anniversario della morte di Giovanni Paolo Secondo. Chiama o scrivi ai tuoi amici, se ci tieni a fare loro gli auguri. E lascia che gli altri si ubriachino senza essere interrotti dalle notifiche.

Se tuo figlio Carletto è malato e non può andare a scuola. Se tuo figlio deve andare dal dentista ed esce prima da scuola. Se tu finisci tardi al lavoro e tuo figlio sarà recuperato dalla zia Filomena. Se tuo figlio ha invitato l’amica Cettina a giocare da lui, per cui la preleverai tu da scuola insieme a Carletto, beh, ti svelo un segreto: ai circa sette miliardi di individui umani che non siano Carletto, Cettina e zia Filomena, inclusi dunque quelli che annaspano loro malgrado nella chat Whatsapp della classe, tutto questo non interessa. Manda un messaggio privato alla maestra e il tuo karma migliorerà come per magia.

Il 99,9% delle notizie allarmistiche o pietistiche che girano su internet è costituito da bufale: vere e proprie calunnie, leggende metropolitane in circolazione dal 1997, notizie gonfiate o fraintendimenti più o meno in buona fede. Prima di condividere fake news nella chat Whatsapp della classe, conta almeno fino a venti. E magari verifica prima la fonte.

Nelle chat Whatsapp della classe vige la regola non scritta del “parla solo se necessario”.
Se Gianroberto ha perso la felpa degli Avengers, e se non sei tu quella che l’ha trovata, non è necessario rispondere “No, io non ho trovato niente!”. Basta semplicemente tacere. In attesa che la mamma di Filippo Maria tiri fuori la felpa (o che il padre del povero Gianroberto si accorga di averla lasciata in macchina).

Promuovere la propria attività o quella della propria cognata – bomboniere in pasta di sale, orecchini in pasta Fimo, torte in pasta di zucchero, salone di trucco e parrucco, negozio, palestra etc – nella chat Whatsapp della classe è il male. Non vi procurerà nuove clienti, ma solo antipatie e makumbe (e sì, vale anche se l’attività consiste in blog, articoli e libri).

Prima di postare nella chat Whatsapp della classe una foto di tuo figlio ritratto nell’impeccabile outfit del matrimonio della cugina Geppetta, ricorda che quello che a te sembra un momento aulico, la perfezione effimera cui ti ha condotto la vita dopo tanti sacrifici, l’incarnazione terrena della bellezza pura e definitiva, per gli altri membri della chat è solo: una notifica inutile, una manciata di minuti persi, la foto di un bambino sconosciuto vestito da pinguino, l’ennesimo file da cancellare bestemmiando dalla memoria del cellulare. Se proprio devi condividere qualcosa, che siano i confetti alla mandorla della cugina Geppetta.

Liberissima di postare sul tuo profilo Facebook un bel “Buongiornissimo, Kaffé????” ogni mattina che il buon Signore manda in Terra. Perché lì la gente è libera di cancellarti quando crede, o almeno di cliccare il salvifico tasto “Non seguire più”. Ma imporli nella chat Whatsapp della classe è contrario al buon senso, alla convenzione di Ginevra e a ogni norma del vivere civile. Il buongiorno, magari, ce lo scambiamo di persona, se ci incrociamo fuori la scuola (il Kaffé invece mi fa schifo, ma non c’è niente di personale).

Ogni comunicazione ridondante, fraintendibile, inconciliante, insinuante o che non sia di potenziale interesse per tutti membri della chat Whatsapp della classe è da evitare. Per tutto il resto, c’è sempre l’opzione “Silenzia le notifiche”.

8 Ottobre 2018 8 Commenti
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dieta mamme
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La dieta, quando hai dei figli

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Luglio 2018

Ti ci metti d’impegno, raccogliendo tutta la forza di volontà di cui sei dotata. Vuoi mangiare sano, rimetterti in forma, fare del bene al tuo corpo. Seguire con scrupolo le direttive del tuo fidato nutrizionista. Peccato che un ostacolo insormontabile si stagli fra te e il tuo obiettivo, rendendo l’impresa di seguire una dieta più ardua che mai: i tuoi figli.

Si comincia al mattino. Quando tu sei lì che mastichi con lentezza da cammello la tua unica fetta di pane tostato sporca appena appena di miele, e sorseggi il tuo tè – o caffè, o quel è – dolcificato col niente. O con la stevia, e non so cosa sia peggio. E intanto, all’altro capo del tavolo, tuo figlio grugnisce soddisfatto dopo la sua generosa razione di latte e biscotti. O di pane e Nutella. O di entrambe le cose.

La tregua che ti viene concessa mentre il pupo, o i pupi, sono a scuola (e tu intanto cerchi di convincere il tuo organismo che l’insalata di farro con verdure di stagione sia un vero pranzo) dura appena un momento. La prima cosa che tuo figlio ti dice quando vai a riprenderlo, o quando lo ritrovi dopo il lavoro, è che a scuola c’è stato il compleanno di Giorgino, la cui mamma ha voluto rendere partecipi delle celebrazioni tutti i compagni, regalando a ciascuno di loro un sacchetto di caramelle e cioccolatini da fare impallidire la calza della Befana extra-size che la tua vicina di casa piena di soldi riceveva ogni anno quando eravate piccole. E tu, stoica, resisti all’ipersalivazione e alla morsa allo stomaco.

La merenda di metà pomeriggio è forse la tortura peggiore. Tu ci provi, a condividere coi tuoi figli lo yogurt magro o la porzione di frutta fresca che ti spetta. E spesso ci riesci, in effetti. Solo che loro completano il pasto con un pane e mortazza dal profumo talmente intenso che si vede la scia a mezz’aria come nei cartoni di Tom e Gerry. A quel punto, puoi solo accendere la radio sperando che l’ultima performance live di Giusy Ferreri copra i lamenti di disperazione del tuo stomaco in avaria.

E proprio quando pensi che l’ora di cena sia vicina e che il peggio sia finalmente alle spalle, ti ricordi che devi accompagnare la prole alla festa di Giorgino, dove sarà servito un buffet di cose golose e ipercaloriche che ti farà sentire come Lapo Elkann a un coca party. Loro cantano “Scarta la carta” e tu pensi solo alla pizza con le patate che ti chiama suadente come una sirena.

Fare la dieta, quando hai dei figli, è come correre costantemente i tremila siepi, solo che gli ostacoli sono il frigorifero pieno di bombe a orologeria, la richiesta di preparare insieme i biscotti e una vita sociale basata sostanzialmente sul mangiare e sul bere. L’unica soluzione sarebbe quella di mettere a dieta anche i figli, ma a quel punto, forse, vale la pena concedersi una bella merenda golosa insieme a loro, e fare pace con le morbidezze del proprio corpo.

16 Luglio 2018 1 Commenti
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10 cose che odio del Natale

by Silvana Santo - Una mamma green 14 Dicembre 2015

Gli spot commerciali anni 80
Faccio già fatica a capire che non riescano a inventarsi qualcosa di nuovo rispetto a Emiglio il meglio e il Crystal Ball, ma almeno le pubblicità potevano rifarle in HD e con un doppiatore tuttora vivente.

Il traffico
Possibile che nell’era Amazon la gente abbia ancora bisogno di passare l’intero mese di dicembre chiusa dentro un’auto?

Le pellicce
Mangio la carne, per cui forse non dovrei nemmeno parlare della faccenda “morale”. Allora ne faccio una questione puramente estetica: tra il riscaldamento globale (all’Immacolata da queste parti sembrava maggio) e i tessuti tecnici che si sono inventati negli ultimi 20 anni, è davvero necessario conciarsi come John Snow che esce per pattugliare la Barriera?

La scatola del Sinco
Io non so se questa simil-tombola esista anche dalle vostre parti. Ma qui, intorno al 10/11 dicembre, la espongono immancabilmente nelle vetrine delle tabaccherie e dei negozi di articoli da regalo un pochino sfigati. E la foto sulla confezione è questa. Da almeno trent’anni. Devo aggiungere altro?

I led isterici
Passi, forse forse, l’americanizzazione luminosa delle nostre città. Si tratta di poche settimane, alla gente piace, crea posti di lavoro eccetera eccetera. Ma i led azzurri che sparano flash alla velocità di una mitraglia sono un’arma non convenzionale. Molesti appena meno dei biglietti di auguri con la musica incorporata.

I film con Babbo Natale
Babbo Natale, ho già avuto occasione di scriverlo, è magico, e non si vede. E ha un sacco di lavoro da fare, figuriamoci se può mettersi a girare pellicole con le strade piene di vapore e altri effetti speciali da quattro soldi.

Le basi midi natalizie
Tin tin tin tin tì, ti ri tin tin tin ti tì…

I mercatini di Natale fuori contesto
Io i mercati natalizi li adoro, e da ben prima che andassero tanto di moda. Ma a Berlino, a Bolzano e a Vienna. Col freddo rigido, il vino caldo, il profumo delle spezie e l’artigianato locale. Le bancarelle prefabbricate (piene di quei led assassini) che propinano addobbi made in China e giocattoli di plastica scadente mi deprimono almeno quanto le piste di pattinaggio mezzo squagliate per il troppo caldo. A certe latitudini, per come la vedo io, una mostra di presepi suona decisamente più autentica ed appropriata.

Valerio Scanu sulla confezione del pandoro
Solo una domanda: ma perché mai la presenza di Valerio Scanu dovrebbe invogliare qualcuno a comprare un panettone? Per l’inconscia speranza di riuscire a far l’amore in tutti i luoghi e da tutti i lati almeno la notte di Natale?

La gente vestita da renna Rudolph
Che fa ciao ciao con la manona di poliestere peloso mentre gli si afflosciano le corna sulla testa (e manco gli si illumina il naso, per dirla tutta).

14 Dicembre 2015 3 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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