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Categoria:

rimedi naturali

rimedi naturali

Contusioni e bernoccoli? C’è il gel all’arnica

by Silvana Santo - Una mamma green 25 Novembre 2013

Alcuni lividi sono incancellabili. Per tutto il resto c’è l’arnica

© Wikimedia Commons

© Wikimedia Commons

La prima cosa che dovrebbero dire alle neomamme nei reparti maternità è questa: “Un giorno o l’altro tuo figlio ti cadrà dalle braccia, non si farà niente di grave ma tu ti sentirai un mostro”.

Anche se dinanzi alla nefasta occasione la gente dirà frasi come:

Capita a tutte, prima o poi.
Tanto i neonati sono di gomma.
Sgusciano come anguille, non è colpa tua.
Per tenerli sotto controllo non basterebbero 10 occhi.
L’importante è che non si sia addormentato subito dopo la caduta.

Tutte cose vere, tra l’altro. Ma che difficilmente riusciranno a convincere la malcapitata di non essere diventata a un tratto una specie di clone di Annamaria Franzoni, solo senza il plastico di Bruno Vespa.

Comunque. Se il lancio del pupo fosse sport olimpico, io potrei finalmente realizzare il mio infantile sogno a cinque cerchi, puntando peraltro al gradino più alto del podio (o almeno alla piazza d’onore, dietro Annamaria Franzoni). Fortuna che BigD è circondato da uno spesso – ed elastico – strato di adipe e che, a quanto pare, oltre alle guance da criceto, ha ereditato da sua madre anche la capoccia dura.

La prima volta mi è ruzzolato a tradimento dal lettino del mare. Sono passati mesi, ma ancora non ho capito cosa sia successo realmente. Ad ogni modo la sabbia era soffice, e ce la siamo cavata con un paio di minuti di urla e un centinaio di occhi iniettati di salsedine puntati dritti sulla sottoscritta. Nessuno dei vicini di ombrellone, in quell’occasione, mi ha detto “Sgusciano come le anguille”. E dire che la metafora sarebbe stata quanto mai appropriata. Ma la volta peggiore è stata la successiva, a casa. Volo d’angelo giù dal divano, mentre aspettavamo suo padre che tornasse a casa con una frittura di pesce da asporto (che ovviamente poi abbiamo mangiato fredda e dura come il cartone).

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25 Novembre 2013 7 Commenti
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rimedi naturali

La religione del piubiancononsipuò: Teresa e i detergenti ecologici

by Silvana Santo - Una mamma green 11 Novembre 2013

Ovvero come sconvolgere la tranquilla esistenza di una colf di mezza età

toiletteDa quando mio figlio occupa la maggior parte del mio tempo, un paio di volte al mese una vulcanica signora di nome Teresa viene a darci una mano per le pulizie di casa più impegnative (sì, lavo le finestre a intervalli almeno quindicinali: tanto ho la scusa dell’ecologia, no?). Teresa ha conquistato subito le mie simpatie: si sposta esclusivamente in bicicletta, ha un debole per Artù («Ma comm’ e’ bello! E comm’ è chiatto!») e ignora con grande tatto le nuvole di polvere mista a peli di micio che si rincorrono da un lato all’altro dell’appartamento, cosa di cui non le sarò mai abbastanza grata.

L’unico problema, con Teresa, è la sua assoluta fedeltà alla chimica del piubiancononsipuò, e il conseguente scetticismo nei confronti del mondo dell’ecobio. La prima volta che le ho messo davanti il mio arsenale per le pulizie domestiche – detergenti Ecolabel, aceto, anticalcare fatto in casa a base di acido citrico – ha dato un’occhiata scettica a flaconi e bottiglie, poi ha alzato lo sguardo e mi ha chiesto: «Ok. E i detersivi dove sono?». La volta successiva mi ha chiesto se comprassi in farmacia i prodotti per la pulizia di casa, e dopo aver pulito i lampadari col mio spray a basso impatto ambientale si è giustificata per lunghi minuti del risultato a suo dire mediocre: «Non avevo lo Chantecler!». A me pareva che splendessero, ma tant’è.

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11 Novembre 2013 2 Commenti
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Coliche del neonato: rimedi naturali e altre amenità – parte seconda

by Silvana Santo - Una mamma green 8 Ottobre 2013

Storia di un bambino con le coliche e dei tre mesi più lunghi della mia vita

Leggi la prima parte del post

Al di là di cosa mangia il piccolo urlatore, comunque, pare che sia importante anche il “come” si alimenta: se il neonato è particolarmente “avido” durante la poppata – e manco a dirlo, è sempre stato il caso di BigD – è più facile che ingerisca molta aria. In questi casi, allora, si può tentare di metterlo al seno prima che sia troppo affamato, oppure interrompere ogni tanto la poppata per fargli fare il ruttino. Sempre che lui lo permetta, ovviamente. Se si usa il biberon, invece, si dovrebbe correggere la posizione del bimbo e l’inclinazione della bottiglia, sempre per scongiurare l’ingestione delle famigerate bolle d’aria. Per quanto riguarda i veri e propri rimedi naturali, sono un po’ controverse le tisane al finocchio, a lungo considerate un toccasana per i problemi digestivi dei poppanti ma più di recente finite sotto accusa per la presenza di estragolo, una sostanza contenuta appunto nei semi e di conseguenza nell’infuso di finocchio e riconosciuta da anni come cancerogena e genotossica. In realtà, vista la concentrazione di estragolo nelle tisane e le quantità che normalmente può assumerne un neonato, il rischio di intossicarsi rimane trascurabile, soprattutto se l’uso è limitato nel tempo mentre è invece possibile – ed è questo, forse, il vero aspetto da tenere in considerazione – che l’assunzione di liquidi diversi dal latte possa interferire con l’allattamento al seno. Un discorso che vale anche per altri infusi consigliati in caso di coliche gassose, come quelli di anice o camomilla, e che per questa ragione dovrebbero essere somministrati con estrema parsimonia, e comunque sempre dietro consiglio medico.

Molte madri giurano che il sistema migliore per alleviare i fastidi delle coliche è rappresentato dai massaggi, da effettuare, meglio se con l’ausilio di oli specifici a base di camomilla, maggiorana e altre erbe officinali, in senso circolare sul pancino del bebè, tracciando una specie di C intorno all’ombelico e cercando si seguire il profilo del colon. Per favorire l’espulsione dei gas intestinali si può anche far sdraiare il bambino sulla schiena e portargli delicatamente le ginocchia al petto, oppure muovergli le gambe in modo da simulare una “pedalata”. Molti, semplicemente, consigliano di tenere il piccolo a pancia in giù, magari sul petto della madre o del padre, per rassicurarlo e calmare i dolori. Con BigD abbiamo provato tutto tranne il massaggio tantrico e lo shiatsu, ma – devo ancora dirvelo? – senza troppi esiti. Funzionava un po’ di più, in effetti, spalmarmelo sul petto e accarezzarlo di continuo. Molte notti le abbiamo passate così, davanti alle repliche di improbabili trasmissioni di Real Time (quando il rimedio è peggio del male). A proposito, lo sapevate che c’è gente che mangia divani e pelo di gatto e non fa neanche una scoreggia? E poi mio figlio deve soffrire di coliche?! Comunque.

Direi che in generale il contatto prolungato con vostro figlio rappresenta la cura più efficace che possiate somministrargli (Davide si calmava un po’ ciucciando il mio mignolo, per esempio). Coccole, carezze, paroline sussurrate e, naturalmente, il seno. Anche piangere insieme a lui può servire, perché no. Infine, lunghe camminate, nel passeggino o meglio ancora in fascia, sono un altro sistema efficace per favorire l’espulsione del malefico gas e per aiutare il bambino a distrarsi e, se siete fortunati, prendere sonno. Forse l’unico mezzo, a parte la tecnica divano-koala-realtime, che ci ha permesso di far passare quei giorni sempre uguali, che sembravano destinati a non finire mai. Sembravano, appunto. Perché la buona notizia (ve l’avevo promessa!) è che prima o poi, come sono arrivate, queste crisi maledette vi lasceranno, restituendovi un bambino sorridente, rilassato e, forse forse, silenzioso. E se i soliti bene informati vi dicono di aspettare che il piccolo di scimmia urlatrice che avete generato compia tre mesi, voi credeteci! Neanche Paolo Brosio dopo l’ennesimo pellegrinaggio a Medjugorje sarebbe in grado di spiegare la ragione di questa guarigione improvvisa, ma l’importante è sapere che è solo questione di tempo. E, cosa ancora più importante, sappiate che di norma si tratta di un disturbo del tutto benigno, senza implicazioni sulla salute generale del piccolo malcapitato, che in capo a qualche mese se ne dimenticherà completamente.

Voi, invece, non ve ne scorderete mai, ma anche questo fa parte del gioco, no?

8 Ottobre 2013 4 Commenti
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rimedi naturali

Coliche del neonato: rimedi naturali e altre amenità – parte prima

by Silvana Santo - Una mamma green 7 Ottobre 2013

Storia di un bambino con le coliche e dei tre mesi più lunghi della mia vita

Immaginate una sirena assordante che ulula senza sosta giorno e notte. Uaaaaaaaaaa. Uaaaaaa. Per settimane. Dentro casa vostra. Uaaaaaa. Uaaaaaaaaaaaaaaa. Immaginate che tutti si aspettino che siate voi a zittire quel suono incessante, ma che in realtà non possiate fare assolutamente nulla per metterlo a tacere. Uaaaaaaaaaaaaaaa. Uaaaaaaaa. Immaginate che quella sirena sia in realtà un disperato grido di dolore proveniente da vostro figlio appena nato, che provochi conati di vomito, raucedine, sudori freddi e un’ernia ombelicale grande quanto un ovetto di cioccolata. Uaaaaaaaaaa. E che voi siate una puerpera di fresco cesarizzata (o episiotomizzata, cambia poco), con i seni dolenti e gli ormoni fuori controllo, e che ogni volta che vostro figlio piange l’ossitocina che avete in corpo vi faccia contrarre dolorosamente l’utero e le mammelle, inondando la vostra biancheria intima di umori imbarazzanti di varia natura. Immaginate che il vostro cervello, già a corto di sonno e di zuccheri da ossidare, finisca col sentire quel pianto insopportabile anche quando gli dei dell’Olimpo concedono a vostro figlio – e a voi – un’ora di requie. Immaginate. Fatto? Bene.

Ora immaginate una situazione dieci volte più angosciante di quella che avete appena immaginato: inizierete a capire vagamente cosa significhi avere a che fare con un bambino affetto dal disturbo che qualche buontempone evidentemente senza figli ha classificato come “colichette gassose del neonato”. Nessuno si sognerebbe di dire «Ho le emorroidine a grappoletti», o di raccontare che sua zia soffre di «fuocherello di Sant’Antonino», allora non vedo perché una roba così straziante vada chiamata “colichette”. E poi, a parte il Napalm e il Zyklon B, dubito che un gas possa realmente provocare tanta sofferenza. Neanche Al Gore quando pensa all’anidride carbonica si sente afflitto in modo così irrimediabile. Per dirla tutta, io non sono neanche convinta che lo psicodramma che abbiamo vissuto nei primi tre mesi di vita di BigD sia legato davvero a un qualche feroce mal di pancia. Secondo me i pianti e la disperazione c’entrano maggiormente con la fatica di adattarsi a una vita extrauterina cui si arriva sempre impreparati, oltre che alla tremenda ingiustizia della difficoltà di comunicazione che si instaura quasi inevitabilmente tra una donna e il bambino che fino a poco fa abitava nel suo ventre.

Ma tant’è. Le chiameremo coliche gassose perché così la maggioranza dei pediatri le definisce, pur ammettendo che le cause del “fenomeno” restano sostanzialmente sconosciute. Come fare a capire se siete tra i fortunati che dovranno affrontare il problema? Di solito iniziate a sospettarlo perché il vostro fagottino, che – a parte lo sguardo vacuo, la peluria sulle orecchie e una vaga somiglianza con la prozia Mariuccia – sembrava normale fino al giorno prima, a qualche settimana dalla nascita inizia a dilettarvi con crisi improvvise di pianto, forte e prolungato, che possono durare anche diverse ore. Oltre a urlare a più non posso, in genere la povera creatura stringe i pugni, porta le gambe al petto, serra gli occhi e spinge la punta della lingua verso l’alto, come una lucertola cui un ragazzino sadico sta staccando la coda. Mio figlio, come ho anticipato, si ricopriva di sudore ghiacciato, tentava di cavarsi gli occhi con le unghie che non sapevo ancora tagliargli (non che ora sia esperta in manicure neonatale, eh…) e attraversava vere e proprie crisi di apnea. In teoria, gli attacchi sono più frequenti nelle ore serali, ma – esperienza personale – possono presentarsi in qualunque momento della giornata, senza alcun preavviso.

La cattiva notizia (perché ce ne sono anche di buone, ma ve le dico alla fine) è che una cura vera e propria non esiste. Anzi, nel caso di BigD i farmaci si sono rivelati del tutto inefficaci, nonostante si trattasse di sostanze che sulla carta avrebbero potuto stroncare un toro (gocce a base di bromuro, per dire). Esiste però una certa “letteratura” di rimedi naturali per le coliche del neonato. Che magari sugli altri bambini possono sortire qualche effetto degno di questo nome. Per prima cosa, si può tentare di intervenire sull’alimentazione del bambino. Ai bambini nutriti col latte artificiale si possono somministrare dei tipi di latte formulati appositamente per ridurre la formazione di gas intestinali. Sull’efficacia di questi latti speciali ne so davvero poco, perché BigD è sempre stato allattato esclusivamente al seno. Ragione per cui ho eliminato dalla mia dieta un numero sempre maggiore di alimenti, dai latticini ai legumi, dal cioccolato alle verdure a foglia larga. Davide ha continuato a disperarsi (perché in realtà non ci sono evidenze scientifiche del legame tra dieta materna e mal di pancia del bebè), ma almeno io ho perso i chili della gravidanza.

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7 Ottobre 2013 4 Commenti
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Ammorbidente? Meglio l’acido citrico, per i bambini e per l’ambiente

by Silvana Santo - Una mamma green 16 Settembre 2013

ammorbidente2La pelle dei bambini è morbida e liscia. Si arrossa, si irrita, si “sgualcisce” anche solo a guardarla troppo. Comprendo bene, quindi, da dove arrivi la tentazione di avvolgere i neonati nel più soffice dei tessuti, e dunque la tendenza a usare – o abusare – ogni sorta di ammorbidenti per il bucato. Ma se il marketing dei vari morbidello-sofficissimo-profumoso ci promette fibre talmente soffici da essere degne finanche della Principessa sul pisello, quello che la pubblicità (la réclame, direbbe la mia defunta nonna) si guarda bene dal dirci è che gli ammorbidenti sono prodotti molto inquinanti e potenzialmente pericolosi, per tante ragioni diverse. Intanto, non è vero che facciano così bene ai tessuti: creando una sorta di film grasso intorno agli indumenti, finiscono alla lunga con lo “sporcarli”, riducendo l’efficacia dei lavaggi e accelerando il processo di ingrigimento e obsolescenza delle fibre. Un po’ come il botulino, che se lì per lì ti fa sembrare strafiga e giovanissima, dopo qualche tempo ti trasforma in una brutta copia della copia di cera di Nicole Kidman esposta al Madame Tussauds.

Poi, inquinano l’acqua, perché contengono derivati petroliferi e altri componenti di scarsa biodegradabilità che, dallo scarico della nostra lavatrice, finiscono dritti dritti nel mare, nello stesso mare dove i nostri figli sguazzeranno paperella-muniti l’estate prossima. Come se non bastasse, l’ammorbidente per il bucato è potenzialmente allergizzante, soprattutto per i bambini, dal momento che di solito contiene profumo (a questo proposito, vi rivelo un segreto: il pulito NON ha odore!) e perché la “patina” che crea sugli indumenti finisce direttamente a contatto con la nostra pelle. Last but not least: avete presente la puzza di cane bagnato che sprigionano i vestiti quando si asciugano in un ambiente chiuso (o quando – ahem – li dimenticate per troppo tempo in lavatrice dopo averli lavati)? Ecco: l’ammorbidente ne favorisce la formazione, perché “intrappola” l’umidità all’interno dei tessuti. Insomma, per quanto il proposito di avvolgere i bimbi nel morbido sia davvero ammirevole, ce n’è abbastanza per dire auf wiedersehen ai vari pucciolino, spupazzoso e fruzzolotto. Senza rimpianti, scurdammoce ‘o passato.

Come fare, però, per evitare di ritrovarsi con asciugamani e lenzuola secche e ruvide come una prugna lassativa californiana?

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16 Settembre 2013 5 Commenti
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cosmetici biologicirimedi naturali

Cosmetici per bambini: guida alla lettura delle etichette

by Silvana Santo - Una mamma green 12 Settembre 2013

Sono molti i bambini che, loro malgrado, sfoggiano un beauty case da fare invidia alla trousse di Clio MakeUp. Creme, oli, polveri, lozioni e detergenti sembrano indispensabili per pulire e trattare la pelle delicata dei più piccoli, con un giro d’affari milionario per l’industria cosmetica specializzata nella prima infanzia. Eppure, molti dei prodotti che promettono “massima delicatezza” e che vantano la presenza di ingredienti “naturali” contengono in realtà sostanze aggressive o inquinanti, quando non addirittura sospettate di tossicità. Il brand e il prezzo non c’entrano: neanche i marchi più blasonati, taluni supposti cosmetici ecologici, né i cosiddetti prodotti di fascia alta rappresentano una garanzia di una composizione davvero sana ed ecologica.

L’unica possibilità, per essere certi di quello che spalmiamo sul sedere di nostro figlio, è imparare a leggere l’INCI, ovvero l’elenco degli ingredienti dei prodotti cosmetici. L’acronimo sta per International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, una dizione internazionale usata appunto per indicare la composizione chimica dei prodotti per l’igiene personale e la bellezza, dei trucchi e dei cosmetici in generale (per bambini e per adulti). Non è altro, in pratica, che la lista degli ingredienti contenuti nel prodotto, che le aziende devono obbligatoriamente indicare sulla confezione. Imparare a districarsi nel mondo complesso degli INCI, che spesso contengono sigle, codici numerici e parole latine, non è semplice. Occorrono qualche nozione di base e un po’ di esperienza, ma prendere dimestichezza con le sostanze che ci spalmiamo ogni giorno sul corpo – e che applichiamo generosamente sulla pelle dei nostri figli – è importante, perché rappresenta l’unico sistema per evitare l’uso di prodotti potenzialmente tossici, allergizzanti o pericolosi per l’ambiente.

Come leggere l’INCI
Prima di tutto, è utile tener presente che gli ingredienti sono indicati in ordine di quantità decrescente nella formulazione del prodotto. Il primo della lista, dunque, sarà quello più abbondante (di norma è l’acqua), mentre quelli elencati successivamente sono impiegati in quantità via via inferiori nella preparazione della ricetta. I nomi in latino, che andrebbero scritti in corsivo, si riferiscono a estratti vegetali utilizzati senza essere stati sottoposti a particolari trasformazioni chimiche. Attenzione in questo caso alle possibili allergie, ma anche alla presenza di piante in via di estinzione o di altre specie rare. Occhio anche alla pubblicità ingannevole: se una crema che si dichiara “a base di Aloe” presenta questo ingrediente in fondo alla lista, probabilmente sarebbe più corretto definirla “a base di qualcos’altro”. Gli ingredienti riportati in inglese, invece, sono prodotti di sintesi, o comunque hanno subito un processo di trasformazione chimica, anche se magari si tratta in partenza di sostanze di origine naturale. I coloranti, che possono essere anch’essi causa di allergie, sono di solito indicati da un numero preceduto dalla sigla CI (Colour Index). Nell’INCI deve essere indicata anche l’eventuale presenza di profumo (parfum), da tenere sotto controllo sempre per il rischio di allergie e reazioni cutanee.

Il Biodizionariobiodizionario

Ma come fare a capire se la lista degli ingredienti è “pulita”? Uno strumento utile e di facile impiego per individuare la presenza di sostanze tossiche, inquinanti oallergizzanti nei cosmetici è il cosiddetto Biodizionario. Si tratta di un database alfabetico online di composti, naturali o di sintesi, contrassegnati da uno o due pallini di colore diverso. Se una sostanza, ad esempio, è contrassegnata da uno o due bollini rossi, significa che è pericolosa per l’ambiente o per la salute umana, in quanto irritante per la pelle e/o le mucose, allergizzante o semplicemente aggressiva. In questa categoria rientrano anche i composti ittiotossici e quelli ricavati a partire da piante in via di estinzione o da animali. Via libera, invece, alle sostanze con uno o due pallini verdi, mentre su quelle contrassegnate in giallo il giudizio resta in qualche modo sospeso: potrebbero essere fonte di allergie o altri altri fastidi, ma in generale, soprattutto se sono indicate in fondo alla lista degli ingredienti, si può generalmente chiudere un occhio.

Le sostanze da evitare

uando non è possibile consultare il Biodizionario, è possibile seguire alcune regole di base per evitare l’acquisto di cosmetici contenenti ingredienti tossici o dannosi per l’ambiente. Può essere utile, ad esempio, fare attenzione ai suffissi delle parole presenti nell’INCI: i nomi che terminano in -one o -xane, ad esempio, indicano di solito dei siliconi sintetici, che lasciano apparentemente la pelle liscia ma alla lunga potrebbero causare problemi di secchezza. Da evitare inoltre composti come Petrolatum, Paraffinum liquid, vaselina, mineral oil: derivati del petrolio, inquinanti e comedogeni, non sempre garantiscono una reale idratazione. Attenzione anche ai prodotti etossilati, che si riconoscono dalla particella eth (derivazione petrolifera) e ai composti che contengono il suffisso -trimonium (ittiotossico).

12 Settembre 2013 9 Commenti
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rimedi naturali

Rimedi naturali per i disturbi della dentizione

by Silvana Santo - Una mamma green 9 Settembre 2013

Bava dal pH acido, emorragie orali, improvvisi scoppi di urla belluine. Non sono gli effetti speciali di un nuovo remake de L’Esorcista, ma alcuni dei fastidi associati alla dentizione umana. Wikipedia la definisce come il “processo di sviluppo e collocazione dei denti all’interno del cavo orale degli animali vertebrati”, ma qualunque madre (e padre) sa bene che si tratta di un interminabile periodo in cui il proprio trottolino amoroso si trasforma in un esserino viscido di saliva, dolorante, insofferente, inappetente (non mio figlio, lui piuttosto che digiunare si incatena per protesta alla casina della api) e tutta una serie di altri aggettivi terminanti in -ente che lo rendono in pratica iperattivo e insopportabile. Possibilità di prevedere durata e severità dei sintomi non ce ne sono, e rimedi definitivi, in buona sostanza, non esistono, anche se l’industria farmaceutica propone pomate gengivali e altri preparati sulla cui efficacia mi permetto di esprimere non pochi dubbi. Restano i classici antidolorifici, certo, ma per chi volesse ricorrere il meno possibile all’uso di farmaci sono disponibili dei rimedi naturali per alleviare i problemi legati all’eruzione dei dentini? Ecco qualche spunto.

Il primo, istintivo, naturale sistema per dare un po’ di sollievo alle gengive infiammate, i bambini lo trovano da soli: ficcarsi le mani in bocca (nonché i piedi, i giocattoli, il bavaglino, il mento-le dita-il naso o qualunque-altra-parte-del-corpo della madre, la coda del gatto, etc. Ma sto divagando) e serrare più forte che possono. Il mio consiglio, pertanto, è: tacitare i soliti parenti, amici e conoscenti prodighi di consigli impagabili (“Via quelle mani dalla bocca!” “Non si farà male??” “Gli verrà la stomatite. O forse l’Ebola…”) e lasciarli fare. Lavandogli magari le manine più spesso.

Un surrogato del rimedio-fai-da-te è rappresentato da quei fantastici oggetti in vendita nelle sanitarie (a prezzi da prosciutto di Parma) chiamati anelli per la dentizione. In pratica, sono affarini tutti colorati e dalle forme improbabili – ci sono gli “anelli”, certo, ma anche le mele, le ciliegie, i cagnolini e svariate altre versioni talvolta più simili a dei sex toys che a un prodotto per la prima infanzia – da tenere in frigo e da proporre al piccolo sdentato perché, rosicchiandoli, trovi un fresco conforto alle sue pene gengivali. Oltre ai classici prodotti in plastica disponibili nelle farmacie e nei negozi per bambini, è possibile orientarsi verso alternative ecologiche, vendute in negozi specializzati o da mamme artigiane presenti sul web, e realizzate di solito in legno non trattato, stoffa o caucciù (ma accertatevi sempre che la provenienza dei materiali sia nota e che non ci siano piccole parti che possano essere ingerite dal neonato). Non so quanto successo riscuotano presso il neonato medio questi cosi, ma quello che vive a casa mia non è precisamente un fan dell’articolo: in sostanza, dopo averli agguantati con ingannevole curiosità, li azzanna, si rende conto che non è roba commestibile e li scaglia con la foga di un lanciatore del peso contro l’essere semovente a lui più prossimo. L’intifada degli anelli per la dentizione.

Se poi ci addentriamo nel sempre sorprendente mondo dei rimedi alternativi, le possibilità aumentano. Una soluzione molto quotata presso un certo target di famiglie nord europee (che per comodità chiameremo “fricchettoni di seconda generazione”) consiste in una collana d’ambra che, appesa al collo del bambino, dovrebbe rilasciare un blando analgesico naturale e agire sul campo elettromagnetico intorno al suo corpo, riuscendo in qualche modo a lenire le sue sofferenze. A parte che, ma è solo una mia supposizione, Davide preferirebbe essere incatenato – digiuno – alla casina delle api piuttosto che portare una collana al collo, l’idea di addobbare mio figlio settemesenne con dei monili di pietra non è esattamente la prima cosa che mi passa per la testa quando mi sveglio al mattino. Per quanto ami minerali e pietre, inoltre, faccio fatica a convincermi che l’ambra possegga delle speciali proprietà taumaturgiche, e che l’eventuale antidolorifico minerale presente al suo interno venga rilasciato in quantità tali da, una volta assorbito dalla pelle del bambino, avere un qualche effetto sul dolore che lui avverte, per giunta in un’altra zona del corpo. Ma, se non altro, la collanina analgesica non dovrebbe avere effetti collaterali (pare sia progettata in modo da rendere impossibile il soffocamento e l’ingestione accidentale delle pietre, ma, per quanto mi riguarda, la prudenza non è mai troppa) e, se non dovesse funzionare, la si può sempre convertire in anelli e orecchini da regalare alle amiche. Se qualcuno l’ha provata, attendo volentieri del materiale per la mia rubrica di recensioni.

Gli irriducibili della fitoterapia, invece, consigliano la radice di viola (o di iris), da appendere al collo del bambino (aridàglie) perché possa mordicchiarla a suo piacimento. Non so a voi, ma a me ricorda tanto l’aglio al collo degli ammazzavampiri di una volta (altro che Twilight!). Ancora, c’è chi giura che il mal di denti passi ciucciando un ghiacciolo home-made a base di camomilla ed erba gatta. Peccato che poi mi ritroverei con il felino Artù aggrappato alle fauci di mio figlio, probabilmente.

Sempre sul fronte erboristico, un’altra opzione sono le fiale a base di rabarbaro, camomilla e fitolacca vendute (a peso d’oro) in farmacia. Con Davide ho deciso di ricorrervi con un certo scetticismo, ma dicendomi “Se non altro, male non può fargli” e, con mia sorpresa, sembrano effettivamente dargli un qualche sollievo. O forse è semplicemente che gli piacciono molto, per cui le tracanna con soddisfazione evidente, manco fossero boccette di grappa al miele. Ad ogni modo, aspettiamo che passi, con una rassegnazione crescente. Anche perché, tra parentesi, siamo a sette mesi compiuti e di denti, nonostante la bava a fiumi, le gengive gonfie e la roditorite acuta, neanche l’ombra.

9 Settembre 2013 6 Commenti
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rimedi naturali

Punture di insetti e pesci urticanti: rimedi naturali adatti ai bambini

by Silvana Santo - Una mamma green 23 Agosto 2013

Post ultrarapido dedicato ai rimedi naturali per punture di api, vespe, tracine e chi più ne ha più ne metta. Per bambini e non solo, s’intende. La faccenda impone due premesse ancora più veloci:

1. so che arrivo tardi, nel senso che molti le vacanze le hanno già finite, ma io domani parto per la costa maremmana e quindi ho bisogno di pensare che sia ancora tempo di mare, di sole e di vacanze con secchiello e paletta. E poi, diciamocelo, le api, o almeno quelle poche che ancora non si sono estinte, ronzano ogni tanto anche in città, per cui non si sa mai (più difficile, certo, trovare un riccio di mare sul fondo della piscina comunale, ma, nella vita, mai dire mai…).

2. il titolo e lo stesso post suonano un po’ come una iattura. Ma che volete, soprattutto in estate le robe spaventevoli “tirano” moltissimo, e per una che si guadagna da vivere scrivendo articoli sul web l’audience fa purtroppo la differenza. Quindi, date pure il via a tutti i gesti apotropaici che conoscete (sgrat, sgrat) e beccatevi ‘sti consigli che manco Cassandra in una giornata uggiosa…

Rimedi naturali contro le punture di api e vespe: in sintesi, il trattamento si fonda su ghiaccio, acqua e limone o polpa di banana. Ma è davvero vitale, non solo per i bimbi in vacanza, fare attenzione alle possibili allergie. Quindi, al minimo segnale di difficoltà respiratorie o di altre reazioni allergiche, sticazzi i rimedi naturali e correte al Pronto Soccorso. Per saperne di più, leggete questo mio articolo sul sito GreenStyle.

Rimedi naturali contro le punture di tracine, attinie e ricci di mare: so che è annata di meduse, ma il mare ospita una miriade di altre creature tanto belle quanto urticanti. E che spesso, loro malgrado, sono protagoniste di incontri ravvicinati proprio con i bambini, curiosissimi e impavidi. Sappiate che della semplice acqua calda fa miracoli, e che l’ultima cosa da fare è strofinare la parte colpita, per evitare di portare in giro il veleno, ma per essere davvero pronti ad ogni evenienza, cliccate su quest’altro post di GreenStyle.

23 Agosto 2013 0 Commenti
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Recensione: Pasta all’ossido di zinco Bio Bio Baby

by Silvana Santo - Una mamma green 17 Luglio 2013

Se neonato uguale pannolini, pannolini (usa e getta) uguale, purtroppo, arrossamenti e irritazioni. Tra i prodotti che difficilmente mancano nell’ideale beauty case di un bambino piccolo, dunque, c’è la pasta protettiva a base di ossido di zinco, utile appunto per prevenire o curare eventuali reazioni della pelle al contatto costante con il pannolino.

Alla ricerca di un prodotto privo di sostanze tossiche e inquinanti ma reperibile a un prezzo decente, mi sono imbattuta nella Pasta all’ossido di zinco della linea Bio Bio Baby, prodotta in Italia dalla Pilogen Carezza.

Ecco quello che si legge sulla confezione:

La pasta all’ossido di zinco 15% ed estratto biologico di calendula (dermatologicamente testata) con Burro di karitè, Olio di riso, olio di mandorle, Bisabololo, Vitamina E. La sua ricca formulazione e la sua consistenza creano un sottile strato impermeabile che protegge il sederino dei piccoli dal contatto col pannolino bagnato. Ideale anche per tutte le zone del corpo arrossate.

La Pasta all’ossido di zinco Bio Bio Baby è un prodotto Ecobiocosmesi certificato ICEA AL N° 033BC006.

 

Questo, invece, è l’Inci:

Ricinus communis seed oil vv

Zinc oxide g

Butyrospermum parkii (burro di karité) * vv

Hydrogenated castor oil vv

Copernicia cerifera cera (Carnauba) vv

Calendula officinalis extract* vv

Helianthus annuus seed oil (olio di girasole)* vv

Oryza sativa bran oil (olio di riso) vv

Prunus amygdalus dulcis oil (olio di mandorle dolci)* vv

Tocopheryl acetate vv

Bisabolol vv

Profumo biancobianco

*da agricoltura biologica

Il prodotto, in tubi di plastica da 150 ml, è reperibile online o in alcuni supermercati (io lo compro all’Auchan) a un prezzo di circa 8 euro, ma ne esiste anche una versione da 75 ml.

E questa la mia recensione:

La pasta si presenta come la maggior parte dei prodotti concorrenti: bianca, densa, di consistenza – ma va? – pastosa. L’odore, piuttosto delicato, è quello tipico “da bebè” e la resa è alta (ne basta poca per ogni applicazione).
La mia esperienza con la pasta protettiva Bio Bio Baby è assolutamente positiva: non so se sia per questo, se per la scelta dei pannolini ecologici, per il limitato ricorso alle salviette imbevute o per la frequenza dei cambi e dei lavaggi (o magari è solo fortuna!), ma Davide non ha mai avuto dermatiti o arrossamenti particolarmente preoccupanti. Quando, dopo qualche cambio frettoloso fuori casa oppure per gli effetti della dentizione, si è manifestato un lieve rossore, l’applicazione del prodotto lo ha risolto nel giro di poche ore. Anche l’irritazione causata dai pannolini di plastica del reparto maternità è stata curata con questo prodotto, che si è riovelato utile anche per trattare qualche graffio superficiale (per quanto spesso si tagli loro le unghie, i neonati sembrano sempre Edward Mani di Forbice!) e dei brufoletti. L’unica difficoltà, che credo possa dipendere dall’alta concentrazione di ossido di zinco, sta nella leggera difficoltà che si incontra nello spalmare la pasta quando fa particolarmente freddo, ma è un problema davvero marginale. In conclusione, la Pasta all’ossido di zinco Bio Bio Baby è decisamente promossa (a differenza della versione spray, che trovo troppo liquida e di difficile applicazione).

17 Luglio 2013 5 Commenti
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rimedi naturali

Pruriti notturni, predatori implacabili ed erbe miracolose

by Silvana Santo - Una mamma green 1 Luglio 2013

Per una notte, tutto è stato come ai vecchi tempi. A tenerci svegli all’ora delle fate non sono stati pannolini da cambiare, poppate da somministrare o incubi da combattere. No. È stata solo quella inarrestabile smania che ti coglie all’improvviso e ti fa fremere tra le lenzuola. Quel prurito insaziabile che ti fa ardere la pelle, che ti toglie il sonno e ti arrossa le guance, quell’impulso incontrollabile di sfiorarti, tastarti e fregarti fino a perdere il fiato…


Le zanzare erano due
. Una di loro, probabilmente, era vegana e innocente – o forse semplicemente maschio – ma questo non le ha salvato la vita. Anzi, l’obiettrice di coscienza è stata la prima a morire, qualche minuto prima delle tre. L’assenza di tracce di sangue sulla ciabatta infradito che l’ha finita, però, ci ha convinti che la faccenda era ben lungi dall’essere chiusa. Alle tre e undici minuti, la scena è questa: Davide dorme placido nel suo lettino, mentre io veglio su di lui in cerca di eventuali cecchini alati (grattandomi nel contempo la chiappa sinistra, prodigi del multitasking!). Suo padre, in mutande e senza occhiali, scandaglia palmo a palmo i nostri mobili color rovere moro – ma sarebbe più appropriato definirlo “color substrato mimetico per zanzare” – smadonnando in almeno 5 lingue e vive e morte (ma piano, “ché sennò si sveglia il pupo”). Artù, all’esterno della nostra camera da letto, gratta sulla porta come se non ci fosse un domani. L’uomo che ho sposato e con cui ho generato il mio primogenito, allora, ha un’idea. Anzi: ha L’IDEA: “Facciamolo entrare, così le zanzare le acchiappa lui…”.
Ore tre e tredici: tutto come prima, ad eccezione del fatto che ora Artù è sdraiato sul nostro letto e sbadiglia come se non ci fosse un domani. Passano altri 10 minuti, nessun avvistamento.
“Va be’ – dice uno dei due soli esseri parlanti presenti in camera – sarà uscita quando abbiamo fatto entrare il gatto”. Ci rimettiamo a dormire: Artù rimandato fuori (reagisce mordendo come se non ci fosse un domani), Davide coperto con un lenzuolo leggero perchénonsisamai, luce spenta.

“Notte”.

“Notte”.

…..

“Zzzzzzzzz”

“Porcaput!”

Luce riaccesa, caccia ricominciata. Ormai sono le tre e quarantuno. La sottoscritta va a cercare il repellente ecologico, lo applica su suo figlio dormiente e su se stessa, consapevole che entrambi puzzeranno di citronella per le prossime 48 ore. Per sicurezza ne spruzza un po’ in giro, mentre il di lei marito si arrampica sul comò urlando a bassa voce (Non è possibile urlare a bassa voce? Fate un bambino con le coliche e poi ne riparliamo): “Eccola, l’ho vista! Ah no, è uno schizzo di salsa di soia…”.

“Salsa di soia in camera da letto? Come può essere?”

“Zitta, ché stavolta l’ho vista davvero, bada che Davide non si svegli”.

Scena successiva: io con una mano su un orecchio di mio figlio, mentre con l’altra mi scartavetro furiosamente il polpaccio destro. Artù, al di là della porta chiusa, uggiola come se non ci fosse un domani. L’uomo che ho sposato, carponi sul pavimento, scaglia il secondo flip flop contro il comodino.
Ciaff! Ora del decesso: le quattro e zero uno. Esaminato, il reperto rivela evidenti tracce di sangue umano nell’addome. Sentenza post mortem: colpevole senza attenuanti. Riposi in non troppa pace.
Fuori è ancora buio, Artù è ritornato a dormire, la luce è di nuovo spenta e noi, ottenebrati dagli aromi di citronella, siamo pronti alla prospettiva deliziosa di un’intera ora di sonno prima che uno dei piccoli di casa dia a tutti la sveglia definitiva.
“Prima però scopro Davide, fa caldo e ormai la zanzara è schiattata, direi che il lenzuolo non serve più”
“Ok…”
“Ma guarda, ho bagnato il lettino col repellente!”
“Sei certa sia quello? Annusa, sa di citronella?”
“Mmmm, non direi, però è un odore che ho già sentito, e poi è tiepido. Sa più di… Ecchecaz! Davide ha tracimato. Mi passeresti un pannolino?”
Luce riaccesa. Noi adulti in piedi. Artù, ridestato, cerca di sfondare a craniate la porta della nonpiùnostra camera da letto. Come se non ci fosse un domani.

bat_box

Post scriptum, giusto per restare in tema. Rimedi naturali per tenere lontane le zanzare (funzionano davvero, a patto che vi ricordiate di usarli!): citronella, manco a dirlo. Ma anche basilico (se non avete in casa un gatto bulimico, potete tenerne un vasetto sul comodino), geranio (ideale in balcone o in terrazzo) e alcuni oli essenziali (lavanda, rosmarino, menta), ma in questo caso è preferibile utilizzarli nella preparazione di deodoranti per ambienti, piuttosto che applicarli direttamente sulla pelle dei bambini. D’obbligo, le zanzariere. Noi le abbiamo alle finestre, ma sono disponibili, oppure potete realizzarle da voi con del tulle, anche quelle da culla o da carrozzina (assicuratevi però, prima di sistemarle, che non vi sia già entrato qualche volatile!). Se ne avete la possibilità, poi, acquistate una bat box, ovvero una casetta di legno per pipistrelli. Non è detto che venga effettivamente colonizzata, ma se Batman e famiglia decidessero di abitare con voi, avreste praticamente risolto il problema zanzare per l’intera stagione. Io ne ho acquistata una da appendere il giardino (vedi foto), ma non ho ancora trovato il tempo per installarla. Probabilmente per quest’anno è tardi, ma spero che prima o poi un pipistrello la scelga come casa. Stay tuned.

1 Luglio 2013 7 Commenti
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Mi chiamo Silvana Santo e sono una giornalista, blogger e autrice, oltre che la mamma di Davide e Flavia.

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