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risparmio

eurospin biologico
cosmetici biologicipost sponsorizzati

I tre comandamenti della spesa intelligente

by Silvana Santo - Una mamma green 20 Dicembre 2016

Fare la spesa, correggetemi se sbaglio, non è più la passeggiata che era qualche anno fa. E non solo se hai dei piccoletti urlanti che ti infilano di tutto nel carrello mentre sei intenta a scegliere i cereali per la colazione. La disponibilità crescente di informazioni online, spesso in contraddizione tra loro e non sempre attendibili, la maggiore consapevolezza dei consumatori e l’aumento costante dei prezzi hanno trasformato quello che era un gesto banale e quotidiano in una scelta spesso complessa e delicata. Scegliere prodotti che siano sani, saporiti e rispettosi dell’ambiente, ma che non costino un occhio della testa, di solito non è un compito facile. Per questo ho accettato con interesse l’invito di Eurospin a fare un’esperienza di acquisto in uno dei punti vendita della popolare catena italiana di discount. Detto fatto, ho girovagato tra i reparti con grande attenzione, e sono uscita con il carrello pieno e il portafogli non troppo vuoto. A guidare le mie scelte, i tre comandamenti della spesa intelligente.

Quando possibile, compra biologico

Rispetto ai sistemi tradizionali, le produzioni biologiche – di alimenti, ma anche di fibre tessili e di ingredienti destinati alla produzione di cosmetici e detergenti – sono più rispettose dell’ambiente, perché non prevede l’uso di pesticidi e concimi di sintesi. Le aziende che hanno scelto il bio, inoltre, tendono ad essere più attente alla sostenibilità anche per quanto riguarda gli altri aspetti del ciclo produttivo, dal confezionamento al marketing: imballaggi minimal e riciclabili, promozione trasparente, etc. I prodotti biologici devono riportare sulla confezione un bollino rilasciato da un ente certificatore indipendente. Ci sono gli imbrogli, le truffe, le frodi alimentari? È vero. Ma questo vale per qualsiasi prodotto, organico o meno. E in ogni caso, l’Italia vanta un sistema di controlli molto severi in fatto di agroalimentare (è per questo che le truffe vengono smascherate, d’altra parte). Il bio costa troppo caro? Non è detto. È ormai possibile acquistare prodotti biologici a prezzi assolutamente competitivi, anche al discount. Nel punto vendita Eurospin, ad esempio, ho trovato un vasto assortimento di prodotti organici, in primis alimentari: pasta, scatolame, conserve, panificati e altro ancora. Tutto a costi più che ragionevoli (inferiori ai concorrenti di marca “non bio”) e prodotti in aziende italiane prestigiose. E tutti saporiti, posso dire dopo l’assaggio da parte di tutta la famiglia. Vasta scelta di prodotti biologici anche per i più piccoli: dalla linea di alimenti per l’infanzia Prime Pappe – omogenizzati, farine, biscotti e pastine bio e senza aggiunta di sale e zucchero – ai cosmetici per il bagnetto e la cura del corpo prodotti da un’ottima azienda italiana specializzata in cosmesi green (l’olio idratante lo uso anche su di me!).

cosmetici biologici eurospin

Scegli prodotti locali

Acquistare prodotti made in Italy, o, ancora meglio, “a chilometri zero”, offre maggiori garanzie sulla loro freschezza, e sul fatto che non abbiano dovuto subire trattamenti particolari per consentirne la conservazione. I prodotti realizzati entro i confini comunitari e nazionali, inoltre, devono rispettare normative di settore molto stringenti, e sono sottoposti a controlli da parte delle autorità competenti. È importante, quindi, verificare sempre la provenienza della merce sulla confezione, o chiedere informazioni al personale del punto vendita. Personalmente, non sono abituata a comprare frutta e verdura fresche al supermercato, preferendo di norma i gruppi d’acquisto locali e la vendita diretta da parte dei piccoli produttori. Ma ho apprezzato, nel reparto ortofrutta di Eurospin, la presenza di specialità del territorio e prodotti di stagione. Il che, naturalmente, permette anche di contenere i costi in misura significativa.

Leggi le etichette

La spesa intelligente si basa prima di tutto sulla trasparenza, e può prescindere del tutto dal marchio. La cosa davvero importante, nella scelta di un prodotto, è l’attenzione alle materie prime impiegate e alla loro provenienza. Molte linee di prodotti presenti sugli scaffali della grande distribuzione e dei discount sono prodotti dalle stesse aziende che commercializzano le alternative “di marca”. Che hanno prezzi più elevati perché devono coprire anche i costi legati alla pubblicità, all’imballaggio, agli eventuali testimonial, raccolte punti etc. Un discorso che vale anche per molti dei prodotti in vendita da Eurospin: basta leggere bene le informazioni presenti sulle confezioni per verificarlo senza ombra di dubbio.

La spesa intelligente è quella che soddisfa il palato rispettando la salute e l’ambiente. E il bilancio familiare!

20 Dicembre 2016 0 Commenti
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soldi figlio
mamma green

Quanto mi costi, figlio mio?

by Silvana Santo - Una mamma green 5 Marzo 2015

Qualche giorno fa un’amica ha condiviso su Facebook un post in cui si contestavano le stime della trasmissione RAI “A conti fatti” su quanto si spenderebbe mediamente nelle prime settimane di vita di un bambino. L’autrice del post riteneva quelle cifre esagerate e fuorvianti. E io sono d’accordo con lei. Perché non si tratta solo di essere green o eco o quello che volete. Ridimensionare i presunti bisogni di un bambino piccolo, resistere al fascino della firma o del prodotto “famoso”, è una questione di buon senso e di etica.

Il servizio televisivo, per dire, stimava in oltre 850 euro la spesa necessaria per un trio ovetto/carozzina/passeggino. Ora, posto che sul mercato si trovano opzioni ben più economiche (ve lo dice una che sta lavorando alla campagna promozionale di un trio nuovissimo e fully equipped), così su due piedi mi vengono in mente almeno tre possibili soluzioni low cost: riutilizzare il trio di un cuginetto o di un amico più grande, acquistare nei negozi dell’usato (fisici oppure online), rinunciare ad almeno uno dei componenti del trio in favore di una ben più economica fascia o di un marsupio ergonomico (spero sia superfluo sottolineare che resta in ogni caso indispensabile un seggiolino auto a norma e in ottimo stato).

Ancora. Ventuno euro per un giocattolo “da neonato”. Dieci euro per le salviettine, altrettanti per un detergente baby (!). Potrei citare personalmente diversi marchi di prodotti ecobio – in molti casi made in Italy – poco blasonati ma dalle composizioni eccezionali e dal costo contenuto. Le salviette, peraltro, non sono affatto necessarie ad ogni cambio di pannolino, ma possono tranquillamente essere usate solo fuori casa o in situazioni particolari. Quanto ai giocattoli, l’esperienza di ogni madre insegna che gli oggetti di uso quotidiano – contenitori, utensili da cucina, etc – sono la fonte di intrattenimento ideale per un bambino piccolo. I giocattoli serviranno, certo. Ma non subito e non tanti. E non per forza costosi, soprattutto, ma sicuri e adeguati all’età del proprietario.

Il capolavoro di disinformazione, però, riguarda il capitolo “latte artificiale e biberon”. Intanto, si dà per scontato che serva il latte in polvere, che sia addirittura necessario acquistarlo prima del parto. È evidente che questo è vero se la gestante ha deciso a priori di dare il biberon, una scelta del tutto legittima ma arbitraria e personale. Invece è forse il caso di ribadire che nella maggioranza dei casi, se una madre desidera allattare (perché no, anche per ragioni economiche, un aspetto di cui a mio parere si parla troppo poco) sarà di solito in grado di farlo se riceve aiuto e assistenza. Senza spendere un centesimo per biberon e latte artificiale, se è quelli che vuole. Al di là di questo, il mercato dei latti formulati offre ormai alternative sicure e di qualità, volendo anche bio, ai soliti marchi venduti a peso d’oro. Alternative che il servizio giornalistico non prende neanche in considerazione.

È vero che i figli costano. Sarebbe ipocrita negare che i bambini hanno bisogno di un sacco di cose (specie da parte mia, che ogni tanto recensisco prodotti e lavoro con le agenzie di marketing e pubblicità), sarebbe criminale ignorare le sacche di indigenza sempre più drammatiche e la necessità impellente di politiche a sostegno della famiglia. Ma la speculazione che si fa sui prodotti per la prima infanzia è insopportabile e pericolosa.

Rinunciate a fare figli perché non è quello che volete. Perché non vi va di cambiare il vostro stile di vita o di fare compromessi in ambito lavorativo. Perché sentite che senza bambini siete più felici di quanto lo sareste con la responsabilità di un figlio da crescere. Ma non negate a voi stessi questa possibilità solo perché non potreste permettervi i pannolini che più asciutto non si può o l’intero reparto di giochi educativi del supermercato. Riciclate, comprate usato, prendete in prestito, scegliete mamme artigiane della vostra zona, andate in biblioteca, producete in casa. Improvvisate. E non preoccupatevi. Il vostro tempo, il vostro amore, sono gratuiti. E retorica a parte è questo che conta davvero.

5 Marzo 2015 18 Commenti
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mamma green

Otto acquisti inutili per un neonato in arrivo

by Silvana Santo - Una mamma green 7 Ottobre 2014


Possediamo troppe cose
. Nessuno riuscirà a togliermelo dalla testa. Siamo pieni di oggetti di cui potremmo fare serenamente a meno, che ci mangiano spazio, energia mentale e denaro (oltre a richiedere tonnellate di materie prime e un sacco di energia per essere prodotti, trasportati e smaltiti a fine vita).

Il guaio più grave, per come la vedo io, è che tendiamo a “imporre” questo schema anche ai nostri figli, da prima ancora che nascano. Anzi. Niente scatena l’istinto agli acquisti compulsivi come un neonato in arrivo. C’entra di sicuro il comprensibile (e legittimo!) desiderio di non far mancare nulla al proprio bambino. Ed è naturale che amici e parenti vogliano in qualche modo celebrare il nuovo arrivo con qualcosa di tangibile. Ma il rischio di riempirsi la casa di roba inutile, secondo me, è concreto.

Ecco perché ho stilato la mia personale lista di acquisti inutili per un neonato in arrivo (trovate il post integrale sul sito Instamamme.net), che comprende:

La cesta di vimini:
destinata a un uso davvero limitato nel tempo. Per me è meglio puntare subito a un lettino, a un side-bed o, se siete favorevoli, sistemare direttamente il neonato nel lettone.

Il riduttore per il lettino:
si può tranquillamente evitare l’acquisto di un apposito riduttore utilizzando ad esempio un cuscino da gravidanza e allattamento (di quelli a ferro di cavallo, per intenderci) sistemato a U sul materasso. Stesso oggetto, doppio utilizzo: i classici due piccioni con una fava.

Giocattoli:
un neonato non sa neanche dov’è il suo naso, figuriamoci se gli interessano sonagli, pupazzetti e gingilli colorati. La prima fase di scoperta del mondo, poi, può avvenire tranquillamente usando oggetti di uso comune normalmente presenti in tutte le case (utensili da cucina, contenitori, etc).

Lo sterilizzatore:
Se doveste decidere di allattare al seno in modo esclusivo, il biberon non vi servirà affatto (e per disinfettare un eventuale ciucciotto bastano cinque minuti in acqua bollente). Se optate per l’allattamento artificiale, allora il discorso cambia.

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7 Ottobre 2014 19 Commenti
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Di decrescita, (troppo) lavoro e tempo rubato

by Silvana Santo - Una mamma green 17 Luglio 2014

Dev’essere la mia formazione politica giovanile. Quella residua avversione al fordismo che sopravvive anni dopo le letture adolescenziali, il cinema di lotta e le bandiere cubane. Forse è solo la mia ambizione davvero limitata, o più semplicemente la convinzione intima che il lavoro sia uno strumento per vivere e non il fine cui consacrare la propria esistenza.

Quale che sia la ragione, comunque, più passano gli anni e più mi convinco che la media della gente lavori troppo. E che questo complichi la vita a tutti. Peccherò di presunzione nel dirlo, ma sono davvero incline a pensare che molti dei nostri problemi vengano da lì.

Coppie che passano insieme al massimo un’ora al giorno, a tarda sera, con sulle spalle la stanchezza e le tossine di una intera, estenuante, giornata di lavoro. Coppie obbligate a relegare al fine settimana le passeggiate, l’ozio, le discussioni, l’amore (sempre che restino tempo ed energia dopo tutte le incombenze accumulatesi durante la settimana). Coppie che aspettano sempre di “avere un po’ di tempo” per fare qualsiasi cosa, e che quando alla fine lo trovano, rischiano di sprecarlo in un centro commerciale, spendendo in acquisti tutto sommato superflui i soldi guadagnati con sacrificio nelle ordinarie giornate di super-lavoro.

Giovani rampanti che non riescono a trovare due ore a settimana per andare al cinema. Che non leggono un libro da anni, eccettuate le letture di lavoro. Che chiamano, e lo fanno con sincerità, “amici” i propri colleghi, i clienti, i sottoposti, che spendono i soldi dello stipendio in una solitudine sempre più granitica. Che sgobbano un anno intero per consumare in una settimana frettolosa – tra spiagge affollate e aperitivi mediocri – la propria ora d’aria annuale.

Genitori che stanno insieme ai figli piccoli solo a tarda sera. Che cercano di recuperare in due ore il vuoto di una intera giornata, gettandosi stremati su un tappeto o concedendo sprazzi di attenzione tra la cena da preparare e i piatti da lavare. Che si raccontano la favola rassicurante della “qualità” per negare a se stessi il lutto della perdita. Della rinuncia ad anni fuggevoli che non torneranno mai. Dei momenti non vissuti, dei progressi fotografati, delle piccole magie giornaliere raccontate da altri. Della fatica quotidiana di inseguire le ore e moltiplicare i minuti, della corsa disperata e ininterrotta per “fare tutto” senza perdere troppo.

Individui che corrono, che annaspano, che sudano. Che ignorano il piacere della lentezza, del tempo trascorso a guardare negli occhi qualcuno che amano. Che non possono mai concedersi di indugiare. Individui che invecchiano senza saperlo, dietro una scrivania, dinanzi a un monitor.

Non nego che per qualcuno – per molti, forse – sia proprio questa la “felicità”. Che la gratificazione sociale, economica, professionale di una carriera totalizzante possa compensare la fatica, lo stress, le rinunce di una vita ad alto successo. Ma a costo di sembrare arrogante sono disposta a scommettere che molta gente sarebbe più soddisfatta se le venisse consentito, o se si consentisse, di rallentare, di ridurre, di “diminuire”. Di ammettere che siamo disposti a spendere soldi guadagnati a caro prezzo per cose di cui non abbiamo realmente bisogno, e che non ci renderanno mai appagati e completi.

Qualcuno la chiama “decrescita felice”. Ritornare a vivere con meno e di meno. Recuperare ritmi di vita più sostenibili e più umani. Ma perché è così difficile? Di chi è la colpa, ammesso che una colpa esista effettivamente?

Dello stato sociale inesistente, del tramonto della cultura sindacale? Delle leggi che intendono la flessibilità a esclusivo beneficio delle aziende? Del carovita che costringe a guadagnare sempre di più? Dei conti da pagare, delle tasse che stritolano, del precariato dilagante che impone standard pre-sindacali per anni, “per fare bella impressione” e sperare di essere confermati per qualche mese ancora?

Probabilmente di tutte queste cose insieme. Ma secondo me – e lo dice che una che riconosce di avere avuto certi privilegi, ma che è anche scesa a patti, tante volte e per tante cose – in molti casi, anche chi sostiene di “non avere scelta” potrebbe, se davvero lo volesse, imparare a dire qualche no. Imporsi di rallentare, di accontentarsi, per usare una parola che suona sempre più come una bestemmia. Di rinunciare a qualcosa in cambio dell’unico capitale inestimabile che nessuna carta di credito può comprare: il tempo.

Perché è quello, più di ogni altra cosa, che ci stanno rubando. Senza che noi ci ribelliamo a sufficienza, per come la vedo io.

17 Luglio 2014 29 Commenti
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Decluttering? Preferisco dire sobrietà

by Silvana Santo - Una mamma green 25 Marzo 2014

Adesso va di moda chiamarlo decluttering. Si tratta, in sostanza, del “fare pulizia”: liberare armadi, librerie, case e scantinati (ma più in generale la propria vita!) dagli oggetti in eccesso. Da quella miriade di “cose”, di cianfrusaglie (in inglese clutter, appunto), di cui non abbiamo realmente bisogno, ma che ci sottraggono spazio e richiedono tempo ed energia per essere periodicamente pulite, sistemate, spostate e ricollocate. Cappotti che non indossiamo da 5 anni, libri che non leggeremo mai, soprammobili buoni solo per accumulare polvere e chi più ne ha più ne metta.

Io preferisco parlare più semplicemente di sobrietà e di etica del consumo. Prevenire il decluttering, per così dire. Fare in modo che il ciarpame non possa neanche provarci, a prendere il sopravvento sulla mia vita. Possedere troppe cose, comprare e consumare troppe cose, dal mio personale punto di vista, non solo non è necessario, ma non è neanche molto ecologico. Soprattutto, non capisco perché i bambini occidentali debbano essere proprietari di così tanti oggetti: guardaroba da fare invidia a una diva di Hollywood, scarpe da abbinare alle varie mise (scordatevi che io dica outfit, sia chiaro), giocattoli che neanche usano, accessori e ammennicoli dal costo improbabile.

Una babele dell’eccesso, uno schiaffo alla miseria che secondo me manca di rispetto ai miliardi di umani che di scarpe non ne hanno neanche un paio. I bambini, in fondo, nascono con pochissimi bisogni materiali: abiti comodi e puliti, calzature che rispettino la loro fisiologia, qualche gioco semplice che li aiuti a crescere. Mi sembra, senza con questo voler giudicare nessun genitore (ognuno fa per i suoi figli quello che ritiene essere il meglio, ci mancherebbe) che rischiamo di creare nei nostri figli bisogni artificiali, insostenibili e fuori controllo. Che facciamo di tutto per convincerli che occorre riempirsi la vita (e le case!) di cose per essere felici.

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25 Marzo 2014 11 Commenti
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gravidanza e partomamma green

Cosa (non) regalare a una neomamma?

by Silvana Santo - Una mamma green 18 Dicembre 2013

Cosa regalare a una neomamma? Me lo ha chiesto un’amica qualche tempo fa. Per rispondere alla sua domanda ho preparato una lista di regali nascita eco-compatibili e, per lo meno in base alla mia esperienza, utili e, si spera, graditi. Se siete ancora alla ricerca del regalo di Natale perfetto per un neonato o per la sua mamma, qui potreste trovare qualche idea utile. Buona ricerca!

  • Un supporto portabebè fisiologico. Assicuratevi però di scegliere il prodotto giusto: se non siete sicuri che la neomamma possa trovarsi a proprio agio con una fascia, optate per un marsupio ergonomico (sul mercato sono disponibili diversi marchi, tutti altrettanto validi).
  • Una scorta di pannolini: lavabili solo se sapete con certezza che i novelli genitori sono intenzionati a usarli, altrimenti puntate sugli usa e getta ecologici. In ogni caso, non esagerate con quelli “taglia zero”, i neonati crescono in fretta.
  • Cosmetici ecobio per bambini: pasta protettiva per il sederino, olio detergente, amido di riso per il bagnetto e sapone liquido.
  • Un paio di scarpette o babbucce morbide per neonati.
  • Cuscino allattamento: meglio se in pula di farro o altro materiale biologico, sfoderabile e lavabile. Anche se la puerpera decidesse di non allattare al seno, potrà usarlo come riduttore nel lettino (o nel lettone, se opterà per il cosleeping) e come sostegno nella fase in cui il bimbo imparerà a stare seduto da solo.cuscino allattamento
  • Tessili per neonato in cotone organico o bambù: accappatoi, pigiami, lenzuola per la carrozzina, coperte, body intimi. Di solito si tratta di prodotti leggermente più costosi rispetto alle alternative convenzionali, per cui i neogenitori potrebbero avere delle remore nell’acquisto (viste le tante spese legate all’arrivo di un bebè), ma essere ben felici di riceverli in regalo.
  • Cosmetici naturali per la mamma: olio di mandorle contro le smagliature, crema alla vitamina E per i capezzoli, deodorante naturale e make up minerale. Anche un buono per un massaggio o per una seduta alle terme possono essere un regalo gradito.
  • Sacco nanna. Sempre più diffuso anche da noi, si tratta di un prodotto proveniente dal nord Europa: una sorta di “sacco a pelo”, di solito privo di maniche, con aperture per la testa e per le braccia e chiusura a zip. Si usa in alternativa a coperte e lenzuola ed è ideale per tenere caldi anche i bambini che tendono a scoprirsi. Secondo alcuni studi, inoltre, il sacco nanna aiuta a prevenire la SIDS, la cosiddetta “sindrome della morte in culla” perché, a differenza delle tradizionali coperte, non presenta rischi di soffocamento o strangolamento.
  • Se la neomamma ama viaggiare, sbizzarritevi con gli accessori da viaggio per bambini: bagnetto gonfiabile, culla pieghevole, fasciatoio portatile e chi più ne ha più ne metta.
  • Alle mamme sportive, invece, farà di sicuro piacere un buono per un corso di piscina col neonato, mentre quelle più “artistiche” apprezzeranno qualche lezione gratis di Musica in culla (o Nati per la musica).
  • I libri per bambini, per quanto mi riguarda, non sono mai di troppo: particolarmente consigliati quelli impermeabili e galleggianti, perfetti per i giochi nel bagnetto, indistruttibili e facili da pulire.

Questi, invece, i regali che sconsiglio di fare a un neonato e alla sua mamma:

  • Marsupio tradizionale: i bambini “portati” dovrebbero assumere una posizione “a M”, con le gambe divaricate e le ginocchia leggermente sollevate, pancia a pancia con la mamma o il papà. Solo i marsupi ergonomici o altri supporti come le fasce e i mei tai assicurano questa posizione fisiologicamente più corretta.
  • Bilancia per neonati. In assenza di situazioni eccezionali come prematurità, problemi di crescita o particolari patologie, è sufficiente pesare un neonato in occasione delle visite pediatriche, molto frequenti nei primi mesi. Per essere certi che il piccolo si alimenti a sufficienza basta assicurarsi che sporchi almeno 6 o 7 pannolini al giorno, senza entrare nel tunnel ansiogeno e compulsivo della “pesata selvaggia”.
  • Cosmetici baby contenenti paraffina, siliconi, petrolati e oli minerali. Non ammazzano, d’accordo, ma disidratano la pelle e possono favorire l’insorgenza di acne, dermatiti e intolleranze.
  • Talco e salviettine umide: l’uso di questi prodotti andrebbe limitato il più possibile o escluso completamente.
  • Sterilizzatore: vivere in un ambiente “asettico” non aiuta lo sviluppo del sistema immunitario del bambino. Per sterilizzare ciucci e tettarelle, tra l’altro, basta farli bollire per 5 minuti.
  • Indumenti intimi sintetici.
  • Girello: la maggioranza dei pediatri e dei ricercatori concorda sul fatto che l’uso del girello sia controindicato per ragioni sia fisiologiche che psicologiche (in Canada, tanto per dire, è stato addirittura vietato).
  • Biberon e ciucci: i neogenitori, e in particolare la neomamma, non dovrebbero subire alcun condizionamento nella scelta tra allattamento al seno e latte artificiale.
    E voi 
    cosa aggiungereste alla lista? Scrivetelo nei commenti!

Questo post partecipa all’iniziativa #mammealnaturale promossa da Il Bambino Naturale.

18 Dicembre 2013 18 Commenti
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mamma green

Eco- come ecologia. Eco- come economia

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Ottobre 2013

Uno dei pregiudizi più duri da sradicare a proposito di consumo sostenibile e stili di vita ecofriendly è il presunto sovrapprezzo da sobbarcarsi per finanziare le proprie scelte “verdi”. I cosmetici ecologici, il cibo bio e in generale tutti i prodotti a basso impatto ambientale vengono di solito ritenuti più costosi delle alternative, per così dire, mainstream. Eppure, come spesso accade per i falsi miti più duri a morire, non c’è niente di più scorretto, soprattutto per quel che riguarda i prodotti per la prima infanzia. Essere una mamma green, in poche parole, quasi sempre significa anche essere una mamma che risparmia: ecologia ed economia, d’altra parte, hanno la stessa radice (dal greco: οίκος, oikos, che significa casa).

Prima di tutto, l’occhio “eco” più allenato sa bene che molti acquisti considerati indispensabili in realtà sono del tutto evitabili, o almeno ridimensionabili fortemente. Nel caso di un bambino piccolo, ad esempio, la semplice scelta di limitare il più possibile l’uso delle salviette imbevute si traduce in un risparmio sicuro. Anche sul versante della cosmesi, essere green fa bene al bilancio familiare: la lista di prodotti superflui o quasi, infatti, in questo caso si allunga, comprendendo il talco, la colonia, i famigerati oli a base di paraffina e il baby shampoo. A BigD, per esempio, bastano un po’ di amido di riso disciolto nell’acqua del bagnetto (una confezione e mezza in oltre otto mesi di tuffi quasi quotidiani) e qualche goccia di olio detergente ecobio sulla spugna (siamo appena al secondo flaconcino). La pasta protettiva all’ossido di zinco, invece, la usiamo quasi ad ogni cambio, ma la scelta di un marco ecobio made in Italy, estraneo alle logiche del marketing e della pubblicità, ci permette di contenere i costi, spendendo meno di molti prodotti concorrenti “da supermercato”.

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16 Ottobre 2013 3 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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