Viaggiare con i bambini al tempo del Coronavirus: i miei accorgimenti

by Silvana Santo - Una mamma green
viaggio con bambini durante il coronavirus

Viaggiare con i bambini al tempo del Coronavirus: una sfida nuova per tutti noi, che ha aggiunto un ulteriore peso alla nostra responsabilità di genitori viaggiatori. Se già normalmente dobbiamo fare i conti con l’esigenza di tutelare il benessere dei nostri figli anche durante i viaggi – assicurarci che di mantengano in salute, che mangino in modo almeno decente, che dormano abbastanza, che non si scottino in spiaggia, che nuotino/facciano escursioni/si arrampichino in sicurezza, che non si smarriscano nella folla, che restino in sicurezza durante gli spostamenti e chi più ne ha più ne metta – per quest’anno (o forse dovrei dire “da quest’anno”, sigh?) ci tocca anche tenere a mente il rischio del contagio da Covid-19. Per i nostri figli stessi, per noi, ma anche e soprattutto per i parenti più anziani o fragili che ci aspettano a casa.

Viaggiare con bambini al tempo del Coronavirus

Come comportarsi, dunque, quando ci si ritrova a viaggiare con i bambini al tempo del Coronavirus? Per me bisogna aver chiaro che, per quanti accorgimenti si possano prendere, a cominciare dalla scelta della destinazione e del mezzo di trasporto, rimane comunque un rischio non ponderabile, di cui bisogna sempre essere consapevoli. Personalmente, mi sono ritrovata spesso ad augurarmi che le precauzioni da noi seguite fossero effettivamente sufficienti. E, in tutta franchezza, dal giorno del nostro rientro stiamo evitando temporaneamente contatti ravvicinati o al chiuso con nonni e altre persone più anziane o vulnerabili. Giusto per essere un po’ più prudenti.

Bimbi in viaggio: le nostre scelte

Dovendo viaggiare con bambini al tempo del Coronavirus, ho fatto prima di tutto una scelta di fondo: avremmo viaggiato con la nostra auto e alloggiato solo in appartamenti, in modo da ridurre il ricorso al ristorante. Ma questa, a ben vedere, non è una grande novità per noi, che di solito preferiamo la casa all’hotel sia per risparmiare doppiamente (e dirottare il budget disponibile su esperienze, uscite e visite varie), sia per avere più spazio a disposizione. Quest’anno, in particolare, ho puntato su strutture piccole, che avessero di preferenza una gestione simil-alberghiera (residence e simili), perché mi pareva che potesse offrire una maggiore “garanzia”, anche se in effetti non ho elementi concreti per pensarlo davvero. Solo uno dei quattro alloggi che ho prenotato, alla fine, aveva una gestione tipicamente “privata”, diciamo in stile AirBnb.

Accorgimenti anti-Covid in viaggio

La necessità di sentirmi più serena dal punto di vista dell’igiene, ma anche l’esigenza vitale di riposare il più possibile dopo un anno eccezionalmente stancante mi hanno poi indotta a concedermi alcuni compromessi sul fronte della sostenibilità e della greenitudine. Ho infatti portato con me delle salviette igienizzanti che ho utilizzato al nostro arrivo in ciascuno degli alloggi per pulire quelli che mi sembravano i punti più “critici”: maniglie, rubinetti, telecomandi, interruttori etc, ma anche sanitari e piano cottura. Inizialmente avevo valutato di portare da casa anche la biancheria da letto e gli asciugamani, ma alla fine ho desistito da questo proposito (trovando comunque, in tutti i casi, lenzuola ed asciugamani freschi di bucato e profumati, anche se ovviamente non ho garanzie sulle tecniche di lavaggio e sui detergenti impiegati).

Compromessi poco green

Il secondo compromesso ha riguardato le stoviglie: avendo un po’ di piatti e bicchieri compostabili avanzati dall’ultimo compleanno di Flavia, li ho portati con me per garantirmi un duplice vantaggio. Da un lato, abbiamo sempre mangiato e bevuto in stoviglie “garantite”, dall’altro ci siamo risparmiati il lavaggio di decine di piatti e bicchieri. E, considerando che a casa non abbiamo la lavastoviglie e che i miei figli non pranzano a scuola neanche in epoche non pandemiche, per me e mio marito è stato francamente un bel sollievo.

Viaggiatori mascherati

Ovviamente, trovandoci a viaggiare con bambini al tempo del Coronavirus, abbiamo osservato scrupolosamente le norme in fatto di mascherina (sempre indossata al chiuso e spesso anche all’aperto, quando non era possibile distanziarsi adeguatamente dagli altri). Flavia, per questioni anagrafiche, sarebbe stata esentata, ma io ho preteso che la utilizzasse tutte le volte in cui la situazione mi sembrava troppo “affollata”. La nostra dotazione includeva mascherine lavabili multistrato (che ho ovviamente provveduto a lavare diverse volte nel corso della vacanza) e una confezione di mascherine chirurgiche. Se avessi preso aerei o treni, avrei certamente utilizzato mascherine più performanti, tipo ffp2.

Il nostro migliore amico

Avevamo ovviamente sempre a disposizione del gel igienizzante, di cui ho imposto l’uso ai bambini in maniera quasi compulsiva: prima e dopo l’uso di qualsiasi giostra, prima e dopo il contatto con porte o portoni (per quanto cercassimo di evitare che fossero Davide e Flavia a metterci le mani), prima di ogni portata al ristorante, dopo ogni attività. Quando ci è capitato di dover usare bagni pubblici, ho provveduto a fare una “disinfezione” sommaria prima dell’uso, e ho sempre fatto in modo che i bambini non venissero a contatto con maniglie, interruttori e simili. Nelle località toccate dal nostro viaggio (diverse zone della Toscana, con piccole puntate in Umbria e in Liguria) abbiamo sempre trovato dappertutto soluzioni disinfettanti a disposizione degli utenti: nel supermercati e negozi, nei ristoranti e nei bar, nei musei, nei castelli, negli stabilimenti termali e nelle strutture ricettive. Anche durante le attività in natura – arrampicata, grotte, miniere etc – abbiamo sempre trovato gel igienizzanti e siamo sempre stati incoraggiati a utilizzarli. Viaggiare con bambini al tempo del Coronavirus significa anche, in qualche caso, andare a cena fuori nonostante il virus. Noi, come del resto capita in tutti i nostri viaggi, non lo abbiamo di certo fatto in modo sistematico (anche e soprattutto per una questione economica!), ma quando è capitato abbiamo sempre mangiato all’aperto, e abbiamo indossato la mascherina al momento di fare le nostre ordinazioni.

Distanziamento e compromessi

Il distanziamento, in un viaggio con bambini al tempo del Coronavirus, è probabilmente la questione più delicata, perché non dipende solo dalla propria volontà! Gli accorgimenti che ho adottato io vanno dall’esclusione a priori delle zone di potenziale calca o “movida” (tipo la Versilia, visto che abbiamo viaggiato in Toscana) e nella scelta di attività per lo più all’aperto e con prenotazione obbligatoria. In spiaggia – la situazione probabilmente più “calda” che abbiamo vissuto – abbiamo sfruttato quasi sempre lo spazio vicino al corridoio di sicurezza del salvataggio, in modo da avere come minimo un lato completamente libero. Ci sono state comunque situazioni in cui non era possibile evitare determinati contatti “ravvicinati”, per esempio durante l’esperienza di canyoning o la lezione di tiro con l’arco, quando gli istruttori hanno necessariamente dovuto prendere per mano i bambini o guidarne i gesti: in casi come questo ci siamo affidati alle mascherine e alla reiterata disinfezione delle mani.

In conclusione, abbiamo davvero cercato di prestare la nostra massima attenzione, nella nostra prima esperienza di viaggio con bambini al tempo del Coronavirus, ma questo, purtroppo, non esclude un residuo rischio di contagio (e la relativa preoccupazione). D’altra parte, credo che lo stesso discorso valga per tutte le attività “sociali” che abbiamo ripreso dopo il lockdown, dal campo estivo alle mostre museali, dalle escursioni in natura agli incontri con amici. Se vogliamo continuare a vivere, invece che arrenderci a una mera sopravvivenza, non possiamo probabilmente fare altro che prendere atto di una quota ineludibile di rischio, e rassegnarci ad accettarla.

Voi cosa ne pensate? Avete viaggiato con i vostri figli dopo lo scoppio della pandemia? Che tipo di accorgimenti avete adottato?

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2 Commenti

Alia 13 Settembre 2020 - 22:07

Se il livello di paranoia è questo… Ci credo che sia stato un anno stancante. Ma questa si può definire “relax e vacanza”?!?

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Silvana - Una mamma green 14 Settembre 2020 - 19:39

Decisamente, almeno per me. 😉 Ma io sono una che in vacanza non sta ferma un attimo, il mio concetto di relax è molto personale.

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