Elogio della curiosità ostinata

Se dovessi scegliere la cosa che mi ha salvato più spesso nella vita, che mi ha risollevato dal fondo più vischioso e tirato fuori dalle pozze di oscurità nelle quali ogni tanto mi ritrovo a sguazzare, non avrei molti dubbi. Non citerei l’amore, o l’amicizia, oppure la fede che a tratti mi ha accompagnato lungo il cammino. Non tirerei mai fuori la tanto inflazionata resilienza o la retorica “bellezza delle piccole cose”. Non menzionerei nemmeno la natura e gli animali, che pure, almeno per me, significano linfa e sollievo e libertà. E no, non mi limiterei di certo a chiamare in causa la famiglia, figli inclusi.

Quello che da tutta la vita mi salva con generosità – dalla vita in sé e pure da me stessa – probabilmente non è altro che la curiosità, associata a una dose straordinaria di ostinazione. La curiosità sfrenata che mi si agita dentro, rivolta potenzialmente a qualsiasi ambito dell’umana esperienza. La fame insaziabile di conoscenza e di emozioni, quella voglia indefinita di non sprecare tempo e occasioni, di “fare di più”, che pur nel dolore, nella solitudine e nello scoramento restituisce senso all’esistenza anche quando tutto o quasi sembrava perduto.

Non sono sicura di riuscire a spiegarmi.

Fatta eccezione dei momenti di assoluta prostrazione (per un lutto, per un abbandono, per una malattia importante), non ricordo di aver mai trascorso la mia vita in una condizione, nemmeno temporanea, di “stasi”. Né di aver mai superato una qualsiasi crisi personale senza un nuovo progetto al quale appassionarmi, per il quale documentarmi, studiare e ricercare soluzioni perfette e personali notte e giorno, per settimane, fino a farmi lacrimare gli occhi per la stanchezza. Fino ad aver imparato qualcosa di nuovo da custodire per sempre.

Se, come nell’ultimo estenuante anno, non possono essere i viaggi da organizzare, allora saranno altre iniziative di qualsiasi natura. Un nuovo tatuaggio da progettare, un angolo del tè da allestire in cucina, un microscopico acquario per le alghe Marimo. Oppure i bruchi da allevare, un nuovo foro alle orecchie, un recinto per tartarughe da approntare il giardino, la ristrutturazione della cameretta, un travestimento di Carnevale fai da te, una ricorrenza a tema Harry Potter, gli allestimenti di Natale. Una lavastoviglie da inserire “in qualche modo” nella microscopica cucina di un piccolo appartamento.

È questo, alla fine, che mi tiene viva anche nell’oscurità. Che rende i miei giorni sempre diversi, sempre densi, sempre necessari nonostante tutto: qualcosa di nuovo da imparare, qualcosa di positivo da realizzare per me, per la mia famiglia, per la mia casa. Un obiettivo da perseguire con determinazione, la speranza di attuarlo nel prossimo futuro e tante cose da studiare per riuscirci nel migliore dei modi.

La curiosità impastata di ostinazione. Che spero possa essere un giorno il mio lascito migliore per i miei figli.

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1 Commenti

CHIARA GUIDI 9 Aprile 2021 - 08:39

wow. Just like me.

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