Non c’è più il Carnevale degli anni ’80. Per fortuna

Il peggiore di tutti è stato la farfalla. A parte che da piccola non ero esattamente una silfide, ma poi avevo un paio di antennine rigide sulla testa che al confronto il Divino Otelma è uno che va in giro vestito sobrio. Però non scherzavano neanche “la primavera”, con tanto di crinoline e rondini ricamate sulla gonna, e “l’olandesina” (ma in quella circostanza, se non altro, grazie al gelo di febbraio mi furono risparmiati gli zoccoli di legno). Un’altra volta – che Dio perdoni mia madre per questo – mi piazzarono un tamburello in una mano e una specie di cappello da jolly sulla testa. La tuta che indossavo aveva più colori di un piatto cucinato da Federico di MasterChef e io somigliavo a una di quelle statuette kitsch che si usavano un tempo come bomboniere per i matrimoni.

Il Carnevale, negli anni Ottanta, era una deliberata moratoria del buon gusto, una celebrazione collettiva del poliestere e del grottesco. C’erano queste bimbette di sei anni mascherate da ballerine di flamenco e truccate come dei travestiti un po’ avanti negli anni. Minuscoli principi azzurri con brache di raso celeste sui pannolini e piume sintetiche sulle fontanelle ancora aperte. Improbabili fatine, moschettieri con l’apparecchio ai denti e Zorri che si sfilavano la maschera dopo neanche cinque minuti, diventando praticamente indistinguibili dai vari Scaramouche e D’Artagnan.

Quelli sfigati erano sempre mascherati da pagliacci e da animali. Quelli fighi, invece, si strappavano i jeans o i collant e si disegnavano un paio di simboli sulle guance, dopodiché andavano in giro dicendo di essersi “vestiti da punk”. Quasi tutti quelli che conoscevo avevano uno zio che ogni anno si vestiva da donna (chissà quanti di loro hanno avuto il fegato di fare coming out, prima o dopo).

C’erano pure le maschere razziste. Ricordo “indigeni” con l’anello al naso e “pellerossa” con finti scalpi tra le mani. Con i cosplay molto in là da venire, i più alternativi indossavano jeans e felpa, e a chi chiedeva loro da cosa fossero travestiti rispondevano con sufficienza: «Da me stesso». Non ho mai capito se fossero molto intelligenti o semplicemente parecchio codardi.

A noi che in quel martedì d’inverno smettevamo di vestire i nostri panni abituali, invece, ci trascinavano in questi studi fotografici di provincia, addobbati con palloncini, stelle filanti e fondali pacchiani. Le foto erano sempre sovraesposte e banali, io ne ho finanche qualcuna col costume in disordine.

Forse era solo che all’epoca gli italiani non avevano ancora scoperto Halloween, e allora il gusto dell’orrido che alberga in ogni madre non aveva altre occasioni di venire allo scoperto. Oppure era l’opulenza generale degli Eighties, a spingere la gente a esagerare. Con le parrucche, col cerone, con le tette finte.

Superata la fase delle sottogonne rigide e delle foto in posa, ho scoperto il piacere di mascherarmi. Di costruirmi un’altra identità, di fingere di appartenere a un mondo che non avevo mai conosciuto, almeno per un giorno. Sono stata uno spettro e un diavolo, una misteriosa donna orientale e la paziente malridotta del mio fidanzato di allora (la maschera di coppia è stata un culto nel decennio successivo). Sono stata anche un clown, solo che il mio non era sfigato. Se ne avessi l’occasione, mi travestirei ancora molto volentieri. Smetterei i miei soliti panni per vivere, un Carnevale alla volta, tutte le vite che non ho vissuto.

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11 Commenti

Lucia Malanotteno 4 Marzo 2014 - 16:31

Che ricordi che hai risvegliato. Ti dico solo che i prima media percepii come una vera liberazione il vestito da punk…

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Silvana - Una mamma green 4 Marzo 2014 - 16:49

Eh… Ci siamo passati tutti, mi sa. Una intera generazione liberata da un vestito da punk 😉

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Marianna E. 4 Marzo 2014 - 16:53

Cara Silvana, non ho mai commentato, seppure assidua tua lettrice (anche se non sono ancora una mamma), ma ora urge farlo perché l’argomento è di quelli che mi toccano nel profondo… quando ero piccola, dopo aver passato anch’io la fase della “principessa con problemi di sovrappeso”, della “giapponesina col kimono ma con le nike ai piedi” e della “palla di neve ricoperta di palle di cotone”, un anno mia mamma ebbe il barbaro coraggio (o forse incoscienza) di vestirmi da sacco-del-pane… praticamente era un sacco con le toppe colorate, anche ben cucito da una mia zia sarta, con su scritto “pane”, appunto… ecco, ho fatto il mio coming out, mi sento meglio!! 🙂

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Silvana - Una mamma green 4 Marzo 2014 - 18:34

Ciao Marianna, benvenuta! Il sacco del pane credo sia proibito dalla Convenzione di Ginevra. Ma sono sicura che tua mamma e tua zia non lo sapessero, nei favolosi anni Ottanta 😉

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Marianna 4 Marzo 2014 - 21:16

La primavera l’ho fatta anch’io- per più d’un anno- … poi la zingarella (??) e mi sono fermata abbastanza presto perché ho sempre profondamente odiato i travestimenti di carnevale (su di me ovvio)

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Silvana - Una mamma green 5 Marzo 2014 - 10:13

La zingarella. Come non dedicare un pensiero alla zingarella? Povere noi, che infanzia! 🙂

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www.gigiosblog.com 4 Marzo 2014 - 22:21

Peccato, avrei voluto vedere la foto della farfalla…ma quella dell’olandesina ha risvegliai in me atroci ricordi che pensavo cancellati per sempre…tanto atroci che poi, per tre anni di fila, mi sono imposta e armata di spada e mascherina sul viso, ho PRETESO di essere Zorro! FiorellA!!!

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Silvana - Una mamma green 5 Marzo 2014 - 10:12

Non provocarmi, potrei scavare ancora nei vecchi album di famiglia 😉 Viva Zorro, comunque! E viva la libertà 😉

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» Carnevale fai da te (in salsa di soia) 16 Febbraio 2015 - 10:08

[…] Lo so. Avevo detto che anche quest’anno avrei ignorato il Carnevale. Che non avrei imposto ai miei figli dei travestimenti stucchevoli solo per divertirmi a guardarli e fotografarli. Che avrei aspettato la loro capacità di scegliere in autonomia se e come mascherarsi. […]

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» L’età giusta per un figlio 9 Marzo 2015 - 09:46

[…] entro i 25 anni. Sono stata concepita da genitori alle soglie dei 40, che per i nati nei primi anni ’80 come me era un fatto abbastanza inconsueto, per lo meno dalle mie parti. Per quanto molti coetanei […]

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Barbara 23 Febbraio 2017 - 16:17

Hahahahaah…che ricordi!! Siccome ero la più alta tra le amichette …mi vestvano da Pierrot….per anni ho fatto il maschio,perché la mia migliore amica era una graziosa Pierrette. Alla fine a 12 anni mi sono ribellata….ed io ,bionda e con gli occhi verdi ho costretto mio padre e mia madre ad affittare alla costumeria del teatroo San Carlo, un meraviglioso costume….ebbene si da Flamenco…..con la pettinessa…..hahahahah!!!. Aaaah che soddisfazione…..mi guardavano tutti….hahahahahah

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