I traumi infantili dei bambini degli anni ’80

by Silvana Santo - Una mamma green

Cosa ne sanno, i nostri figli, dei problemi che hanno afflitto i loro genitori trent’anni fa? Dei traumi infantili dei bambini degli anni ’80, ancora vivi nella nostra memoria di rampanti trenta/quarantenni?

Il sorriso dei Sofficini

Ve la ricordate, no, quella pubblicità patetica con la mamma (bionda, bella e perfettamente realizzata nei panni dell’angelo del focolare) che affondava la forchetta nel ripieno? Io sì. E mi ricordo, soprattutto, di aver implorato mia mamma perché me li comprasse davvero, i Sofficini. Per poi trasformarli in una poltiglia pre-digerita nel tentativo di farli sorridere. Adesso mi viene da vomitare se solo vedo la mascotte parlante in televisione.

I salatini a merenda

C’era sempre l’amico di scuola che arrivava col panino all’olio farcito generosamente di Nutella. Indovinate chi, invece, per merenda aveva sempre un triste pacchetto di creckers destinato a trasformarsi in una montagna di briciole prima ancora dell’ora di ricreazione?

Oscar e André

Era il mio cartone preferito. La storia di una che nasce già con il fardello gravoso di un rifiuto paterno e un destino segnato di discriminazione e abbandono. Roba che le polemiche sul gender al confronto sono questioni da pivelli. Comunque. Questa passa una vita a cercare di sopravvivere tra rivoluzioni, pogrom, ghigliottine, epidemie e tentati stupri. Trascorre tutta la vita accanto a un uomo che l’ama, e che a sua volta sfida lame nemiche, cecità incipiente e bulli di quartiere per restarle accanto. E quando finalmente lui le confida il proprio amore e lei si decide a ricambiarlo, beh. Sapete come finisce Lady Oscar, o lo avete rimosso per superare il trauma?

La conchiglia di Ken

Passi per i capezzoli piallati e le giunture anchilosate di Barbie, ma quelle finte mutande incise sul corpo plastico di Ken hanno compromesso per anni il mio rapporto col genere maschile. Uno dei peggiori, tra i traumi infantili dei bambini degli anni ’80.

L’uovo di Pasqua

Adesso ci sono le maxisorprese, le sorprese brandizzate, personalizzate, firmate e chi più ne ha più ne metta. E il cioccolato bianco, al riso soffiato, più latte e meno cacao. Negli anni ’80 erano tempi assai diversi, e a Pasqua valeva sempre la stessa invariabile verità: più era grande e accattivante l’uovo, più era sfigata la sorpresa (credo che l’espressione “silver plate” sia stata coniata appositamente per rendere più accattivanti le patacche che uscivano delle uova). E il cioccolato? Sapeva di sapone.

Cristina D’Avena in Kiss Me Licia

Penso di aver smesso di credere nell’amore il giorno in cui ho scoperto che lei e Mirko dei Bee Hive non stavano davvero insieme.

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1 Commenti

L'angolo di me stessa 15 Gennaio 2018 - 16:01

E io che rientrata dalla Francia ho comprato i Sofficini ai miei figli che non li conoscono nemmeno…salvo poi averli ancora nel freezer!!!!
Parliamo un attimo di Georgie?!?!?

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